In un lembo remoto d'Italia, la costa jonica calabrese attorno a Locri, è esploso nel 2009 un fenomeno musicale e culturale straordinario. Mimmo Cavallaro con i TaranProject ha tenuto in sei mesi oltre settanta concerti, conoscendo un successo via via sempre più travolgente, fino a suscitare un'autentica passione collettiva.
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Al Luna Park dei TaranProject


La parola chiave dello spettacolo 2012 è Meraviglia:
stupore e appagamento insieme.
Come quando da bambini ci si aggirava eccitati, stropicciandosi gli occhi, tra giostre gigantesche e sensazionali attrazioni, inondati di colori e suoni, avidi di emozioni, brividi, trasalimenti.


Quest'anno ad accoglierci è la pipita di Gabriele, che tratteggia melodiosi arabeschi, preannunziandoci che è di sogni, di visioni e d'altre mirabilie l'universo in cui andiamo a immergerci.
Subito siamo carpiti da Citula d'argento, la più alata delle sinfonie terzinate, e dalla seduzione inestinguibile di Massaru. Dopo un'accoppiata del genere, capita di pensare, cos'altro di meglio potrà seguire?
Ma c'è appena il tempo di rendersi conto delle novità più evidenti:
quanto è diventato vivido e dettagliato il sound, con il nuovo basso di Carmelo così tonico e risonante; come il progetto luci - merito di Antonio Sposato - ha ora una caratterizzazione precisa, capace di costruire un'avvincente narrazione per immagini; e c'è qualche secondo di silenzio e buio tra un brano e l'altro, a conferire più individualità e risalto a ciascun quadro sonoro.
Nell'insieme l'impressione è di una straordinaria messa a fuoco complessiva, che ci permette di godere dello spettacolo nel suo totale splendore. Ma non si tratta affatto solo di accorgimenti tecnici, perché decisiva rimane la capacità di convogliare e condividere emozioni, da sempre l'asso nella manica dei TaranProject; ora è la manica di un abito ancor più elegante.

Cominciano a fioccare altre sorprese:
in un firmamento di bagliori luminosi parte una “Passeggera” sibilante e quasi elettronica, Giovanna si staglia roteando muccaturi argentati come fossero alabarde spaziali; l'accostamento con il testo rancoroso e graffiante rende questa canzone inquieta e bellissima.
“Sona battenti”, ritornata dopo due anni di assenza, è tirata a lucido e rifulge, il nuovo riff di Gabriele alla pipita ne è l'ideale compimento, la dimostrazione di come solo all'arte sia concesso di rendere ancor più perfetto ciò che già lo è di suo.
In Virrinedda il proverbiale triplice finale viene offerto e impugnato con sapienza irresistibile da Cosimo, che per tutta la serata rivelerà doti di istrione e tempi scenici formidabili; sarà il controcanto a Giovanna che fa da squisita padrona di casa, prodiga di virtù artistiche ed umane inesauribili.
Sona ssu tamburu è diventata ancora più espressiva, fino a culminare nel flash cinematografico di Alfredo che percuote la grancassa inondata di luce.
In mezzo ai soliti pezzi da novanta - Mulinarella, Passa lu mari, Spagna... - si colloca a pieno titolo Stafanazzu, già assurta a classico senza tempo, ennesimo saggio della qualità vocale sopraffina di Mimmo.
Osserviamo Andrea, magistrale architetto delle armonie, Alfredo che è ormai l'incarnazione del ritmo, Carmelo che espande il suo regno dalle basse frequenze verso escursioni solistiche, Gabriele ricamatore di inedite variazioni...

Ma è tempo di saltare sulla giostra più divertente, quella che ci solleva in ampie volute col Corvu nigru, ci fa girar la testa con li cosi storti della Palumbella, ci cattura nel ballo vorticoso della Seduzione, per adagiarci infine nel dondolio rassicurante di Pizzicarella: è stupefacente come l'andamento canzonatorio di questa buffa filastrocca si muti pian piano nell'affettuoso ritornello che ospita le presentazioni dei musicisti, e l'unisono tra lira calabrese e fischiotti è una prelibatezza sublime, musicoterapia per l'anima.
Dopo i canonici bis - con Vurria, Santu Roccu, il bagno di folla, e Stilla chjara - il finale è lo stesso dello scorso anno.
Già, e chi mai avrebbe potuto desiderare che cambiasse? Ritorna, più che mai pertinente e liberatoria, la benedizione della Tarantella guappa, con Mimmo e Cosimo che si passano la borraccia come Coppi e Bartali sulle vette del Tour, entusiasmandoci e conducendoci altrettanto in alto.


Evviva cu balla, come sempre; ma ancor di più, quest'anno, evviva chi non balla e sta assorto, per non perdersi un fotogramma o una nota di uno spettacolo fantastico; evviva chi, rimasto a bocca aperta per due ore, la chiude alla fine solo per sussurrare: “Che meraviglia!”

La scaletta

Citula d'argento (Cosimo, con Giovanna)
Massaru (Mimmo)
Japri ssu barcuni (Cosimo)
Passeggera (Mimmo, con Giovanna)
Lu stessu cielu (Mimmo)
Virrinedda (Cosimo)
Sona battenti (Mimmo)
Tarantella d'amuri (Mimmo)
Sona ssu tamburu (Giovanna)
Hjuri di hjumari (Mimmo, con Giovanna)
Mulinarella (Cosimo)
Laroggiu d'amuri (Cosimo)
Cioparella (Mimmo)
Passa lu mari (Mimmo)
Stafanazzu (Mimmo, con Cosimo e Giovanna)
Spagna (Cosimo)
medley: Corvu nigru (Cosimo) – Jocu di la palumbella (Mimmo) – Tarantella della seduzione (Mimmo) – Pizzicarella (Cosimo)
Vurria (Giovanna)
Santu Roccu (Mimmo) – con processione tra il pubblico
Stilla chjara (Cosimo)
Tarantella guappa – U jimbusedu – Tarantella finale (Mimmo e Cosimo)

1 commento:

  1. Cosa aggiungere a questa descrizione così perfetta e appassionata di un'arte che davvero 'osa' migliorare ciò che è già eccelso?
    Un'arte, un equilibrio, un intreccio, una fonte le cui radici affondano dentro quella bellezza che riesce sempre a stupirci....

    Cosa aggiungere se non un grande applauso a Filippo/Fildiferro,testimone attento ,discreto e costante di quello che consideriamo fin dall'inizio un autentico fenomeno.... perchè le luci sul palco vengono accese non soltanto dai tecnici , ma anche da quell'emozione dove l'artista e lo spettatore s'incontrano in profondità..

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