In un lembo remoto d'Italia, la costa jonica calabrese attorno a Locri, è esploso nel 2009 un fenomeno musicale e culturale straordinario. Mimmo Cavallaro con i TaranProject ha tenuto in sei mesi oltre settanta concerti, conoscendo un successo via via sempre più travolgente, fino a suscitare un'autentica passione collettiva.
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
INTRODUZIONE - - - il GRUPPO - - - il CONCERTO - - - i CD - - - i TESTI - - - le INTERVISTE - - - le STORIE
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

Botti di fine anno

Gran finale a Caulonia Marina
il 31 dicembre, dopo la mezzanotte a Piazza Bottari.
Apriranno la serata gli Scarma dei fratelli Scarfò - con Giovanna e Carmelo, e anche Antonia e Francesco!

Duecento!

Fine anno, tempo di feste, ma anche di cifre e consuntivi.
E' il momento di riepilogare la cronologia dei concerti dei TaranProject nel 2010, di cui abbiamo tenuto fedelmente nota. Vanno ad aggiungersi a quelli del 2009, che a suo tempo avevamo ricostruito a posteriori, però con ragionevole certezza di aver completato l'elenco.
Il nostro conteggio parte dal 1 maggio 2009, quando a Caulonia prese il via il Sona Battenti Tour: 75 date fino a dicembre 2009, e poi altre a primavera, per un totale di 104 a maggio 2010. Con la presentazione ufficiale dei nuovi brani, a Locri prese il via il Hjuri di Hjumari Tour, che toccherà a Capodanno quota 96.
E così in tutto sono 200, la bellezza di duecento concerti in 20 mesi!
Numeri che parlano da soli, e dicono che il successo travolgente del 2009 è proseguito sulla medesima onda spumeggiante per tutto il 2010, che i nostri instancabili eroi non hanno smesso un secondo di martellare sull'incudine, di forgiare nuovi prodigiosi pinnacoli per la cattedrale delle meraviglie che hanno saputo costruire, dove sera dopo sera noi ci ritroviamo.


Cronologia del tour 2010

20 marzo - Anoia Inferiore - Sagra della zeppola
21 marzo - Reggio Calabria - quartiere S. Caterina
4 aprile - Portigliola
5 aprile - Marina di Gioiosa - Mangia, ‘mbivi e abballa
6 aprile - Bovalino
10 aprile - Verona - Vinitaly
11 aprile - Verona - Vinitaly
23 aprile - Martone
24 aprile - Bianco - Festa del Miracolo
25 aprile - Bruzzano - Festa di li massari
1 maggio - Rosarno - Concerto del 1 maggio
2 maggio - Chivasso - Festa dei Calabresi
7 maggio - Guardavalle
11 maggio - Monasterace Superiore
12 maggio - Africo - festa di San Leo
13 maggio - Reggio Calabria al HOM
14 maggio - Caulonia C.da Vasi
15 maggio - Soverato (CZ)
16 maggio - Antonimina
23 maggio - Bombile
24 maggio - Cirella
28 maggio - Cardinale (CZ)
29 maggio - Gioiosa Ionica
30 maggio - S. Ferdinando

28 giugno - Locri Tempio di Marasà - "Hjiuri di Hjiumari"
1 luglio - Spadola (VV)
2 luglio - Ursini di Caulonia
3 luglio - Roccella Jonica
4 luglio - Badolato Superiore
9 luglio - Soverato (CZ)
10 luglio - Camocelli - Marina di Gioiosa Ionica
11 luglio - Locri
12 luglio - Casignana
13 luglio - Squillace (CZ)
14 luglio - Roccella Jonica
15 luglio - Reggio Calabria
16 luglio - S. Giovanni di Zambrone (VV)
17 luglio - Caulonia
18 luglio - Guardavalle (CZ)
19 luglio - Olivadi (CZ)
20 luglio - Davoli superiore (CZ)
22 luglio - Marina di Gioiosa Ionica
23 luglio - Nicotera
24 luglio - Bovalino superiore
25 luglio - Moschetta
27 luglio - Botricello (CZ)
28 luglio - Galati - Capo Spartivento
29 luglio - Ardore - Coyote Ranch
30 luglio - Galatro
31 luglio - Stignano
1 agosto - Roccella Ionica
2 agosto - Satriano (CZ) - Satriantella Festival
3 agosto - Melicucco
4 agosto - Cittanova - Tradizionandu EtnoFest
5 agosto - Montepaone (CZ)
6 agosto - Siderno Superiore
7 agosto - S.Nicola di Caulonia
8 agosto - Roccella Ionica
9 agosto - Mammola - Sagra dello Stocco
10 agosto - Cassari (VV)
11 agosto - Sant’Agata di Bianco
12 agosto - Ardore
13 agosto - Bivongi
14 agosto - Roccella Ionica
15 agosto - Stilo
16 agosto - S.Vito sullo Ionio (CZ)
17 agosto - Careri
19 agosto - Acquaro (VV)
20 agosto - San Giorgio Morgeto
21 agosto - Varapodio
22 agosto - Portigliola
23 agosto - Carpignano (LE) - Notte della Taranta
25 agosto - Caulonia - Kaulonia Tarantella Festival
29 agosto - Benestare
30 agosto - Fabrizia
4 settembre - Mammola
5 settembre - Pazzano
6 settembre - Isca sullo Ionio (CZ)
7 settembre - Siderno
8 settembre - Roma - Tarantella Festival a Villa Carpegna
10 settembre - Diamante (CS)- Peperoncino Festival
11 settembre - Crochi - Caulonia
12 settembre - Junchi - Marina di Gioiosa Jonica
15 settembre - Donisi - Siderno
17 settembre - Soverato Superiore (CZ)
18 settembre - Ragonà (VV)
19 settembre - Ciminà
22 settembre - Sinopoli
25 settembre - Rozzano (MI)- La Calabria in festa
26 settembre - Riace
27 settembre - Platì
1 ottobre - Benestare
2 ottobre - Canolo Vecchio
10 ottobre - Terranova
17 ottobre - San Luca
23 ottobre - Roma - Caffè Latino
24 ottobre - Sant'Ilario sullo Jonio
7 novembre - San Martino di Taurianova
8 novembre - Rizziconi
9 novembre - Anoia Superiore - concerto per Debra
11 novembre - Siderno
19 novembre - Roma - Rising Love - Doniamo un sorriso ai bimbi
4 dicembre - Soverato (CZ)
5 dicembre - Bagnara Calabra
6 dicembre - Monasterace
7 dicembre - Borgia (CZ)
8 dicembre - Feroleto Antico (CZ)
10 dicembre - Roma - ZTL ristoclub - No mafia Day
11 dicembre - Marina di Gioiosa - Festa del Torrone
12 dicembre - Messina - Dialoghi Interculturali
13 dicembre - San Luca
18 dicembre - Gioiosa Ionica - Città Mercato
21 dicembre - Africo
22 dicembre - Oppido Mamertina
26 dicembre - Ardore
27 dicembre - Gioia Tauro
28 dicembre - Molochio
29 dicembre - Bellantone di Laureana
30 dicembre - Brancaleone
31 dicembre - Marina di Caulonia - Capodanno con i TaranProject

No alla Mafia, sì all'Amicizia

Il ponte dell'Immacolata è stata l'occasione per presenziare ad una breve serie di concerti, constatare ancora una volta come ogni esibizione sia diversa dall'altra, e come ciascuna i TaranProject la modellino da maestri, interagendo sensibilmente con il contesto e l'ambiente.
Dopo la serata allegra e partecipata di Bagnara, dove Cosimo non si è fatto mancare, durante Pizzicarella, il fatidico proclama “eu nun la vogghju no la Bagnarota!”, è stata la volta della ventosa Monasterace. Lì abbiamo fatto la conoscenza con un modo di interpretare la tarantella piuttosto rude: rote che sembravano piuttosto dei ring, ragazzi e ragazze che vi si scaraventavano inscenando mosse di danza come virulenti corpo a corpo, anche a scapito degli astanti talvolta spintonati, e con qualche accenno di scaramuccia; una piazza accesa e muscolare: un insolito e curioso spettacolo, in sé, ma non proprio l'ideale per chi voleva soprattutto ascoltare la buona musica. Inusuali asprezze tra il pubblico, che sono state argomento di dibattito sulla bacheca del fan club “Danza cu lu ventu...”: Vincenzo si è saggiamente pronunciato a difesa dell'armonia che da sempre accompagna i TaranProject.

