E che fine anno sarebbe, senza il concerto dei TaranProject?
Torna anche la bella tradizione di festeggiare con un brindisi artistico di eccelsa qualità, come fu due anni fa.
Stelle di Natale
Fantastica accoppiata di anteprime al Teatro di Gioiosa Ionica, con i nuovi cd in uscita per due artisti che non hanno uguali al mondo:
la chitarra battente di Francesco Loccisano, con Mastrìa,
e la voce calabrese di Mimmo Cavallaro, con Sacru et Profanu.
La prima immagine di Sacru et Profanu,
con Mimmo in versione professorale...
la chitarra battente di Francesco Loccisano, con Mastrìa,
e la voce calabrese di Mimmo Cavallaro, con Sacru et Profanu.
La prima immagine di Sacru et Profanu,
con Mimmo in versione professorale...
Sabato in concerto
per gli auguri di Natale,
a Lazzaro di Motta San Giovanni.
Nei commenti qui sotto i link ad una bella serie di video della serata,
by courtesy of Domenico Meduri.
a Lazzaro di Motta San Giovanni.
Nei commenti qui sotto i link ad una bella serie di video della serata,
by courtesy of Domenico Meduri.
Briganti e mulinaru, tata meu!
Viaggio tribolato, quello per giungere a Lumezzane, avversato dalla nebbia e da una lunga coda al posto di blocco dei Forconi, ma, imboccata finalmente la Val Trompia, eccoci sul posto.
Manca Cosimo, purtroppo, rimasto a casa indisposto, e il concerto cambia un po'.
Ma il rammarico per l'assenza del maestro dell'organetto e della lira è ben presto lenito dai doni che Mimmo e Giovanna ci elargiscono: alcune canzoni che non sentivamo da tempo, e che canzoni!
Si staglia luciferino il Mulinaro, ritorna un Brigante da brividi, la Palumbella vola alta con i riff del sassofono di Gabriele, una fremente intensissima Mariola avvince tutti: bresciani e calabresi del Nord, fedelissimi giunti da Taurianova e chi arriva dal Veneto, dal Piemonte, da Aosta.
Anche la conclusione è diversa: niente tarantella finale, ci sono invece in dolcissima sequenza Stafanazzu e Li boni festi, che ci accarezzano e cullano in un arcaico sogno natalizio di lumini baluginanti nel buio, con la neve immacolata e l'incanto di un focolare, amurusamenti.
Manca Cosimo, purtroppo, rimasto a casa indisposto, e il concerto cambia un po'.
Ma il rammarico per l'assenza del maestro dell'organetto e della lira è ben presto lenito dai doni che Mimmo e Giovanna ci elargiscono: alcune canzoni che non sentivamo da tempo, e che canzoni!
Si staglia luciferino il Mulinaro, ritorna un Brigante da brividi, la Palumbella vola alta con i riff del sassofono di Gabriele, una fremente intensissima Mariola avvince tutti: bresciani e calabresi del Nord, fedelissimi giunti da Taurianova e chi arriva dal Veneto, dal Piemonte, da Aosta.
Anche la conclusione è diversa: niente tarantella finale, ci sono invece in dolcissima sequenza Stafanazzu e Li boni festi, che ci accarezzano e cullano in un arcaico sogno natalizio di lumini baluginanti nel buio, con la neve immacolata e l'incanto di un focolare, amurusamenti.
Brescia richiama...
e i TaranProject rispondono,
per la terza volta in poco più di un anno.
Dopo le due serate primaverili a Borgosatollo, ora è la volta di Lumezzane: imperdibile rendez-vous con tutti gli appassionati che stanno al Nord, per una volta fortunati destinatari di questo meraviglioso regalo di Natale.
Il concerto si svolgerà al Palazzetto dello Sport - al coperto, quindi - in via Cefalonia 53/55, in zona industriale. Uscita autostradale consigliata ad Ospitaletto, poi si prosegue per la Valtrompia.
Un numero di cellulare per informazioni: 3355449599
Eccoli, arrivano - faci friddu, neh!
per la terza volta in poco più di un anno.
Dopo le due serate primaverili a Borgosatollo, ora è la volta di Lumezzane: imperdibile rendez-vous con tutti gli appassionati che stanno al Nord, per una volta fortunati destinatari di questo meraviglioso regalo di Natale.
Il concerto si svolgerà al Palazzetto dello Sport - al coperto, quindi - in via Cefalonia 53/55, in zona industriale. Uscita autostradale consigliata ad Ospitaletto, poi si prosegue per la Valtrompia.
Un numero di cellulare per informazioni: 3355449599
Eccoli, arrivano - faci friddu, neh!
Sacru et Profanu
Le O sono diventate U, e ora c'è anche un'immagine, che potrebbe verosimilmente essere la copertina del doppio cd di imminente uscita.
Dopo l'appuntamento mancato a Palizzi, stasera a Rende finalmente la presentazione dell'attesissimo progetto solista di Mimmo Cavallaro, con Francesco Loccisano e Andrea Simonetta.
Dopo l'appuntamento mancato a Palizzi, stasera a Rende finalmente la presentazione dell'attesissimo progetto solista di Mimmo Cavallaro, con Francesco Loccisano e Andrea Simonetta.
La repubblica di Cavallaro
Il cammino del Sonu tour ha da tempo doppiato la boa del suo spumeggiante clou estivo, e prosegue in acque placide la navigazione invernale.
E' il momento di qualche riflessione su uno spettacolo che già era stato magistralmente descritto e interpretato nel momento del suo nascere, ma che poi è andato naturalmente acquisendo la sua forma compiuta e perfetta.
Vive di tre momenti distinti, a scandire una narrazione appassionante che si dipana come un romanzo dal respiro storico.
All'inizio c'è il Mito.
Giovanna è la vestale che avanza tra i fumi di scena, mentre sul ribollire primordiale dei suoni di hang e fujara si alza la sua ieratica invocazione, ed è la Genesi del suono:
"Sonu di mari, sonu di munti. Sona lu ventu, canta la terra..."
Parte con un arpeggio favoloso la canzone che con termine dotto definiremo mitopoietica, generatrice di un'epopea, è quella dei Lestrigoni fecondatori della costa jonica e immaginari artefici di una primigenia tarantella: la leggenda di Ciano, già raccontata qui, immancabilmente ci rapisce e ci proietta in un universo di epiche visioni.
E per rimanere nelle alate sfere dello spirito, cosa meglio di Citula d'argento, insuperabile archetipo musicale?
Anche Cioparella, che come una fenice si rigenera diversa ad ogni estate, è nobilitata da inedite ricercatezze nell'arrangiamento, e l'impetuosa Pe'ttia ha una maestà rusticana.
E' festa è festa dipinge un mirabile affresco di paesaggi pastorali, culminando nella chiama emozionante dei mulini (Gozza, Crochi, Rubbinu, Tumba...) che disegna i confini di un microcosmo toponomastico e sociale, vero protagonista della vicenda che il concerto va svolgendo.
Dopo Passeggera, gemma arcaica e moderna al tempo stesso, arriva un trittico di delizie d'amor cortese: Mulinarella, Tarantella nova, e poi...
Ma si approssima il momento cruciale dello spettacolo, che si rivelerà in un brano di grande spessore: Castrum Vetus scorre i secoli tra altre vicende mitiche, di pirati e briganti, fino alle concitate scene di massa, fino al grido che risuona con forza inesorabile:
"Rivoluzioni, rivoluzioni!"
