In un lembo remoto d'Italia, la costa jonica calabrese attorno a Locri, è esploso nel 2009 un fenomeno musicale e culturale straordinario. Mimmo Cavallaro con i TaranProject ha tenuto in sei mesi oltre settanta concerti, conoscendo un successo via via sempre più travolgente, fino a suscitare un'autentica passione collettiva.
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1 giugno a Cittanova



al Park Hotel in contrada Oliveto Principessa:
alle 19 conferenza stampa, alle 21.30 il concerto.

Ecco una bella immagine della incantevole serata a bordo piscina, durante la quale tutti i brani del nuovo cd, con la presenza di Marcello, sono stati proposti incastonati - comu a 'na Rolica - nel consueto concerto dei TaranProject; ripescate anche due antiche gemme, "Passeggera" e "Japri ssu barcuni".




L'ultimo del 2011


Tra pochi giorni a Cittanova verrà presentato anche in Calabria il nuovo cd “Rolìca”, e dai successivi concerti partirà lo spettacolo dell'estate 2012; ieri a Borgosatollo, alle porte di Brescia, abbiamo assistito quindi a quella che con ogni probabilità rimarrà l'ultima replica del Tour 2011.
E che meraviglia di concerto è stato! Compatto, intenso, scintillante di gioielli uno dopo l'altro, accompagnato da un pubblico entusiasta e partecipe, che ci ha dato modo di constatare come ormai i testi delle canzoni a memoria li conoscano sotto ogni latitudine: non mancavano i fedelissimi giunti appositamente dalla Calabria – bene in vista gli striscioni di Tritanti e Dasà, ma tanti altri paesi erano rappresentati – però anche i calabresi di stanza al nord, accorsi numerosi, non son stati da meno nel manifestare passione e calore.


(C'è già un video su YouTube! Grazie al tempestivo Salvatore Montillo, anche se l'audio che accompagna la immagini è una compilation di brani dai cd)

La scaletta consueta è stata ripercorsa con solo un paio di variazioni: la prima, graditissima, proprio all'inizio, quando è stato ripreso il magico incipit del concerto 2010, con le dita di Alfredo a ricamare sul tamburello e l'arcana melodia della zumpettara di Gabriele, insomma la favolosa introduzione al Cantu di lu marinaru, che stavolta è stata invece premessa allo scoppiettìo di Peppinella; le presentazioni dei musicisti, poi, anziché nel mezzo di Spagna, sono state scandite sulle prime note della Tarantella Guappa finale, o “tarantella sicca”, come l'ha definita Mimmo in quest'occasione.

Non sono state eseguite, oltre a Ciano già tralasciata da tempo, Parrami di lu suli, Occhj di mari, Tarantella Nova e Cantu di lu marinaru... Forse un presagio di quali saranno gli esclusi eccellenti della prossima playlist?
Già, perché, come ogni anno a quest'epoca, serpeggia tra gli appassionati un filo d'ansia, misto all'attesa impaziente per il nuovo show: quali brani verranno tagliati, per far posto ai nuovi? Che tocchi proprio a questi cinque?
In effetti le nuove canzoni da “Rolìca” sono appunto cinque, ma in più c'è “E gira la testa mia” di Cosimo, sentita in anteprima al Cilea; e magari potrebbe esserci qualche illustre ripescaggio dal passato - e qui ciascuno innalzi la sua prece: la mia è per U salutu, Corvu Nigru, Sona Battenti...
Ma per ogni inserimento ci dev'essere un'esclusione; e allora?
Ahi, che angustiante dilemma! Lasciamo a Mimmo, a Cosimo e ai ragazzi l'onere di risolverlo, sicuri che lo faranno al meglio.

Per intanto, resta il fatto che il concerto a Borgosatollo è stato memorabile, e che il vecchio spettacolo si ritira dalle scene nel pieno fulgore della sua espressione, come è giusto che sia per un tale campione di trionfi.
La tumultuosa unda di lu mari che percorreva la platea festosa nei momenti più emozionanti nella serata di Brescia resterà la sua emblematica effigie d'addio.

Concerto a Brescia

Svizzera, Francia, Lussemburgo, Canada... Hanno girato mezzo mondo, i TaranProject, negli ultimi mesi. Eppure sono trascorsi quasi due anni dalle loro ultime esibizioni nel Norditalia: Chivasso a maggio e Rozzano a settembre del 2010.
Eccoli tornare in Lombardia sabato 26 a Borgosatollo, alle porte di Brescia: l'occasione tanto attesa da molti appassionati del settentrione per goderseli finalmente dal vivo.
L'appuntamento è alle 19,30 al Centro sportivo Pola in via Ferri.
Niente Pontida, quest'anno, la festa è di tutti, a ritmo di tarantella!

