il 31 dicembre, dopo la mezzanotte a Piazza Bottari.Apriranno la serata gli Scarma dei fratelli Scarfò - con Giovanna e Carmelo, e anche Antonia e Francesco!
--- per chi ama la musica di Mimmo e pensa che tutto il mondo debba conoscerla --- per chi ha voglia di scoprire un artista eccezionale - the next Big Thing!
il 31 dicembre, dopo la mezzanotte a Piazza Bottari.
e Mico Corapi, anche da dietro il set delle percussioni, profonde il suo originalissimo umore meticcio, di sapienza popolare e grinta urbana; danno vita ad una jam session locridea in cui le melodie tradizionali si intrecciano con le improvvisazioni, fraseggi in totale libertà creativa di uno stuolo di musicisti eccellenti, inclusi lo stesso Valerio Filippi e il mandoloncellista degli Epifani Barbers.
Un bel filotto in preparazione all'evento clou, in programma Venerdì 10 dicembre, di nuovo a Roma. La serata, presso il ZTL di via Sant'Eufemia a Piazza Venezia, prevede la proiezione di due cortometraggi e poi il concerto del gruppo di Mimmo Cavallaro, con la partecipazione straordinaria di Bungaro.
Ma a Fabio, spirito inquieto, perennemente proteso ad inseguire i sogni artistici che come visioni preveggenti guidano il suo percorso, scocca la fatidica scintilla: è la primavera del 2007 quando Claudio La Camera, regista di una compagnia dal nome Teatro Proskenion, col quale già da anni Fabio collaborava, gli chiede la disponibilità a suonare al primo Festival del Teatro di Strada, a Reggio Calabria; Fabio pensa di portare con sé i musicisti che presiedono alle sue due anime più profonde: Mimmo, con cui ha collaborato per un decennio, e Cosimo, la sua recente scoperta, e di farli suonare assieme, fondendo i rispettivi gruppi. Claudio gli chiede di inserire anche qualche musicista reggino: vengono coinvolti i Sinoria del chitarrista Salvatore Familiari, e così nasce il primo embrione di quell'Orchestra di Musica Popolare su cui Fabio fantasticava da tempo.
Altri concerti seguirono in quell'estate, in un crescendo di consensi, culminando nel Festival dello Stretto, di nuovo a Reggio, il 7 settembre. In Bassa Marea suonarono fra gli altri anche Peppe D'Agostino al bouzouki, Marinella Rodà alla voce, Demetrio Fortugno al clarinetto, Adolfo Zagari alla fisarmonica, Domenico Gervasi al flauto, Marco Modica al violino, per una formazione che contava ben 14 elementi.
Karakolo Fool è il nome che la creatura ora si dà, dove Caracolo, che significa appunto chiocciola, è un riferimento all'omonima festa che si svolge a Caulonia il Sabato di Pasqua, evento di grande suggestione spirituale e scenografica, unico nel suo genere, mentre Fool si rifà alla componente teatrale, richiamando la figura proverbiale del folle scespiriano, incarnazione di un ideale di genuina e irriverente libertà creativa, che qualcuno definì “rozzezza squisita”.
L'evento (su youtube by Giupi!) si svolge il 7 marzo 2009 all'Auditorium di Roccella Ionica, ed è probabilmente questa la data da segnare sul calendario delle celebrazioni, quando sbocciò l'amore travolgente tra Mimmo, Cosimo e le genti della Locride. Altra indimenticabile esibizione il 20 aprile a Locri, nell'ambito della manifestazione Cantieri Culturali.
le due bellissime canzoni di Rosa Balistreri rese da Manuela Cricelli con vibrante interpretazione - L'amuri ca v'haju, canto di devota e dilaniata passione, e Trenta Carrini, ballata di disilluse pene amorose; l'intramontabile Malarazza che fu di Domenico Modugno e torna ora a smuovere le coscienze e i visceri nella versione di Cosimo; Tarantella Brada che chiude sulla più celebre delle arie, familiare a tutti i suonatori di piazza locridei.
Ci siamo innamorati per prima cosa – chi di noi era nuovo, chi non l’amava già - di Caulonia, magnifica oasi di generosità creativa con le sue salite a spirale, le pietre chiare, le scale, le fontanelle ovunque, i cortiletti a sorpresa, le folate di brezza notturna, i sottopassaggi ad arco, i nomi doppi delle piazze, la gloriosa storia da ricordare.
Quando è Giovanna a cantare, la melodia si ritrova avvolta da un bianchissimo smalto. È come se le note si fossero addormentate in una notte fredda e buia in alta montagna, tutte nere, aggrovigliate e spinose come i ramoscelli di un roveto, e si svegliassero la mattina dopo nitidamente ricamate, avvolte di candida brina sotto un sole radioso. Quello che un tempo poteva essere stato spinoso e oscuro, una volta passato attraverso la voce di Giovanna splende di bianco, d’oro e d’argento.