Poco prima, era stato Cosimo a innescarla, la Rivoluzione, con il suo tango tarantato Gira la testa mia, in cui i moti (di rivoluzione, appunto) della Luna e degli Astri precipitano nel vorticare della gonna, proprio al centro della rota nella piazza, che fa tremare la terra e ribalta il mondo. Altro che semplice canzone d'amore! Cosimo pone la donna nel fulcro gravitazionale dell'universo contadino calabrese, riconoscimento copernicano di una radice matriarcale che da sempre è forte e vivifica.
Il riferimento della canzone di Mimmo invece è alla Repubblica Rossa di Caulonia, 1945, di cui fu artefice e leader il sindaco di allora. Che si chiamava - guarda un po' - Cavallaro.
Ed è proprio la Repubblica di Cavallaro quella che viene figurativamente proclamata a questo punto del concerto, trasparente metafora di quel che è successo davvero in fondo alla Calabria in questi anni, dall'esplosione dei TaranProject in poi.
Come ogni repubblica che si rispetti, anche la loro s'ispira a principi costituzionali, a valori che vengono richiamati e stabiliti con solenne chiarezza: ecco il medley che cita alcuni tra i consolidati successi degli anni scorsi, cominciando da quel manifesto sublime di fratellanza che è U salutu:
"Saluti, bona genti, simu amici..."
e concludendo con uno dei ritornelli più travolgenti, quello di Massaru, rilanciato con grande effetto scenografico al riaccendersi dei fari sul palco dopo l'intermezzo semiacustico, intimo e affettuoso.
Fatta la rivoluzione, instaurato un nuovo modo di vivere nella condivisione le piazze dei paesi, è l'ora del Buon Governo, che viene amministrato con consumata sapienza, consentendoci di goderci i grandi classici, gli irresistibili: Virrinedda, Spagna, Passa lu mari, Santu Roccu... e poi Vurria, Stilla chjara; unico brano relativamente recente, tra questi, è quel formidabile Stafanazzu che l'habitus della classicità l'ha indossato fin dalla sua prima esecuzione.
I titoli di coda sono ancora e sempre per il gobbetto che va alla fiera, u Jimbusedu, e per la Tarantella guappa che raduna i cuori e scatena i corpi, nell'apoteosi festosa che da cinque anni, e cinquecento concerti, si rinnova.
Siamo tutti cittadini felici nella Repubblica dei TaranProject.
La scaletta del concerto 2013
Sonu - Cianu
Citula d'argentu
Cioparella
Pe'ttia
Sona ssu tamburu
E' festa è festa
Passeggera
Mulinarella
Tarantella nova
Gira la testa mia
Castrum vetus
Medley:
- U salutu
- Corvu nigru
- Peppinella
- Malarazza
- Massaru
Virrinedda
Patruni meu
Hjuri di hjumari
Spagna
Passa lu mari
Santu Roccu
Vurrìa
Stafanazzu
Stilla chjara
Tarantella guappa - U jimbusedu
Difendiamo la musica
Lo scorso 3 novembre un terribile incendio doloso ha colpito e quasi distrutto il Museo dello Strumento Musicale a Reggio Calabria.
Un gesto vile e incivile, che riecheggia nefasti precedenti contro la cultura, come i roghi di libri che la Storia ricorda.
Immediata è stata la mobilitazione di associazioni e singoli musicisti con iniziative a sostegno della ricostruzione del Museo; stasera, lunedì 2, ci sarà il concerto dei Tamburi del Sud con alcuni ospiti illustri sul palco, e tra questi ci sono Mimmo Cavallaro e Francesco Loccisano.
Sarà la volta buona per ascoltare finalmente qualcuno dei brani che non si son potuti sentire a Palizzi sabato scorso!
Al Teatro Politeama Siracusa, corso Garbaldi 165 a Reggio.
Ecco una bella immagine dei musicisti a fine serata: con Mimmo e Francesco ci sono anche Andrea Simonetta e Alfredo Verdini, che dei Tamburi del Sud è una delle colonne, e poi Luca Scorziello, leader del gruppo, e Mimmo Martino dei Mattanza...
Un gesto vile e incivile, che riecheggia nefasti precedenti contro la cultura, come i roghi di libri che la Storia ricorda.
Immediata è stata la mobilitazione di associazioni e singoli musicisti con iniziative a sostegno della ricostruzione del Museo; stasera, lunedì 2, ci sarà il concerto dei Tamburi del Sud con alcuni ospiti illustri sul palco, e tra questi ci sono Mimmo Cavallaro e Francesco Loccisano.
Sarà la volta buona per ascoltare finalmente qualcuno dei brani che non si son potuti sentire a Palizzi sabato scorso!
Al Teatro Politeama Siracusa, corso Garbaldi 165 a Reggio.
Ecco una bella immagine dei musicisti a fine serata: con Mimmo e Francesco ci sono anche Andrea Simonetta e Alfredo Verdini, che dei Tamburi del Sud è una delle colonne, e poi Luca Scorziello, leader del gruppo, e Mimmo Martino dei Mattanza...
Sacro e profano
I rumours che già dall'estate scorsa circolavano prendono forma: Mimmo Cavallaro sta lavorando da tempo ad un progetto discografico con Francesco Loccisano, che dona nuova linfa ad un dialogo artistico che ebbe origine nei TaranKhan e non si è mai interrotto.
Vi prende parte anche Andrea Simonetta, ne fa fede questa foto scattata sulla spiaggia di Roccella in giorni di ben altro tepore.
Il trio di chitarre e voce va alla riscoperta delle antiche canzoni calabresi, riproponendole in una dimensione intima e riflessiva,
attingendo ai temi classici racchiusi tra le due polarità del titolo qui sopra, che verosimilmente sarà anche quello del cd che uscirà presto.
Ma intanto c'è l'occasione di una straordinaria anteprima,
sabato 30 novembre a Palizzi.
La manifestazione che ospita l'evento è di grande prestigio: Paleariza, il più nobile e innovativo dei festival calabresi di musica popolare, e non solo.
Che quest'anno si moltiplica, prolungando il consueto programma estivo in un inedito bis invernale, sempre con la formula coraggiosa e vincente della musica abbinata ai trekking, alla gastronomia locale e all'ospitalità squisita dei borghi grecanici.
Il concerto, per timore della pioggia già annunciata, si svolgerà al coperto, nella suggestiva chiesa sconsacrata di San Sebastiano nel centro di Palizzi Superiore; mai come stavolta, non c'è motivo di rimpiangere la rinuncia alla piazza, poiché la location prescelta possiede una magia speciale che sublimerà il suono incantatore della battente di Francesco e della voce di Mimmo, promessa di estasi estetica e balsamo spirituale per i fortunati presenti.
A Palizzi si arriva per una strada tortuosa e ardita, che d'estate regala panorami abbacinanti, e che a novembre immaginiamo spettrale e non meno emozionante, ideale preludio ad una serata che annuncia sensazioni intense, sospese in uno spaziotempo da favola.
Per Mimmo Cavallaro si tratta, oltretutto, di un ritorno al Paleariza dopo quattro anni: su quel palco, a Staiti, si esibirono il 6 agosto del 2009 i TaranProject allo stato quasi ancora embrionale - in cinque, non c'era ancora Cosimo, Gabriele era di là da venire, e Giovanna era ad una delle prime uscite col gruppo.
Fu la prima volta anche per me tra il pubblico, il giorno della mia personale folgorazione, la consapevolezza subitanea di assistere alla nascita di un fenomeno musicale destinato ad esplodere presto in un successo fragoroso.