“Ti tegnu a 'na rolìca...”


In molti chiedono cosa significhi la parola “Rolica”, titolo del nuovo cd dei TaranProject con Marcello Cirillo: si tratta di un termine arcaico, in uso – ma sarebbe forse il caso di dire ormai in disuso - nella Locride, per indicare una cosa preziosa, tenuta da conto, conservata con cura, protetta e forse persino nascosta.
La nostra amica Giuseppina ipotizza una radice comune al termine italiano “reliquia”, e a me l'idea pare decisamente convincente, anche se questa fantasia etimologica abbisogna di attendibili conferme.

Il disegno in copertina cattura subito lo sguardo: è un'immagine dai vividi contrasti cromatici, ritrae un anziano intento a riflettere, o forse a ricordare, nelle cui sembianze qualcuno ha riconosciuto Mimmo Cavallaro stesso. No, non è il suo ritratto tra qualche anno; però l'aria di famiglia comunque c'è: si tratta infatti di un quadro di Giuseppe Mercuri, pittore e poeta, nonché suocero di Mimmo, già autore, tra l'altro, del suggestivo testo di “U salutu”, in Hjuri di Hjumari.


Ma diciamo finalmente della musica!
E' un disco di gran classe, elegante e raffinato nelle costruzioni armoniche e nei dettagli sonori, e mostra con tutta evidenza la maturità espressiva e la versatilità stilistica raggiunte dal gruppo.
Non lo si può definire a tutti gli effetti il loro secondo cd, ma piuttosto una stazione di passaggio, la testimonianza estemporanea dell'incontro felice – anche e soprattutto sul piano umano – con un Marcello Cirillo che si propone con entusiasmo in veste di terza voce maschile, a fianco dei due colossi della musica calabrese.
Così lontano, così vicino: l'estrazione di Marcello, personaggio televisivo ed eclettico interprete pop, parrebbe quanto di più lontano si possa immaginare dalla salda radice tradizionale di Mimmo; però Marcello è nato a San Nicola, nel comune di Caulonia, poco distante da Gozza, patria di Mimmo, e per lui con questa collaborazione si è compiuto un emozionante ritorno alle origini, la riscoperta di un'identità musicale e culturale che nel suo girovagare artistico si era forse un po' smarrita, ma che ora viene impugnata con orgoglio e passione.

Ai TaranProject piace stupire i loro seguaci, spiazzandone in parte le aspettative: fu così con “Hjuri di Hjumari”, che arricchì gli scarni ritmi di tarantella con soluzioni compositive ispirate e preziosi arrangiamenti; e in qualche misura succede anche con Rolìca.
Nel disco respirano almeno tre anime diverse: ci sono i pezzi dal vivo al Kaulonia Festival (un assaggio del DVD ora in uscita, che comprenderà anche i brani che compaiono già nel "Live", cd virtuale su iTunes); c'è qualche classica tarantella che la prossima estate di sicuro spopolerà; e ci sono un paio di canzoni che sondano i territori del pop d'autore, avvicinandosi all'habitat più congeniale a Marcello.
Tra le prime, accanto alle straordinarie e ben note Citula e Cioparella, si segnala “Lu rusciu de lu mare”, di provenienza salentina; tra le seconde c'è una splendida “Tarantella d'amuri”, dove si nomina appunto la misteriosa rolìca del titolo; tra le ultime c'è “Lu stessu cielu”, brano emblematico del disco, canzone che ricorda per certi versi le tematiche e le atmosfere care a Eugenio Bennato, con la meravigliosa voce di Mimmo a imprimere la marcia in più: “Da Sud a Sud vorrìa volari...”
E poi compare una nuova versione di Stilla Chjara: ancora più ritmica, ma non meno densa di poesia.
C'è insomma di che far felici tutti gli ascoltatori, e c'è anche di che far discutere, tra chi trova ridondanti i brani dal vivo, e chi un tantino troppo melodici alcuni altri.
Ma c'è di sicuro una canzone che mette d'accordo tutti al primo ascolto, ed è il formidabile “Stafanazzu”, che chiude il cd in atmosfera di nostalgica magia, sfociando in una ammaliante filastrocca finale.

Cu è Stafanazzu?