L'indomani a Borgia, in un singolare spiazzo rettangolare a sghimbescio di fianco alla chiesa, il concerto è iniziato con noi pochi fedelissimi sotto il palco, e il resto della piazza incredibilmente vuota; qualche titubante curioso scrutava di lontano, per poi avvicinarsi con cautela, fino a gremire in fretta, nel giro di pochi brani, tutto lo spazio disponibile, e ad accomunarsi infine tutti in slanci sinceri di entusiasmo e condivisione, trascinati da un gruppo in serata di grazia. Uno dei tanti concerti indimenticabili!

Dopo un paio di giorni rotta su Roma, sulla via del ritorno verso Nord, e tappa al ZTL per il quarto concerto romano di questa fine 2010; merito sempre della caparbia e appassionata organizzazione di Valerio Filippi, e questa volta con una spanna di spessore in più, la presa di posizione contro la Mafia a far da motivo conduttore della serata.
Nello spazio improbabile di un disco-bar dall'acustica assai contrastata, la serata si è aperta con la proiezione di due cortometraggi: uno di essi ricostruiva la vicenda di Rocco Gatto, assassinato dalla 'ndrangheta a Gioiosa Ionica trent'anni or sono, cui fu dedicato un bellissimo murale, restaurato di recente.
A differenza delle altre occasioni romane, il pubblico era non numeroso, e in parte composto di persone che parevano trovarsi lì un po' per caso, non molto addentro alle storie musicali calabresi e ancor meno propense all'attenzione e alla riflessione sul tema dell'evento; non è stato piacevole che i film e la performance teatrale, dedicati a problematiche così forti, brucianti per chi ci vive immerso, siano stati accompagnati dal chiacchiericcio drinkaiolo di avventori distratti e annoiati; in realtà l'ambiente patinato e alcuni suoi frequentatori stridevano alquanto con il crudo realismo degli argomenti trattati.
Quando finalmente è partita la musica, primo ad esibirsi brevemente è stato Bungaro, la guest star, che in un brano è stato accompagnato dai TaranProject, in un tour de force intenso e ora sì coinvolgente per tutti. Poi via con il Cantu di lu marinaru, Citula d'argento e l'usuale scaletta, e i nostri eroi palesemente un po' a disagio con il rimbombo e la difficoltà a trar fuori quel suono netto e potente che è il loro marchio di fabbrica.
Pubblico eterogeneo e sfilacciato, si è detto. Ecco dunque la classica situazione complicata, di quelle da cui i TaranProject sanno trarsi d'impaccio sfoderando le loro risorse migliori.


E bastano infatti le voci incantatrici di Mimmo e Cosimo, la vitalità di Giovanna, la forza incalzante di un repertorio di meraviglie musicali, a prendere in scacco emotivo anche i più svogliati tra i presenti.
Verso fine serata Carmelo cede il basso all'ottimo tecnico del suono Beppe Novella, per tuffarsi nelle danze, mentre altri amici si uniscono ai TaranProject sul palco: lo splendido Francesco Loccisano imbraccia la chitarra (lui è come Re Mida, quando tocca la battente il suono si trasforma in oro!), Vincenzo Oppedisano sciorina origami alla chitarra elettrica, e Mico Corapi, anche da dietro il set delle percussioni, profonde il suo originalissimo umore meticcio, di sapienza popolare e grinta urbana; danno vita ad una jam session locridea in cui le melodie tradizionali si intrecciano con le improvvisazioni, fraseggi in totale libertà creativa di uno stuolo di musicisti eccellenti, inclusi lo stesso Valerio Filippi e il mandoloncellista degli Epifani Barbers.
Nel frattempo anche tra il pubblico il cocktail ha preso a funzionare, miscelando i fedelissimi in arrivo dalla Calabria con i discotecari romani, per sprigionare un aroma di festosa comunella. Alla fine un'unica grande rota coinvolge tutti nel ballo, compresi Giovanna, Gabriele e Carmelo, ed è solo a questo punto che il No alla Mafia risuona davvero, nei corpi e nei cuori di tutti noi, affratellati dalla musica. E' come partecipare a un rito di affiliazione, sancire un sentimento forte di familiarità solidale, però di segno del tutto contrario a quello che caratterizza cupamente i clan 'ndranghetisti.

Il viaggio a Roma dei TaranProject è stata anche l'occasione per la sigla di un importante contratto, che consentirà finalmente la distribuzione nazionale per il cd "Hjuri di Hjumari", e nuove opportunità di concerti fuori dalla Locride.
Lunga e gloriosa vita, dunque, ai TaranProject!

venerdì 10 TaranProject a Roma

Nove concerti in dieci giorni: si inizia sabato 4 a Soverato (CZ), poi il 5 a Bagnara, il 6 a Monasterace, il 7 a Borgia (CZ) e l'8 a Feroleto Antico (CZ).
Un bel filotto in preparazione all'evento clou, in programma Venerdì 10 dicembre, di nuovo a Roma. La serata, presso il ZTL di via Sant'Eufemia a Piazza Venezia, prevede la proiezione di due cortometraggi e poi il concerto del gruppo di Mimmo Cavallaro, con la partecipazione straordinaria di Bungaro.
Il No alla Mafia sarà sonoro e perentorio, perchè sarà un Sì a tutta l'energia positiva che i TaranProject hanno raccolto attorno a sè in questi mesi e di cui sono i portabandiera, non solo musicali.
Sabato 11, poi, appuntamento con la Festa del Torrone a Marina di Gioiosa.
Domenica 12 un salto di là dallo Stretto, all'Università di Messina, nell'ambito della manifestazione “Interagisco - Dialoghi tra le Culture nell’Area del Mediterraneo”.
Lunedì 13 infine concerto a San Luca.

La danza della Chiocciola Folle

Mimmo e Cosimo, Cosimo e Mimmo.... due cuori, come dice bene Giovanna ogni sera, che battono a ritmo terzinato: Tàtata, tàtata, tàtata!
Lo sappiamo da sempre che la la forza spettacolare dei TaranProject scaturisce da questo duplice pulsare all'unisono. Può un organismo vivere a lungo con due cuori? Sì, quello dei TaranProject può, e questa anomalia è ciò che lo rende unico e irresistibile.
Delle storie precedenti di Mimmo con i TaranKhan e di Cosimo con i SonuDivinu abbiamo già raccontato in altre occasioni, e di come furono l'intuizione e la volontà paziente di Fabio Macagnino, protagonista in entrambi i gruppi, a costruire le premesse del magico connubio, a renderlo possibile.
E' appunto di questo fatale incontro che qui si narra, di quando il torrente rigoglioso che scendeva dal TaranKhan si congiunse con la cascata sorgiva che zampillava dal SonuDivinu, per dar vita alla creatura formidabile che oggi si chiama TaranProject, ma che come una meravigliosa farfalla ha dispiegato le ali dopo esser stata dapprima bruco, e poi, come vedremo, perfino ...chiocciola!

I TaranKhan si erano sciolti attorno al 2004, col graduale trasmigrare di Stefano Simonetta e Francesco Loccisano verso l'ensemble di Eugenio Bennato; e Mimmo Cavallaro era rimasto virtualmente solo a perseguire in proprio l'avventuroso cammino, la risalita della fiumara della tradizione musicale locridea.
Nel frattempo Fabio Macagnino stava portando alla luce una nuova vena aurifera, il talento prodigioso di Cosimo Papandrea, con cui aveva formato i SonuDivinu, attivi dal 2006 al 2008.
Ma a Fabio, spirito inquieto, perennemente proteso ad inseguire i sogni artistici che come visioni preveggenti guidano il suo percorso, scocca la fatidica scintilla: è la primavera del 2007 quando Claudio La Camera, regista di una compagnia dal nome Teatro Proskenion, col quale già da anni Fabio collaborava, gli chiede la disponibilità a suonare al primo Festival del Teatro di Strada, a Reggio Calabria; Fabio pensa di portare con sé i musicisti che presiedono alle sue due anime più profonde: Mimmo, con cui ha collaborato per un decennio, e Cosimo, la sua recente scoperta, e di farli suonare assieme, fondendo i rispettivi gruppi. Claudio gli chiede di inserire anche qualche musicista reggino: vengono coinvolti i Sinoria del chitarrista Salvatore Familiari, e così nasce il primo embrione di quell'Orchestra di Musica Popolare su cui Fabio fantasticava da tempo.
Il gruppo prende il nome di Bassa Marea, a suggerire l'affiorare dei tesori sommersi che vengono in superficie quando l'onda si ritrae. Tre prove e via: il concerto si svolge il 1 luglio 2007 all'Arena di Reggio, ed è qui documentato da un video di non eccelsa qualità ma di eccezionale valore storico. La prima grande esibizione di Mimmo e Cosimo assieme.

