Sono tante, durante il concerto, le canzoni che invogliano al ballo, ma tra tutte la più irresistibile è forse questa.
Dipende dall'andamento vorticoso che la caratterizza: non solo nella melodia, ma anche nel testo, allegro e beffardo, che con essa si integra alla perfezione.
Si parte dall'immagine ad ampie volute di un Corvo Nero che va “giriàndo” attorno al primo verso, apparentemente senza scopo; ma il suo e nostro sguardo convergono subito risolutamente verso “chista ruga”, questa viuzza, dove sembra che il volatile intenda scendere a spirale, per cercare la fatidica “figghjola”.
E' come seguire un vertiginoso zoom cinematografico, che ben presto mette a fuoco un dettaglio ancor più minuzioso, la meravigliosa gabbia che susciterà l'ammirazione di tutti i mastri e i pittori; e poi ancora di più, dentro la gabbia, dove infine troviamo prigioniero il povero “cardillu”, il piccolo cardellino recluso per scontarvi la sua schiavitù d'amore.
La musica ha accompagnato questo precipitare del testo in un crescendo d'intensità, come se in cerchi concentrici si fosse caricata una molla: ora è pronta a sprigionare la sua energia nel turbine della tarantella più sfrenata, fino allo spalancarsi dell'ultimo verso, che dipinge di nuovo il volo disteso e libero del Corvo Nero: se ne va ancora giriàndo, solo e scornato; ma - lui sì - libero!
E allora ci pare questo, ancor più che l'amore e la gelosia, il vero tema del brano: un inno alla libertà, alla vita brada, ai vortici di passione che di tanto in tanto ci catturano, per rilanciarci poi verso il cielo aperto.
La canzone è di Cosimo, un classico fin dai tempi dei SonuDivinu: il modo in cui lui la conduce con piglio da oratore e funambolismi all'organetto, mentre Giovanna ne enfatizza con la danza la tensione centrifuga, e il resto del gruppo serra le fila attorno al ritmo incalzante, la fanno rifulgere come una scossa forte, cui nessuno, tra il pubblico, può rimanere insensibile.
E allora si gira, si balla, si fa il pieno di vitalità, si ride del corvo nero - e si vola via con lui.
Ecco qui il testo, e – come al solito - la traduzione in italiano nei commenti.
(Il bel video è di Vincenzo Logozzo e GiupiViola)
Corvu Nigru
O corvu nirgu chi
O corvu nirgu chi
O corvu nirgu chi va' girijandu
'nta chista ruga no'
'nta chista ruga no'
'nta chista ruga no' nc'è gucceria
E a sta figghjola chi
E a sta figghjola chi
E a sta figghjola chi tu va' cercandu
statti ben certu ca
statti ben certu ca
statti ben certu ca non voli a ttia
Teni nu giuvano'
Teni nu giuvano'
Teni nu giuvanott'o so' cumandu
pe' centu voti è me'
pe' centu voti è me'
pe' centu voti è megghju di tia
Fici na gaggia la
Fici na gaggia la
Fici na gaggia la fici pe' amuri,
cu li maneri mei
cu li maneri mei
cu li maneri mei la seppi fari
Chjamatimi 'sti ma'
Chjamatimi 'sti ma'
Chjamatimi 'sti mastri e 'sti pitturi
'mu stimanu 'sta ga'
'mu stimanu 'sta ga'
'mu stimanu 'sta gaggia quantu vali
la gaggia siti vui
la gaggia siti vui
la gaggia siti vui, rosa d'amuri
cardillu sugnu eu
cardillu sugnu eu
cardillu sugnu eu chi v'haju amari.
O corvu nirgu chi va' girijandu!
L'ultima carica dei 101
Ancora quattro concerti in serie per i TaranProject, prima della sosta di giugno.
Si comincia venerdì 28 a Cardinale, paesino dell'entroterra di Soverato; sabato 29 classico appuntamento a Gioiosa Superiore, seconda patria del gruppo in quanto città natale di Cosimo (che per la verità è di Junchi, una contrada poco lontana): se la settimana scorsa a Caulonia, città di Mimmo, è stato presentato per la prima volta un brano inedito, magari a Gioiosa potrebbe succedere di nuovo? Chissà...
