In un lembo remoto d'Italia, la costa jonica calabrese attorno a Locri, è esploso nel 2009 un fenomeno musicale e culturale straordinario. Mimmo Cavallaro con i TaranProject ha tenuto in sei mesi oltre settanta concerti, conoscendo un successo via via sempre più travolgente, fino a suscitare un'autentica passione collettiva.
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Sette domande... ad Alfredo

Terza tappa per le nostre interviste con i TaranProject: dopo Gabriele e Andrea è la volta di Alfredo Verdini, il grande maestro delle percussioni.
Il suo curriculum artistico è di tutto rispetto, basterà la sfilza dei nomi a ricordarcelo: ha suonato con Quartaumentata, Mattanza, Angelica Sepe, Marisa Sannia, Barbara Bonaiuto, Ensamble Etnique, Piccola Orchestra Romana, Iskra Menarini, Eugenio Bennato, Nino Forestieri, Scialaruga, Rumba de Mar.
Con quest'ultimo gruppo ha partecipato ai programmi televisivi Uno Mattina e Cultura Moderna, con Teo Mammucari, e numerose sono le incisioni discografiche cui ha offerto prezioso contributo.
Il suo segno zodiacale è il Leone.
Alfredo è originario di Cataforìo, un sobborgo di Reggio Calabria, nella valle del Sant'Agata, località dove si è conservata particolarmente viva la tradizione della musica e del ballo popolari, e questa circostanza ha avuto un ruolo decisivo nella sua formazione. A Cataforìo è attivo un celebre Gruppo folkloristico, gli Agatini, che coinvolge ancor oggi con le sue attività e manifestazioni pressoché tutti gli abitanti del borgo: è da questo contesto quasi fiabesco che iniziò l'avventura del nostro Pollicino, con le sfilate musical-danzanti in abito tradizionale - cosiddetto “alla pacchiana”, per significare colori sgargianti e voglia di far festa.
Il piccolo Alfredino, come vediamo nella foto che ci ha simpaticamente fornito, si ritrovò da subito in costumino con il tamburello in mano, e divenne tutt'uno con esso, sviluppando quella straordinaria caratteristica che ancor oggi salta agli occhi di chi lo veda e lo ascolti suonare: come succede ai personaggi dei cartoni animati, Alfredo entra con tutto il corpo in risonante vibrazione con gli strumenti che percuote, incarna completamente il ritmo, se ne fa tramite con una pienezza espressiva che scavalca ogni mediazione, e sprigiona l'essenza più autentica del groove.
Tutti noi abbiamo in mente illustri esempi di percussionisti atletici, muscolari, che sudano le proverbiali sette camicie su pelli e grancasse per moltiplicare la potenza del suono; Alfredo no, lui sul palco rimane sempre rilassato e morbido, quasi indolente, perché il suo tocco è quello del fuoriclasse; non ha bisogno di scaricare cannonate, ma ci delizia coi fremiti e la destrezza delle dita, e anche nei brani più cadenzati sfodera colpi di mirabile precisione e incisività: lui è il Leo Messi delle percussioni.

Sappiamo che anche la tua è stata una famiglia musicale: quali sono state le tue prime esperienze in pubblico, da bambino, e come le vivevi?

Effettivamente, dato il luogo dove sono nato, la musica in paese come in famiglia ha da sempre caratterizzato il mio quotidiano. Sin da piccolo venivo portato dai miei genitori, entrambi attivi musicalmente in gruppi folk, alle diverse rassegne folcloristiche regionali e nazionali. Già a due anni mi vestivano da piccolo pacchiano, e il divertimento generale consisteva nel mettermi in mano un piccolo tamburello, e farmelo suonare durante le sfilate. Diventavo un po' un fenomeno da baraccone, e vergognoso com'ero tendevo a tirarmi indietro. Ecco perché da piccolo avevo un sacco di giocattoli: per convincermi a suonare il tamburello in pubblico, ad ogni fiera i miei genitori dovevano regalarmi un gioco!
Così la musica divenne il mio ambiente quotidiano; passavo di braccio in braccio a tutti i componenti del gruppo, dal fisarmonicista al ballerino, dal suonatore di battente ai canterini, ero la mascotte del Gruppo Folkloristico degli Agatini.

