L'incredibile serie di 42 concerti in 43 giorni si conclude l' 1 settembre col botto finale, la serata di apertura del 4° "Tradizionandu Festival" a Cittanova: ad affiancare i TaranProject sul palco ci sarà Otello Profazio, vecchio leone indomabile, che per oltre vent'anni resse quasi da solo il vessillo della musica popolare calabrese, e che ancora oggi dispensa talento e simpatia.
Sarà una tre giorni di notevole spessore musicale, coi bei nomi di Peppe Voltarelli, Marasà, Malicanti e Nour Eddine: un plauso speciale lo merita il direttore artistico - che altri non è che il nostro Gabriele Albanese!
E poi?
Finalmente il meritato riposo?
Neanche a parlarne, ché i TaranProject spiccheranno subito il volo verso il Canada, per una straordinaria prima volta nordamericana, in una città che porta nel nome una vocazione inequivocabile:
il Festival si chiama proprio così,
"Toronto Taranta"!
Cosa non si farebbe...
...per amore dei TaranProject!
Nei giorni scorsi è apparso sul blog un commento - posizionato a piè di un vecchio post, e perciò passato sicuramente inosservato - che voglio qui riportare per intero, a completo svolgimento del tema di oggi.
"caro mimmo cavallaro..la serata di ieri è stata fantastica... Bruno si è dovuto svegliare alle 4 x andare a lavorare..ma x nn prendersi dal panico xk siamo tornati a casa alle 2 ..ha messo la sveglia con una tua canzone.."spagna" ed è volato dal letto..anzi si è alzato ballando!!!!ahahahahah spero che un giorno potremo ospitarti anche noi, al mio paese...però se l'amministrazione non ha mai fondi.. ti prometto che ti pagherò io di tasca mia..sono disposta a darti x una serata 50.000 euro xk te li meriti proprio...sei un grande!!!! aspetto risposta se ti va di accettare questa mia offerta...P.S. seguo tutti i tuoi concerti...e per ricordarti di me..sono la ragazza che ti ha chiesto di fare la foto a san nicola da crissa!! <3 <3 <3 <3"
Quando si dice una proposta indecente!
Par di vederli: Bruno che scende dal letto ballando, cosa che non ha forse smesso di fare nemmeno nelle due brevi ore di sonno... e la nostra anonima simpaticissima amica che dà fondo a tutti i risparmi di una vita per una serata (musicale, s'intende) con Mimmo!
I <3 a fine messaggio sono naturalmente dei cuoricini.
E tutti noi sappiamo che i cinquantamila euro potrebbero altrettanto bene essere appena cinque, oppure cinquanta milioni, poiché la gioia che ci resta dentro dopo il concerto non ha prezzo, è della stoffa pregiata di cui questa ragazza ci ha dato splendida dimostrazione.
Se stai leggendo, rifatti viva!
Nei giorni scorsi è apparso sul blog un commento - posizionato a piè di un vecchio post, e perciò passato sicuramente inosservato - che voglio qui riportare per intero, a completo svolgimento del tema di oggi.
"caro mimmo cavallaro..la serata di ieri è stata fantastica... Bruno si è dovuto svegliare alle 4 x andare a lavorare..ma x nn prendersi dal panico xk siamo tornati a casa alle 2 ..ha messo la sveglia con una tua canzone.."spagna" ed è volato dal letto..anzi si è alzato ballando!!!!ahahahahah spero che un giorno potremo ospitarti anche noi, al mio paese...però se l'amministrazione non ha mai fondi.. ti prometto che ti pagherò io di tasca mia..sono disposta a darti x una serata 50.000 euro xk te li meriti proprio...sei un grande!!!! aspetto risposta se ti va di accettare questa mia offerta...P.S. seguo tutti i tuoi concerti...e per ricordarti di me..sono la ragazza che ti ha chiesto di fare la foto a san nicola da crissa!! <3 <3 <3 <3"
Quando si dice una proposta indecente!
Par di vederli: Bruno che scende dal letto ballando, cosa che non ha forse smesso di fare nemmeno nelle due brevi ore di sonno... e la nostra anonima simpaticissima amica che dà fondo a tutti i risparmi di una vita per una serata (musicale, s'intende) con Mimmo!
I <3 a fine messaggio sono naturalmente dei cuoricini.