Fu molto più che un trionfo: la scoperta inattesa, per una platea metropolitana, di quelle radici culturali che nella Locride già si andavano rivitalizzando, ma alle quali in città si guardava ancora con supponenza, come al retaggio imbarazzante di un passato rinnegato troppo sbrigativamente. Gli organizzatori avevano piazzato alcune file di sedie sotto il palco, e schierato addirittura un servizio d'ordine a loro difesa, ma già al terzo brano si registrò una festosa rivolta, le sedie furono accantonate, e si dovette far spazio per le danze scatenate cui tutto il pubblico si unì: un gesto liberatorio addirittura commovente, un ritrovare per incanto quel senso di comunità che in Calabria ha sempre un significato particolare. Nel corso della serata si unì al gruppo, per quattro brani, anche Eugenio Bennato, immancabile carismatica presenza in molti dei momenti cruciali delle vicende musicali calabresi. Eugenio si entusiasmò, in particolare di “Malarazza”, che subito ripropose coi suoi TarantaPower.

Altri concerti seguirono in quell'estate, in un crescendo di consensi, culminando nel Festival dello Stretto, di nuovo a Reggio, il 7 settembre. In Bassa Marea suonarono fra gli altri anche Peppe D'Agostino al bouzouki, Marinella Rodà alla voce, Demetrio Fortugno al clarinetto, Adolfo Zagari alla fisarmonica, Domenico Gervasi al flauto, Marco Modica al violino, per una formazione che contava ben 14 elementi.

Ma la strana creatura era destinata a liberarsi in fretta del bozzolo, per tramutarsi in qualcos'altro. Successe che le due componenti, reggina e locridea, non sempre si trovavano in unità d'intenti, e presto si giunse all'abbandono da parte dei Sinoria. Restano Mimmo, Cosimo, Fabio e compagnia: la Bassa Marea, ritirandosi, lascia sulla spiaggia una traccia luminescente: è la scia di una lumachina...
Karakolo Fool è il nome che la creatura ora si dà, dove Caracolo, che significa appunto chiocciola, è un riferimento all'omonima festa che si svolge a Caulonia il Sabato di Pasqua, evento di grande suggestione spirituale e scenografica, unico nel suo genere, mentre Fool si rifà alla componente teatrale, richiamando la figura proverbiale del folle scespiriano, incarnazione di un ideale di genuina e irriverente libertà creativa, che qualcuno definì “rozzezza squisita”.
Ne fanno parte, con Mimmo, Cosimo, e Fabio, Andrea Simonetta alla chitarra, Carmelo Scarfò al basso, Gabriele Albanese ai fiati e Manuela Cricelli alla voce, e inoltre gli attori Valerio Apice e Vincenzo Mercurio per l'aspetto teatrale. Nell'estate 2008 i Karakolo Fool partecipano al Tradizionandu a Cittanova, e tornano ad esibirsi acclamatissimi all'Arena di Reggio. Teatro Proskenion è il veicolo ideale per procurare al gruppo scritture importanti, anche all'estero: date in Irlanda, Germania, e addirittura oltreoceano in Argentina e Uruguay nel marzo 2009, gioiosa avventura ampiamente documentata su youtube.
Viene registrato un cd, e la presentazione ufficiale del disco è l'occasione per la definitiva consacrazione dei Karakolo Fool nella loro terra d'origine. L'evento (su youtube by Giupi!) si svolge il 7 marzo 2009 all'Auditorium di Roccella Ionica, ed è probabilmente questa la data da segnare sul calendario delle celebrazioni, quando sbocciò l'amore travolgente tra Mimmo, Cosimo e le genti della Locride. Altra indimenticabile esibizione il 20 aprile a Locri, nell'ambito della manifestazione Cantieri Culturali.
Lo spettacolo è ormai rodato a meraviglia, le canzoni sono portentose, il cd è pronto. Tutto lascia presagire che l'estate 2009 sarà intensissima per Karakolo Fool, e già si predispone con cura l'allestimento del palco, si firmano i primi contratti.
Invece segue una fase, breve e convulsa, in cui non tutto gira per il giusto verso. All'inizio dell'estate Fabio Macagnino decide improvvisamente per la chiusura del progetto Karakolo Fool.
Un'ultima traccia sul web la si trova in riferimento al concerto del 19 giugno 2009, all'interno del Carcere di Locri, ancora un evento particolare ed emblematico; ma probabilmente l'ultimo.

Molti dei brani in repertorio vengono tuttavia portati nelle piazze da Mimmo Cavallaro, che riprende la denominazione TaranProject; sempre più spesso a lui si unisce anche Cosimo, fino a formare un gruppo che ai Karakolo Fool somiglia quasi come una goccia d'acqua, se non per la rinuncia alla dimensione teatrale e agli intermezzi acustici di Manuela Cricelli, pregevole interprete dei brani di Rosa Balistreri. Manca naturalmente anche Fabio Macagnino, cui subentra Alfredo Verdini, giovane ma già stimatissimo tamburellista; alla mancanza di una voce femminile si sopperisce convocando in fretta Giovanna Scarfò, affidandole il compito di inserirsi alla meglio con cori e danze - e come la ragazza, nel giro di pochi mesi, oltre a dimostrarsi un'artista straordinaria, sia diventata una amatissima icona popolare, e il terzo cuore a battere a ritmo terzinato, è sotto gli occhi di tutti!

Quali siano state le vere ragioni di quest'ultima repentina metamorfosi è difficile dire: Fabio, con Claudio La Camera, pensava probabilmente ad un progetto di più ambizioso respiro, votato a un orizzonte internazionale, con un recital arricchito da una prospettiva teatrale e culturale in senso lato, e certamente in Karakolo Fool c'erano tutte le potenzialità per fare il botto sui palcoscenici d'Italia e del mondo. Forse l'istinto di Mimmo e Cosimo li ha spinti invece a ricercare l'immersione più profonda nella propria terra, come presentissero che il reiterare i concerti a casa propria (quasi duecento in un anno e mezzo!) avrebbe scatenato il montare di un'onda emotiva inarrestabile: chiamati, come per vocazione, a scolpire un segno di riscatto collettivo per la comunità della Locride, a porre la loro arte simbolicamente alla guida di un nuovo Rinascimento, per una regione da sempre imbrigliata nelle sue contraddizioni; e per loro personalmente ciò avrebbe significato un riscontro enorme in termini di ammirazione, affetto, sostegno, una generosa ricarica di energia creativa: oggi sono davvero pronti a rilanciarla ed affermarla su scala nazionale.

Rimpiangere quel che Karakolo Fool avrebbe potuto essere - visto quel che di stupefacente TaranProject è stato ed è - non avrebbe molto senso ora.
Della breve, abbagliante meteora Karakolo Fool rimane tuttavia, a imperitura memoria, un lascito prezioso, inscalfibile: il cd omonimo.

Karakolo Fool – il cd

Già varie volte su queste pagine abbiamo fatto cenno a questo gioiello raro, che andò a ruba ai concerti: ne furono stampate poche centinaia di copie, e andarono ben presto esaurite. Eppure si tratta di un disco formidabile, che contiene le sole versioni ufficialmente pubblicate di alcune canzoni straordinarie, tra le più amate dal popolo della tarantella, e se di copie ce ne fossero altre centinaia o migliaia continuerebbe ad andare a ruba ancora oggi.


