In un lembo remoto d'Italia, la costa jonica calabrese attorno a Locri, è esploso nel 2009 un fenomeno musicale e culturale straordinario. Mimmo Cavallaro con i TaranProject ha tenuto in sei mesi oltre settanta concerti, conoscendo un successo via via sempre più travolgente, fino a suscitare un'autentica passione collettiva.
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Brindisi al 2013 con i TaranProject

dopo la mezzanotte in piazza a Caluonia Marina!

E la sera di Capodanno a Zungi (VV)

"Canto di Natale"

Val la pena di scomodare un nobile titolo Dickensiano per introdurre questo video del concerto del 16 dicembre (by hollyreggio) dove incastonata tra due diamanti senza tempo, Spagna e Stilla chjara, risplende la nuova perla di Mimmo; credo si tratti della canzone presente sul cd natalizio nelle edicole in questi giorni, come potrà confermare chi lo abbia già acquistato.



Sul sito di HollyReggio si possono godere i tre video in sequenza, per una mezz'ora abbondante di musica, con molte chicche: E' Natali di Cosimo, con il nuovo finale, la classica Li boni festi, e addirittura due brani amatissimi dai fan di vecchia data che assai raramente abbiamo la fortuna di ascoltare, L'armacera di Cosimo e Primavera spampinata di Mimmo!

Ai confini del jazz

E' un quartetto ad alta gradazione di TaranProject, quello che si esibirà stasera, 20 dicembre, a Villa San Giovanni.
Accanto ai nostri Gabriele Albanese e Alfredo Verdini c'è il grande Nour Eddine, che dei TP è ormai assiduo compagno e ...cugino; e perfino il bassista Pino Delfino vanta in curriculum la partecipazione ad una delle primissime formazioni raccolte da Mimmo Cavallaro, anni fa, sotto l'egida TaranProject.
Il nome del progetto è Makam, parola che designa uno stile musicale caratteristico della tradizione araba e turca.
La locandina parla di jazz, ma naturalmente in questo gustoso cous-cous non mancheranno gli intensi sapori etnici dalle due sponde del Mediterraneo.
Da non mancare!

"E nasciu lu bambineddhu..."

Così si intitola il cd natalizio presentato stamani a Reggio Calabria, cui hanno prestato le loro voci gli artisti che qui vediamo in affettuosa foto di gruppo

Ed ecco la lista delle canzoni.
Occhio naturalmente ai brani numero 5, 9 e 12!

Il cd sarà in vendita nelle edicole di Calabria nei prossimi giorni, abbinato a Il Quotidiano, o può essere richiesto direttamente a Elca Sound.

I doni sotto l'albero

Il Natale di Mimmo e Cosimo, dopo il prezioso concerto di ieri sera nel Santuario di Sant'Antonio a Reggio organizzato dall'Associazione Incontriamoci Sempre, riserva altre sorprese.

Ci sono i regali ...e che regali!
Domattina, martedì 18, presso la sede dell'Amministrazione Provinciale, sempre a Reggio, verrà presentato il nuovo cd "Salviamo il Natale", cui hanno donato un brano ciascuno i tre maestri Cavallaro, Papandrea e Profazio, così come altri bei nomi della musica popolare calabrese: la nostra bravissima Giovanna Scarfò, Mimmo Martino leader dei Mattanza, Paolo Sofia voce dei Quartaumentata...
Non ne sappiamo molto, se non che si tratta di inediti - e tanto basta a rendere elettrizzante l'aspettativa.

Natale con Mimmo e Cosimo

L'atmosfera delle feste natalizie, da sempre, si addice particolarmente ai TaranProject.
Non c'è bisogno di gran discorsi per spiegare il perché, basterà l'ascolto di due canzoni che tornano in repertorio proprio in questo periodo: Li boni festi ed E' Natali.
Quest'anno, poi, a Reggio Calabria c'è un appuntamento ad hoc, da non mancare assolutamente:




Quando volano i colombi cotti


Nel corso dello spettacolo 2012, che svolge la sua narrazione dosando accortamente emozioni e sorprese, arriva il momento dell'incantesimo. E' quando parte Sona Battenti, con la sua melodia dall'incedere sghembo; una canzone che fa storia a sé, delinea in pochi vigorosi tratti uno scenario fantastico nel quale immergersi e perdersi: parla proprio di strani incantesimi, e crea essa stessa un avvolgente sortilegio.
Il tema che viene svolto all'inizio sembra un classico: è il lamento del cantastorie, il cui lavoro non viene mai adeguatamente riconosciuto; è il rapporto viscerale che egli ha con la sua chitarra (battente, s'intende!), a cui si rivolge come a una persona; è il suo dispetto nel vedere che la donna desiderata, oggetto del suo incalzante corteggiamento canoro, potrebbe preferire un solido e gretto pecoraio a lui, l'ispirato aedo dei sentimenti, magari un po' scapestrato...