Quando è Cosimo a cantare, ogni nota diventa rossa. C’è il fuoco della passione, della fierezza, dell’amore. C’è il sangue dello sdegno, dell’orgoglio, della derisione. Eppure fuoco e sangue non sono adatti a descrivere il rosso della voce di Cosimo, che non è né drammatica né arroventata: è anzi sorprendentemente giovane, fresca, limpida. Un rosso vivo, che brilla allegramente sotto il sole: quello dei peperoncini piccanti di Calabria.
E poi c’è la miracolosa voce di Mimmo, per la quale non è facile trovare le parole. Quando una melodia - o anche una semplice frase della vita quotidiana, a volte - passa attraverso la voce di Mimmo è come se entrasse lineare e compatta come una treccia contegnosa e ne uscisse sciolta in mille milioni di capelli con mille milioni di sfumature di colore ciascuna diversa dall’altra per un’infinitesimale variazione.
Voi, amatissimi TaranProject che possedete questa formula magica, restate insieme, vi prego, continuando a darci la prova che essa esiste. E noi cercheremo di afferrarla imparando a vivere anche noi non per noi stessi, non per un nostro traguardo né per la nostra vanità, ma per rendere vera e possibile la bellezza.
Venerdì 19 saranno ospiti del Rising Sun, in via delle Conce, per un evento dal titolo "Doniamo un sorriso ai bimbi", con ricavato in beneficenza.
Si fanno più frequenti le sortite dei TaranProject fuori casa, e Roma sta diventando ormai una seconda patria. Dopo il successo al Roma Tarantella Festival del mese scorso, e in vista di un altro grande evento in preparazione per dicembre, ecco Mimmo Cavallaro e il suo gruppo ospiti sabato del Caffè Latino, al Testaccio.
La sera di venerdì 22, gustosa anteprima locridea al Teatro Arcobaleno, in via Redi a Roma: concerto di Francesco Loccisano, che in trio con Mico Corapi e Vincenzo Oppedisano sta vivendo uno straordinario momento di grazia artistica; proporrà la musica scatenata e sognante del suo bellissimo cd "Battente Italiana".
E' uscito a fine agosto il nuovo cd, “Hjuri di Hjumari” (in italiano Fiori di Fiumare), con le canzoni che abbiamo iniziato a conoscere al Tempio Marasà a Locri lo scorso 28 giugno e che poi abbiamo imparato ad amare in oltre 50 concerti nei mesi estivi. Un'uscita quasi in sordina, con le prime copie disponibili nelle ultime due serate del Kaulonia Tarantella Festival (ma paradossalmente solo l'indomani della magnifica esibizione dei TaranProject al festival!), poi nei concerti successivi - e a Siderno se ne son vendute 850 in una sera! - in attesa del lancio in grande stile che avverrà prossimamente, con la conseguente distribuzione nazionale che questo manufatto di grande qualità merita.
Mimmo, la cui voce è più che mai una meraviglia della natura – ma quanto ancora dovremo attendere perché il mondo intero se ne accorga? - Cosimo, artefice di sfumature interpretative di straordinaria profondità, e Giovanna, la cui tavolozza espressiva non finisce di stupire arricchendosi di sempre nuove potenzialità. Ma è anche l'accuratezza e versatilità dei suoni a colpire, merito soprattutto degli ammennicoli percussivi del maghetto Alfredo, e del florilegio di fiati di Gabriele, che spazia dalla zumpettara dei pastori aspromontani al duduk di provenienza armena; Carmelo ed Andrea, fedeli al basso e alla chitarra classica, si confermano più che mai le insostituibili colonne del tempio, l'uno pilastro ritmico e l'altro bastione armonico.
possente manifestazione del talento di Cosimo, e Parrami di lu suli, che flirta con gli stilemi del pop di classe. E c'è anche Hjiuri di hjiumari: non la canzone che dà il titolo al disco, ma in verità quella che dal disco il titolo l'ha ricevuto; già, perché a giugno questo brano s'intitolava Sapuri di pajsi, e da allora è sbocciato e divenuto davvero smagliante; il confronto con la versione ancora in fieri ascoltata a Locri rivela il virtuoso apporto della mandola di Mimmo Epifani, un nuovo struggente assolo di pipita di Gabriele, una nuova più incisiva intonazione nell'intarsio vocale di Giovanna; e perfino il semplice inserimento di una parola in più nel testo, quel “hjuri” che è servito a riprendere il titolo del cd, ha generato un delizioso sbilanciamento nel cantato, come un lieve strabismo di Venere che dona fascino enigmatico.
menzione particolare per il manipolo di eroici fan di Bianco, giunti col pullman organizzato dalla parrocchia, che hanno animato il fine serata improvvisando tra i tavolini dello stand la classica rota; organettista d'eccezione un disponibilissimo Cosimo Papandrea, presenti e coinvolti anche gli altri TaranProject, in un abbraccio conviviale che ci ha ripagato, almeno in parte, del concerto memorabile che stava per essere, e che è stato comunque per metà.