“Assettatu allu Pezzolu prima chi codava lu suli
guardavi lu castedu di Cantili,
guardavi la Serra Longa e guardavi la Serra Curta,
guardavi Stafanazzu, li pecuri e lu jazzu”


Subito è sorta, tra i fan, la domanda: ma chi è questo Stafanazzu?
Forse un pastore? Uno zampognaro? E come si sarà guadagnato questo dispregiativo nomignolo, Stefanaccio?
Io un'idea ce l'avrei, ma è un po' diversa.
L'indizio me l'hanno suggerito il verso in cui si parla del castello di Cantili e la consuetudine di Mimmo di citare nei suoi brani le località della terra natìa – penso a Ciano, Pampiniti, la Zija, Focà – poli di un microcosmo sospeso tra favola e realtà.
Come mettere alla prova quest'intuizione? Mi sarebbe piaciuto partire da Caulonia e inoltrarmi per boschi e sentieri, alla ricerca di questi luoghi della memoria rurale. Impossibile, da 1300 kilometri di distanza.
Però al giorno d'oggi la tecnologia ci soccorre, e così mi sono incamminato ...sulle strade di Google Earth!

E mi sono imbattuto in paesini e contrade, alcune addirittura abbandonate e diroccate, una sfilza di topònimi arcaici, e tra questi... Cantile: eccolo, il castedu di Cantili!
E poi ...Pezzolo: sì, assettatu allu Pezzolu!
E allungando idealmente lo sguardo di là dalla fiumara Allaro, ecco una contrada di nome ...Stefano!
Apparentemente sta adagiata sulle pendici di un rilievo: che sia questo colle, o monte, il nostro Stafanazzu? Sembra verosimile, che da contrada Pezzolo si possa osservare in lontananza contrada Stefano, e nelle vicinanze si scorgano le pecore, e l'addiaccio - che, per chi non lo ricordasse, è il recinto all'aperto dove i pastori radunano gli ovini per la notte.
Non resta che attendere conferma da qualche lettore autoctono.
Ma intanto cedo la parola al mio amico Giuseppe di Palmi, che ci regala questa lettura appassionata e competentissima del testo, ricca di dotte spiegazioni e succosi riferimenti:

"La canzone 'Stafanazzu' dell’ultimo cd dei Taranproject “Rolìca”, scritta e musicata da Mimmo Cavallaro, è, a mio avviso, un brano della rimembranza e della nostalgia.
All’inizio si sentono le voci di due persone giovani che invitano un uomo anziano ad entrare in casa:


- Trasitivindi pe intra (entrate dentro)
- A sociara chi fa? ( la suocera che fa?) (non si comprende bene se sia sociara o socialìa) - Ah nu biccheri i vinu, jamu! ( “assaggiate” un bicchere di vino, dai!)
L’anziano risponde : Va mangia! ( vai a mangiare!)
e il giovane : Assettativi! ( Sedete pure!)
e l’anziano: …se non avia mangiatu…mo m’assettu ccà o suli (…se non avessi mangiato… ora mi siedo qui, al sole.)

L’anziano si siede vicino alla finestra ed immerso nella propria solitudine inizia a guardare fuori.
Le immagini che ritornano alla sua mente sono diverse da quelle del presente, sono immagini della sua infanzia, dei Natali vissuti nel passato, nei quali, da bambino, sempre affacciato da quella stessa finestra, assisteva all’epifania della festa.
Tutto inizia mentre assiste alla preparazione di un otre (ottenuto da una capra che viene scuoiata e scorticata e conciata).


Prepari, prepari l’otre, si avvicina la festa ed il giorno di Natale lo passi alla finestra.
Scuoi, scuoi l’otre, ed imbevi (inzuppi) la rametta, il suono della zampogna ti rimane in testa.
Seduto sulla soglia (dell’uscio), prima che l’ultima lama (codata) di sole fosse svanita,
guardavi il castello di Cantile, guardavi il crinale montuoso dell’appennino, (la Serra lunga e la Serra corta) che si avvicendavano, e poi il tuo sguardo cadeva sull’ovile vicino, ove Stafanazzo teneva il ricovero delle sue pecore.

(E qui bisogna capire se, come ipotizzi tu Filippo, Stafanazzu non sia una persona ma un luogo, una contrada, in tal caso il soggetto potrebbe essere l’anziano che ricorda di quando, a Stafanazzo, era lui stesso a guardare le pecore. Come stiano effettivamente le cose, solo Mimmo ce lo può dire).
Ricorda ancora il vecchio, a quel tempo:


I colombacci ed i colombi (venivano cacciati) ed il fucile era a bacchetta, (ad avancarica).
(Ricorda) I ceci e le fave (abbrustoliti) ed una bella ragazza, ancora nubile.
Un tiro di schioppo, fra uno scapaccione ed una berretta (Copricapo maschile).
Un carico di farina ed un rombo di saetta.
Prepari, prepari l’otre, si avvicina la festa, il giorno di Natale (arrostisci il tordo; frase scritta nel testo ma assente nella canzone.)

