Niente concerti per un paio di settimane. I nostri amati sette si staranno riposando? E Mimmo in particolare sarà in adorazione del suo più recente miracolo, la bimba nata pochi giorni fa? Amorevolmente benvenuta non solo per parenti e amici intimi ma anche per un oceano di fans conquistati dalla commovente ninna nanna composta da Mimmo per i suoi boccioli di vita… che ora sono tre.
Niente concerti, e quindi tempo per raccogliere ricordi e idee. A partire, dopo tre mesi, dal Kaulonia Tarantella Festival: un colpo di fulmine dietro l’altro.
Ci siamo innamorati per prima cosa – chi di noi era nuovo, chi non l’amava già - di Caulonia, magnifica oasi di generosità creativa con le sue salite a spirale, le pietre chiare, le scale, le fontanelle ovunque, i cortiletti a sorpresa, le folate di brezza notturna, i sottopassaggi ad arco, i nomi doppi delle piazze, la gloriosa storia da ricordare.
Poi ci siamo innamorati quasi di ogni musicista o gruppo, ogni sera.
Fabio Macagnino, per esempio, che pure conoscevamo già come artista dalle molte sfaccettature, sperimentatore ispirato, artefice di geniali mescolanze. Vederlo sul palco di piazza Mese con i suoi Scialaruga è stata un’emozione diversa: che forza, che presenza scenica, che istinto nel tenere in pugno il pubblico!
E Francesco Loccisano allora, con le divine cascatelle di note che estrae dalla chitarra battente? E l’energia leonina del mitico Otello Profazio? L’agilità netta e brillante degli Invece? La potenza ricca, sapiente, colorita dei Lisarusa? E la dolcezza graffiata, la ruvidità avvolgente della voce di Micu Corapi?
(per non parlare, a proposito di Micu Corapi, del suo spettacoloso corso di tarantella reggitana tra calar del sole e crepuscolo: più rivelazione che insegnamento, trasmissione di segreti con pochi tocchi intuitivi, personali, da vicino, direi quasi intimi)
E quindi ogni sera ci siamo chiesti: ma non meritano tutti, ciascuno di questi artisti, la stessa ammirazione e lo stesso amore che viviamo verso i nostri TaranProject? Non sono tutti bravi, bravissimi, e anche dotati ciascuno di un’affascinante personalità? La risposta era ogni volta sì, certo, è proprio così.
Però poi arriva la sera di Mimmo Cavallaro & c. e ancora una volta accade quel qualcosa di unico, di irriducibilmente diverso. Ma che cos’è?
Beh, cari amici di questo blog, io la mia personale risposta penserei di averla trovata. E poiché un post non può essere troppo lungo, proverò a raccontarvela nel prossimo: “Uno e trino”.
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