Domenica 30 è la volta di S. Ferdinando, sul litorale tirrenico di Rosarno; infine lunedì 31 ci si spingerà fino a Simeri Crichi, a nord di Catanzaro, mettendo a dura prova i fan irriducibili che non vorranno perdersi l'ultimo concerto - e con questo dovrebbero essere proprio 101! - con la scaletta che ben conosciamo.
Già, perché la sosta di giugno servirà per mettere a punto il nuovo spettacolo estivo, che partirà a luglio con una decina di brani nuovi e qualche sorpresa. E per completare il tanto atteso cd: c'è chi dice che si tratterà del Live che tutti vorrebbero avere, la testimonianza a futura memoria dello straordinario Tour 2009; qualcuno azzarda che potrebbe invece contenere le canzoni nuove... Si vedrà!
A giudicare da "Un abbraccio dal mare", c'è di che attendere con trepidante eccitazione il nuovo spettacolo, e di che mitigare il senso di vago sgomento che ci attanaglia al pensiero che, per far spazio ai nuovi brani, qualcuno dei vecchi dovrà esser riposto in soffitta - sì, ma quali?
Per intanto, meglio correre ad ascoltarli tutti, ancora per quattro giorni!
Il pullman dei fan per Cardinale, il mitico Bus Taranta, parte da Roccella venerdì alle 19.00 - posti limitati, contattate Pino Carella!
Si comincia venerdì 28 a Cardinale, paesino dell'entroterra di Soverato; sabato 29 classico appuntamento a Gioiosa Superiore, seconda patria del gruppo in quanto città natale di Cosimo (che per la verità è di Junchi, una contrada poco lontana): se la settimana scorsa a Caulonia, città di Mimmo, è stato presentato per la prima volta un brano inedito, magari a Gioiosa potrebbe succedere di nuovo? Chissà...
Domenica 30 è la volta di S. Ferdinando, sul litorale tirrenico di Rosarno; infine lunedì 31 ci si spingerà fino a Simeri Crichi, a nord di Catanzaro, mettendo a dura prova i fan irriducibili che non vorranno perdersi l'ultimo concerto - e con questo dovrebbero essere proprio 101! - con la scaletta che ben conosciamo.
Già, perché la sosta di giugno servirà per mettere a punto il nuovo spettacolo estivo, che partirà a luglio con una decina di brani nuovi e qualche sorpresa. E per completare il tanto atteso cd: c'è chi dice che si tratterà del Live che tutti vorrebbero avere, la testimonianza a futura memoria dello straordinario Tour 2009; qualcuno azzarda che potrebbe invece contenere le canzoni nuove... Si vedrà!
A giudicare da "Un abbraccio dal mare", c'è di che attendere con trepidante eccitazione il nuovo spettacolo, e di che mitigare il senso di vago sgomento che ci attanaglia al pensiero che, per far spazio ai nuovi brani, qualcuno dei vecchi dovrà esser riposto in soffitta - sì, ma quali?
Per intanto, meglio correre ad ascoltarli tutti, ancora per quattro giorni!
Il pullman dei fan per Cardinale, il mitico Bus Taranta, parte da Roccella venerdì alle 19.00 - posti limitati, contattate Pino Carella!
Concerti: domenica 23 a Bombile (Ardore), lunedì 24 a Cirella (Platì)
Bombile di Ardore, un paesino di poche case che merita assolutamente una visita!
Nelle immediate vicinanze del borgo c'è un sito davvero magico: tra due dirupi, in mezzo ad un silenzio irreale e ad una vegetazione dai colori irripetibili, si trova(va) il Santuario della Madonna della Grotta, incredibilmente scavato nella parete di tufo, al quale si accedeva lungo una vertiginosa scalinata a scendere. Fu rovinosamente distrutto da una frana nel 2004. Solo la statua della Madonna si salvò. Un miracolo, si disse, ma comunque una disgrazia irreparabile, di quelle che costellano la Calabria di cicatrici.
Era un luogo al quale, negli anni scorsi, tornavo spesso, per assaporare attimi di rapimento cosmico. Dopo il 2004 ci sono stato ancora un paio di volte, a parlare con la gente di lì, sgomenta per l'accaduto: non tanto perché sia svanita, col crollo, l'unica opportunità di attrazione turistica del luogo, ma, assai di più, perché era come se la frana si fosse portata giù dal monte le radici stesse di una piccola comunità; un nefasto segno del destino per chi resisteva ancora al dilavamento antropologico, che porta le persone dall'Aspromonte a inurbarsi sulla litoranea, abbandonando la propria storia.