Quale musica ascolti oggi? C'è qualche percussionista che costituisce per te un riferimento o un modello?

Da musicista non posso che ascoltare tutta la musica, fatta eccezione solo per il metal che non amo molto. Ascolto la musica che mi trasmette emozioni, perché credo che questo sia il suo principale beneficio. Dalla formazione musicale che ho ricevuto è nato spontaneo il mio interesse per la musica afro-cubana, la world music, l'etnomusic etc. Di conseguenza i modelli a cui ho sempre fatto riferimento sono Jose Luis Quintana "Changuito", Giovanni Hidalgo, Glen Velez e Zohar Fresco per i tamburi a cornice. Ma chi mi ha dato la maggior ispirazione e mi ha fatto diventare il musicista che sono oggi è stato il mio maestro di percussioni ed amico Luca Scorziello, che oltre ad insegnarmi le tecniche, i suoni ed i colori dei magici strumenti a percussione, mi ha soprattutto trasmesso l'amore per essi: una persona che mi ha dato tanto e continua a farlo, non solo a livello musicale.

Tu sei in un certo senso lo “straniero” del gruppo: com'è avvenuto il tuo incontro con Mimmo Cavallaro e i musicisti della Locride?

Nel '99 conobbi i Quartaumentata, con i quali ebbi ed ho tuttora delle collaborazioni, da lì feci conoscenza con Francesco Loccisano, e solo più tardi con Mimmo Cavallaro. Non ricordo di preciso come andò, credo sia stato ad un suo concerto in un paesino nei pressi di Mileto, quando Francesco Loccisano, che lo accompagnava, mi chiamò a suonare con loro. Sono stato felice di conoscere la splendida persona che è Mimmo, e nel tempo si è creata con lui una bella e forte amicizia. Ricordo che erano in corso le registrazioni del suo primo disco "Sona Battenti"; in quel periodo mi trovavo in pianta stabile a Roma, e di tanto in tanto scendevo per brevi soggiorni calabresi, durante i quali collaboravo alle registrazioni.

Delle tue innumerevoli esperienze artistiche e collaborazioni, molte anche prestigiose, ce n'è qualcuna che ricordi come particolarmente significativa?

Beh, tutte le esperienze fatte sono state importanti e mi hanno fatto crescere sia come persona che come musicista; per non parlare delle collaborazioni, che ovviamente ti arricchiscono profondamente, qualunque esse siano. Ma ciò che ha dato una svolta alla mia carriera è stato il trasferimento nella capitale, che mi ha portato anche ad un cambiamento di vita. Roma mi ha accolto a braccia aperte, e ben presto ero di casa anche all'Aeroporto di Fiumicino! Finalmente avevo la possibilità di viaggiare facendo musica, di arricchirmi non solo artisticamente ma fino in fondo all'anima, riempiendo gli occhi di tutte le bellezze che il mondo ci offre con i suoi colori, le culture, le tradizioni, i suoni… Oggi mi fermo a riflettere, e vedo che la dimensione del viaggio mi ha segnato in maniera veramente singolare!

Il tuo set di percussioni sul palco si è arricchito nel tempo. La scelta dei nuovi elementi che aggiungi deriva da un tuo percorso di ricerca personale o dalle esigenze espressive dei nuovi brani? E qual è stato il tuo approccio alla Lira calabrese, che suoni in modo così personale e creativo?