C'è su youtube un'estratto del Jocu di la Palumbella di quella sera (video di Pietro Mangiola)
Il ricordo indimenticabile di quando tutto cominciò, piccolo omaggio a Mimmo per una ricorrenza: oggi, 29 novembre, è il suo compleanno.
Auguri, maestro!
Post scriptum
Purtroppo il concerto è stato annullato. L'ha avuta vinta il maltempo, che d'inverno in Calabria fa sul serio, non meno del sole d'estate...
Vi prende parte anche Andrea Simonetta, ne fa fede questa foto scattata sulla spiaggia di Roccella in giorni di ben altro tepore.
Il trio di chitarre e voce va alla riscoperta delle antiche canzoni calabresi, riproponendole in una dimensione intima e riflessiva,
attingendo ai temi classici racchiusi tra le due polarità del titolo qui sopra, che verosimilmente sarà anche quello del cd che uscirà presto.
Ma intanto c'è l'occasione di una straordinaria anteprima,
sabato 30 novembre a Palizzi.
La manifestazione che ospita l'evento è di grande prestigio: Paleariza, il più nobile e innovativo dei festival calabresi di musica popolare, e non solo.
Che quest'anno si moltiplica, prolungando il consueto programma estivo in un inedito bis invernale, sempre con la formula coraggiosa e vincente della musica abbinata ai trekking, alla gastronomia locale e all'ospitalità squisita dei borghi grecanici.
Il concerto, per timore della pioggia già annunciata, si svolgerà al coperto, nella suggestiva chiesa sconsacrata di San Sebastiano nel centro di Palizzi Superiore; mai come stavolta, non c'è motivo di rimpiangere la rinuncia alla piazza, poiché la location prescelta possiede una magia speciale che sublimerà il suono incantatore della battente di Francesco e della voce di Mimmo, promessa di estasi estetica e balsamo spirituale per i fortunati presenti.
A Palizzi si arriva per una strada tortuosa e ardita, che d'estate regala panorami abbacinanti, e che a novembre immaginiamo spettrale e non meno emozionante, ideale preludio ad una serata che annuncia sensazioni intense, sospese in uno spaziotempo da favola.
Per Mimmo Cavallaro si tratta, oltretutto, di un ritorno al Paleariza dopo quattro anni: su quel palco, a Staiti, si esibirono il 6 agosto del 2009 i TaranProject allo stato quasi ancora embrionale - in cinque, non c'era ancora Cosimo, Gabriele era di là da venire, e Giovanna era ad una delle prime uscite col gruppo.
Fu la prima volta anche per me tra il pubblico, il giorno della mia personale folgorazione, la consapevolezza subitanea di assistere alla nascita di un fenomeno musicale destinato ad esplodere presto in un successo fragoroso.
C'è su youtube un'estratto del Jocu di la Palumbella di quella sera (video di Pietro Mangiola)
Il ricordo indimenticabile di quando tutto cominciò, piccolo omaggio a Mimmo per una ricorrenza: oggi, 29 novembre, è il suo compleanno.
Auguri, maestro!
Post scriptum
Purtroppo il concerto è stato annullato. L'ha avuta vinta il maltempo, che d'inverno in Calabria fa sul serio, non meno del sole d'estate...
La scelta del vino
Foto scattata pochi giorni fa a Bianco, alla festa del vino nuovo.
Sorge spontanea la domanda: Bianco o Rosso?
Sorge spontanea la domanda: Bianco o Rosso?
TaranProject a Bianco!
Arriva in extremis la conferma della serata, che come si legge sul manifesto prevede un menù ricco di leccornie per stomaci forti, e infine il dessert che tutti aspettano: il concerto dei TP. Accompagnato naturalmente da un bicchiere di Greco, vino passito di prestigio assoluto, e dalla passione speciale che contraddistingue da sempre i fan di Bianco.
Nel tempio della Musica
L'occasione è solenne: per la Locride si schiudono le porte del più prestigioso complesso multifunzionale italiano dedicato alle sette note, l'Auditorium Parco della Musica di Roma.
A varcare la fatidica soglia, per presentare il suo nuovo cd in uscita in questi giorni, è Francesco Loccisano, maestro universalmente riconosciuto della chitarra battente.
Ed esponente di spicco, va da sè, di quel nucleo straordinario di artisti le cui gesta andiamo seguendo su queste pagine: Loccisano - prima della notorietà raggiunta al fianco di Eugenio Bennato - fece parte dei TaranKhan, ed ha collaborato in quasi tutti i progetti discografici dei TaranProject, per poi intraprendere una fortunata carriera solista. Astro di prima grandezza, quindi, nella costellazione, piccola ma luminosissima, dell'Unda Jonica.
Non è un caso che ad accompagnarlo in questo battesimo ci siano Vincenzo Oppedisano, già negli Scialaruga, e Mico Corapi, soul man di Calabria, co-autore di Spagna e Japri ssu barcuni.
E in veste di ospite - udite, udite - Mimmo Cavallaro, che presterà la sua voce magistrale alle melodie cristalline delle battenti.
Un'anticipazione, oltretutto, di quel progetto, Sacro e Profano, che andrà prendendo forma dal 30 novembre in poi. Presto ne sapremo di più.
Ma oggi è il giorno di Francesco Loccisano, e del nuovo disco "Mastrìa". Il concerto si intitola, come uno dei brani, Kaos Kalabro.
E sarà un caos gioioso e creativo quello che si scatenerà stasera alle 21 nella sala del Teatro Studio.
Gran finale con il Calabrazil!
Nei commenti qui sotto il bel resoconto di Giuseppina.
A varcare la fatidica soglia, per presentare il suo nuovo cd in uscita in questi giorni, è Francesco Loccisano, maestro universalmente riconosciuto della chitarra battente.
Ed esponente di spicco, va da sè, di quel nucleo straordinario di artisti le cui gesta andiamo seguendo su queste pagine: Loccisano - prima della notorietà raggiunta al fianco di Eugenio Bennato - fece parte dei TaranKhan, ed ha collaborato in quasi tutti i progetti discografici dei TaranProject, per poi intraprendere una fortunata carriera solista. Astro di prima grandezza, quindi, nella costellazione, piccola ma luminosissima, dell'Unda Jonica.
Non è un caso che ad accompagnarlo in questo battesimo ci siano Vincenzo Oppedisano, già negli Scialaruga, e Mico Corapi, soul man di Calabria, co-autore di Spagna e Japri ssu barcuni.
E in veste di ospite - udite, udite - Mimmo Cavallaro, che presterà la sua voce magistrale alle melodie cristalline delle battenti.
Un'anticipazione, oltretutto, di quel progetto, Sacro e Profano, che andrà prendendo forma dal 30 novembre in poi. Presto ne sapremo di più.
Ma oggi è il giorno di Francesco Loccisano, e del nuovo disco "Mastrìa". Il concerto si intitola, come uno dei brani, Kaos Kalabro.
E sarà un caos gioioso e creativo quello che si scatenerà stasera alle 21 nella sala del Teatro Studio.
Gran finale con il Calabrazil!
Nei commenti qui sotto il bel resoconto di Giuseppina.
Tutti all'Oktoberfest!
Per concludere in gloria il breve Tour centroeuropeo, non si può mancare al più classico degli appuntamenti autunnali.
Ma no, non stiamo parlando di Monaco di Baviera, e più che al malto e al luppolo il pensiero corre al peperoncino, perché la festa si chiama Centofiori Oktoberfest, e si svolge a Soverato.
I TaranProject vi si catapulteranno in volo, direttamente da Zurigo.