“Eu mi partia di tantu lontanu...” L'inizio lascia a bocca aperta, è Spagna cantata da Cosimo, ormai acclamatissimo inno dell'intera nazione calabra, che ha letteralmente perso la testa per la “bella figghjola”.
Ma non ci sarà modo di richiuderla, la bocca, nemmeno con i brani che vengono in sequenza: più che un crescendo si tratta di un acrocoro di vette himalayane, tali sono la possanza e la fascinazione ineguagliabili di ciascuno di essi. Una dopo l'altra ecco Jocu di la Palumbella, Tarantella Nova e Japri ssu barcuni, a completare un poker d'assi imbattibile. Se Spagna non può che essere l'Asso di Cuori, la Palumbella con i suoi maliziosi arabeschi è quello di Fiori; Tarantella Nova, lucente e intensa nella sua perfezione, è l'asso di Quadri (“Nui 'ndi jungimu com'a ddui hjumari..” - che si parli proprio dell'incontro fra Cosimo e Mimmo?), mentre il lamento d'amore respinto - “Ti vogghju tantu beni e non mi cridi!” - è l'asso di Picche.
Ma il livello non scende di un filo nemmeno dopo, con altri classici definitivi come Mulinarella, Cioparella, Tarantella della Seduzione, Corvu Nigru; ed altri brani che reggono impavidamente il confronto: le due bellissime canzoni di Rosa Balistreri rese da Manuela Cricelli con vibrante interpretazione - L'amuri ca v'haju, canto di devota e dilaniata passione, e Trenta Carrini, ballata di disilluse pene amorose; l'intramontabile Malarazza che fu di Domenico Modugno e torna ora a smuovere le coscienze e i visceri nella versione di Cosimo; Tarantella Brada che chiude sulla più celebre delle arie, familiare a tutti i suonatori di piazza locridei.
Resta da citare il diamante nascosto e splendente, “Ciano”: uno scrigno di meraviglie che dipinge immagini arcane e criptiche, tra oscuri toponimi locali, reperti archeologici e Lestrigoni ballerini, e un ritmo di tarantella che pare un sabba notturno attorno ad un sacrario di “petri 'ncastedati”; c'è in questa canzone un verso che, fin dalla prima volta che lo sentii, mi parve la metafora perfetta di com'è la gente nella Locride:
“Nu Re sedutu supa na petra... guarda lu mari di la muntagna...”
- la spoglia fierezza, l'aspra nobiltà di una visione sul mondo acuta e contemplativa.
E' un brano, “Ciano”, che solo di rado i TaranProject hanno eseguito in questi mesi; eccolo qui nella versione dal vivo dei Karakolo Fool, nella prestigiosa Sala Zitarrosa di Montevideo: la ripresa è di sguincio, quasi da dietro le quinte, la qualità audio precaria, ma è al momento l'unica possibilità di riascoltarlo. A meno che non vi mettiate in caccia del cd – ma sarà impresa ardua, poiché chi ne possiede una copia non se ne priverà per nessun motivo al mondo!

Altrimenti non vi resta che unirvi al coro di chi da tempo reclama, a gran voce, una ristampa di questo disco straordinario.

(qualche brano lo si può comunque ascoltare su Myspace)

Mimmo e Cosimo si raccontano in tv

Gustosa intervista a Mimmo Cavallaro e Cosimo Papandrea l'altra sera a TeleRadioSud, con la partecipazione di Gianluca Albanese, mister "Taranta Revolution".
Chi se la fosse persa potrà vederla in replica stasera, sabato 27, alle 23.30. Anche in streaming su internet! Questo il link.

I - Ripartendo da Caulonia

Niente concerti per un paio di settimane. I nostri amati sette si staranno riposando? E Mimmo in particolare sarà in adorazione del suo più recente miracolo, la bimba nata pochi giorni fa? Amorevolmente benvenuta non solo per parenti e amici intimi ma anche per un oceano di fans conquistati dalla commovente ninna nanna composta da Mimmo per i suoi boccioli di vita… che ora sono tre.

Niente concerti, e quindi tempo per raccogliere ricordi e idee. A partire, dopo tre mesi, dal Kaulonia Tarantella Festival: un colpo di fulmine dietro l’altro.

Ci siamo innamorati per prima cosa – chi di noi era nuovo, chi non l’amava già - di Caulonia, magnifica oasi di generosità creativa con le sue salite a spirale, le pietre chiare, le scale, le fontanelle ovunque, i cortiletti a sorpresa, le folate di brezza notturna, i sottopassaggi ad arco, i nomi doppi delle piazze, la gloriosa storia da ricordare.

Poi ci siamo innamorati quasi di ogni musicista o gruppo, ogni sera.

Fabio Macagnino, per esempio, che pure conoscevamo già come artista dalle molte sfaccettature, sperimentatore ispirato, artefice di geniali mescolanze. Vederlo sul palco di piazza Mese con i suoi Scialaruga è stata un’emozione diversa: che forza, che presenza scenica, che istinto nel tenere in pugno il pubblico!

E Francesco Loccisano allora, con le divine cascatelle di note che estrae dalla chitarra battente? E l’energia leonina del mitico Otello Profazio? L’agilità netta e brillante degli Invece? La potenza ricca, sapiente, colorita dei Lisarusa? E la dolcezza graffiata, la ruvidità avvolgente della voce di Micu Corapi?

(per non parlare, a proposito di Micu Corapi, del suo spettacoloso corso di tarantella reggitana tra calar del sole e crepuscolo: più rivelazione che insegnamento, trasmissione di segreti con pochi tocchi intuitivi, personali, da vicino, direi quasi intimi)

E quindi ogni sera ci siamo chiesti: ma non meritano tutti, ciascuno di questi artisti, la stessa ammirazione e lo stesso amore che viviamo verso i nostri TaranProject? Non sono tutti bravi, bravissimi, e anche dotati ciascuno di un’affascinante personalità? La risposta era ogni volta sì, certo, è proprio così.

Però poi arriva la sera di Mimmo Cavallaro & c. e ancora una volta accade quel qualcosa di unico, di irriducibilmente diverso. Ma che cos’è?


Beh, cari amici di questo blog, io la mia personale risposta penserei di averla trovata. E poiché un post non può essere troppo lungo, proverò a raccontarvela nel prossimo: “Uno e trino”.

II - Uno e trino

Ecco dunque il mio personale “perché”.

Ogni altro gruppo musicale, amato apprezzato o anche solo ricordato, riposa nell’archivio della memoria insieme al “colore” della sua voce solista o del suo impasto di voci. Ha magari cento altre caratteristiche, ma la voce lo contraddistingue indissolubilmente.

Invece la voce dei TaranProject non si lascia catalogare così facilmente.

Quando è Giovanna a cantare, la melodia si ritrova avvolta da un bianchissimo smalto. È come se le note si fossero addormentate in una notte fredda e buia in alta montagna, tutte nere, aggrovigliate e spinose come i ramoscelli di un roveto, e si svegliassero la mattina dopo nitidamente ricamate, avvolte di candida brina sotto un sole radioso. Quello che un tempo poteva essere stato spinoso e oscuro, una volta passato attraverso la voce di Giovanna splende di bianco, d’oro e d’argento.

Quando è Cosimo a cantare, ogni nota diventa rossa. C’è il fuoco della passione, della fierezza, dell’amore. C’è il sangue dello sdegno, dell’orgoglio, della derisione. Eppure fuoco e sangue non sono adatti a descrivere il rosso della voce di Cosimo, che non è né drammatica né arroventata: è anzi sorprendentemente giovane, fresca, limpida. Un rosso vivo, che brilla allegramente sotto il sole: quello dei peperoncini piccanti di Calabria.

E poi c’è la miracolosa voce di Mimmo, per la quale non è facile trovare le parole. Quando una melodia - o anche una semplice frase della vita quotidiana, a volte - passa attraverso la voce di Mimmo è come se entrasse lineare e compatta come una treccia contegnosa e ne uscisse sciolta in mille milioni di capelli con mille milioni di sfumature di colore ciascuna diversa dall’altra per un’infinitesimale variazione.

(“Venìa la bella mia con la codata ‘n testa /
vulìa mu nci li sciogghjiu chidi trizza”)

Smalto bianco, oro, argento, rosso sangue, rosso fuoco, rosso peperoncino, più tutte insieme le sfumature di colore del mondo: ecco l’inclassificabile voce dei TaranProject, niente che la memoria possa archiviare in un singolo file.

È una voce così ricca che non possiamo ascoltarla come “una voce”: l’ascoltiamo come se prestassimo orecchio all’intero universo. E quindi non possiamo ascoltarla “da fuori”: chi mai sta fuori dall’universo intero? L’ascoltiamo da dentro, ne siamo avvolti, ne siamo parte, esistiamo in essa.

Quanto al miracolo che ha reso possibile tutto questo, e poiché un post non può essere troppo lungo, ne riparliamo nel prossimo che vorrei intitolare “Sette soli”.

III - Sette soli

Se il timbro vocale dei nostri meravigliosi TaranProject è uno e trino, cioè divino e universale, è prima di tutto perché tre grandi voci soliste cantano insieme, ciascuna rinunciando ad essere l’unico gallo del proprio pollaio. Un miracolo che di solito accade nel corso di eventi eccezionali, ambiziose e irripetibili trovate mediatiche di un giorno solo come quella celebratissima dei “Tre Tenori”.

