Mimmo e Cosimo, Cosimo e Mimmo.... due cuori, come dice bene Giovanna ogni sera, che battono a ritmo terzinato: Tàtata, tàtata, tàtata!
Lo sappiamo da sempre che la la forza spettacolare dei TaranProject scaturisce da questo duplice pulsare all'unisono. Può un organismo vivere a lungo con due cuori? Sì, quello dei TaranProject può, e questa anomalia è ciò che lo rende unico e irresistibile.
Delle storie precedenti di Mimmo con i TaranKhan e di Cosimo con i SonuDivinu abbiamo già raccontato in altre occasioni, e di come furono l'intuizione e la volontà paziente di Fabio Macagnino, protagonista in entrambi i gruppi, a costruire le premesse del magico connubio, a renderlo possibile.
E' appunto di questo fatale incontro che qui si narra, di quando il torrente rigoglioso che scendeva dal TaranKhan si congiunse con la cascata sorgiva che zampillava dal SonuDivinu, per dar vita alla creatura formidabile che oggi si chiama TaranProject, ma che come una meravigliosa farfalla ha dispiegato le ali dopo esser stata dapprima bruco, e poi, come vedremo, perfino ...chiocciola!
I TaranKhan si erano sciolti attorno al 2004, col graduale trasmigrare di Stefano Simonetta e Francesco Loccisano verso l'ensemble di Eugenio Bennato; e Mimmo Cavallaro era rimasto virtualmente solo a perseguire in proprio l'avventuroso cammino, la risalita della fiumara della tradizione musicale locridea.
Nel frattempo Fabio Macagnino stava portando alla luce una nuova vena aurifera, il talento prodigioso di Cosimo Papandrea, con cui aveva formato i SonuDivinu, attivi dal 2006 al 2008.
Ma a Fabio, spirito inquieto, perennemente proteso ad inseguire i sogni artistici che come visioni preveggenti guidano il suo percorso, scocca la fatidica scintilla: è la primavera del 2007 quando Claudio La Camera, regista di una compagnia dal nome Teatro Proskenion, col quale già da anni Fabio collaborava, gli chiede la disponibilità a suonare al primo Festival del Teatro di Strada, a Reggio Calabria; Fabio pensa di portare con sé i musicisti che presiedono alle sue due anime più profonde: Mimmo, con cui ha collaborato per un decennio, e Cosimo, la sua recente scoperta, e di farli suonare assieme, fondendo i rispettivi gruppi. Claudio gli chiede di inserire anche qualche musicista reggino: vengono coinvolti i Sinoria del chitarrista Salvatore Familiari, e così nasce il primo embrione di quell'Orchestra di Musica Popolare su cui Fabio fantasticava da tempo.
Il gruppo prende il nome di Bassa Marea, a suggerire l'affiorare dei tesori sommersi che vengono in superficie quando l'onda si ritrae. Tre prove e via: il concerto si svolge il 1 luglio 2007 all'Arena di Reggio, ed è qui documentato da un video di non eccelsa qualità ma di eccezionale valore storico. La prima grande esibizione di Mimmo e Cosimo assieme.
Fu molto più che un trionfo: la scoperta inattesa, per una platea metropolitana, di quelle radici culturali che nella Locride già si andavano rivitalizzando, ma alle quali in città si guardava ancora con supponenza, come al retaggio imbarazzante di un passato rinnegato troppo sbrigativamente. Gli organizzatori avevano piazzato alcune file di sedie sotto il palco, e schierato addirittura un servizio d'ordine a loro difesa, ma già al terzo brano si registrò una festosa rivolta, le sedie furono accantonate, e si dovette far spazio per le danze scatenate cui tutto il pubblico si unì: un gesto liberatorio addirittura commovente, un ritrovare per incanto quel senso di comunità che in Calabria ha sempre un significato particolare. Nel corso della serata si unì al gruppo, per quattro brani, anche Eugenio Bennato, immancabile carismatica presenza in molti dei momenti cruciali delle vicende musicali calabresi. Eugenio si entusiasmò, in particolare di “Malarazza”, che subito ripropose coi suoi TarantaPower.
Altri concerti seguirono in quell'estate, in un crescendo di consensi, culminando nel Festival dello Stretto, di nuovo a Reggio, il 7 settembre. In Bassa Marea suonarono fra gli altri anche Peppe D'Agostino al bouzouki, Marinella Rodà alla voce, Demetrio Fortugno al clarinetto, Adolfo Zagari alla fisarmonica, Domenico Gervasi al flauto, Marco Modica al violino, per una formazione che contava ben 14 elementi.
Ma la strana creatura era destinata a liberarsi in fretta del bozzolo, per tramutarsi in qualcos'altro. Successe che le due componenti, reggina e locridea, non sempre si trovavano in unità d'intenti, e presto si giunse all'abbandono da parte dei Sinoria. Restano Mimmo, Cosimo, Fabio e compagnia: la Bassa Marea, ritirandosi, lascia sulla spiaggia una traccia luminescente: è la scia di una lumachina...