Immagino come potrà risuonare il canto di Mimmo e Cosimo in questo contesto, quali echi potrà far rivivere, come vibreranno le pietre e gli arbusti...
E l'indomani a Cirella, ancor più dentro l'Aspromonte, per stradine impervie che ora si adornano di tonalità e profumi primaverili, verso un paesino di 170 anime, lontano da tutto.
Chi può non si perda questa esperienza!
I commenti qui sotto dicono molto sulla dimensione emotiva che sta assumendo, per tante persone, la condivisione di questo straordinario fenomeno musicale: sono da leggere assolutissimamente!
Nelle immediate vicinanze del borgo c'è un sito davvero magico: tra due dirupi, in mezzo ad un silenzio irreale e ad una vegetazione dai colori irripetibili, si trova(va) il Santuario della Madonna della Grotta, incredibilmente scavato nella parete di tufo, al quale si accedeva lungo una vertiginosa scalinata a scendere. Fu rovinosamente distrutto da una frana nel 2004. Solo la statua della Madonna si salvò. Un miracolo, si disse, ma comunque una disgrazia irreparabile, di quelle che costellano la Calabria di cicatrici.
Era un luogo al quale, negli anni scorsi, tornavo spesso, per assaporare attimi di rapimento cosmico. Dopo il 2004 ci sono stato ancora un paio di volte, a parlare con la gente di lì, sgomenta per l'accaduto: non tanto perché sia svanita, col crollo, l'unica opportunità di attrazione turistica del luogo, ma, assai di più, perché era come se la frana si fosse portata giù dal monte le radici stesse di una piccola comunità; un nefasto segno del destino per chi resisteva ancora al dilavamento antropologico, che porta le persone dall'Aspromonte a inurbarsi sulla litoranea, abbandonando la propria storia.
Immagino come potrà risuonare il canto di Mimmo e Cosimo in questo contesto, quali echi potrà far rivivere, come vibreranno le pietre e gli arbusti...
E l'indomani a Cirella, ancor più dentro l'Aspromonte, per stradine impervie che ora si adornano di tonalità e profumi primaverili, verso un paesino di 170 anime, lontano da tutto.
Chi può non si perda questa esperienza!
I commenti qui sotto dicono molto sulla dimensione emotiva che sta assumendo, per tante persone, la condivisione di questo straordinario fenomeno musicale: sono da leggere assolutissimamente!
Un abbraccio dal mare
Su Facebook non si parla d'altro: c'è una nuova canzone dei TaranProject! E' stata eseguita in pubblico per la prima volta qualche giorno fa a Caulonia, il paese di Mimmo.
Ce la racconta una ispiratissima Giupi:
...ecco le prime note, all'inizio malinconiche e lievi...e poi ecco la carica del ritornello ritmato, che incita e invita all'urlo liberatorio: "oilì, oilà si mmi vo' bbeni passa lu mari e venimi a cercari, venimi a cercari..." (se mi vuoi bene attraversa il mare e vienimi a cercare)...ognuno di loro ha il suo ruolo scandito ma ben amalgamato nel brano...dal sax a volte struggente, alla chitarra classica che sembra un'arpa...il suono caldo del basso denota la passione che c'è nelle parole cantate da Mimmo, accompagnate da Cosimo, con l'ingresso della voce di Giovanna che sembra invocare, creando, come un eco, un canto melodioso accompagnato dal suono acuto di uno strumento particolare: l'estremità di una zappa in ferro ritmicamente battuta da un piccolo bastone in legno...potrebbe sembrare il rintocco di una campanella... Ancora una volta ecco la pioggia che fa capolino, mentre noi a braccia in su simuliamo il tentativo di far tornare le gocce su nel cielo, tra le nuvole e le stelle...solo a fine concerto, ormai nella difficoltà di rimanere in sospeso, eccola arrivare, la pioggia, fresca e dolce sulle nostre "teste calde" e corpi sudati...una sensazione bellissima...
Nei commenti, qui sotto, ancora tanti, tanti particolari sui concerti.
Ed ecco qui video e testo del nuovo brano!