Sappiamo che c’è stata la mano geniale e benedetta di Fabio Macagnino nell’immaginare e mettere in moto tutto ciò. Ma da quel momento in poi il miracolo di un giorno solo è diventato permanente: quotidiana armonia, quotidiana benevolenza, amore, umiltà, generosità, stima, rispetto, e soprattutto sapienza nell’arte preziosa di far convivere creatività diverse senza che nessuna sia soffocata.

È, questa, l’arte che più conta nella vita di ognuno di noi. Vogliamo stare insieme, amare ed essere amati, ma la nostra parte più libera e originale ha bisogno di spazio. Vogliamo esprimerci, creare, inventare la nostra vita giorno per giorno, ma se lo facciamo da soli tutto comincia dopo un po’ a seccarsi e inaridire. Magari esistesse la formula magica che tiene insieme amore e libertà, creazione e condivisione!

Ma ecco: nel tempo che trascorriamo immersi, anima orecchio e corpo, dentro la musica dei TaranProject, abbiamo la garanzia che questa formula magica esiste e che sono loro a possederla.

Anche perché, naturalmente, non parliamo solo delle tre voci. Non abbiamo davanti un sistema solare, ma una costellazione di sette brillantissime stelle.

Ciascuno di questi sette musicisti eccezionali avrebbe il talento e la personalità per essere il sole di un proprio gruppo, circondandosi di pianeti che ruotassero solo intorno a lui/lei. È molto facile immaginarlo per ciascuno dei sette - ma per non più di una frazione di secondo!! dopo la quale smettiamo subito di accarezzare questo pensiero pericoloso. Se diventasse realtà avremmo altri sette gruppi guidati da un bravissimo, prezioso, ammirevole artista dell’Unda Jonica, come quelli che ci hanno affascinati a Caulonia, ma non avremmo più il miracolo nel quale oggi viviamo.

Un meraviglioso equilibrio dell’amore nel quale ciascuno dà e mostra il meglio di sé, ora in primo ora in secondo o in terzo piano, pensando solo alla bellezza dell’insieme. Non a se stesso, a un proprio traguardo o alla propria vanità, ma solo a rendere vera e possibile la bellezza dell’insieme.

Non sarebbe forse questa la soluzione a tutti i mali del mondo? Dalle disarmonie che a volte avvelenano il piccolissimo cerchio chiuso di una casa, di una famiglia, a quelle che dividono sfruttatori e sfruttati, primo e terzo mondo, continenti spreconi e continenti affamati?

Voi, amatissimi TaranProject che possedete questa formula magica, restate insieme, vi prego, continuando a darci la prova che essa esiste. E noi cercheremo di afferrarla imparando a vivere anche noi non per noi stessi, non per un nostro traguardo né per la nostra vanità, ma per rendere vera e possibile la bellezza.

Venerdì 19, ancora a Roma!

L'appuntamento romano sta assumendo ormai cadenza mensile: dopo il successo al Tarantella Festival di settembre, e la intensa esibizione al Caffè Latino in ottobre, e mentre già si annuncia l'importante concerto del 10 dicembre per il No Mafia Day, anche a novembre i TaranProject non si fanno mancare un'apparizione nella capitale.
Venerdì 19 saranno ospiti del Rising Sun, in via delle Conce, per un evento dal titolo "Doniamo un sorriso ai bimbi", con ricavato in beneficenza.
Il costante sostegno organizzativo di Valerio Filippi sta finalmente dando a Mimmo Cavallaro e Cosimo Papandrea l'opportunità di farsi apprezzare con regolarità su palcoscenici lontani della Locride, e il pubblico romano sta rispondendo alla grande.
Dalla remota periferia dell'impero al centro del Caput Mundi, i TaranProject continuano a conquistare chiunque abbia orecchie per sentire e cuore per emozionarsi con la loro musica.

Grande concerto a Siderno, in diretta tv

Diretta televisiva giovedì 11 alle 21.30 su Telemia
...e per noi che siamo lontani in streaming su internet!

La diretta in streaming non c'è stata, per intoppi tecnici o forse meteorologici, ma si è potuta recuperare l'indomani: da quel che si vede su internet dev'esser stata davvero una serata straordinaria, con la bella piazza di Portosalvo festosamente gremita - 6000 presenti, pare! - e le solite poderose bordate di good vibrations, captate perfettamente anche via web.
Usuale scaletta dei concerti di quest‘anno, arricchita dagli interventi di un grande artista ormai consacrato, Francesco Loccisano alla chitarra battente, e di una giovanissima promessa, Martina all'organetto; ma ottime ragioni per riascoltare ancora una volta i classici brani non mancano mai, qualche inattesa sfumatura esecutiva la si coglie sempre con sorpresa e nuovo piacere: questa volta, ad esempio, un'introduzione più incisiva della battente di Mimmo in "Occhj di mari", note celestiali del sax di Gabriele in apertura di "Brigante", una bellissima nuova linea melodica nel controcanto di Giovanna in "Mulinarella"; credevamo di conoscerla a fondo, questa mulinarella sbarazzina e volubile, ma ora Giovanna ce ne rivela pensieri segreti e trepidazioni, riuscendo a far persino più ricca una canzone che sembrava intoccabile nella sua perfezione.
Ma attendiamo impressioni di prima mano da chi era presente!

Tutte le strade...

...portano a Roma!
Alcune dalla Calabria, in treno o in auto, viaggiando anche di notte... altre dalla Lombardia, dal Piemonte, dal Veneto, in aereo, o in treno... Sono le strade che abbiamo percorso mossi dal richiamo dei TaranProject, alla seconda tappa romana di questo autunno 2010. Ed è all'ingresso del Caffè Latino, poco prima del concerto, che questi cammini individuali si sono congiunti, nell'emozione di ritrovare persone con le quali si condivide un tratto importante del proprio percorso di vita: quel bene prezioso che ci unisce, la musica dei TaranProject. Eravamo lì in tanti, il nocciolo duro del pubblico che avrebbe poco dopo seguito il concerto, mescolandosi agli spettatori locali, qualcuno già informato, qualcun'altro ancora inconsapevole, ma presto tutti coinvolti a ballare, a cantare, soprattutto a sperimentare cosa significa sentir cantare e ballare il cuore.
In un ambiente raccolto, stipati e accaldati, ci siamo entusiasmati come ogni volta, e come ogni volta l'entusiasmo si è riverberato sui musicisti, ed è tornato da loro a noi sotto forma di espressione artistica intensa e raffinata.
Dopo l'esibizione un po' compressa dal Roma Tarantella Festival, questa volta c'è stato modo di sprigionare tutta la potenza musicale e comunicativa del gruppo, come nei concerti all'aperto, e di ascoltare perfino qualche classico meno frequentato di recente, primo fra tutti il sempre irresistibile “Corvu Nigru”.

E poiché non c'è due senza tre, i TaranProject saranno di nuovo a Roma, in questo scorcio d'anno, per un importante evento, il No Mafia Day del 10 dicembre. In quell'occasione ancor più significative saranno le strade che ci condurranno là, tracciate da questa presa di posizione collettiva, semplice e imprescindibile. Mimmo Cavallaro e i suoi la incarnano da sempre, in modo naturale, facendosi crocevia di relazioni umane autentiche e solidali: per tanti di noi, partecipare a queste serate non significa più soltanto assistere a straordinari concerti, ma sentirsi rami e fronde di quello che un amico ha definito l'Albero della nostra condivisione.
L'albero che cresce forte e sano dall'aspra terra della Locride.

ritorno a Roma!

Si fanno più frequenti le sortite dei TaranProject fuori casa, e Roma sta diventando ormai una seconda patria. Dopo il successo al Roma Tarantella Festival del mese scorso, e in vista di un altro grande evento in preparazione per dicembre, ecco Mimmo Cavallaro e il suo gruppo ospiti sabato del Caffè Latino, al Testaccio.
E per la settimana prossima si preannuncia l'avventura di terra di Francia...

La sera di venerdì 22, gustosa anteprima locridea al Teatro Arcobaleno, in via Redi a Roma: concerto di Francesco Loccisano, che in trio con Mico Corapi e Vincenzo Oppedisano sta vivendo uno straordinario momento di grazia artistica; proporrà la musica scatenata e sognante del suo bellissimo cd "Battente Italiana".