Un po' dall'uno e un po' dall'altro fattore. Io nasco come percussionista, e determinate sonorità le sento mie, fanno parte di me e del mio modo di concepire le cose, ma sono molteplici le cause che concorrono nell'arrangiamento di un brano. Il testo e ciò che esso vuole comunicare, l'ambientazione e le sonorità che gli si vogliono attribuire determinano la scelta dello strumento. Avviene così per tutti gli strumenti, l'importante è far si che tutti viaggino su un medesimo treno, che li porterà al miglior prodotto finale nel rispetto gli uni degli altri.
Nel gennaio del '98 mio padre mi regalò la mia prima lira modello Barilli, del costruttore Mimmo Vazzana. Avevo già precedentemente ascoltato il suono della lira grazie ai cd dei Re Niliu passatimi da mio padre, ed ero particolarmente attratto dal suono, un po' aspro ed a tratti malinconico ma al contempo melodioso e vivo della lira.
Così mi cimentai con grande entusiasmo, da autodidatta, nello studio della lira. Da qui l'iniziale delusione: non riuscivo a suonarla, nessun suono gradevole! Ero amareggiato, tanto per me quanto per mio padre che con felicità me l'aveva regalata. Dapprima lasciai perdere, ma non volevo darmi per vinto e chiamai l'amico Diego Pizzimenti, cantore e suonatore di strumenti tradizionali, il quale mi svelò l'arcano: io sono mancino! E' non è un dettaglio da poco, se tutti i suonatori che si conoscono non lo sono. Mi suggerì di invertire l'ordine dell'accordatura e di proseguire. Andò subito meglio. In seguito conobbi l'etnomusicologo Ettore Castagna, già membro dei Re Niliu, grande suonatore e conoscitore della lira calabrese; presi parte ai suoi stages ed affinai la tecnica sullo strumento.

A quale canzone dei TP sei particolarmente legato e perché?

Limitarmi ad un unico brano è impossibile! Ognuno è particolare a modo suo, e ce ne sono parecchi che mi diverto a suonare. Ad esempio, un pezzo che adoro è "Comu si gira comu si balla", perché non si limita al popolare: è rock, è black… è ciò che vuoi a seconda dello stato d'animo in cui lo senti! Colpisce anche l'orecchio meno abituato alla musica tradizionale, riesce a spaziare...

Qual è il tuo sogno (musicale) nel cassetto?

Lo vivo ogni giorno: il solo fatto di poter vivere di questo lavoro fino all'ultimo è un sogno! Con la MUSICA ogni giorno che passa si scoprono nuove cose, si aprono nuovi orizzonti; non finisce mai di stupire, è una parola che racchiude tante di quelle cose che non basterebbe una vita a scoprirle. E' questo che mi fa andare sempre avanti e sognare.

"...e de na longa via, amorusamenti..."

Prime impressioni dalla serata di Locri, in attesa di rivedere su VideoCalabria, nel weekend pasquale, lo speciale televisivo ad essa dedicato, che diventerà il biglietto di presentazione dei TaranProject al mondo.


Le emozioni musicali sono state forti, e in successione incalzante:
la prima, di sapore antico, ha preso forma allorché Mimmo, Cosimo e Giovanna, all'unisono, hanno intonato “Felicissimu Boscu”, in coro con la scenografia pensata per l'occasione;
poi l'emozione poetica della “Virinedda” di Rosa Balistreri, che Cosimo ha interpretato da par suo;
quelle palpitanti donate da altri brani riemersi da un lungo letargo, alternati ai classici di sempre, persino un “Corvu Nigru” in duplice veste: la più arcaica per sola voce, e la più trascinante che ci è familiare;
una di personale commozione per l'incanto di “Zia Marianna”, struggente ballata del periodo TaranKhan;
lungamente agognata in questi mesi, l'emozione di ascoltare finalmente dal vivo due pezzi da novanta dell'ultimo cd: scintillante “Hjuri di Hjumari”, irresistibile “U massaru”;
fino all' inebriante fragranza regalataci dalla nuova canzone “E' festa è festa”: sarà forse azzardato sbilanciarsi dopo solo il primo ascolto, ma questo ci è parso un brano destinato a scatenare l'amore immediato del pubblico, col suo ritmo avvolgente e la dolcissima carezza finale: “la Luna s'ammuccia...”