Ce la racconta una ispiratissima Giupi:
...ecco le prime note, all'inizio malinconiche e lievi...e poi ecco la carica del ritornello ritmato, che incita e invita all'urlo liberatorio: "oilì, oilà si mmi vo' bbeni passa lu mari e venimi a cercari, venimi a cercari..." (se mi vuoi bene attraversa il mare e vienimi a cercare)...ognuno di loro ha il suo ruolo scandito ma ben amalgamato nel brano...dal sax a volte struggente, alla chitarra classica che sembra un'arpa...il suono caldo del basso denota la passione che c'è nelle parole cantate da Mimmo, accompagnate da Cosimo, con l'ingresso della voce di Giovanna che sembra invocare, creando, come un eco, un canto melodioso accompagnato dal suono acuto di uno strumento particolare: l'estremità di una zappa in ferro ritmicamente battuta da un piccolo bastone in legno...potrebbe sembrare il rintocco di una campanella... Ancora una volta ecco la pioggia che fa capolino, mentre noi a braccia in su simuliamo il tentativo di far tornare le gocce su nel cielo, tra le nuvole e le stelle...solo a fine concerto, ormai nella difficoltà di rimanere in sospeso, eccola arrivare, la pioggia, fresca e dolce sulle nostre "teste calde" e corpi sudati...una sensazione bellissima...
Nei commenti, qui sotto, ancora tanti, tanti particolari sui concerti.
Ed ecco qui video e testo del nuovo brano!
I Magnifici Sette ...e la Zampogna
Dei concerti di fine aprile cui abbiamo assistito ha già raccontato magistralmente La Catarinà. Sono stati l'occasione, tra l'altro, per celebrare l'ingresso ufficiale nel gruppo del settimo componente dei TaranProject: Gabriele Albanese.
Non certo una novità assoluta, considerato che nei mesi scorsi spesso e volentieri Gabriele si univa ai sei, giostrando la sua presenza tra gli impegni di studio e le attività musicali, richiestissimo strumentista e direttore artistico di manifestazioni; ed era una frequentazione che datava dai tempi di Karakolo Fool, di cui Gabriele fu tra gli artefici, e poi di Gozzansamble e di altre sporadiche collaborazioni. Questa del resto è sempre stata la caratteristica più evidente del simpaticissimo Gabriele, la volatilità: indice di poliedricità artistica e al tempo stesso di irrequietezza, come se l'appartenere stabilmente ad una sola formazione gli andasse stretto.
Ma ora alcune cose sono cambiate: completata con successo l'università, abbandonata quindi Messina, Gabriele non è rientrato al paese d'origine, Cittanova, ma ha preso casa a Gioiosa Marina. E musicalmente ha trovato casa presso i TaranProject, come adesso sancisce anche il line-up riportato nella pagina del gruppo su MySpace.
Ciò è stato possibile, forse, perché solo i TaranProject gli danno modo di manifestare tutte le sue mutevoli anime: con loro è compìto suonatore di pipita, strumento tra i più antichi delle terre di Calabria; è grintoso saxofonista, con ardite escursioni nei territori dell'improvvisazione di stampo jazzistico; è elegantissimo ballerino di tarantella, a formare con Giovanna una coppia in cui si sposano esuberanza, spontaneità e fascino; e per tutto il tempo del concerto lo si vede apparire qua e là, specie in questa fase in cui sta calibrando al meglio il suo inserimento in brani che erano già collaudatissimi, ma che in qualche caso trovano nel suo apporto lo schiudersi di un'altra prospettiva sonora in più.
A Chivasso, poi, l'abbiamo visto anche accompagnare con una tradizionale marranzana i solisti, sottolineandone il canto con suggestivi riverberi armonici; segno che Gabriele non ha finito di stupirci.
E la prossima mossa si può già azzardare quale sarà. Sempre a Chivasso, prima del concerto, mentre gli altri sei sedevano a tavola per tributare doveroso omaggio gastronomico allo Stocco di Mammola, l'illustre concittadino dei fratelli Scarfò, Gabriele, manco a dirlo, piluccava qua e là tra le bancarelle, incurante della pioggia; in particolare l'ho colto soffermarsi a lungo presso il banchetto dei Costantino di Pellaro, artigiani costruttori di strumenti tradizionali, nonché suonatori in proprio; era intento a contemplare alcuni pregevoli organetti, e a discettare con Nicola di zampogne: a paru, a chiave, alla moderna, con le cinque canne ciascuna col suo nome, la manca, la maestra, il cardillo...