Ma no, non stiamo parlando di Monaco di Baviera, e più che al malto e al luppolo il pensiero corre al peperoncino, perché la festa si chiama Centofiori Oktoberfest, e si svolge a Soverato.
I TaranProject vi si catapulteranno in volo, direttamente da Zurigo.
Dalla Francia alla Svizzera
Da Lyon a Baden, nei pressi di Zurigo, dove i TaranProject si esibiranno sabato 19, attesi anche là dall'entusiasmo di tanti connazionali.
E anche in questo caso si tratta di un ritorno:
a chi incontra i TaranProject, una sola volta non basta mai!
E anche in questo caso si tratta di un ritorno:
a chi incontra i TaranProject, una sola volta non basta mai!
Mais... c'est une cornemuse!
Prime immagini, comparse su Facebook, del concerto francese dei TaranProject. Con una sorpresa: la foto non è granché, ma quella cosa bianca sfocata che si intuisce tra le braccia di Gabriele è inequivocabilmente una zampogna!
Ed ecco un bell'esempio di segnaletica stradale franco-calabrese.
Ed ecco un bell'esempio di segnaletica stradale franco-calabrese.
Lione Terzo
Sull'onda lunga delle fortunate esibizioni di due anni fa,
i TaranProject ritornano in Francia, sabato 12.
A Saint Bonnet de Mure, vicino a Lyon, ormai sono di casa!
i TaranProject ritornano in Francia, sabato 12.
A Saint Bonnet de Mure, vicino a Lyon, ormai sono di casa!
T.P. Comics
Già in passato abbiamo giocato con qualche foto scattata dal nostro amico Piero Positivo. Ecco un'altra formidabile sequenza, in cui Piero ha colto un allegro pissi-pissi bao-bao tra Mimmo e Cosimo.
Non sembra la strip di un fumetto?
E non sarebbero perfetti, i nostri eroi, per essere i protagonisti di una striscia di successo, i novelli Bibì & Bibò – oppure, cinematograficamente, Totò e Peppino?
Se qualche volta vi è capitato di osservare i dialoghi sul palco, ingegnandovi a decifrare il labiale, vi suonerà del tutto verosimile lo scambio di battute con cui ho provato a riempire i fumetti.
Aiuto, Mimmo, ho un problema:
non mi ricordo più che pezzo dobbiamo suonare adesso...
Ahi ahi, Cosimo, non hai studiato la scaletta!
Ma sai che, a dir la verità, neanch'io me la ricordo?
Pure io sono impreparato...
Sai che facciamo? Chiediamo un suggerimento al primo della classe, al secchione...
Eh, già...
Io le so tutte!
Non sembra la strip di un fumetto?
E non sarebbero perfetti, i nostri eroi, per essere i protagonisti di una striscia di successo, i novelli Bibì & Bibò – oppure, cinematograficamente, Totò e Peppino?
Se qualche volta vi è capitato di osservare i dialoghi sul palco, ingegnandovi a decifrare il labiale, vi suonerà del tutto verosimile lo scambio di battute con cui ho provato a riempire i fumetti.
Aiuto, Mimmo, ho un problema:
non mi ricordo più che pezzo dobbiamo suonare adesso...
Ahi ahi, Cosimo, non hai studiato la scaletta!
Ma sai che, a dir la verità, neanch'io me la ricordo?
Pure io sono impreparato...
Sai che facciamo? Chiediamo un suggerimento al primo della classe, al secchione...
Eh, già...
Io le so tutte!
Sonu di zampogna
...lu teni 'nta la testa.
E ce l'aveva in testa davvero da tanto tempo, Gabriele, l'idea di portare la zampogna sul palco dei TaranProject. Da tre anni almeno.
E' successo, in modo magicamente estemporaneo, a Pieve Emanuele: si trattava di decidere come iniziare il concerto, stante l'assenza dello hang e della fujara, strumenti un po' ingombranti e perciò rimasti a casa; niente introduzione con le suggestive sonorità esotiche cui siamo abituati, dunque, niente invocazione di Giovanna come preludio a Ciano.
A Pieve erano presenti alcuni valenti suonatori di musica tradizionale, primi tra tutti i conterranei di Alfredo, i favolosi Zampognari di Cardeto; e così per Gabriele non è stato difficile prendere a prestito una bella ciarameda. Con quella è zompato sulla scena e – vinti anche i capricci di un amplificatore che non la voleva smettere di ronzare e spernacchiare – ha intonato il mitico Sonu d'Aspromonte: un subitaneo incanto ipnotico ha avvolto una platea già caldissima, predisponendo gli animi ad un concerto memorabile.
Con i sette TP in gran forma, visibilmente lusingati dall'abbraccio di un pubblico diverso da quello usuale (eppure, anche a Milano, tutti conoscevano i versi delle canzoni a memoria! e tantissimi persino l'ordine di successione dei brani in scaletta...) e più che mai generosi di sé e della propria splendida arte.
E ce l'aveva in testa davvero da tanto tempo, Gabriele, l'idea di portare la zampogna sul palco dei TaranProject. Da tre anni almeno.
E' successo, in modo magicamente estemporaneo, a Pieve Emanuele: si trattava di decidere come iniziare il concerto, stante l'assenza dello hang e della fujara, strumenti un po' ingombranti e perciò rimasti a casa; niente introduzione con le suggestive sonorità esotiche cui siamo abituati, dunque, niente invocazione di Giovanna come preludio a Ciano.
A Pieve erano presenti alcuni valenti suonatori di musica tradizionale, primi tra tutti i conterranei di Alfredo, i favolosi Zampognari di Cardeto; e così per Gabriele non è stato difficile prendere a prestito una bella ciarameda. Con quella è zompato sulla scena e – vinti anche i capricci di un amplificatore che non la voleva smettere di ronzare e spernacchiare – ha intonato il mitico Sonu d'Aspromonte: un subitaneo incanto ipnotico ha avvolto una platea già caldissima, predisponendo gli animi ad un concerto memorabile.
Con i sette TP in gran forma, visibilmente lusingati dall'abbraccio di un pubblico diverso da quello usuale (eppure, anche a Milano, tutti conoscevano i versi delle canzoni a memoria! e tantissimi persino l'ordine di successione dei brani in scaletta...) e più che mai generosi di sé e della propria splendida arte.
Sabato 21 a Pieve Emanuele, Milano
L'estate sta finendo, cantavano i Righeira negli spensierati Anni Ottanta.
Ed anche il circuito di concerti Calariasona, nei quali i TaranProject sono stati la più incisiva e fulgida punta di diamante, approda alla sua tappa finale: dopo la fitta teoria di serate calabresi si chiude con un ardito slancio verso Nord, a Pieve Emanuele, periferia sud di Milano, dove già un anno fa i TP raccolsero grande successo.
Con un Cosimo in più nel motore, stavolta!
Ed anche il circuito di concerti Calariasona, nei quali i TaranProject sono stati la più incisiva e fulgida punta di diamante, approda alla sua tappa finale: dopo la fitta teoria di serate calabresi si chiude con un ardito slancio verso Nord, a Pieve Emanuele, periferia sud di Milano, dove già un anno fa i TP raccolsero grande successo.
Con un Cosimo in più nel motore, stavolta!
Petri 'ncastedati
Qui si narra di antiche vicende, che risalgono a cinque millenni or sono. Solo le pietre ormai ne conservano memoria.
Si racconta di un manipolo di naviganti stremati dal gran vagare per mare, fuggiti da un destino di combattimenti e violenze senza senso e senza fine, forse la guerra di Troia; vanno inseguendo un diverso ideale, di pace e prosperità; hanno ripudiato il loro paese di origine col suo cancro guerresco, sognano una terra dove gettare nuova e sana radice.