Sul versante delle più pacate riflessioni, notiamo come aver ripercorso - sia pur sinteticamente, per l'incalzare dei tempi televisivi - le fasi delle carriere di Mimmo e Cosimo, ha dato l'occasione di ricordare i nomi dei musicisti che li hanno accompagnati per lunghi tratti di cammino: a cominciare da Fabio Macagnino e Francesco Loccisano, presenti in sala ad offrire un loro ricordo, ma senza dimenticare Stefano Simonetta e tantissimi altri. A ripensarla tutta intera, questa favolosa avventura, si è stagliata agli occhi di coloro che l'hanno vissuta, da protagonisti o da spettatori, nella sua unicità e straordinaria portata.
Riconoscere e dar valore alla propria storia è il primo cardine su cui poggia l'acquisizione e la consapevolezza dell'identità, e questo è stato il vero significato della serata, quasi il confezionare in veste definitiva i primi capitoli per apprestarsi a sfogliare il prossimo e appassionante, che si apre con l'edizione nazionale del cd.
(Pare che ci sarà qualche bonus track! Immaginate quale? Sì, proprio quella!)

Prima del concerto c'è stato modo di conversare con Massimo Bonelli, il manager di CNI, che affiancherà i TaranProject da qui in avanti, e così scoprire che anche lui, come tanti, è stato folgorato dai Magnifici Sette, lo scorso settembre a Siderno, ed è perciò uno di noi! Massimo mostra non solo idee chiare e lungimiranza sulle scelte da compiere, ma soprattutto grande attenzione nel non forzare il fenomeno TaranProject entro schemi di marketing precostituiti, ma nel voler costruire con loro un percorso di crescita che ne valorizzi le originalissime qualità. Sì, il destino dei nostri beniamini è in ottime e sapienti mani.

Nei commenti qui sotto la scaletta del concerto, zeppa di leccornie!

"Direttamente da Gozza..."

Questa è la formula con cui Giovanna, ad ogni concerto, annuncia il nome di Mimmo Cavallaro, a conclusione delle presentazioni finali, quando l'entusiasmo e la coesione della piazza sono all'apice, e tutte le mani si levano in alto vibrando in attesa della proclamazione, ansiose di tributare la più calorosa delle ovazioni. Una frase ormai d'obbligo, che nella sua enfasi roboante e affettuosa riecheggia ben più proverbiali editti: “Direttamente da Broadway...” - e invece no, qui si tratta di Gozza, quattro case di una contrada fuori Caulonia. Luogo non meno favoloso, ma per opposti motivi: lontano da qualsiasi celebrità, orgogliosamente celato tra le pendici aspromontane, è da dove Mimmo proviene.
Eppure, il nome di Gozza era già assurto da tempo agli onori della nostra microstoria musicale, da quando nel 2006 furono formati i Gozzansamble: un passaggio chiave nel tortuoso cammino verso la sintesi attuale, l'anello di congiunzione tra TaranKhan e TaranProject, parallelo e quasi contemporaneo al filone SonuDivinu.
La vicenda dei Gozzansamble è un po' meno documentata delle altre, anche perché il gruppo non arrivò mai a registrare un disco, nemmeno uno di quei fantomatici cd bell'e pronti, ma mai pubblicati per i più svariati motivi, che i cassetti dei nostri musicisti tuttora custodiscono. Ma non per questo i Gozzansamble furono meno importanti, e lo testimoniano i numerosi filmati presenti su Youtube.