A questo punto il vecchio ricorda e rivede le antiche filastrocche di una volta che dicono:

Cantiamo il buon cantare, so mietere e non legare,
non è mietere il legare, non è tuono, non è tuono.
Non è tuono la lumìa (specie di limone dolce), che la notte non fa per me.
E non fa per me la notte, che le stelle non son botte.
E non son botte le stelle, al casale cento e mille.
Cento e mille al casale, al convento non c’è sale.
Non c’è sale al convento, il medaglione (non ha tregua) non si ferma,
Non si ferma il medaglione, il denaro non lavora.
Non lavora il denaro, (poi)ché il vino non costa caro,
e non costa caro il vino (poi)ché la capra non è risina (mastite degli ovini, malattia che li colpisce fino a farli morire).
La risina non è la capra, la colomba non è ape.
Non è ape la colomba, la ciaramella non è tromba.
Non è tromba la ciaramella, (per)ché non è femmina bella,
e le femmine d’agosto, che l’aceto non è mosto.
E non è mosto l’aceto, (per)ché il pane non è di vetro,
non è di vetro il pane, (per)ché i topi non sono cani,
e non sono cani i topi, zappatori non sono giudici,
non son giudici gli zappatori..."

Nei commenti sono registrate conferme e raffinamenti delle varie ipotesi interpretative.
E c'è uno straordinario scoop!
Di chi sono le voci che dialogano all'inizio? Leggete, leggete...

Link al testo di Stafanazzu

Ma i cd sono due!

Ne sono successe di cose in queste ultime due settimane!
Un nuovo cd, la acclamatissima partecipazione dei TaranProject al Concerto del Primo Maggio, ancora due apparizioni in tv su Rai2...
Ma non è tutto. Perché in questa raffica di fuochi d'artificio, rischia quasi di passare inosservata un'altra straordinaria novità.
Sono almeno due anni che, periodicamente, si vocifera dell'imminente uscita di un cd dei TaranProject dal vivo, che li rappresenti nella dimensione che è loro più congeniale, còlti nell'intenso e vivificante dialogo con le folle che accorrono ai loro concerti…
E adesso, quasi di soppiatto, questo cd c'è!


Per ora è in formato digitale, scaricabile - per meno di 8 euro - dal sito di iTunes, ed è la ripresa quasi integrale del concerto dello scorso 23 agosto al Kaulonia Tarantella Festival, in particolare dei brani eseguiti dal gruppo prima e dopo l'intervento di Marcello Cirillo, che qui si sente solamente menzionare nelle presentazioni finali.
Si parte sparati con Peppinella, e poi si susseguono i brani più coinvolgenti e amati, e si possono ascoltare finalmente – per la prima volta su cd dai tempi dell'ormai introvabile Karakolo Fool – le classicissime insuperabili Mulinarella e Spagna di Cosimo, e la sublime Tarantella Nova di Mimmo.
A fine agosto, sul fatidico palcoscenico di casa, a Caulonia, i TaranProject sono ogni anno al top della condizione, perfettamente rodati da una cinquantina di concerti estivi, in forma smagliante.
Inutile dire che questo disco è da avere assolutamente e subito, una delizia dei sensi, un modo per sentirsi là in piazza con loro, rivivere momenti di entusiasmo e di comunione con la bellezza di queste canzoni memorabili.
Fate spazio in salotto, perché l'impulso a ballare sarà irresistibile!

Lunedì e martedì su Rai2

Ormai sono delle star della TV!
Lunedì 7 e martedì 8, verso le 11.30 del mattino, i TaranProject saranno ospiti di Marcello Cirillo a "I fatti vostri", per presentare al pubblico televisivo il nuovo cd "Rolìca".

Sì è trattato di un acclamato ritorno, dopo le esibizioni del maggio scorso. Lunedì è stato presentato Lu stessu cielu, brano di punta del nuovo disco; martedì anche Cosimo e Giovanna hanno avuto il proscenio, con la formidabile Citula d'argentu

Ancora Roma




Per i romani che hanno scoperto i TaranProject al Concertone del Primo Maggio, subito l'occasione di goderseli per un concerto intero!

Sabato 5 maggio alle 20, a Monterotondo.

Primo Maggio a Roma




Non servono parole, le immagini dicono tutto.
In undici minuti i TaranProject hanno conquistato e fatto ballare Piazza San Giovanni, con un triplo concentrato delle loro qualità: il ritmo contagioso di Passa lu mari, la poesia travolgente di Spagna, la benedizione ecumenica di Tarantella guappa, scesa sugli ottocentomila come una manna rigeneratrice. Fantastico!


(intervista da www.allinfo.it)