TaranProject a San Luca

Domenica 17 ottobre il concerto a San Luca è stato un evento a suo modo speciale.
Dal commento di Francesco Franco:
"Sono stati tanti i concerti alle falde dell’Aspromonte nell'ultimo anno, eppure San Luca rappresentava una specie di ultimo baluardo nella mente di molti, un’ultima sfida al 'miracolo' che seguiamo e inseguiamo dietro il tocco di questa magica musica...
Nel paese simbolo dei mali di questa terra, che troppo spesso vediamo in televisione attraverso inquadrature che insistono su un panorama assolato, su porte chiuse e balconi di ringhiera che le piante cercano disperatamente di ornare, ieri sera c’era una bellissima atmosfera di festa..."

Hjuri di Hjumari - la recensione

Dopo un'attesa ch'è durata tutta l'estate, l'oggetto del desiderio di tutti i fan dei TaranProject finalmente c'è!
E' uscito a fine agosto il nuovo cd, “Hjuri di Hjumari” (in italiano Fiori di Fiumare), con le canzoni che abbiamo iniziato a conoscere al Tempio Marasà a Locri lo scorso 28 giugno e che poi abbiamo imparato ad amare in oltre 50 concerti nei mesi estivi. Un'uscita quasi in sordina, con le prime copie disponibili nelle ultime due serate del Kaulonia Tarantella Festival (ma paradossalmente solo l'indomani della magnifica esibizione dei TaranProject al festival!), poi nei concerti successivi - e a Siderno se ne son vendute 850 in una sera! - in attesa del lancio in grande stile che avverrà prossimamente, con la conseguente distribuzione nazionale che questo manufatto di grande qualità merita.
E così l'abbiamo detto: la qualità è eccelsa! Non era una facile sfida misurarsi con le aspettative conseguenti alla trionfale annata 2009, aperta in primavera dall'uscita dei due precedenti cd, “Karakolo Fool” e “Sona Battenti”, entrambi pregevolissimi e ricchi di canzoni indimenticabili.
La scelta dei TaranProject è stata coraggiosa: inutile andare alla ricerca di nuovi hit che potessero soppiantare Spagna, Mulinarella, Mariola..., col rischio di esserne le ripetizioni sbiadite; forti del credito di fiducia acquisito presso i seguaci ormai fedelissimi, si sono impegnati con cura amorevole nella creazione di brani magari di minor impatto istantaneo, ma dotati di inesauribili suggestioni e risvolti, da assaporare con lusingata attenzione, per farsene poi conquistare incondizionatamente.
Missione completamente riuscita: prova ne sia il fatto che tra le undici nuove canzoni è davvero difficile individuarne solo una o due di spicco, tanto che gli appassionati, interpellati su quale sia il loro brano preferito, rispondono segnalando chi questo chi quello, fino a comprenderli tutti. Omogeneità, equilibrio, coesione sono dunque tra i pregi del cd; eppure, al tempo stesso, la varietà di temi e virtù artistiche è evidente, e poggia innanzitutto sulla qualità sopraffina dei tre cantanti: Mimmo, la cui voce è più che mai una meraviglia della natura – ma quanto ancora dovremo attendere perché il mondo intero se ne accorga? - Cosimo, artefice di sfumature interpretative di straordinaria profondità, e Giovanna, la cui tavolozza espressiva non finisce di stupire arricchendosi di sempre nuove potenzialità. Ma è anche l'accuratezza e versatilità dei suoni a colpire, merito soprattutto degli ammennicoli percussivi del maghetto Alfredo, e del florilegio di fiati di Gabriele, che spazia dalla zumpettara dei pastori aspromontani al duduk di provenienza armena; Carmelo ed Andrea, fedeli al basso e alla chitarra classica, si confermano più che mai le insostituibili colonne del tempio, l'uno pilastro ritmico e l'altro bastione armonico.
Per Carmelo c'è poi da spendere una parola in più, poiché è stato lui, che ci ha abituato a mirabolanti acrobazie sul palco, ad essersi sottoposto in luglio a ben altri salti mortali, per riuscire a concludere il missaggio e la masterizzazione: lavorandoci di giorno, supportato dal prezioso Giuseppe Novella, e suonando poi ogni sera ai concerti, fino a notte inoltrata; andate a leggere le note sul retro del cd: la parola che c'è al posto di “masterizzato” non è un refuso, ma l'esatta descrizione di ciò a cui Carmelo si è sottoposto in quelle settimane! Una fatica d'Ercole che ha dato esiti in un suono pressoché perfetto.
Nè ci si può dimenticare del contributo di Francesco Loccisano, che con la discrezione di un'angelica presenza dispensa qua e là lo scintillìo argentato della sua chitarra battente.

Il cd si apre con Passa lu mari, coinvolgente inno che ha idealmente inaugurato quest'estate locridea all'insegna dell'accoglienza a Caulonia, e fa il paio con un altra trascinante salmodìa, Santu Roccu, che l'estate l'ha idealmente conclusa, con l'ultima festa a Gioiosa Ionica e gli struggimenti degli addii; questo brano si trova a metà cd, e chiude una prima sequenza che al tempo del vinile sarebbe stato il lato A del disco, una metà di immediato appeal, soleggiata e vitale, appena crepuscolare nelle note della processione finale; vi trovano posto Laroggiu d'amuri, possente manifestazione del talento di Cosimo, e Parrami di lu suli, che flirta con gli stilemi del pop di classe. E c'è anche Hjiuri di hjiumari: non la canzone che dà il titolo al disco, ma in verità quella che dal disco il titolo l'ha ricevuto; già, perché a giugno questo brano s'intitolava Sapuri di pajsi, e da allora è sbocciato e divenuto davvero smagliante; il confronto con la versione ancora in fieri ascoltata a Locri rivela il virtuoso apporto della mandola di Mimmo Epifani, un nuovo struggente assolo di pipita di Gabriele, una nuova più incisiva intonazione nell'intarsio vocale di Giovanna; e perfino il semplice inserimento di una parola in più nel testo, quel “hjuri” che è servito a riprendere il titolo del cd, ha generato un delizioso sbilanciamento nel cantato, come un lieve strabismo di Venere che dona fascino enigmatico.
Dopo la sospensione dolcissima della Ninna Nanna cantata da Giovanna, col nobile apporto vocale di Eugenio Bennato e con Alfredo che dalla lira calabrese trae arabeschi violinistici, quel che sarebbe stato il Lato B si apre con un nuovo inizio: U salutu, brano di grande suggestione, che evoca immagini arcaiche e atmosfere rusticane, e fa il paio con la successiva Cugnu di Trona, che era già nel repertorio dei TaranKhan.
Altro classico rivitalizzato è Pizzicarella, già dei SonuDivinu, che qui Cosimo ripropone in chiusura di cd in versione magistralmente concisa, come un richiamo al rituale festoso con cui, su quest'aria, si concludono i concerti, in infinite variazioni e rilanci ritmici.

Ma prima del finale c'è molto altro: Giovanna canta Vurria, che parte con il ticchettìo di un metronomo impazzito, ed è una corsa mozzafiato tra accelerazioni e rilasci improvvisi, una canzone palpitante e bellissima, in cui si celebra l'onnipotenza del desiderio.
In Occhj di mari, introdotta dal marranzano e poi sostenuta dal sax, Cosimo dispiega una vena di sontuoso lirismo. C'è la favolosa Citula d'argentu, che a pennellate perentorie descrive un universo di fierezza e ardore, per poi proiettarci in un'orbita celestiale col suo irresistibile refrain.
E c'è soprattutto U massaru, brano che, chissà perché, non si sente mai ai concerti: che vogliano tenerlo in serbo per uno stupefacente colpo d'ala prima o poi? Per un'occasione speciale? Sì, perché qui Mimmo tocca il vertice della sua espressività vocale, con una canzone di infinite dolcezze (nella melodia) e cinicamente beffarda (nel testo), un viluppo inestricabile di emozioni da cui ci si fa catturare per non liberarsene più, ascolto dopo ascolto. E' in particolare l'impasto delle voci di Mimmo e Giovanna nel ritornello a incantare: sprigiona armonici luminosi, rimanda bagliori di oro zecchino, e da solo varrebbe l'acquisto del disco.
Lu mari, lu mari è fundu... ed è come un mare tropicale questo nuovo cd, dove guizzano sorprese variopinte; o meglio una maestosa hjumara, che si anima di hjuri dai meravigliosi colori.