L'archeologo catanzarese Tolone, che per primo scoprì e raccolse le loro vestigia, li chiamò Pelasgi, popolo del mare. Ma forse si tratta dei Lestrigoni di cui anche Omero narrò, uomini giganti dalla forza smisurata.
Non portano con sé null'altro che le urne funerarie dei loro sovrani defunti, la più profonda traccia di un passato che si sono lasciati dietro le spalle, ma che è la loro storia e identità.
Sbarcano finalmente sulla costa ionica calabrese, nei pressi di Focà, alla foce della fiumara Allaro, vicino a Caulonia, e si volgono subito verso l'Aspromonte: via dalle coste infestate dai pirati, alla ricerca di una nuova patria.
Dev'esser costato uno sforzo immane, anche ai giganti, trascinare le grandi pietre dei loro monumenti funebri fin sopra l'altopiano di Ciano, nelle Serre.
Ma quando il condottiero, sedutu supr'a na petra, guarda lu mari di la muntagna, e la sua visione spazia tra le tonalità inesauribili di marroni di ocra di verdi di grigi, di azzurri e celesti, sente dentro di sé l'onnipotenza, ed è di nuovo Re.
Tutti gli enormi macigni sono stati portati lassopra, e incastellati, ricostruendo i monumenti; al calar delle tenebre l'insediamento è compiuto, e i Lestrigoni, ebbri di stanchezza, fieri e frementi, s'inventano una danza turbinante, nella quale ballano monti, pietre, madri, padri, figli, funghi, la notte, la luna, il sole, il re sul trono.
La prima tarantella calabrese, forse.
Il brano ci arriva, a sua volta, dalla protostoria dei TaranProject, dai tempi di Karakolo Fool. Viene riproposto nel nuovo cd Sonu, oltre a fungere da epica apertura del concerto 2013: la musica accompagna il racconto con un incipit dai toni lirici e uno svolgimento modellato sulla sinuosa onomatopea del serpente leopardino – sciamma gai sciamma gai – fino a sfociare nel finale dirompente e dionisiaco.
I megaliti incastellati dedicati ai Re del Mare si trovano nell'odierno territorio del comune di Nardodipace; tra i graffiti là rinvenuti, risalenti all'Età del Rame, nel simbolo della Luna è raffigurato un triangolo, che sembra puntare proprio in direzione di Ciano; l'antica popolazione osservava il culto del Dio serpente: il colubro leopardino è un rettile tipico della macchia mediterranea; la Collezione Tolone si trova presso il Museo di Girifalco, Catanzaro.
Ecco il testo, con traduzione in italiano nei commenti.
Ciano
Triangulu di Luna, triangulu di cima,
populu di mari 'nchjana lu Cianu.
Nu rre sedutu supr'a na petra
guarda lu mari, guarda lu mari,
guarda lu mari di la muntagna.
Genti chi 'nchjana carricata di guerra
'ntra li friscuri, 'ntra li friscuri,
'ntra li friscuri di Cianu.
Collezione Tolone, popolo del mare,
madri che portano i figghji da Focà allu munti.
Serpenti leopardini amici, amici di casa,
si rivigghjanu in primavera al profumo dei faggi.
Scia mmagai, scia mmagai, ti nda ven'e ti nda vai
Scia mmagai, scia mmagai, ti nda ven'e ti nda vai
Collezione Tolone, pirati di lu mari,
quanti misteri ancora sutt'a li petri.
Scia mmagai, scia mmagai, ti nda ven'e ti nda vai
Scia mmagai, scia mmagai, ti nda ven'e ti nda vai
Dalle alture, dalle alture si rimira lu mari.
Città del Sole, città di lu rame.
Scia mmagai, scia mmagai, ti nda ven'e ti nda vai
Scia mmagai, scia mmagai, ti nda ven'e ti nda vai
E poi a notte fonda, nel piano di Ciano,
Lestrigoni ballare!
Tarantella di lu suli, di la notti, di la luna, di lu rre 'ntronatu
- 'ncastedati - di li stidi, di li patri, di li funghi, di li figghji,
di li matri, di li patri, di li petri - 'ncastedati.
Abballati abballati, s'on viditi non criditi,
sunnu cos'e meravigghja chisti petri 'ncastedati!
Sabato 14 a Reggio Calabria
dove i TP ritornano per la quarta volta quest'anno.
Concerto sul lungomare più bello d'Italia, dove le palme secolari e i sontuosi Ficus Magnolioidi accoglieranno l'Omino dell'Albero dei TaranProject.
Concerto sul lungomare più bello d'Italia, dove le palme secolari e i sontuosi Ficus Magnolioidi accoglieranno l'Omino dell'Albero dei TaranProject.
Le divinità di Caulonia
Non si son registrati molti commenti - su facebook né altrove sul web - riguardo alla serata finale del Kaulonia... E sì che l'attesa, per l'incontro dei TP con Antonella Ruggiero, era grande. E la piazza gremita più che mai, sabato scorso.
Cosa pensare? Qualche aspettativa delusa? O forse l'evento, conficcato a fondo nel cuore della notte cauloniese, è stato così intenso da bruciare fino all'osso le energie di appassionati già esausti per la lunga attesa, lasciandoli appagati e senza parole?
Finalmente ci soccorrono le impressioni di La Catarinà, che quest'anno sta assumendo il ruolo di inviata speciale ai grandi eventi, e come sempre ha saputo cogliere riverberi e suggestioni che ci rivelano i colori e le rotondità delle emozioni. Perché una serata con i TaranProject non è mai soltanto un concerto.
31 agosto, minuscola falce di luna calante, ultima serata del Kaulonia Tarantella Festival.
Il concerto si apre con i travolgenti e poderosi Tamburi del Sud, ma la piazza ribolle nell’attesa di quello che accadrà dopo la mezzanotte.
Appare finalmente Giovanna nel suo prezioso abito verde muschio, con l’albero-simbolo dei TaranProject cesellato in argento sulle braccia: sembra sbucata per noi dalle umide frescure di un suo segreto “felicissimu boscu di alberi e frundi” - e invece ha lavorato sodo come presentatrice fino a pochi minuti fa. E non solo lei: tutti i sette appaiono in forma smagliante, pronti a fare faville. È il “miracolo del palco”, al quale ci siamo sempre più abituati man mano che l’estate avanzava: concerti lontanissimi uno dall’altro, ore e ore di viaggio tutti i santi giorni, qualcuno dei sette con gli occhi lucidi di febbre un minuto prima di entrare in scena, qualcun altro che piomba in un sonno invincibile un minuto dopo, eppure sul palco tutti perfetti, brillanti, affiatati e radiosi dall’inizio alla fine.
È così anche stasera, come sempre: la bellezza ormai familiare si rinnova, perfetta, acquistando sfumature nuove in ogni piazza.
La chiesa che fa da sfondo a piazza Mese regala ai giochi di luce uno spazio più compatto e disteso, facendone risaltare la grazia. Mi trovo a immaginare come sia crescere a Caulonia, dove le divinità sono così favorevoli. Questo, stasera percorso da occhi, bolle, tracce e frammenti luminosi, è un campanile molto diverso da quelli che, in altre parti del mondo, additano il cielo come un dito scarno dall’unghia appuntita. Questo sta sulla terra con noi; fa pensare piuttosto a una buona mamma sulla porta della cucina, a una brava fornaia sulla porta del panificio.
