Sono tante, durante il concerto, le canzoni che invogliano al ballo, ma tra tutte la più irresistibile è forse questa.
Dipende dall'andamento vorticoso che la caratterizza: non solo nella melodia, ma anche nel testo, allegro e beffardo, che con essa si integra alla perfezione.
Si parte dall'immagine ad ampie volute di un Corvo Nero che va “giriàndo” attorno al primo verso, apparentemente senza scopo; ma il suo e nostro sguardo convergono subito risolutamente verso “chista ruga”, questa viuzza, dove sembra che il volatile intenda scendere a spirale, per cercare la fatidica “figghjola”.
E' come seguire un vertiginoso zoom cinematografico, che ben presto mette a fuoco un dettaglio ancor più minuzioso, la meravigliosa gabbia che susciterà l'ammirazione di tutti i mastri e i pittori; e poi ancora di più, dentro la gabbia, dove infine troviamo prigioniero il povero “cardillu”, il piccolo cardellino recluso per scontarvi la sua schiavitù d'amore.
La musica ha accompagnato questo precipitare del testo in un crescendo d'intensità, come se in cerchi concentrici si fosse caricata una molla: ora è pronta a sprigionare la sua energia nel turbine della tarantella più sfrenata, fino allo spalancarsi dell'ultimo verso, che dipinge di nuovo il volo disteso e libero del Corvo Nero: se ne va ancora giriàndo, solo e scornato; ma - lui sì - libero!
E allora ci pare questo, ancor più che l'amore e la gelosia, il vero tema del brano: un inno alla libertà, alla vita brada, ai vortici di passione che di tanto in tanto ci catturano, per rilanciarci poi verso il cielo aperto.
La canzone è di Cosimo, un classico fin dai tempi dei SonuDivinu: il modo in cui lui la conduce con piglio da oratore e funambolismi all'organetto, mentre Giovanna ne enfatizza con la danza la tensione centrifuga, e il resto del gruppo serra le fila attorno al ritmo incalzante, la fanno rifulgere come una scossa forte, cui nessuno, tra il pubblico, può rimanere insensibile.
E allora si gira, si balla, si fa il pieno di vitalità, si ride del corvo nero - e si vola via con lui.
Ecco qui il testo, e – come al solito - la traduzione in italiano nei commenti.
(Il bel video è di Vincenzo Logozzo e GiupiViola)
Corvu Nigru
O corvu nirgu chi
O corvu nirgu chi
O corvu nirgu chi va' girijandu
'nta chista ruga no'
'nta chista ruga no'
'nta chista ruga no' nc'è gucceria
E a sta figghjola chi
E a sta figghjola chi
E a sta figghjola chi tu va' cercandu
statti ben certu ca
statti ben certu ca
statti ben certu ca non voli a ttia
Teni nu giuvano'
Teni nu giuvano'
Teni nu giuvanott'o so' cumandu
pe' centu voti è me'
pe' centu voti è me'
pe' centu voti è megghju di tia
Fici na gaggia la
Fici na gaggia la
Fici na gaggia la fici pe' amuri,
cu li maneri mei
cu li maneri mei
cu li maneri mei la seppi fari
Chjamatimi 'sti ma'
Chjamatimi 'sti ma'
Chjamatimi 'sti mastri e 'sti pitturi
'mu stimanu 'sta ga'
'mu stimanu 'sta ga'
'mu stimanu 'sta gaggia quantu vali
la gaggia siti vui
la gaggia siti vui
la gaggia siti vui, rosa d'amuri
cardillu sugnu eu
cardillu sugnu eu
cardillu sugnu eu chi v'haju amari.
O corvu nirgu chi va' girijandu!
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Corvo Nero
RispondiEliminaO corvo nero che vai roteando
in questa strada non c'è carne.
Questa ragazza che vai cercando
stai certo che non vuole te.
Ha un giovanotto a suo comando,
per cento volte è meglio di te.
Feci una gabbia, la feci per amore,
con le mie arti la seppi fare.
Chiamatemi questi mastri e questi pittori,
che stimino questa gabbia, e quanto vale.
La gabbia sei tu, rosa d'amore,
cardellino sono io che ti devo amare.
O corvo nero che vai roteando!
Grazie: che testo splendido, e che splendida traduzione!