Link a La nuova edizione del cd, 2011

Link a "Rolica", il cd con Marcello Cirillo, 2012

Link a "Sonu", 2013

In terra lombarda, un bicchiere pieno a metà

Strana serata, a Rozzano, con emozioni intense ma contrastanti.
A metterci lo zampino sono stati la pioggia, quella del giorno prima, e Nino D'Angelo.
Sì, perché il concerto dell'artista napoletano, previsto per venerdì, è stato rinviato all'indomani causa diluvio universale, e così i nostri
TaranProject han dovuto anticipare e comprimere la loro esibizione, che è iniziata poco dopo le 20.30 ed è durata meno di un'ora.
Tutti arrabbiati per questo: i musicisti, noi fedelissimi in arrivo da fuori, che abbiamo seriamente rischiato di giungere a cose fatte, e gran parte del pubblico presente alla festa calabrese, espropriato dei suoi beniamini per far posto ad un cantante di gran nome ma di nessuna radice calabra.
La cosa più spiacevole è stato il modo piuttosto brusco in cui Mimmo e Cosimo hanno dovuto interrompersi dopo una decina di pezzi, senza nemmeno il tempo di una tarantella finale. Così sono partite bordate di fischi di disapprovazione, che hanno messo in serio imbarazzo il presentatore della serata, cui spettava il compito ingrato di farci digerire l'amara pillola.
Ma - detto di questo sgradito contrattempo - rimane l'impressione forte di un concerto che era partito alla grande, con la gente disseminata nel vastissimo parco che ben presto si raccoglieva attorno al palco, fatalmente attratta dalla ormai proverbiale malìa dei TaranProject; tutti incantati dal Cantu di lu marinaru, tutti conquistati dalla Citula d'argento, tutti definitivamente posseduti allo scatenarsi della rumba indiavolata di Cioparella; fino ad una Spagna in veste sempre più percussiva e travolgente, che è parsa il colpo d'ala risolutivo verso l'ennesimo trionfo: perfino la schiera di ragazzine, fan di Nino d'Angelo, che occupavano da ore le prime file in attesa del loro idolo, si erano ormai fatte prendere dal dèmone della tarantella... e invece la repentina conclusione, di cui s'è detto.
Non ci è restato che dedicarci alle prelibatezze della gastronomia calabrese, concludere la giornata in compagnia degli amici, arrivati chi dal nord chi dalla Calabria:
menzione particolare per il manipolo di eroici fan di Bianco, giunti col pullman organizzato dalla parrocchia, che hanno animato il fine serata improvvisando tra i tavolini dello stand la classica rota; organettista d'eccezione un disponibilissimo Cosimo Papandrea, presenti e coinvolti anche gli altri TaranProject, in un abbraccio conviviale che ci ha ripagato, almeno in parte, del concerto memorabile che stava per essere, e che è stato comunque per metà.

Questa la scaletta dei brani eseguiti:
Cantu di lu marinaru
Citula d'argento
Passa lu mari
Japri ssu barcuni
Cioparella
Parrami di lu suli
Tarantella della seduzione
Santu Roccu
Spagna
Vurria
Tarantella nova

Nei commenti qui sotto ho riportato la vivace e appassionata cronaca della giornata rozzanese, scritta da Giuseppina Sapone e apparsa su Facebook - grazie Giù!

Sessantasette Hjiuri di Hjiumari...

...tanti sono, a fine settembre, i concerti del tour iniziato a Locri il 28 giugno.

Sabato 25 TaranProject a Rozzano (Mi)

Finalmente al Nord!


Mimmo Cavallaro e i TaranProject alle porte di Milano:
un'occasione imperdibile per chi vive al disopra del Rubicone!

Questi Hjiuri fanno rima con Amuri

Se il tour 2009, con le sue oltre cento repliche, rimarrà scolpito per sempre nella memoria e nei cuori dei fan, un ciclo di eventi su cui misurare nei tempi a venire i nostri ricordi (come gli anni in cui l'Italia vinse il mondiale di calcio, come quello in cui ci diplomammo, o nacquero i figli...) il tour 2010 ha già vissuto, nei mesi estivi seguiti all'anteprima di Locri, più di sessanta appuntamenti: merita dunque già anch'esso, a pieno titolo, lo status di classico. Soprattutto perché l'entusiasmo che l'ha accompagnato non è stato minore del precedente: diverso, forse, se al sentimento di stupore, di scoperta, di esplosione che caratterizzò il 2009 è subentrato quest'anno il senso di felice conferma, di crescita sicura, di pieno compimento.
Ben presto - dopo l'emozionante esordio di luglio - è successo quello che in cuor nostro pensavamo davvero non fosse possibile succedesse, o almeno non così presto. Avevamo atteso con trepidazione, a fine giugno, lo sbocciare dei Hjiuri di Hjiumari, i nuovi brani: li ascoltammo amorevolmente, con attenta benevolenza, e ci piacquero subito, ci compiacemmo di come i TaranProject fossero riusciti a non scendere di un millimetro dallo standard artistico di eccellenza assoluta; eppure... con ancor maggiore trepidazione avevamo spiato sera dopo sera quali, tra le canzoni amate da tutti, avrebbero dovuto farsi da parte, per lasciar spazio ai brani nuovi: bellissimi, sì, eppure in qualche modo crudeli per questo loro ruolo di giustizieri dei predecessori. E covavamo nell'animo lo strazio di non ascoltar più Figghjiu figghjiu, Jocu di la palumbella, Corvu nigru...
Invece già a metà estate, ai concerti, ci scoprivamo ad attendere con ansia ed eccitazione i brani nuovi, per ascoltarli ancora, per ballarli, per cantarli - perfino più dei vecchi classici.

Saluti bona genti simu amici, lu suli faci festa stamatina...

La voce prodigiosa di Mimmo racconta l'amore fraterno, accogliente, l'armonia con la natura e con gli altri, l'attaccamento alla terra d'origine, l'amicizia virile, e poi l'amore per i bambini nella Ninna Nanna affidata al canto di Giovanna. E di questi amori ci narra anche esitazioni, inquietudini, schermaglie, nostalgie, dilemmi, struggimenti... Una sottile vena enigmatica, che è la sua cifra stilistica distintiva, scorre in tutti i brani, schiudendoli a letture molteplici, a suggestioni armoniche ora avvolgenti, ora evocative.

Eu su comu lu lupu a passu lentu...

E' così che entra in scena Cosimo, fiero e orgoglioso, come un capobranco; e noi fiduciosi ci accodiamo, lo seguiamo nel suo portentoso trittico, dove ci racconta dell'amore passionale: dalla visione quieta e saziante della bella figghjola “chi ricama e cusi, sutt'a l'arburu di nusi”, al misurare la potenza cosmica del sentimento (la Luna “s'accrissa, e vui non v'accrissati”) fino alle riflessioni sul senso più autentico e profondo (“si poti amari.. senza stima”?), intrepido al cospetto del “Lariogiu d'amuri” che “sempre batti ...supra lu pettu meu mini li botti”
Da Cosimo ci facciamo guidare nei trasalimenti della melodia di “Citula d'Argento”, lungo volute ascendenti che, come in un immanente affresco barocco, ci conducono verso l'empireo della musica, dove risuona il ritornello del paradiso:
“La luna è janca e vui brunetta siti...”

Vorria mu sugnu l’unda di lu mari...

Giovanna si impone sempre più come una inesauribile forza generatrice per i TaranProject; le sue seconde voci sono un impeccabile sostegno per i due solisti, le sue coreografie spontanee ed espressivamente perfette accompagnano i testi, li illustrano al volgo svelandone ogni riposto significato; il suo canto affascina e travolge; inoltre balla con Gabriele, intrattiene il pubblico, si occupa affettuosamente delle dediche... Con Giovanna sul palco, davvero, la meravigliosa giostra gira all'unisono, e tutti “L’arceji cantanu ‘nta su giardinu!”
La sua “Vurria”, poi, è un canto d'amore dall'andamento vorticoso: ci carpisce con forza, ci culla, ci fa girar la testa, ci colma di emozione.

Meriterebbe, qualche volta, seguire per tutto il concerto soltanto Carmelo, per apprezzare come ricama i ritmi sulla tastiera del suo basso elettrico, divertendosi ad inventare ogni sera nuove variazioni, con le dita a picchiettare e strappettare le corde, stuzzicando Alfredo a seguirlo nelle sue escursioni sonore.
E Alfredo - visto a Benestare con in testa il berretto da folletto (courtesy by Giupi) - incarna più che mai lo spiritello delle foreste, rappresentate qui dalle mille diavolerie percussive di cui si circonda, alternando virtuose delicatezze con perentori scoppi di cassa e di tamburo.
Gabriele vola qua e là coi suoi fiati e balli, creatura leggiadra che accarezza, seduce, si eclissa, e ricompare in sempre nuove fogge, avvicendando la pipita col sax, il duduk con la zumpettara, adornando le musiche di coloriture cangianti e mirabili.
Andrea persevera nella sua opera paziente di sottrazione di sé – continua a svicolare al momento della processione di San Rocco! - e al tempo stesso di moltiplicazione del ruolo cardine della sua chitarra nel caratterizzare il corpo vibrante del suono TaranProject, talvolta imprimendo, con misurate mutazioni di poche note, vertiginose varianti ai brani.