Primavera 2005: da pochi mesi si sono definitivamente sciolti i TaranKhan, anche se la seconda incarnazione del gruppo, quella che registrerà il cd "Albjonica", splendido germoglio solitario, sta vivendo la sua intensa avventura. Francesco Loccisano e Stefano Simonetta sono avviati a divenire colonne portanti del gruppo di Eugenio Bennato; Daniela Bonvento si è ritirata dalla scena perché assorbita da un altro progetto impegnativo, quello della maternità; Fabio Macagnino è appena stato conquistato da un diamante grezzo e abbagliante, il talento di Cosimo Papandrea, e ci sta lavorando intensamente.
Mimmo è impegnato nelle registrazioni di "Sona Battenti" (no, non stupitevi: è vero che il disco è uscito nel 2009, ma le registrazioni risalgono appunto al 2005; anche questo cd stette i suoi begli anni in un cassetto...), e intanto conia la denominazione TaranProject: ma il nuovo progetto stenta a decollare, in questa diaspora di talenti trovare altri musicisti con cui ricreare un'analoga sintonia non è facile.
Il primo trio di Fabio con Cosimo, gli Atnarat, durante l'estate imbarca due musicisti di Roccella, il chitarrista Andrea Simonetta e il percussionista cantante Roberto de Angelis.
Ma a settembre l'attività del gruppo si ferma, ed Andrea e Roberto si esibiscono occasionalmente in duo, in locali ed enoteche della zona. All'inizio dell'estate 2006 capita un opportunità in piazza, a Roccella, a conclusione di un comizio elettorale: Andrea e Roberto pensano di coinvolgere Mimmo Cavallaro, preparando con lui una scaletta ch'è un excursus delle più popolari canzoni tradizionali. L'alchimia tra i musicisti sembra subito funzionare, e così si susseguono altre esibizioni, spesso in feste private, in qualche sagra patronale, e anche all'inaugurazione della sede del FAI, il Fondo per l'Ambiente, a Moschetta: è probabilmente per questa occasione che Roberto concepisce l'idea del nome Gozzansamble.
Per completare il gruppo ci vuole un bassista, e Mimmo chiama Daniele Mangiola, già membro qualche anno prima dei Folìa, il nido dove incubò, si fortificò, e da cui spiccò il volo la passione di Mimmo per la musica della sua terra. Tra i concerti di quell'estate, memorabile è rimasto quello per la festa di San Vittorio, ancora in piazza a Roccella, quasi un preannuncio delle grandi adunate di paese a suon di tarantella: quella notte dovettero intervenire i vigili per far concludere un concerto che né i musicisti né il pubblico volevano finisse.

All'inizio del 2007, come ci ha raccontato lui stesso nell'intervista, avviene l'ultimo decisivo innesto: Gabriele Albanese conferisce al suono dei Gozzansamble nuove promettenti aperture, sia nel solco della tradizione, con pipita e frischjotti, che sconfinando verso il jazz e oltre, con il sax.
Gabriele, per la cronaca, suonava già con Andrea e Daniele in un gruppo dal nome Mossa Nova, che con ogni evidenza bazzicava tutt'altro genere musicale.
Anche il bassista Stefano Panuzzo in seguito farà parte occasionalmente del gruppo.

Nel frattempo i SonuDivinu conoscevano a loro volta un crescente successo, e come sappiamo Andrea si trovava ad esser membro di entrambe le formazioni, oltre ad esser diventato in certo senso il braccio destro di Mimmo, in luogo di Francesco Loccisano, nei nascenti TaranProject. Una bella confusione, no? Si consideri poi che non erano rare le ospitate di questo o quel componente di ciascun gruppo presso i gruppi degli amici, e sono perfino documentati sul web concerti di GozzaDivinu, l'ennesimo avatar dei nostri eroi: un ambiente in vivace fermento, animato dalla voglia di confrontarsi e crescere assieme, anche se alla lunga si finì col disorientare gli appassionati, che cominciarono a non raccapezzarsi più tra le varie Mulinarelle (esistono, come noto, due canzoni completamente diverse con questo titolo, una di Cosimo e una di Mimmo). E il tourbillon era destinato ad accrescersi l'anno dopo, con la nascita di Bassa Marea e infine di Karakolo Fool, che però ebbero il pregio di essere formazioni più ampie e dunque riassuntive, tali da convogliare tutti i musicisti sotto uno stesso tetto. Le ultime decisive tappe prima del lancio in orbita del razzo TaranProject 2009.