RispondiEliminaTi ricordi, Fildiferro, la prima volta che mi hai "tradotto" questo testo? Io, con occhio femminile, l'avevo visto come il punto di vista della ragazza, attratta ma proprio per questo sdegnosa di fronte ad un pretendente malandrino: "ehi, maschio predatore che vorresti prendermi con una zampata! io non sono alla tua portata. Io ho un bravo ragazzo ai miei comandi, cento volte migliore di te, che non solo ha costruito per amor mio con arte e sapienza una meravigliosa gabbia, ma che per amarmi ci si è recluso dentro diventando un cardellino: hai capito com'è alto il mio prezzo (nel caso volessi comprarmi)?". Tu mi hai traghettata sul versante maschile della storia, nel quale è il bravo ragazzo che affronta, battagliero, il predatore, e fa sfoggio di tutte le proprie carte vincenti: sono cento volte meglio di te, mi sono messo ai suoi comandi, le ho costruito con sapienza e maestria una splendida gabbia e per amarla mi ci sono addirittra chiuso dentro come un cardellino! Nessun dubbio che lei scelga me: via, gira, corvaccio".
Ma quello che scrivi oggi è un'illuminazione ancora diversa, e direi definitiva: la visione vertiginosa e avvitata, dall'alto, è il punto di vista del predatore, e dal suo punto di vista è lui, a lungo andare, il vincitore sicuro. "Ehi tu, bravo ragazzo, guarda come ti sei conciato. E pensare che saresti cento volte meglio di me! Ma a che ti serve? Per tenerti questa ragazza, che io saprei prendere con un colpo di becco, guarda cosa ti tocca fare: ti metti ai suoi comandi, costruisci con infinita pazienza e maestria un capolavoro di gabbia, e poi per amarla, povero scemo, ti fai piccolo piccolo, mite, innocuo come un cardellino, e vivi dentro la gabbia che ti sei costruito con le tue stesse mani. Sì sì', io me ne vado per oggi: goditi la "vittoria" che hai pagato a così caro e umiliante prezzo. Per oggi. Domani non si sa: io sono sempre qui sopra, mai stato ai comandi di nessuno, mai costruito niente, mai entrato in una gabbia. Ciao ciao, sono qui in alto, sempre corvo, sempre girìando".
E quindi? E quindi questo è uno di quei testi rari, perfetti, che hanno più letture e nei quali nessuna elimina le altre. Nessuna delle tre è "piatta": ciascuna, la canzone di sussiegio femminile, quella di amore devoto e geloso, quella di libertà e di orgoglio malandrino, ha rilievo, colore, poesia.
E stiamo parlando solo del testo!! Figurati, invece, che io quando ancora non la capivo l'adoravo come pezzo di pura musica dionisiaca.
Decisamente, questi tesori non finiscono mai di produrre meraviglia!
Un'aggiunta del mattino dopo. C'è in questo testo, nei suoi tre personaggi, un conflitto che va ben oltre l'amore: quello antropologico tra civiltà agricolo-artigiana (il bravo ragazzo) e "barbarie" di caccia, guerra e prevaricazione (il corvo). Antichissimo e attualissimo. Eppure non c'è dramma: miracolosamente tutto avviene dentro l'eden luminoso, tutto è avvolto dalla solita bellezza che ci abbraccia e ci include così come siamo.
RispondiEliminaCari amici , grazie per questo 'smontaggio' della canzone che, come nel caso di una macchinina, ci mostra tutti i pezzi, anche quelli nascosti dalla carrozzeria... facendoci così vedere meglio tutto il funzionamento e il movimento armonioso!
RispondiEliminaE si può ancora leggere, come è capitato a me,percependo i pretendenti come uno solo. In questo caso il dissidio creato dalla difficilissima scelta tra amore e libertà sarebbe lo sdoppiatore ! Meglio essere un corvo libero o uno schiavo d'amore ? Vecchissima umanissima e irrisolvibile questione! A ognuno la sua risposta...momentanea. Certo che quando l'amore splende , sente di poter fare a meno di tutto, persino del prezioso bene della libertà...
Caro Fildiferro, gabbia è 'caggia' con la 'C' iniziale, come nel francese 'cage'.