Il tema del concerto, specie per quanto concerne le nuove canzoni, è dunque con tutta evidenza l'Amore, declinato nelle sue sfaccettature: da quello ecumenico, paterno di Mimmo, a quello ardente, tempestoso di Cosimo, a quello lirico, notturno di Giovanna.
E nel finale, con la presentazione dei musicisti, si celebra l'amore che lega i sette TaranProject al loro pubblico, sulle note di una “Pizzicarella” che già si conosceva dai tempi dei SonuDivinu: ma com'è cambiata, ora! E' bastato l'arpeggio magico di Andrea a renderla sognante e ipnotica, sono bastati le sferzate al basso di Carmelo e il tuonare alla cassa di Alfredo a imprimerle un ritmo micidiale, che scardina i piedi da terra a chiunque.
E tuttavia danze e rote si fermano per incanto sulle note della lira calabrese (ne abbiamo sentiti, in questi mesi, di suonatori di questo strumento peculiare della Locride: ma nessuno ha il tocco ammaliatore di Cosimo!), gli sguardi di tutti si volgono verso il palco, dove si compie la celebrazione dei musicisti, presentati uno ad uno: ciascuno destinatario di scherzi e coccole speciali da parte dei compagni, e di un plaudente abbraccio personale da parte del pubblico. Fino al fatidico annuncio:
“al cuore dei TaranProject... Mimmo Cavallaro!”,
ideale suggello al rituale d'amore che ogni sera si rinnova.

Questa la scaletta del tour 2010

Cantu di lu marinaru
Citula d'Argento (canta Cosimo)
Passa lu mari
U salutu
Japri ssu barcuni (Cosimo)
Cioparella
Parrami di lu suli
Tarantella della seduzione
Santu Roccu
Ninna nanna (Giovanna)
Spagna (Cosimo)
Laroggiu d'amuri (Cosimo)
Vurrìa (Giovanna)
Cugnu di li trona
Occhi di mari (Cosimo)
Tarantella nova
Mulinarella (Cosimo)
Stilla chjara (Cosimo)
Brigante se more (Giovanna)
Mariola
Pizzicarella - Tarantella finale (Cosimo)
bis - U jimbusedu (Cosimo e Mimmo)

Seguendo questo link è possibile vedere l'intero concerto dei TaranProject al Kaulonia Tarantella Festival!

Link al Concerto 2014

Link al Concerto 2013

Link al Concerto 2012

Link al Concerto 2011

Link al Concerto 2009

I sette Re di Roma

Grande successo a Roma per il Tarantella Festival, e trionfo per i TaranProject!
Hanno aperto la serata conclusiva presentando una dozzina di brani: appena metà del concerto canonico, ma più che sufficienti per lasciare il segno della loro straordinaria qualità artistica, che non può passare inosservata a nessuno. Così è stato anche per il pubblico romano, numeroso ed entusiasta, ben presto coinvolto in danze e rote, e alla fine compatto nel reclamare a gran voce un bis che purtroppo, per esigenze organizzative, non c'è potuto essere. C'era da lasciar spazio alle esibizioni di Malicanti e Mimmo Epifani: pregevolissime - eppure i re indiscussi della serata sono stati i sette TaranProject. Intensi, generosi, travolgenti come sempre, a dispetto della limitazione ai decibel imposta dai regolamenti comunali: la minor potenza del sound ne ha semplicemente portato in maggior luce la raffinatezza.
Nella cornice suggestiva del Parco di Villa Carpegna, in una serata fresca e limpida, all'arrivo siamo stati accolti dalla visione, a fianco del palco, del nuovo grande striscione del Danza cu lu ventu... fan club; gli immancabili Vincenzo, Santo, Francesco Franco e Cosimo allegramente raccontano di aver anche, nottetempo, tappezzato i muri di Roma con gli adesivi del gruppo: un'incursione in perfetto stile “Taranta Revolution”, il bel libro di Gianluca Albanese che è stato presentato prima dei concerti. Tra il pubblico, altri volti familiari: Giupi, Marco, Salvatore, Michele, Rosalba, Maria Vittoria, Domenico...
Bello ritrovarsi a tanta distanza dalla Locride, scambiarsi sguardi d'intesa mentre si osservano le reazioni stupefatte dei neofiti. La sensazione orgogliosa di esser lì, tutti noi, a presentare al mondo i nostri gioielli, il tesoro che da tanti mesi ha impreziosito le nostre vite. E che gioielli, i TaranProject!

Questi i brani eseguiti a Roma:
Cantu di lu marinaru
Citula d'Argento
Passa lu mari
Japri ssu barcuni
Cioparella
Parrami di lu suli
Tarantella della seduzione
Santu Roccu
Spagna
Vurria
Tarantella nova
Stilla chjara
Tarantella finale

Anche nella prima serata del Festival, Locride al centro dell'attenzione, con Francesco Loccisano che ha dapprima incantato con la sua chitarra battente, per scatenarsi poi in trio con Vincenzo Oppedisano e il fenomenale Mico Corapi alla voce – ecco il link al video della loro performance.

TaranProject al Roma Tarantella Festival

Non sono state frequenti le esibizioni dei TaranProject fuori dalla Calabria in questi mesi – sarà colpa del troppo amore delle piazze locridee, che non vogliono lasciarli liberi neanche una sera? - benché tutte accompagnate da grande successo: a Verona, a Chivasso, a Carpignano. Si annuncia dunque come un'occasione da non perdere la loro partecipazione mercoledì 8 settembre al Roma Tarantella Festival.
E' un evento, questo Festival, che ha i crismi dell'eccezionalità, per più di un motivo: è la prima edizione, e si parte subito alla grande, con nomi di prestigio in arrivo tanto dalla Calabria come dalla Puglia; ma, soprattutto, è una manifestazione che mostra di possedere una identità già ben caratterizzata, poiché poggia su un'idea forte, che mi sembra di poter sintetizzare così: la Realizzazione del Sogno. Non è un caso che l'apertura sia dedicata alla presentazione del libro “Operazione armi ai partigiani” di A. Cavallaro, che ricostruisce le vicende della Repubblica Rossa di Caulonia, controversa eppur straordinaria esperienza, nel 1945, di passione politica e slancio idealista: sono qualità ancora ben vive nella Caulonia socialmente partecipe e coraggiosa di oggi, con i suoi progetti di accoglienza e integrazione rivolti ai migranti di ogni latitudine; e l'indomani si parlerà di un altro testo, quel "Taranta Revolution" di G. Albanese di cui qui già si è detto, a sua volta gioiosa rappresentazione di una moderna Utopia rivoluzionaria pacifista.
Spazio poi ai concerti, con Migala, Malicanti, Mimmo Epifani, e il formidabile trio di Francesco Loccisano, che tanta impressione ha destato al recente Kaulonia Tarantella Festival con la sua performance vibrante e originalissima. Francesco terrà anche, nel pomeriggio di mercoledì, un seminario sulla chitarra battente, strumento di cui è – senza tema di smentita - il massimo interprete in Italia. E naturalmente, mercoledì 8, Mimmo Cavallaro e i suoi TaranProject non mancheranno di lasciare a bocca aperta, emotivamente risvegliati e ricolmi di bellezza, coloro che li ascolteranno per la prima volta: noi che sempre li seguiamo, e saremo anche a Roma, lo sappiamo bene che va così!

Ma, infine, il sogno che si realizza a Roma è anche quello portato avanti con passione, caparbietà e tanto impegno da Valerio Filippi, musicista romano di nascita e cauloniese d'adozione, l'artefice di questa manifestazione che getta arditamente un ponte tra la realtà particolare del piccolo paesino ionico e il grande palcoscenico della città eterna: quasi a voler proporre, sotto l'egida della musica popolare di qualità, un modello di convivenza e partecipazione che proprio nella città della politica (mal) praticata può rappresentare un'alternativa credibile e a portata di mano, ridare fiato all'immaginazione delle persone, al sogno – perchè no? - di un nuovo possibile umanesimo.