Dei Gozzansamble resta, ancor oggi attiva, una pagina su MySpace, dove ci si può fare un'idea del loro sound ascoltando quattro brani: Li Boni Festi, di cui abbiamo già parlato, bellissima; un classico Jimbusedu; una Cioparella abbastanza lontana dalla versione scatenata che conosciamo oggi, eppure dotata di un fascino austero e malinconico, e notevole per due particolari: uno strano incipit quasi sinfonico, e l'inusuale performance di Gabriele al piano elettrico; e infine una romantica "Armacera", che, manco a dirlo, si confronta e si confonde con la versione che canta Cosimo Papandrea nel cd live dei Sonu Divinu.
L'impressione che se ne trae, corroborata anche dalla visione dei filmati, è di una fase di ricerca ed elaborazione, in cui hanno un ruolo determinante l'allegria e il piacere di suonare assieme, quasi una palestra dove sperimentare e mettere alla prova, tra amici, le intuizioni che poi verranno portate a maturazione e piena consapevolezza in TaranProject.
Nondimeno, i Gozzansamble ebbero una loro identità artistica riconoscibile e compiuta, come testimonia questa suggestiva esecuzione invernale di "Aquila bella", a Caulonia nel 2008, dall'atmosfera quasi ieratica.
(video di Gabriele)

In altri momenti a prevalere erano l'entusiasmo e una vivacità sanguigna, brillantemente sostenuta dalla verve ritmica di Roberto de Angelis.

Negli ultimi due anni Roberto ha proseguito felicemente il suo itinerario, come virtuoso dei tamburi a cornice, come cantante, talvolta come leader, sempre guidato da grande passione per la musica popolare; ha fatto parte di varie formazioni, tra cui TaranQuartet e Koralira.
Di Mimmo, Andrea e Gabriele naturalmente sappiamo tutto.

Ad Andrea, in particolare, un grazie per avermi raccontato gran parte di quel che ho qui riferito.

I TaranProject si raccontano

Cresce l'attesa per lo Special Event di sabato 16 aprile alle 19, presso la nuovissima Casa della Cultura di Locri.
Sarà l'occasione per festeggiare i TaranProject dopo due anni di successi travolgenti, soprattutto nella Locride, e di formulare loro il più convinto augurio per lo sviluppo nazionale ed internazionale che la loro carriera finalmente avrà da qui in avanti.
A maggio vi sarà il lancio in grande stile del cd sul mercato nazionale, curato da una etichetta tra le più importanti in Italia: la CNI, che ha messo sotto contratto il gruppo, è decisa a puntare forte su di loro.
La serata di Locri si propone dunque come un fatidico rito di passaggio, il buon viatico che l'amore, l'entusiasmo degli appassionati storici tributerà ai propri beniamini, pronti a spiccare il volo.
Lo celebreremo assieme a loro, rivivendo tra Parole e Musica, come recita il titolo dell'evento, un'avventura artistica eccezionale, che merita un momento di ricapitolazione e consapevolezza. L'esecuzione dei loro classici brani - ma in un'inedita veste semiacustica! - si alternerà ai racconti di Mimmo e Cosimo, ed ai Pensieri di tutti noi che a questa incredibile parabola abbiamo da tempo imparato a riconoscere un significato che va ben al di là della cronistoria. Ha investito le nostre emozioni, le nostre vite, gli incontri, le scoperte e riscoperte, la partecipazione, la condivisione... soprattutto il sogno realizzato di un modo nuovo e gioioso di vivere la socialità nelle piazze calabresi.