RispondiEliminaGrazie, Francesco Franco! sia per il contributo, penetrante come sempre, alla riflessione su questo bellissimo testo, che per l'osservazione ortografica: io mi ero attenuto a quanto riportato sul libretto del cd Karakolo Fool, dove c'è scritto proprio "gaggia"; può darsi si tratti di varianti locali?
RispondiEliminaSarebbe interessante indagare...
Sarei tranquillamente pronto a sostenere che non c'è una variante con la 'G',ma ti prometto un'ulteriore indagine :-)
RispondiEliminaSpero che nessuno si annoi, oppure che chi si annoia porti affettuosamente pazienza, perchè per me invece queste precisazioni sono interessantissime e prelibate!
RispondiElimina...bene, un rapido giro sul web sembra attestare "gaggia" in dialetto siciliano, e per lo più "caggia" per il calabrese; a questo punto la disputa si sposterebbe su quale sia la terra d'origine di questa canzone...
RispondiEliminaC'è tuttavia un proverbio cosentino che dice "L'acidduzzu nta' la gaggia nun canta p'amuri, canta pri raggia", che sembra straordinariamente a misura del nostro cardillu!
La mia 'certezza' si riferiva alla locride !
RispondiEliminaSe ci spostiamo in sicilia ( o a Cosenza che linguisticamente è lontana dalla locride più della sicilia ) allora può essere.
Così a questo punto, carissimi duellanti, si aprono almeno due, e forse più, filoni di ricerca. Il testo esisteva prima, almeno in alcune parti? qualcuno si ricorda di averlo sentito in passato, magari in altre forme? nella Locride, o dove? ma anche: chi ha trascritto materialmente i testi che accompagnano il cd? ci sono altre piccole differenze - ammesso che questa lo sia - tra i testi scritti e i testi cantati? e ci sono testi che cambiano nel tempo, che un anno fa venivano cantati in un modo e oggi in un altro? Tutto questo in attesa della sera di luglio in cui porremo la domanda a Cosimo e lui sotto le stelle ci risponderà pur essendo amorosamente occupato a riporre il suo organetto. E poi, Francesco Franco, ci dici qualciosa di più su questa distanza linguistica tra le diverse Calabrie? anch'io, pur essendo un'orecchiante approsismativa, ho la sensazione di udire suoni più familiari in bocca a certi siciliani che a certi calabresi di altre province: è una cosa risaputa? e si sa qualcosa delle ragioni storiche per cui è così? (chiedo ancora scusa a chi si annoia: lasciateci giocare con i testi e con le storie in questo mese senza concerti...)
RispondiEliminaCara Caterina, tutto il sud Italia , nella sua vastissima varietà ( paragonabile solo a situazioni presenti in India ) è influenzato da due poli fondamentali: Napoli e Palermo , due modelli linguistici molto diversi sia foneticamente che grammaticalmente. Ci sarebbe tanto da dire, ma l'importante è che questi due poli s'incrociano a metà Calabria dividendo la regione in due zone : a nord la parte 'bruzia' con sonorità e strutture di tipo napoletano, a sud la parte 'greca' con impronta nettamente siciliana.
RispondiEliminaDue differenze che saltano per prime all'occhio sono : il passato prossimo a nord e il passato remoto a sud, mentre nei suoni la differenza nel cosiddetto 'vocalismo', a nord vocali sfumate , indefinite mentre a sud vocali 'precise'(a,e,i,o,u ).
E' normale sentirsi linguiticamente più 'in famiglia' con un catanese che con un cosentino...
Ma chiudiamola qui altrimenti usciamo davvero dal seminato e rischiamo di annoiare qualcuno ! :-)
o corvo nero che cosa vai cercando...
RispondiEliminain questo rione non c'è carne
e questa ragazza che stai cercando stai certo che non vuole te...
ha un ragazzo ai suoi piedi che è cento volte meglio di te.
Ho fatto una gabbia e l'ho fatta per amore ed a modo mio l'ho saputa fare.
Chiamatemi questri maestri e questi pittori per stimare quanto vale questa gabbia.
la gabbia siete voi, rosa d'amore, ed io sono l'uccellino che vi deve amare.
o corvo nero che cosa vai cercando!!!
PIACIUTA QUESTA TRADUZIONE