E tutti noi sappiamo che i cinquantamila euro potrebbero altrettanto bene essere appena cinque, oppure cinquanta milioni, poiché la gioia che ci resta dentro dopo il concerto non ha prezzo, è della stoffa pregiata di cui questa ragazza ci ha dato splendida dimostrazione.
Se stai leggendo, rifatti viva!
Inizia il Festival
E non sarebbe Kaulonia Tarantella Festival senza una serata consacrata ai TaranProject!
Quest'anno avranno l'onore di inaugurare la manifestazione, martedì 23 a piazza Mese; ospite speciale un musicista cauloniese illustre, quel Marcello Cirillo ben noto al pubblico televisivo, che i meno giovani ricorderanno agli esordi nel duo Antonio e Marcello lanciato da Renzo Arbore, e che è tuttora spesso presente sulle reti Rai. C'è grande curiosità per vedere come si esplicherà la sua collaborazione, pensata apposta per quest'evento, con i TaranProject; i quali poi proseguiranno la serata col loro classico concerto, promettendo qualche ulteriore sorpresa e novità.
E alla fine tutti allo Sperone, ad aspettar l'alba a ritmo di tarantella:
“...nesci lu suli e ancora ballamu!”
Quest'anno avranno l'onore di inaugurare la manifestazione, martedì 23 a piazza Mese; ospite speciale un musicista cauloniese illustre, quel Marcello Cirillo ben noto al pubblico televisivo, che i meno giovani ricorderanno agli esordi nel duo Antonio e Marcello lanciato da Renzo Arbore, e che è tuttora spesso presente sulle reti Rai. C'è grande curiosità per vedere come si esplicherà la sua collaborazione, pensata apposta per quest'evento, con i TaranProject; i quali poi proseguiranno la serata col loro classico concerto, promettendo qualche ulteriore sorpresa e novità.
E alla fine tutti allo Sperone, ad aspettar l'alba a ritmo di tarantella:
“...nesci lu suli e ancora ballamu!”
Pe' ttìa
I brani nuovi del concerto 2011, rispetto al 2010, sono nove:
le ben note Peppinella e Comu si gira comu si balla, già in scaletta nel 2009; i due che vengono dal cd “Hjuri di Hjumari”, l'omonima e Massaru; Ciano, già dei Karakolo Fool, che peraltro non viene eseguita ogni sera; A Virrinedda, di Rosa Balistreri; Patruni Meu di Mimmo, già nel repertorio dei TaranKhan;
infine due canzoni del tutto inedite, la nuova di Giovanna, Sona ssu tamburu, e la travolgente "Pe' ttia" con cui Cosimo fa il suo ingresso in scena.
Il testo è di due secoli fa, ma l'impeto amoroso che lo anima vibra intatto: tra mirabolanti sfide cosmiche, fino a catturar le stelle, e ardite imprese atletiche, a inseguir vascelli a nuoto, trovano risalto le consuete delicatezze liriche. La melodia pensata da Cosimo, prima evocativa e poi palpitante, sottolinea queste e quelle a meraviglia.
(Video da Youtube di Cuore Tarantato)
Pe' ttìa
Anna, lu nomu toi di l'annu veni,
tutti cu'ttia li soi bellizzi stannu:
l'estati porta sonni assai sereni,
le carni su' di nivi e 'mbernu fannu,
li labbra su' d'autunnu frutti armeni,
la facci primavera senza 'ngannu.
Pe'ttia vorrìa attaccà' lu suli
puru ducentu stilli 'ncatinari.
Pe'ttia vorrìa mu vaju a 'nnatuni
m'arrivu a nu vascellu ammenz'u mari.
Oh bella cu'ssi mani delicati,
e delicati li cosi faciti:
quandu la gugghja a'mmanu vui pigghjati
l'arcedu ch'è pe ll'aria vui pungiti.
Bella la sira quandu vi curcati
la Luna fa la ninna e vui dormiti,
e la matina quandu vi levati
canta lu rusignolu e vi vestiti.
Pe'ttia vorrìa attaccà' lu suli
puru ducentu stilli 'ncatinari.
Pe'ttia vorrìa mu vaju a 'nnatuni
m'arrivu a nu vascellu ammenz'u mari.