Ho avuto la fortuna di assistere a questo dialogo, in cui si esprimeva palpabile l'interesse amorevole di Gabriele per questo nobile strumento, il desiderio di confrontarsi con un altro musicista, mettendo in comune esperienze e sensazioni, con attenzione e umiltà. Insomma, un perfetto TaranProject!
E sì, la notizia è proprio questa: Gabriele sta studiando la zampogna, e per l'estate, con ogni probabilità, lo vedremo imbracciare l'otre di pelle di capretto, ed intraprendere una strada che promette nuove meraviglie.
Non certo una novità assoluta, considerato che nei mesi scorsi spesso e volentieri Gabriele si univa ai sei, giostrando la sua presenza tra gli impegni di studio e le attività musicali, richiestissimo strumentista e direttore artistico di manifestazioni; ed era una frequentazione che datava dai tempi di Karakolo Fool, di cui Gabriele fu tra gli artefici, e poi di Gozzansamble e di altre sporadiche collaborazioni. Questa del resto è sempre stata la caratteristica più evidente del simpaticissimo Gabriele, la volatilità: indice di poliedricità artistica e al tempo stesso di irrequietezza, come se l'appartenere stabilmente ad una sola formazione gli andasse stretto.
Ma ora alcune cose sono cambiate: completata con successo l'università, abbandonata quindi Messina, Gabriele non è rientrato al paese d'origine, Cittanova, ma ha preso casa a Gioiosa Marina. E musicalmente ha trovato casa presso i TaranProject, come adesso sancisce anche il line-up riportato nella pagina del gruppo su MySpace.
Ciò è stato possibile, forse, perché solo i TaranProject gli danno modo di manifestare tutte le sue mutevoli anime: con loro è compìto suonatore di pipita, strumento tra i più antichi delle terre di Calabria; è grintoso saxofonista, con ardite escursioni nei territori dell'improvvisazione di stampo jazzistico; è elegantissimo ballerino di tarantella, a formare con Giovanna una coppia in cui si sposano esuberanza, spontaneità e fascino; e per tutto il tempo del concerto lo si vede apparire qua e là, specie in questa fase in cui sta calibrando al meglio il suo inserimento in brani che erano già collaudatissimi, ma che in qualche caso trovano nel suo apporto lo schiudersi di un'altra prospettiva sonora in più.
A Chivasso, poi, l'abbiamo visto anche accompagnare con una tradizionale marranzana i solisti, sottolineandone il canto con suggestivi riverberi armonici; segno che Gabriele non ha finito di stupirci.
E la prossima mossa si può già azzardare quale sarà. Sempre a Chivasso, prima del concerto, mentre gli altri sei sedevano a tavola per tributare doveroso omaggio gastronomico allo Stocco di Mammola, l'illustre concittadino dei fratelli Scarfò, Gabriele, manco a dirlo, piluccava qua e là tra le bancarelle, incurante della pioggia; in particolare l'ho colto soffermarsi a lungo presso il banchetto dei Costantino di Pellaro, artigiani costruttori di strumenti tradizionali, nonché suonatori in proprio; era intento a contemplare alcuni pregevoli organetti, e a discettare con Nicola di zampogne: a paru, a chiave, alla moderna, con le cinque canne ciascuna col suo nome, la manca, la maestra, il cardillo...
Ho avuto la fortuna di assistere a questo dialogo, in cui si esprimeva palpabile l'interesse amorevole di Gabriele per questo nobile strumento, il desiderio di confrontarsi con un altro musicista, mettendo in comune esperienze e sensazioni, con attenzione e umiltà. Insomma, un perfetto TaranProject!
E sì, la notizia è proprio questa: Gabriele sta studiando la zampogna, e per l'estate, con ogni probabilità, lo vedremo imbracciare l'otre di pelle di capretto, ed intraprendere una strada che promette nuove meraviglie.
Calabriacaffè intervista Mimmo Cavallaro
Su calabriacaffe.it c'è una interessante intervista a Mimmo, in cui ci parla della passione che l'ha guidato alla riscoperta delle radici musicali della sua terra, e della passione che, attorno al fenomeno TaranProject, non smette di crescere. L'autrice è Giuseppina, che ha scoperto Cavallaro ascoltandone i cd, e non l'ha ancora mai visto in concerto, ma ne è stata già conquistata!
Ogni sera un concerto!