Anche i santi di Caulonia sono così: il sabato di Pasqua, democraticamente incolonnate – santi, Gesù, Madonna, senza inutili formalità gerarchiche – le statue percorrono a serpentina (a Caracolo…), senza saltarne una, ogni pietra della piazza gremita, guardandoci bene con gli occhioni aperti ben disegnati e ben dipinti, come premurosi padroni di casa o navigati maggiordomi in grado di cogliere con istinto sicuro ogni nostra necessità. Pronti a darci una mano come la Madonna a Cana: “figlio, hanno finito il vino: che dici, ci pensiamo noi?”.
Dev’essere bello crescere accompagnati da divinità così benevole. Magari è per questo che gli abitanti di Caulonia sanno fare belle anche le rivoluzioni: prendendo le armi quando era necessario, e oggi invece imbracciando la lira e la chitarra battente.
Fatto sta che ascoltare qui “Castrum Vetus” è un’altra cosa. “Rivoluzioni Rivoluzioni” non suona come un eroico tentativo del passato: sembra avvenire oggi, sembra finalmente possibile senza armi, nella generosa bellezza di una cultura che torna a vivere, nella ritrovata passione di stare tutti insieme e di affratellarci “sutt'a lu stessu cielu” con altri diseredati del mondo.
Tutti questi pensieri scorrono in sordina mentre si snoda la solita scaletta, più qualche felice ricomparsa, ma anche meno qualcosa: mancano all’appello pezzi-gigante come “Gira la testa mia”, “La virrinedda”, “Passa lu mari”… Tutti speriamo che siano stati tenuti in serbo per un prezioso carosello finale insieme alla grande Antonella Ruggiero: e così è.
Quando finalmente lei arriva - minuta, gentilissima, incantata dall’energia esplosiva della piazza traboccante – scopriamo che la sua voce, già fenomenale nelle celebri e storiche registrazioni con e poi senza Matia Bazar, dal vivo è, miracolosamente, ancora più ricca, colorita, duttile, davvero portentosa. Una delle pochissime, forse la sola voce italiana che può regalare qualcosa di unico a un gruppo che possiede già tre meravigliosi cantanti. La voce di Antonella trasvola sopra le strofe, gioca ad assottigliarsi e ad arricchirsi di timbri, piroetta, fa le capriole: una meraviglia.
E poi ancora, anche quest’anno, il finalone col botto. Antonella, i TaranProject e tutti i Tamburi del Sud in un tripudio di percussioni e voci che fa tremare la piazza. Caulonia festeggia e balla tutta intera fino all’ultimo filo di fiato. Rivoluzioni! Rivoluzioni! La facciamo così: nella gioia, nella creatività, nella costruzione di ponti culturali.
È praticamente l’alba quando ci congediamo da Caulonia e dalle sue premurose divinità.
Arrivederci all’agosto del 2014, per altre meraviglie!
Il video del gran finale di nottata:
Cosa pensare? Qualche aspettativa delusa? O forse l'evento, conficcato a fondo nel cuore della notte cauloniese, è stato così intenso da bruciare fino all'osso le energie di appassionati già esausti per la lunga attesa, lasciandoli appagati e senza parole?
Finalmente ci soccorrono le impressioni di La Catarinà, che quest'anno sta assumendo il ruolo di inviata speciale ai grandi eventi, e come sempre ha saputo cogliere riverberi e suggestioni che ci rivelano i colori e le rotondità delle emozioni. Perché una serata con i TaranProject non è mai soltanto un concerto.
31 agosto, minuscola falce di luna calante, ultima serata del Kaulonia Tarantella Festival.
Il concerto si apre con i travolgenti e poderosi Tamburi del Sud, ma la piazza ribolle nell’attesa di quello che accadrà dopo la mezzanotte.
Appare finalmente Giovanna nel suo prezioso abito verde muschio, con l’albero-simbolo dei TaranProject cesellato in argento sulle braccia: sembra sbucata per noi dalle umide frescure di un suo segreto “felicissimu boscu di alberi e frundi” - e invece ha lavorato sodo come presentatrice fino a pochi minuti fa. E non solo lei: tutti i sette appaiono in forma smagliante, pronti a fare faville. È il “miracolo del palco”, al quale ci siamo sempre più abituati man mano che l’estate avanzava: concerti lontanissimi uno dall’altro, ore e ore di viaggio tutti i santi giorni, qualcuno dei sette con gli occhi lucidi di febbre un minuto prima di entrare in scena, qualcun altro che piomba in un sonno invincibile un minuto dopo, eppure sul palco tutti perfetti, brillanti, affiatati e radiosi dall’inizio alla fine.
È così anche stasera, come sempre: la bellezza ormai familiare si rinnova, perfetta, acquistando sfumature nuove in ogni piazza.
La chiesa che fa da sfondo a piazza Mese regala ai giochi di luce uno spazio più compatto e disteso, facendone risaltare la grazia. Mi trovo a immaginare come sia crescere a Caulonia, dove le divinità sono così favorevoli. Questo, stasera percorso da occhi, bolle, tracce e frammenti luminosi, è un campanile molto diverso da quelli che, in altre parti del mondo, additano il cielo come un dito scarno dall’unghia appuntita. Questo sta sulla terra con noi; fa pensare piuttosto a una buona mamma sulla porta della cucina, a una brava fornaia sulla porta del panificio.
Anche i santi di Caulonia sono così: il sabato di Pasqua, democraticamente incolonnate – santi, Gesù, Madonna, senza inutili formalità gerarchiche – le statue percorrono a serpentina (a Caracolo…), senza saltarne una, ogni pietra della piazza gremita, guardandoci bene con gli occhioni aperti ben disegnati e ben dipinti, come premurosi padroni di casa o navigati maggiordomi in grado di cogliere con istinto sicuro ogni nostra necessità. Pronti a darci una mano come la Madonna a Cana: “figlio, hanno finito il vino: che dici, ci pensiamo noi?”.
Dev’essere bello crescere accompagnati da divinità così benevole. Magari è per questo che gli abitanti di Caulonia sanno fare belle anche le rivoluzioni: prendendo le armi quando era necessario, e oggi invece imbracciando la lira e la chitarra battente.
Fatto sta che ascoltare qui “Castrum Vetus” è un’altra cosa. “Rivoluzioni Rivoluzioni” non suona come un eroico tentativo del passato: sembra avvenire oggi, sembra finalmente possibile senza armi, nella generosa bellezza di una cultura che torna a vivere, nella ritrovata passione di stare tutti insieme e di affratellarci “sutt'a lu stessu cielu” con altri diseredati del mondo.
Tutti questi pensieri scorrono in sordina mentre si snoda la solita scaletta, più qualche felice ricomparsa, ma anche meno qualcosa: mancano all’appello pezzi-gigante come “Gira la testa mia”, “La virrinedda”, “Passa lu mari”… Tutti speriamo che siano stati tenuti in serbo per un prezioso carosello finale insieme alla grande Antonella Ruggiero: e così è.
Quando finalmente lei arriva - minuta, gentilissima, incantata dall’energia esplosiva della piazza traboccante – scopriamo che la sua voce, già fenomenale nelle celebri e storiche registrazioni con e poi senza Matia Bazar, dal vivo è, miracolosamente, ancora più ricca, colorita, duttile, davvero portentosa. Una delle pochissime, forse la sola voce italiana che può regalare qualcosa di unico a un gruppo che possiede già tre meravigliosi cantanti. La voce di Antonella trasvola sopra le strofe, gioca ad assottigliarsi e ad arricchirsi di timbri, piroetta, fa le capriole: una meraviglia.