(Nei commenti la traduzione in italiano)
le ben note Peppinella e Comu si gira comu si balla, già in scaletta nel 2009; i due che vengono dal cd “Hjuri di Hjumari”, l'omonima e Massaru; Ciano, già dei Karakolo Fool, che peraltro non viene eseguita ogni sera; A Virrinedda, di Rosa Balistreri; Patruni Meu di Mimmo, già nel repertorio dei TaranKhan;
infine due canzoni del tutto inedite, la nuova di Giovanna, Sona ssu tamburu, e la travolgente "Pe' ttia" con cui Cosimo fa il suo ingresso in scena.
Il testo è di due secoli fa, ma l'impeto amoroso che lo anima vibra intatto: tra mirabolanti sfide cosmiche, fino a catturar le stelle, e ardite imprese atletiche, a inseguir vascelli a nuoto, trovano risalto le consuete delicatezze liriche. La melodia pensata da Cosimo, prima evocativa e poi palpitante, sottolinea queste e quelle a meraviglia.
(Video da Youtube di Cuore Tarantato)
Pe' ttìa
Anna, lu nomu toi di l'annu veni,
tutti cu'ttia li soi bellizzi stannu:
l'estati porta sonni assai sereni,
le carni su' di nivi e 'mbernu fannu,
li labbra su' d'autunnu frutti armeni,
la facci primavera senza 'ngannu.
Pe'ttia vorrìa attaccà' lu suli
puru ducentu stilli 'ncatinari.
Pe'ttia vorrìa mu vaju a 'nnatuni
m'arrivu a nu vascellu ammenz'u mari.
Oh bella cu'ssi mani delicati,
e delicati li cosi faciti:
quandu la gugghja a'mmanu vui pigghjati
l'arcedu ch'è pe ll'aria vui pungiti.
Bella la sira quandu vi curcati
la Luna fa la ninna e vui dormiti,
e la matina quandu vi levati
canta lu rusignolu e vi vestiti.
Pe'ttia vorrìa attaccà' lu suli
puru ducentu stilli 'ncatinari.
Pe'ttia vorrìa mu vaju a 'nnatuni
m'arrivu a nu vascellu ammenz'u mari.
(Nei commenti la traduzione in italiano)
A virrinedda
Ecco le parole di un'altra delle canzoni nuove dello spettacolo 2011.
Si tratta di un celebre brano della tradizione siciliana, su testo poetico di Luigi Capuana, tra le più ammirate interpretazioni della grande Rosa Balistreri.
E' il canto di un innamorato che la bellezza accecante dell'amata rende dapprima impertinente e poi subito soggioga, lasciandolo senza fiato;
ed attendeva da sempre un interprete maschile che sapesse reggere il confronto con la versione composta e quasi dolente della Balistreri.
Chi meglio di Cosimo Papandrea poteva impugnare questi versi, e render loro tutto lo splendore di ardimentosa passione con cui erano stati pensati?
(video da Youtube di Marinella Staglianò)
A VIRRINEDDA
Accattari vurria na virrinedda,
di notti la to porta a spirtusari,
e vidiri gioiuzza mia quantu si bella
quannu ti spogghj prima di curcari;
ma timu ca tu fussi accussì bella
ca l'occhi nun m'avissiru a 'nnurbari,
lassa la porta misa spaccatella
ca eu stanotti ti vegnu a truvari.
E na barcuzza banneri banneri
sta Dia d'amuri ni vinni a purtari;
ridianu tutti li celesti sferi
trimavanu li specchi di lu mari.
E binidittu Diu ca tti manteni,
c'accussì bella ti vossi furmari,
spampinanu li hjuri unn'è ca veni,
l'arìu tribbulatu fa' sirinari.
Avia li trizzi di na Mandalena,
'ntesta si miritava na curuna;
ni la to casa non ci sta lumeri,
lu lustru lu fa' tu stilla Diana.
Catina ca mi teni 'ncatinatu,
catina ca 'ncatini l'arma mia,
beni ti vogghiu cchiù di lu me hjatu,
accussì criju ca vo' bbeni a mmia.
(Nei commenti la traduzione in italiano)
Si tratta di un celebre brano della tradizione siciliana, su testo poetico di Luigi Capuana, tra le più ammirate interpretazioni della grande Rosa Balistreri.
E' il canto di un innamorato che la bellezza accecante dell'amata rende dapprima impertinente e poi subito soggioga, lasciandolo senza fiato;
ed attendeva da sempre un interprete maschile che sapesse reggere il confronto con la versione composta e quasi dolente della Balistreri.