Karakolo Fool è il nome che la creatura ora si dà, dove Caracolo, che significa appunto chiocciola, è un riferimento all'omonima festa che si svolge a Caulonia il Sabato di Pasqua, evento di grande suggestione spirituale e scenografica, unico nel suo genere, mentre Fool si rifà alla componente teatrale, richiamando la figura proverbiale del folle scespiriano, incarnazione di un ideale di genuina e irriverente libertà creativa, che qualcuno definì “rozzezza squisita”.
Ne fanno parte, con Mimmo, Cosimo, e Fabio, Andrea Simonetta alla chitarra, Carmelo Scarfò al basso, Gabriele Albanese ai fiati e Manuela Cricelli alla voce, e inoltre gli attori Valerio Apice e Vincenzo Mercurio per l'aspetto teatrale. Nell'estate 2008 i Karakolo Fool partecipano al Tradizionandu a Cittanova, e tornano ad esibirsi acclamatissimi all'Arena di Reggio. Teatro Proskenion è il veicolo ideale per procurare al gruppo scritture importanti, anche all'estero: date in Irlanda, Germania, e addirittura oltreoceano in Argentina e Uruguay nel marzo 2009, gioiosa avventura ampiamente documentata su youtube.
Viene registrato un cd, e la presentazione ufficiale del disco è l'occasione per la definitiva consacrazione dei Karakolo Fool nella loro terra d'origine. L'evento (su youtube by Giupi!) si svolge il 7 marzo 2009 all'Auditorium di Roccella Ionica, ed è probabilmente questa la data da segnare sul calendario delle celebrazioni, quando sbocciò l'amore travolgente tra Mimmo, Cosimo e le genti della Locride. Altra indimenticabile esibizione il 20 aprile a Locri, nell'ambito della manifestazione Cantieri Culturali.
Lo spettacolo è ormai rodato a meraviglia, le canzoni sono portentose, il cd è pronto. Tutto lascia presagire che l'estate 2009 sarà intensissima per Karakolo Fool, e già si predispone con cura l'allestimento del palco, si firmano i primi contratti.
Invece segue una fase, breve e convulsa, in cui non tutto gira per il giusto verso. All'inizio dell'estate Fabio Macagnino decide improvvisamente per la chiusura del progetto Karakolo Fool.
Un'ultima traccia sul web la si trova in riferimento al concerto del 19 giugno 2009, all'interno del Carcere di Locri, ancora un evento particolare ed emblematico; ma probabilmente l'ultimo.
Molti dei brani in repertorio vengono tuttavia portati nelle piazze da Mimmo Cavallaro, che riprende la denominazione TaranProject; sempre più spesso a lui si unisce anche Cosimo, fino a formare un gruppo che ai Karakolo Fool somiglia quasi come una goccia d'acqua, se non per la rinuncia alla dimensione teatrale e agli intermezzi acustici di Manuela Cricelli, pregevole interprete dei brani di Rosa Balistreri. Manca naturalmente anche Fabio Macagnino, cui subentra Alfredo Verdini, giovane ma già stimatissimo tamburellista; alla mancanza di una voce femminile si sopperisce convocando in fretta Giovanna Scarfò, affidandole il compito di inserirsi alla meglio con cori e danze - e come la ragazza, nel giro di pochi mesi, oltre a dimostrarsi un'artista straordinaria, sia diventata una amatissima icona popolare, e il terzo cuore a battere a ritmo terzinato, è sotto gli occhi di tutti!
Quali siano state le vere ragioni di quest'ultima repentina metamorfosi è difficile dire: Fabio, con Claudio La Camera, pensava probabilmente ad un progetto di più ambizioso respiro, votato a un orizzonte internazionale, con un recital arricchito da una prospettiva teatrale e culturale in senso lato, e certamente in Karakolo Fool c'erano tutte le potenzialità per fare il botto sui palcoscenici d'Italia e del mondo. Forse l'istinto di Mimmo e Cosimo li ha spinti invece a ricercare l'immersione più profonda nella propria terra, come presentissero che il reiterare i concerti a casa propria (quasi duecento in un anno e mezzo!) avrebbe scatenato il montare di un'onda emotiva inarrestabile: chiamati, come per vocazione, a scolpire un segno di riscatto collettivo per la comunità della Locride, a porre la loro arte simbolicamente alla guida di un nuovo Rinascimento, per una regione da sempre imbrigliata nelle sue contraddizioni; e per loro personalmente ciò avrebbe significato un riscontro enorme in termini di ammirazione, affetto, sostegno, una generosa ricarica di energia creativa: oggi sono davvero pronti a rilanciarla ed affermarla su scala nazionale.
Rimpiangere quel che Karakolo Fool avrebbe potuto essere - visto quel che di stupefacente TaranProject è stato ed è - non avrebbe molto senso ora.
Della breve, abbagliante meteora Karakolo Fool rimane tuttavia, a imperitura memoria, un lascito prezioso, inscalfibile: il cd omonimo.
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