Gli appuntamenti della settimana con i TaranProject:
- martedì 11 a Monasterace Superiore
- mercoledì 12 ad Africo
- giovedì 13 a Reggio Calabria al HOM
- venerdì 14 a Caulonia in Contrada Vasi
- sabato 15 a Soverato
- domenica 16 ad Antonimina
nei commenti - qui sotto - il racconto, le riflessioni, le emozioni di chi c'era: Francesco Franco, Giupi, Barbara, Santo...
- martedì 11 a Monasterace Superiore
- mercoledì 12 ad Africo
- giovedì 13 a Reggio Calabria al HOM
- venerdì 14 a Caulonia in Contrada Vasi
- sabato 15 a Soverato
- domenica 16 ad Antonimina
nei commenti - qui sotto - il racconto, le riflessioni, le emozioni di chi c'era: Francesco Franco, Giupi, Barbara, Santo...
Notizie da Guardavalle
Un commento della nostra preziosa amica Giupi sul concerto di venerdì sera a Guardavalle:
Ancora una volta si stava mettendo a piovere verso fine concerto e poi ha smesso dopo che Mimmo ha iniziato a cantare la cantilena "Chjiovi, chjiovi, chjiovi ecc...".
Loro sul palco sono stati come sempre impeccabili nonostante Cosimo avesse qualche difficoltà vocale e Gabriele avesse un leggero torcicollo...ma se non me lo avessero detto, a dire il vero non lo avrei notato. Stavolta Giovanna aveva le uscite audio negli auricolari e il microfono "gelato" senza fili per muoversi meglio. I ragazzi del service sempre efficenti e impeccabili anche loro, note positive come sempre, sia dell'ambiente sempre più familiare tra tutti, sia del loro modo di porsi con tutti.
Ancora una volta si stava mettendo a piovere verso fine concerto e poi ha smesso dopo che Mimmo ha iniziato a cantare la cantilena "Chjiovi, chjiovi, chjiovi ecc...".
Loro sul palco sono stati come sempre impeccabili nonostante Cosimo avesse qualche difficoltà vocale e Gabriele avesse un leggero torcicollo...ma se non me lo avessero detto, a dire il vero non lo avrei notato. Stavolta Giovanna aveva le uscite audio negli auricolari e il microfono "gelato" senza fili per muoversi meglio. I ragazzi del service sempre efficenti e impeccabili anche loro, note positive come sempre, sia dell'ambiente sempre più familiare tra tutti, sia del loro modo di porsi con tutti.
Ma i Miracoli erano cominciati prima...
Bruciata da una siccità di mesi e mesi, la terra ardeva di sete sotto il sole.
Naturalmente non sto parlando di quest’ultimo piovoso, franoso, interminabile inverno, né di questa primavera fresca e ritardataria: è cosa di tanti e tanti anni fa. Ma non poi tantissimi se a Bianco ci raccontano che è ancora viva, o per lo meno ben ricordata dai suoi vicini, la signora in carne e ossa, con nome e cognome, che fu all’origine del Miracolo. Fece un voto alla Madonna: avrebbe fatto una festa in quel giorno, ogni anno, se la Madonna avesse finalmente mandato la pioggia. La sua preghiera fu esaudita, ed ecco che a Bianco ogni anno a metà primavera si festeggia il Miracolo. Anche a Bruzzano ci raccontano una storia simile, ma ci dicono che a ottenere il Miracolo e a fare il voto, diversi secoli fa, fu un piccolo gruppo di uomini saggi e pii.
Oltre alle celebrazioni religiose, Bianco e Bruzzano quest’anno hanno festeggiato il Miracolo in piazza il 24 e il 25 aprile con due fantastici concerti dei Taranproject di Mimmo Cavallaro.
Bianco, ultime ore del pomeriggio. Guardiamo il cielo gonfio di nuvole nere e ci preoccupiamo: non sarà che il Miracolo si voglia manifestare proprio stasera, che voglia inzuppare questo concerto tanto atteso?
Intanto la piazza Cinque Martiri di Bianco si riempie come un uovo. Mimmo, Cosimo & c. provano i suoni, si esibiscono in frammenti di pezzi mai sentiti prima. Serpeggia un brivido di eccitazione nello storico, appassionato, sempre presente fan’s club “Danza cu lu ventu comu l’unda di lu maari..”, e tra noi due blogger che abbiamo la faccia sorridente di Mimmo (foto by Fildiferro, al Vinitaly) stampata di fresco sulle sbirciatissime maglie. Saranno i pezzi del nuovo cd? Li ascolteremo stasera? No, non li ascolteremo stasera: è solo un piccolo assaggio rubato al futuro.