Chi meglio di Cosimo Papandrea poteva impugnare questi versi, e render loro tutto lo splendore di ardimentosa passione con cui erano stati pensati?
(video da Youtube di Marinella Staglianò)
A VIRRINEDDA
Accattari vurria na virrinedda,
di notti la to porta a spirtusari,
e vidiri gioiuzza mia quantu si bella
quannu ti spogghj prima di curcari;
ma timu ca tu fussi accussì bella
ca l'occhi nun m'avissiru a 'nnurbari,
lassa la porta misa spaccatella
ca eu stanotti ti vegnu a truvari.
E na barcuzza banneri banneri
sta Dia d'amuri ni vinni a purtari;
ridianu tutti li celesti sferi
trimavanu li specchi di lu mari.
E binidittu Diu ca tti manteni,
c'accussì bella ti vossi furmari,
spampinanu li hjuri unn'è ca veni,
l'arìu tribbulatu fa' sirinari.
Avia li trizzi di na Mandalena,
'ntesta si miritava na curuna;
ni la to casa non ci sta lumeri,
lu lustru lu fa' tu stilla Diana.
Catina ca mi teni 'ncatinatu,
catina ca 'ncatini l'arma mia,
beni ti vogghiu cchiù di lu me hjatu,
accussì criju ca vo' bbeni a mmia.
(Nei commenti la traduzione in italiano)
Lu meu patruni
Ecco il testo di una delle nuove canzoni di questa estate 2011!
Il brano era già nel repertorio dei TaranKhan, un decina d'anni fa, ed è stato riproposto anche in occasione dell'evento di Locri dello scorso aprile.
Ma ora ha assunto una veste completamente nuova, con il cantilenare meccanico di Giovanna a far da sfondo attonito, sul quale la voce di Mimmo si staglia in toni di grande intensità e suggestione.
(video da Youtube di Antotaranproject)
Lu meu patruni
Chjovi, chjovi, chjovi, chjovi,
la gatta faci figghjoli,
e lu surici si marita
cu' la coppula di sita...
Gajineja zoppa zoppa,
quanti pinni teni 'ncoppa?
Eu tegnu vintiquattru:
unu, dui, tri e quattru
E lu patruni meu esti tirannu,
mi fici mu lu perdu a mia lu sonnu,
mu zappu nott'e jornu a lu pantanu
mu si li linchi bboni li giarruni.
Mi partu la matina quann'è l'arba,
la sera mi ricogghju a notti scura,
a casa mi 'ndi tornu trappa trappa:
- apri mugghjeri mia, su' fattu stuppa!
Lu jornu di la festa canto e abballu,
ma lu me cori no nun è cuntentu,
penzu li picciridi senza pani,
li scarpi rutti e lu culu di fora.
Cu ha mugghjeri bella sempi canta,
cu 'ndavi sordi pocu sempi cunta,
pe' nnui non c'è speranza e nè fortuna,
ma c'è alla casa di vussignuria.
Cucci cucci cagnoledu,
mi rubasti lu curtedu,
e mi dici che nun è vero,
e mi dici che nun è vero.
E lu patruni meu esti tirannu,
mi fici mu lu perdu a mia lu sonnu,
mu zappu nott'e jornu a lu pantanu
mu si li linchi bboni li giarruni.
Lu jornu di la festa canto e abballu,
ma lu me cori no nun è cuntentu,
penzu li picciridi senza pani,
li scarpi rutti e lu culu di fora.
Chjovi, chjovi, chjovi, chjovi,
la gatta faci figghjoli,
e lu surici si marita
cu' la coppula di sita...
Gajineja zoppa zoppa,
quanti pinni teni 'ncoppa?
Eu tegnu vintiquattru:
unu, dui, tri...
(Nei commenti la traduzione in italiano)
Il brano era già nel repertorio dei TaranKhan, un decina d'anni fa, ed è stato riproposto anche in occasione dell'evento di Locri dello scorso aprile.
Ma ora ha assunto una veste completamente nuova, con il cantilenare meccanico di Giovanna a far da sfondo attonito, sul quale la voce di Mimmo si staglia in toni di grande intensità e suggestione.
(video da Youtube di Antotaranproject)
Lu meu patruni
Chjovi, chjovi, chjovi, chjovi,
la gatta faci figghjoli,
e lu surici si marita
cu' la coppula di sita...
Gajineja zoppa zoppa,
quanti pinni teni 'ncoppa?