Ben presto - dopo l'emozionante esordio di luglio - è successo quello che in cuor nostro pensavamo davvero non fosse possibile succedesse, o almeno non così presto. Avevamo atteso con trepidazione, a fine giugno, lo sbocciare dei Hjiuri di Hjiumari, i nuovi brani: li ascoltammo amorevolmente, con attenta benevolenza, e ci piacquero subito, ci compiacemmo di come i TaranProject fossero riusciti a non scendere di un millimetro dallo standard artistico di eccellenza assoluta; eppure... con ancor maggiore trepidazione avevamo spiato sera dopo sera quali, tra le canzoni amate da tutti, avrebbero dovuto farsi da parte, per lasciar spazio ai brani nuovi: bellissimi, sì, eppure in qualche modo crudeli per questo loro ruolo di giustizieri dei predecessori. E covavamo nell'animo lo strazio di non ascoltar più Figghjiu figghjiu, Jocu di la palumbella, Corvu nigru...
La voce prodigiosa di Mimmo racconta l'amore fraterno, accogliente, l'armonia con la natura e con gli altri, l'attaccamento alla terra d'origine, l'amicizia virile, e poi l'amore per i bambini nella Ninna Nanna affidata al canto di Giovanna. E di questi amori ci narra anche esitazioni, inquietudini, schermaglie, nostalgie, dilemmi, struggimenti... Una sottile vena enigmatica, che è la sua cifra stilistica distintiva, scorre in tutti i brani, schiudendoli a letture molteplici, a suggestioni armoniche ora avvolgenti, ora evocative.
Da Cosimo ci facciamo guidare nei trasalimenti della melodia di “Citula d'Argento”, lungo volute ascendenti che, come in un immanente affresco barocco, ci conducono verso l'empireo della musica, dove risuona il ritornello del paradiso:
Giovanna si impone sempre più come una inesauribile forza generatrice per i TaranProject; le sue seconde voci sono un impeccabile sostegno per i due solisti, le sue coreografie spontanee ed espressivamente perfette accompagnano i testi, li illustrano al volgo svelandone ogni riposto significato; il suo canto affascina e travolge; inoltre balla con Gabriele, intrattiene il pubblico, si occupa affettuosamente delle dediche... Con Giovanna sul palco, davvero, la meravigliosa giostra gira all'unisono, e tutti “L’arceji cantanu ‘nta su giardinu!”
Grande successo a Roma per il Tarantella Festival, e trionfo per i TaranProject!
Non sono state frequenti le esibizioni dei TaranProject fuori dalla Calabria in questi mesi – sarà colpa del troppo amore delle piazze locridee, che non vogliono lasciarli liberi neanche una sera? - benché tutte accompagnate da grande successo: a Verona, a Chivasso, a Carpignano. Si annuncia dunque come un'occasione da non perdere la loro partecipazione mercoledì 8 settembre al Roma Tarantella Festival.
E' un evento, questo Festival, che ha i crismi dell'eccezionalità, per più di un motivo: è la prima edizione, e si parte subito alla grande, con nomi di prestigio in arrivo tanto dalla Calabria come dalla Puglia; ma, soprattutto, è una manifestazione che mostra di possedere una identità già ben caratterizzata, poiché poggia su un'idea forte, che mi sembra di poter sintetizzare così: la Realizzazione del Sogno. Non è un caso che l'apertura sia dedicata alla presentazione del libro “Operazione armi ai partigiani” di A. Cavallaro, che ricostruisce le vicende della Repubblica Rossa di Caulonia, controversa eppur straordinaria esperienza, nel 1945, di passione politica e slancio idealista: sono qualità ancora ben vive nella Caulonia socialmente partecipe e coraggiosa di oggi, con i suoi progetti di accoglienza e integrazione rivolti ai migranti di ogni latitudine; e l'indomani si parlerà di un altro testo, quel "Taranta Revolution" di G. Albanese di cui qui già si è detto, a sua volta gioiosa rappresentazione di una moderna Utopia rivoluzionaria pacifista.
Ma, infine, il sogno che si realizza a Roma è anche quello portato avanti con passione, caparbietà e tanto impegno da Valerio Filippi, musicista romano di nascita e cauloniese d'adozione, l'artefice di questa manifestazione che getta arditamente un ponte tra la realtà particolare del piccolo paesino ionico e il grande palcoscenico della città eterna: quasi a voler proporre, sotto l'egida della musica popolare di qualità, un modello di convivenza e partecipazione che proprio nella città della politica (mal) praticata può rappresentare un'alternativa credibile e a portata di mano, ridare fiato all'immaginazione delle persone, al sogno – perchè no? - di un nuovo possibile umanesimo.