Ma ecco improvvisamente farsi luce nel brano, con quello straordinario effetto polifonico che conosciamo in tante canzoni di Mimmo, il mondo del pecoraio, con la forza dirompente di un richiamo che echeggia tra le forre e i pianori d'Aspromonte: “Trizzorè!” - già, perché questa misteriosa parola altro non è che un grido in uso tra i pastori quando radunano il gregge. Così il pecoraio parla alle sue bestie e le chiama a sé, in un linguaggio noto solo tra loro, come il cantastorie parla alla sua chitarra, condividendone pene e fatiche. Due universi messi a confronto, e alla bella di turno spetta la scelta: se io fossi donna – dice il cantante – non avrei dubbi!

Invece tutto prende a confondersi: il ritmo incalza e spiazza, e succedono “li cosi storti”.
Due immagini irresistibili descrivono questa realtà sottosopra - frutto di magheggi?, o è lo stordimento per il troppo suonare? - che sgomenta e sollecita al tempo stesso la risata liberatoria: c'è un'agguerritissima pattuglia di tre sorci grossi e tre piccini, che mettono in fuga ventinove gatti; e ci sono i colombi già cucinati che volano via, portandosi appresso pure i piatti!
Un turbine mischia le carte alla ragione, che perde il controllo sulla realtà; musicalmente un rapimento che esalta, fino a sfociare nella cadenza quasi marziale della danza conclusiva: Giovanna e Cosimo si fronteggiano, immersi in un cilindro di luce, è il momento del parossismo, ma anche della perentoria ricostituzione dell'ordine naturale; siamo ributtati di qua, come Alice di ritorno dal suo meraviglioso viaggio oltre lo specchio.

Non mancano, qui e là, com'è giusto che sia per questo brano, intriganti riferimenti, insolite presenze evocate in trasparenza: c'è un Mastro Ciccio da Gioiosa, mago della chitarra battente - come non pensare a Ciccio Loccisano? C'è un fratello che suona, e Mimmo indica Andrea – come non pensare a Stefano Simonetta? E anche il pastore, Cola, cela nel nome quello Zzi Cola che – me l'ha segnalato l'amico Giuseppe – in ambienti rurali calabresi rappresenta il Diavolo. Quanti misteri... e quanta fascinazione!



Per “Sona battenti” propongo due video da Youtube: la classica versione del 2009 (impeccabilmente filmata da Sarocrissemy) e quella di quest'anno (by Stilla Chjara), dove si apprezzeranno il nuovo ritornello vincente della pipita di Gabriele e il balletto finale.



Di seguito il testo, nei commenti la traduzione in italiano.

Sona battenti

Sona chitarra mia sona battenti,
li cordi su accordati una pè d'una,
li cordi sù accordati una pè d'una.

Mastru Cicciu da Gejusa, accordatimi sta chitarra,
accordatimilla bona, c'è me frati chi la sona,
accordatimilla bona, c'è me frati chi la sona.

Chitarra sì di lignu e soni tantu,
a cui 'nci duni spassu e a cui turmentu.
Eu vinna bella ccà pemmu vi tantu,
nommu pigghijati n'acinu d'abbentu.

Chitarra quantu è duci lu to sonu,
ma chi mi servi stu sonari 'nvanu.
Eu m'abbragu la vuci e tu lu tonu,
tu ti strudi li cordi ed eu la manu.

E trizzorè! e vota i peculi Cola meu,
e trizzorè! e vota i peculi Cola meu.
E si fussi fimmana eu pecurari non 'ndi vorrìa,
si fussi fimmana eu pecurari non 'ndi vorrìa.

E succediru a mia li cosi storti,
li surici u currìjanu li gatti,
li surici u currìjanu li gatti.

Tri suricedi e quattro suriciotti,
li currijianu a vintinovi gatti,
li currijiaru a vintinovi gatti.

E trizzorè! e vota i peculi Cola meu,
e trizzorè! e vota i peculi Cola meu.
E si fussi fimmana eu pecurari non 'ndi vorrìa,
si fussi fimmana eu pecurari non 'ndi vorrìa.

E succediru a mia li cosi storti,
mi la fujiru li palombi cotti,
mi la fujiru li palombi cotti.

Mi la fujiru li palumbi cotti,
mi la fujiru cu tutti li piatti,
mi la fujiru cu tutti li piatti.

E trizzorè! e vota i peculi Cola meu,
e trizzorè! e vota i peculi Cola meu.
E si fussi fimmana eu pecurari non 'ndi vorrìa,
si fussi fimmana eu pecurari non 'ndi vorrìa.