Eu tegnu vintiquattru:
unu, dui, tri e quattru
E lu patruni meu esti tirannu,
mi fici mu lu perdu a mia lu sonnu,
mu zappu nott'e jornu a lu pantanu
mu si li linchi bboni li giarruni.
Mi partu la matina quann'è l'arba,
la sera mi ricogghju a notti scura,
a casa mi 'ndi tornu trappa trappa:
- apri mugghjeri mia, su' fattu stuppa!
Lu jornu di la festa canto e abballu,
ma lu me cori no nun è cuntentu,
penzu li picciridi senza pani,
li scarpi rutti e lu culu di fora.
Cu ha mugghjeri bella sempi canta,
cu 'ndavi sordi pocu sempi cunta,
pe' nnui non c'è speranza e nè fortuna,
ma c'è alla casa di vussignuria.
Cucci cucci cagnoledu,
mi rubasti lu curtedu,
e mi dici che nun è vero,
e mi dici che nun è vero.
E lu patruni meu esti tirannu,
mi fici mu lu perdu a mia lu sonnu,
mu zappu nott'e jornu a lu pantanu
mu si li linchi bboni li giarruni.
Lu jornu di la festa canto e abballu,
ma lu me cori no nun è cuntentu,
penzu li picciridi senza pani,
li scarpi rutti e lu culu di fora.
Chjovi, chjovi, chjovi, chjovi,
la gatta faci figghjoli,
e lu surici si marita
cu' la coppula di sita...
Gajineja zoppa zoppa,
quanti pinni teni 'ncoppa?
Eu tegnu vintiquattru:
unu, dui, tri...
(Nei commenti la traduzione in italiano)
Comu ballanu belli ssi figghjoli!
Se il tour 2010 ebbe come filo conduttore - nelle atmosfere delle canzoni, nei testi, nelle intense correnti emotive tra gruppo e pubblico - l'amore, il nuovo spettacolo 2011, che viaggia ora a pieno regime, lo si può intitolare all'allegria, al ritmo, al ballo.
L'avvio è affidato a una “Peppinella” rilucidata per l'occasione, introdotta dal sussurro cantilenante di Giovanna come il cicalino d'accensione che precede il rombo tonante di una macchina ritmica, i TaranProject, che va al fulmicotone. Le luci d'acchito illuminano il palco, e il gruppo è già schierato per una partenza lanciata, un brano impertinente, boccaccesco, contagiosamente movimentato: l'andirivieni “sotto il ponte d'a ferrovia” definisce un clima elettrizzante di ardori passionali, che non son più quelli contemplativi e lirici di un anno fa, ma impulsi vitalistici, gaudenti.
All'attacco del secondo brano è come sentire un cavallo scalpitare, veder stagliarsi sul profilo della collina una figura altera in controluce: è Cosimo, che si lancia nella tambureggiante “Pe ttia”, con la fierezza del condottiero al galoppo. Una carica travolgente si trasmette tra gli spettatori, molti già ballano, tutti comunque fremono.
E così, in due sole mosse, è già stata data l'impronta alla serata.
Ci inoltriamo poi tra due grandi pareti mirabilmente affrescate dal pennello vocale sopraffino di Mimmo, le due canzoni del cd che l'hanno scorso non venivano proposte dal vivo; e che canzoni, Hjuri di hjumari e Massaru! Nel mezzo c'è la porta che Cosimo ci conduce a “spirtusari”, munito di “Virrinedda”: un brano di Rosa Balistreri del quale si appropria rendendolo fiammeggiante, fino al poetico verso finale: “beni ti vogghju cchiù di lu me hjatu...”, ti amo più del mio respiro, sul quale Cosimo scherza col pubblico in un seducente triplice finale.
Comu si gira, comu si balla! ci ricorda il riff successivo; e arrivano poi i due brani più innovativi: l'antica “Patruni Meu”, classica canzone in chiaroscuro di Mimmo, viene resa in una versione di intensa drammaticità, con la straniante filastrocca cadenzata da Giovanna in sottofondo; la inedita “Sona ssu tamburu” ci regala dapprima un Andrea prestigiatore, che si moltiplica in loop facendosi prezioso trio di mandole, per poi svolgere un tema appassionante di trepidazioni e afflati, scritto e interpretato magistralmente da Giovanna.