Carmelo e Alfredo arrivano insieme, vivaci e ridenti come sempre. Ma... panico: non abbiamo ancora visto Andrea, non abbiamo ancora visto Giovanna! è quasi l'ora del concerto quando li vediamo arrivare trafelati direttamente da una festa di matrimonio - "in veste di invitato!" precisa sorridendo un inedito Andrea in giacca e cravatta, mentre Giovanna indossa la sua stanchezza come una grazia in più.
Non c'è tempo per riprovare i volumi della voce, ma non fa niente: il concerto è ancora più amalgamato, più caldo, più spalancato dei precedenti. Non manca, per emozionarci di più, il pubblico ringraziamento di Mimmo a Fildiferro, il "signor Ferreri" che sulla Riviera ha raccontato il successo dei Taranproject al Vinitaly. La piazza canta in coro, si spella le mani, si scatena in tarantelle, girotondi, serpentoni, e la pioggia - piccolo miracolo - rimane su, ferma dentro i nuvoloni neri, forse anche lei incantata in ascolto.
La sera dopo il piccolo miracolo si ripete a Bruzzano un po’ meno piccolo, un po’ più visibile. Sciolti e affratellati dall’ulteriore stanchezza i musicisti si offrono al pubblico senza riserve, regalando tutto di sé e risultando quasi senza saperlo ancora più scintillanti. Verso la fine comincia a piovere: poche gocce isolate che riusciamo addirittura a vedere, macchie d’argento in caduta sullo sfondo nero del palco. Allora Cosimo allarga le braccia e con tutti i colori della sua voce, ma dolcemente, recita un proverbio che non saprei trascrivere se non potessi saccheggiare la trascrizione che ne ha prontamente fatto su Facebook Francesco Franco Pellegrino (grazie!): “Chjiovi chjiovi/ e la gatta faci i fijjhioli/ e lu surici si marita/ cu na coppula di sita”. La musica si è fermata. Il pubblico trattiene il fiato guardando, sul palco, i preziosi strumenti in legno che da un momento all’altro si bagneranno. Sono pochi secondi e questa è sicuramente un’illusione ottica, ma i nostri occhi credono di vedere le macchie d’argento muoversi sul fondo nero del palco verso l’alto anziché verso il basso. Non piove più. Il concerto andrà avanti fino a notte alta e nessuno, proprio nessuno, neanche il nostro Fildiferro!, riuscirà a non ballare.
(le foto sono di Pino Carella)
Naturalmente non sto parlando di quest’ultimo piovoso, franoso, interminabile inverno, né di questa primavera fresca e ritardataria: è cosa di tanti e tanti anni fa. Ma non poi tantissimi se a Bianco ci raccontano che è ancora viva, o per lo meno ben ricordata dai suoi vicini, la signora in carne e ossa, con nome e cognome, che fu all’origine del Miracolo. Fece un voto alla Madonna: avrebbe fatto una festa in quel giorno, ogni anno, se la Madonna avesse finalmente mandato la pioggia. La sua preghiera fu esaudita, ed ecco che a Bianco ogni anno a metà primavera si festeggia il Miracolo. Anche a Bruzzano ci raccontano una storia simile, ma ci dicono che a ottenere il Miracolo e a fare il voto, diversi secoli fa, fu un piccolo gruppo di uomini saggi e pii.
Oltre alle celebrazioni religiose, Bianco e Bruzzano quest’anno hanno festeggiato il Miracolo in piazza il 24 e il 25 aprile con due fantastici concerti dei Taranproject di Mimmo Cavallaro.
Bianco, ultime ore del pomeriggio. Guardiamo il cielo gonfio di nuvole nere e ci preoccupiamo: non sarà che il Miracolo si voglia manifestare proprio stasera, che voglia inzuppare questo concerto tanto atteso?
Intanto la piazza Cinque Martiri di Bianco si riempie come un uovo. Mimmo, Cosimo & c. provano i suoni, si esibiscono in frammenti di pezzi mai sentiti prima. Serpeggia un brivido di eccitazione nello storico, appassionato, sempre presente fan’s club “Danza cu lu ventu comu l’unda di lu maari..”, e tra noi due blogger che abbiamo la faccia sorridente di Mimmo (foto by Fildiferro, al Vinitaly) stampata di fresco sulle sbirciatissime maglie. Saranno i pezzi del nuovo cd? Li ascolteremo stasera? No, non li ascolteremo stasera: è solo un piccolo assaggio rubato al futuro.