E poi ancora, anche quest’anno, il finalone col botto. Antonella, i TaranProject e tutti i Tamburi del Sud in un tripudio di percussioni e voci che fa tremare la piazza. Caulonia festeggia e balla tutta intera fino all’ultimo filo di fiato. Rivoluzioni! Rivoluzioni! La facciamo così: nella gioia, nella creatività, nella costruzione di ponti culturali.
È praticamente l’alba quando ci congediamo da Caulonia e dalle sue premurose divinità.
Arrivederci all’agosto del 2014, per altre meraviglie!
Il video del gran finale di nottata:
Il ritorno della Lira
Lo sapete perché la Lira non andò in Paradiso? - è lo scherzo ricorrente di Cosimo durante i concerti: - Perché si scordau!
La delicatezza dell'accordatura è infatti tra le caratteristiche di questo arcaico strumento, al quale un posto nell'empireo della Musica spetta di sicuro, per quel suo suono celestiale.
Della lira esistono varie incarnazioni, disseminate in tutta l'area mediterranea, come ben dimostra questa cartina.
La lira calabrese, in particolare, è stata oggetto di miracolosa riscoperta negli ultimi vent'anni, letteralmente strappata all'oblio in cui era da tempo svanita; e proprio la zona di Siderno e Gioiosa è stata protagonista di questa sfolgorante rinascita.
C'è da stupirsi, allora, se per il Festival di Spilinga hanno pensato ai TaranProject e ad un maestro indiscusso come Cosimo Papandrea? Al suono inconfondibile e ammaliante della sua lira?
Stilla chjara forever!
Verso il gran finale
Cresce l'attesa per il sabato conclusivo del Kaulonia, che vedrà Antonella Ruggiero accanto ai TaranProject: si scambieranno alcuni brani dei rispettivi repertori, eseguendoli assieme, e possiamo immaginare quali meraviglie scaturiranno dall'incontro di cotante voci.
Nel frattempo, a documentare il successo delle prime serate del Festival, cosa meglio dei resoconti di Pino Carella per TeleMia?
Il giorno inaugurale:
e i link alla seconda serata
e alla terza.
Santu Roccu... e poi Ancona
I TaranProject tornano a Gioiosa Ionica per chiudere alla grande la festa di San Rocco. Pronti poi a salpare, per risalire Jonio e Adriatico e sbarcare ad Ancona martedì.
Fine estate coi botti
Ormai meno di una settimana al via del Kaulonia TF, ma il sito ufficiale continua ad essere assai parco d'informazioni.
Il programma, del resto, parla da sé, non c'è serata che non sia da annotare in agenda con l'asterisco: peschiamo a caso, tra le promettenti realtà locali, i frizzantissimi Scarma (la band degli altri fratelli Sacrfò), e tra le attrazioni maggiori il glorioso veterano dell'etnojazz partenopeo, James Senese con Napoli Centrale; ma se scegliessimo Antiche Ferrovie e Ambrogio Sparagna, l'accoppiata sarebbe forse da meno? oppure Tamburi del Sud ed Agricantus? Insomma la grande musica, per cinque giorni, non darà tregua!
Ovvio, poi, che l'attesa più trepidante è per il fatale incontro tra i TaranProject ed Antonella Ruggiero, straordinaria voce del pop di gran classe, già primadonna dei Matia Bazar e poi raffinata interprete in proprio.
I TP, da parte loro, hanno sempre saputo stupire negli incontri su questo palcoscenico con altri artisti, e c'è da star certi che anche quest'anno saranno fuochi d'artificio.
E c'è ancora un altro appuntamento che cattura l'attenzione: venerdì 30, nel tardo pomeriggio, Mimmo Cavallaro presenta in anteprima “Sacro et Profano”.
Di che si tratta? Beh, non sveleremo nulla in anticipo...
Ma non perdetevelo!
Prima del KTF i TaranProject, non contenti di aver percorso in lungo e in largo la Calabria per un mese intero, martedì 27 raggiungeranno Ancona per essere tra i protagonisti di un'altra importante manifestazione, l'Adriatico Mediterraneo Festival.
Il fatto è che sempre più sono richiesti dagli eventi musicali di prima grandezza, così come le altre punte di diamante della musica locridea: archiviata la partecipazione al Roccella Jazz di Fabio Macagnino, che prosegue il tour con la sua tostissima JCS Band,
Stefano Simonetta – ci è mancato qualche suo concerto solista, quest'anno... - con Eugenio Bennato sarà alla Notte della Taranta a Melpignano; Francesco Loccisano sarà ospite di Vinicio Capossela al Calitri SponzFest, e nel frattempo è direttore artistico della nuova rassegna Tamburi di San Rocco, che prende il via a Gioiosa Ionica e culminerà domenica con i TaranProject.
Il programma, del resto, parla da sé, non c'è serata che non sia da annotare in agenda con l'asterisco: peschiamo a caso, tra le promettenti realtà locali, i frizzantissimi Scarma (la band degli altri fratelli Sacrfò), e tra le attrazioni maggiori il glorioso veterano dell'etnojazz partenopeo, James Senese con Napoli Centrale; ma se scegliessimo Antiche Ferrovie e Ambrogio Sparagna, l'accoppiata sarebbe forse da meno? oppure Tamburi del Sud ed Agricantus? Insomma la grande musica, per cinque giorni, non darà tregua!
Ovvio, poi, che l'attesa più trepidante è per il fatale incontro tra i TaranProject ed Antonella Ruggiero, straordinaria voce del pop di gran classe, già primadonna dei Matia Bazar e poi raffinata interprete in proprio.
I TP, da parte loro, hanno sempre saputo stupire negli incontri su questo palcoscenico con altri artisti, e c'è da star certi che anche quest'anno saranno fuochi d'artificio.
E c'è ancora un altro appuntamento che cattura l'attenzione: venerdì 30, nel tardo pomeriggio, Mimmo Cavallaro presenta in anteprima “Sacro et Profano”.
Di che si tratta? Beh, non sveleremo nulla in anticipo...
Ma non perdetevelo!
Prima del KTF i TaranProject, non contenti di aver percorso in lungo e in largo la Calabria per un mese intero, martedì 27 raggiungeranno Ancona per essere tra i protagonisti di un'altra importante manifestazione, l'Adriatico Mediterraneo Festival.
Il fatto è che sempre più sono richiesti dagli eventi musicali di prima grandezza, così come le altre punte di diamante della musica locridea: archiviata la partecipazione al Roccella Jazz di Fabio Macagnino, che prosegue il tour con la sua tostissima JCS Band,
Stefano Simonetta – ci è mancato qualche suo concerto solista, quest'anno... - con Eugenio Bennato sarà alla Notte della Taranta a Melpignano; Francesco Loccisano sarà ospite di Vinicio Capossela al Calitri SponzFest, e nel frattempo è direttore artistico della nuova rassegna Tamburi di San Rocco, che prende il via a Gioiosa Ionica e culminerà domenica con i TaranProject.
'A fujara
E chi esti 'na fujara? - vi chiedo, e specialmente ai tanti fra voi che sono conoscitori e cultori del dialetto...
Ma non ricevo risposta. Nessuno lo sa?
Nemmeno coll'aiutino, se vi dico che è parola in uso tra i pastori?
No, sono sicuro che nessuno mi sa rispondere.
Perché sto scherzando: fujara – benché lo possa sembrare – non è vocabolo calabrese, anche se è del tutto pertinente ai temi che trattiamo
E i pastori a cui mi riferisco non sono quelli d'Aspromonte, abitano semmai sui monti Tatra, nei Carpazi. Cioè in Slovacchia.