Con Citula d'argento parte la serie dei pezzi da novanta: che non son più solo i pluricelebrati Cioparella, Mulinarella e via dicendo, ma anche i brani che l'anno scorso eran nuovi ed ora hanno guadagnato sul campo le mostrine del più alto grado: Passa lu mari, Santu Roccu, Laroggiu d'amuri, Vurrìa...
Così non c'è un istante di tregua, appena il tempo di farsi rapire dalla magia arcana di “Ciano”, che da tempo agognavamo di sentir riproposta; si scorre di meraviglia in meraviglia, sempre all'insegna di coloriture ritmiche insaporite dalla creatività di Carmelo e Alfredo. Fino a Spagna: come in fondo doveva essere fin dalla notte dei tempi, è sulle note di questo brano emblematico che si conclude il concerto, con la presentazione dei musicisti, con Cosimo che viene nominato Maestro dei Maestri, e Mimmo come sempre e per sempre “al cuore dei TaranProject”.
Ma non è affatto finita qui, perché la serie dei bis cala altri quattro assi pigliatutto, da una Stilla Chjara sempre più emozionante con i nuovi ricami della pipita incantatrice di Gabriele, fino a quel Cantu di lu Marinaru che l'anno scorso fungeva da epico proemio al concerto ed ora diviene riflessione cosmogonica a chiusura, per risolversi in rapida sequenza verso alcuni dei temi più amati dalla piazza: “Comu ballano belli ssi figghjoli”, invocazione festosa e commovente, U jimbusedu, e la Tarantella brada sulle cui note tutto il pubblico canta.
Così anche quest'estate, ogni sera, il miracolo si ripete.
Il miracolo dell'unisono, della comunione dei nostri sette splendidi musicisti con le persone che accorrono ad ascoltarli, a centinaia negli angusti spiazzi dei borghi aspromontani, a migliaia nei centri più popolati della piana e della riviera, dai fedelissimi sempre numerosi ai nuovi immancabilmente conquistati, imbarcati tutti assieme sull'unda di lu mari che continua ad entusiasmare la Calabria reggina. A disegnare nelle calde notti estive, nel cielo sopra la piazza di ogni paese, un sogno di armonia e condivisione sociale sotto l'ala della musica, che da tre anni è meravigliosa realtà.
La scaletta del concerto:
Peppinella (Mimmo)
Pe'ttia (Cosimo)
Hjuri di hjumari (Mimmo, con Giovanna)
Virrinedda (Cosimo)
Massaru (Mimmo)
Comu si gira comu si balla (Mimmo)
Patruni meu (Mimmo, con Giovanna)
Sona ssu tamburu (Giovanna)
Citula d'argento (Cosimo, con Giovanna)
Passa lu mari (Mimmo)
Laroggiu d'amuri (Cosimo)
Cioparella (Mimmo)
Mulinarella (Cosimo)
Parrami di lu suli (Mimmo)
Santu Roccu (Mimmo) con processione tra il pubblico
Ciano (Mimmo)
Vurrìa (Giovanna)
Spagna (Cosimo)
Stilla chjara (Cosimo)
Occhj di mari (Cosimo)
Tarantella nova (Mimmo)
Cantu di lu marinaru (Mimmo)
Tarantella guappa – U jimbusedu – Tarantella brada
L'avvio è affidato a una “Peppinella” rilucidata per l'occasione, introdotta dal sussurro cantilenante di Giovanna come il cicalino d'accensione che precede il rombo tonante di una macchina ritmica, i TaranProject, che va al fulmicotone. Le luci d'acchito illuminano il palco, e il gruppo è già schierato per una partenza lanciata, un brano impertinente, boccaccesco, contagiosamente movimentato: l'andirivieni “sotto il ponte d'a ferrovia” definisce un clima elettrizzante di ardori passionali, che non son più quelli contemplativi e lirici di un anno fa, ma impulsi vitalistici, gaudenti.
All'attacco del secondo brano è come sentire un cavallo scalpitare, veder stagliarsi sul profilo della collina una figura altera in controluce: è Cosimo, che si lancia nella tambureggiante “Pe ttia”, con la fierezza del condottiero al galoppo. Una carica travolgente si trasmette tra gli spettatori, molti già ballano, tutti comunque fremono.
E così, in due sole mosse, è già stata data l'impronta alla serata.