Si chiama fujara, insomma, un particolare flauto a doppia canna originario di quel paese. Eccolo qui.
In abbinata allo Hang di Alfredo, delle cui origini svizzere abbiamo già detto, il fischio tenebroso della fujara suonata da Gabriele dà un'improbabile connotazione mitteleuropea al suono dei TaranProject.
Ma non c'è da stupirsi: accanto alla valorizzazione e all'innovazione nell'utilizzo dei più tradizionali strumenti della Locride, lira organetto chitarra battente e pipita,
da sempre i TP amano insaporire l'impasto sonoro con spezie esotiche, guidati in queste ardite commistioni dal loro indiscutibile talento di grandi chef musicali.
E Gabriele in particolare è un instancabile sperimentatore di nuovi aromi – tutti abbiamo in mente il favoloso duduk armeno di Citula d'argentu.
E fu così che il vocabolario calabrese si è arricchito di una nuova parola:
'nd'accattamu 'na fujara.
Suona bene, no?
Ma non ricevo risposta. Nessuno lo sa?
Nemmeno coll'aiutino, se vi dico che è parola in uso tra i pastori?
No, sono sicuro che nessuno mi sa rispondere.
Perché sto scherzando: fujara – benché lo possa sembrare – non è vocabolo calabrese, anche se è del tutto pertinente ai temi che trattiamo
E i pastori a cui mi riferisco non sono quelli d'Aspromonte, abitano semmai sui monti Tatra, nei Carpazi. Cioè in Slovacchia.
Si chiama fujara, insomma, un particolare flauto a doppia canna originario di quel paese. Eccolo qui.
In abbinata allo Hang di Alfredo, delle cui origini svizzere abbiamo già detto, il fischio tenebroso della fujara suonata da Gabriele dà un'improbabile connotazione mitteleuropea al suono dei TaranProject.
Ma non c'è da stupirsi: accanto alla valorizzazione e all'innovazione nell'utilizzo dei più tradizionali strumenti della Locride, lira organetto chitarra battente e pipita,
da sempre i TP amano insaporire l'impasto sonoro con spezie esotiche, guidati in queste ardite commistioni dal loro indiscutibile talento di grandi chef musicali.
E Gabriele in particolare è un instancabile sperimentatore di nuovi aromi – tutti abbiamo in mente il favoloso duduk armeno di Citula d'argentu.
E fu così che il vocabolario calabrese si è arricchito di una nuova parola:
'nd'accattamu 'na fujara.
Suona bene, no?
Sonu Tour ...e cd!
L'uscita ufficiale rimane programmata per ottobre, ma il nuovo cd dei TaranProject in realtà c'è già.
Lo si può acquistare al gazebo nelle serate dei concerti, e naturalmente sta andando a ruba.
Che è come dire: affrettatevi!
Non lasciatevi intimorire da qualche chilometro di macchina in più - per il fatto che quest'anno seguire i TP di sera in sera richiede di iscriversi a una specie di Rally delle Calabrie, alla scoperta di borghi aspromontani fuori dal tempo e strade mozzafiato (in tutti i sensi: ad esempio la statale che da Platì porta a Santa Cristina, tra panorami da favola, frane e voragini sulla carreggiata, mucche nottambule in galleria...) – correte ad una delle prossime serate, e fate vostro questo disco bellissimo!
Ci sarà tempo per parlarne diffusamente; per ora ci limitiamo a registrare novità e conferme di una scaletta stellare: i brani nuovi sono Felicissimu boscu, Gira la testa mia, E' festa è festa, Castrum vetus, oltre a Ela elamu conda in lingua grecanica; i classicissimi, per la prima volta su cd in versione TaranProject, sono Cioparella, Ciano, Mulinarella, Spagna e Tarantella nova; e ci sono le quattro canzoni presentate nell'estate 2011, finora inedite su disco: Pe'ttia, Sona ssu tamburu, Patruni meu, e una irresistibile Virrinedda con fanfare.
Variazioni e sorprese negli arrangiamenti sono numerose, alcune già familiari dal vivo, altre del tutto inattese.
Il cd, come si suol dire in questi casi, è in heavy rotation su lettori e autoradio, e siamo sicuri che ci resterà a lungo.
Cogliamo l'occasione per metter ordine anche nella scaletta del concerto 2013, che dopo l'anteprima di Cittanova, con brani in più, ha assunto ora questa definitiva fisionomia:
1. Sonu - Cianu
2. Citula d'argentu
3. Cioparella
4. Pe'ttia
5. Sona ssu tamburu
6. E' festa è festa
7. Passeggera
8. Mulinarella
9. Tarantella nova
10. Gira la testa mia
11. Occhji di mari
12. Castrum vetus
13. Medley
- U salutu
- Corvu nigru
- Peppinella
- Malarazza
- Massaru
14. Virrinedda
15. Patruni meu
16. Hjuri di hjumari
17. Spagna
18. Passa lu mari
19. Santu Roccu
20. Vurria
21. Stafanazzu
22. Stilla chjara
23. Tarantella guappa - Jimbusedu
Lo si può acquistare al gazebo nelle serate dei concerti, e naturalmente sta andando a ruba.
Che è come dire: affrettatevi!
Non lasciatevi intimorire da qualche chilometro di macchina in più - per il fatto che quest'anno seguire i TP di sera in sera richiede di iscriversi a una specie di Rally delle Calabrie, alla scoperta di borghi aspromontani fuori dal tempo e strade mozzafiato (in tutti i sensi: ad esempio la statale che da Platì porta a Santa Cristina, tra panorami da favola, frane e voragini sulla carreggiata, mucche nottambule in galleria...) – correte ad una delle prossime serate, e fate vostro questo disco bellissimo!
Ci sarà tempo per parlarne diffusamente; per ora ci limitiamo a registrare novità e conferme di una scaletta stellare: i brani nuovi sono Felicissimu boscu, Gira la testa mia, E' festa è festa, Castrum vetus, oltre a Ela elamu conda in lingua grecanica; i classicissimi, per la prima volta su cd in versione TaranProject, sono Cioparella, Ciano, Mulinarella, Spagna e Tarantella nova; e ci sono le quattro canzoni presentate nell'estate 2011, finora inedite su disco: Pe'ttia, Sona ssu tamburu, Patruni meu, e una irresistibile Virrinedda con fanfare.
Variazioni e sorprese negli arrangiamenti sono numerose, alcune già familiari dal vivo, altre del tutto inattese.
Il cd, come si suol dire in questi casi, è in heavy rotation su lettori e autoradio, e siamo sicuri che ci resterà a lungo.
Cogliamo l'occasione per metter ordine anche nella scaletta del concerto 2013, che dopo l'anteprima di Cittanova, con brani in più, ha assunto ora questa definitiva fisionomia:
1. Sonu - Cianu
2. Citula d'argentu
3. Cioparella
4. Pe'ttia
5. Sona ssu tamburu
6. E' festa è festa
7. Passeggera
8. Mulinarella
9. Tarantella nova
10. Gira la testa mia
11. Occhji di mari
12. Castrum vetus
13. Medley
- U salutu
- Corvu nigru
- Peppinella
- Malarazza
- Massaru
14. Virrinedda
15. Patruni meu
16. Hjuri di hjumari
17. Spagna
18. Passa lu mari
19. Santu Roccu
20. Vurria
21. Stafanazzu
22. Stilla chjara
23. Tarantella guappa - Jimbusedu
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