Ci inoltriamo poi tra due grandi pareti mirabilmente affrescate dal pennello vocale sopraffino di Mimmo, le due canzoni del cd che l'hanno scorso non venivano proposte dal vivo; e che canzoni, Hjuri di hjumari e Massaru! Nel mezzo c'è la porta che Cosimo ci conduce a “spirtusari”, munito di “Virrinedda”: un brano di Rosa Balistreri del quale si appropria rendendolo fiammeggiante, fino al poetico verso finale: “beni ti vogghju cchiù di lu me hjatu...”, ti amo più del mio respiro, sul quale Cosimo scherza col pubblico in un seducente triplice finale.
Comu si gira, comu si balla! ci ricorda il riff successivo; e arrivano poi i due brani più innovativi: l'antica “Patruni Meu”, classica canzone in chiaroscuro di Mimmo, viene resa in una versione di intensa drammaticità, con la straniante filastrocca cadenzata da Giovanna in sottofondo; la inedita “Sona ssu tamburu” ci regala dapprima un Andrea prestigiatore, che si moltiplica in loop facendosi prezioso trio di mandole, per poi svolgere un tema appassionante di trepidazioni e afflati, scritto e interpretato magistralmente da Giovanna.
Con Citula d'argento parte la serie dei pezzi da novanta: che non son più solo i pluricelebrati Cioparella, Mulinarella e via dicendo, ma anche i brani che l'anno scorso eran nuovi ed ora hanno guadagnato sul campo le mostrine del più alto grado: Passa lu mari, Santu Roccu, Laroggiu d'amuri, Vurrìa...
Così non c'è un istante di tregua, appena il tempo di farsi rapire dalla magia arcana di “Ciano”, che da tempo agognavamo di sentir riproposta; si scorre di meraviglia in meraviglia, sempre all'insegna di coloriture ritmiche insaporite dalla creatività di Carmelo e Alfredo. Fino a Spagna: come in fondo doveva essere fin dalla notte dei tempi, è sulle note di questo brano emblematico che si conclude il concerto, con la presentazione dei musicisti, con Cosimo che viene nominato Maestro dei Maestri, e Mimmo come sempre e per sempre “al cuore dei TaranProject”.
Ma non è affatto finita qui, perché la serie dei bis cala altri quattro assi pigliatutto, da una Stilla Chjara sempre più emozionante con i nuovi ricami della pipita incantatrice di Gabriele, fino a quel Cantu di lu Marinaru che l'anno scorso fungeva da epico proemio al concerto ed ora diviene riflessione cosmogonica a chiusura, per risolversi in rapida sequenza verso alcuni dei temi più amati dalla piazza: “Comu ballano belli ssi figghjoli”, invocazione festosa e commovente, U jimbusedu, e la Tarantella brada sulle cui note tutto il pubblico canta.
Così anche quest'estate, ogni sera, il miracolo si ripete.
Il miracolo dell'unisono, della comunione dei nostri sette splendidi musicisti con le persone che accorrono ad ascoltarli, a centinaia negli angusti spiazzi dei borghi aspromontani, a migliaia nei centri più popolati della piana e della riviera, dai fedelissimi sempre numerosi ai nuovi immancabilmente conquistati, imbarcati tutti assieme sull'unda di lu mari che continua ad entusiasmare la Calabria reggina. A disegnare nelle calde notti estive, nel cielo sopra la piazza di ogni paese, un sogno di armonia e condivisione sociale sotto l'ala della musica, che da tre anni è meravigliosa realtà.
La scaletta del concerto:
Peppinella (Mimmo)
Pe'ttia (Cosimo)
Hjuri di hjumari (Mimmo, con Giovanna)
Virrinedda (Cosimo)
Massaru (Mimmo)
Comu si gira comu si balla (Mimmo)
Patruni meu (Mimmo, con Giovanna)
Sona ssu tamburu (Giovanna)
Citula d'argento (Cosimo, con Giovanna)
Passa lu mari (Mimmo)
Laroggiu d'amuri (Cosimo)
Cioparella (Mimmo)
Mulinarella (Cosimo)
Parrami di lu suli (Mimmo)
Santu Roccu (Mimmo) con processione tra il pubblico
Ciano (Mimmo)
Vurrìa (Giovanna)
Spagna (Cosimo)
Stilla chjara (Cosimo)
Occhj di mari (Cosimo)
Tarantella nova (Mimmo)
Cantu di lu marinaru (Mimmo)
Tarantella guappa – U jimbusedu – Tarantella brada
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