Carmelo e Alfredo arrivano insieme, vivaci e ridenti come sempre. Ma... panico: non abbiamo ancora visto Andrea, non abbiamo ancora visto Giovanna! è quasi l'ora del concerto quando li vediamo arrivare trafelati direttamente da una festa di matrimonio - "in veste di invitato!" precisa sorridendo un inedito Andrea in giacca e cravatta, mentre Giovanna indossa la sua stanchezza come una grazia in più.
Non c'è tempo per riprovare i volumi della voce, ma non fa niente: il concerto è ancora più amalgamato, più caldo, più spalancato dei precedenti. Non manca, per emozionarci di più, il pubblico ringraziamento di Mimmo a Fildiferro, il "signor Ferreri" che sulla Riviera ha raccontato il successo dei Taranproject al Vinitaly. La piazza canta in coro, si spella le mani, si scatena in tarantelle, girotondi, serpentoni, e la pioggia - piccolo miracolo - rimane su, ferma dentro i nuvoloni neri, forse anche lei incantata in ascolto.
La sera dopo il piccolo miracolo si ripete a Bruzzano un po’ meno piccolo, un po’ più visibile. Sciolti e affratellati dall’ulteriore stanchezza i musicisti si offrono al pubblico senza riserve, regalando tutto di sé e risultando quasi senza saperlo ancora più scintillanti. Verso la fine comincia a piovere: poche gocce isolate che riusciamo addirittura a vedere, macchie d’argento in caduta sullo sfondo nero del palco. Allora Cosimo allarga le braccia e con tutti i colori della sua voce, ma dolcemente, recita un proverbio che non saprei trascrivere se non potessi saccheggiare la trascrizione che ne ha prontamente fatto su Facebook Francesco Franco Pellegrino (grazie!): “Chjiovi chjiovi/ e la gatta faci i fijjhioli/ e lu surici si marita/ cu na coppula di sita”. La musica si è fermata. Il pubblico trattiene il fiato guardando, sul palco, i preziosi strumenti in legno che da un momento all’altro si bagneranno. Sono pochi secondi e questa è sicuramente un’illusione ottica, ma i nostri occhi credono di vedere le macchie d’argento muoversi sul fondo nero del palco verso l’alto anziché verso il basso. Non piove più. Il concerto andrà avanti fino a notte alta e nessuno, proprio nessuno, neanche il nostro Fildiferro!, riuscirà a non ballare.
(le foto sono di Pino Carella)
A Chivasso, nel Campo dei Miracoli
Questa volta i Taranproject hanno davvero fatto miracoli!
Il primo è stato riuscire ad arrivare a Chivasso, dopo aver suonato al Concerto del 1 maggio a Rosarno fino alla mezzanotte del sabato: la loro performance era prevista per le 20, ma problemi tecnici e lungaggini tipici delle manifestazioni di questo genere hanno fatto slittare la loro salita sul palco di qualche ora, e hanno ridotto la durata dell'esibizione a due decine di minuti: poco, troppo poco!, anche se comunque abbastanza per far sì che abbiano lasciato un segno forte della loro presenza all'evento - con citazione e immagini anche su RaiTre.
Così, perso il treno e scartata l'idea di un avventurosa spedizione in furgone, i nostri sono corsi all'aeroporto nel cuore della notte, e sono giunti in Piemonte, previo scalo a Roma, col sole già alto in cielo; tutto questo mentre Cosimo, uomo di salde radici terrigne e perciò refrattario al volo, saliva in treno per approdare a Chivasso nel pomeriggio.
Un secondo miracolo è stato allestire in quattro e quattr'otto una pedana di fortuna sotto il tendone del ristrorante, poiché sul palco che era stato predisposto pioveva desolantemente da ore: trasferiti strumenti e mixer, ridotta al minimo indispensabile l'amplificazione, Carmelo, assieme al tecnico incontrato sul posto, si è prodotto nel più veloce e brillante soundcheck della storia, riuscendo a garantire l'abituale eccellente qualità audio.
Poi sono fioccati miracoli in serie in un concerto intenso, raccolto, che ha trasformato la serata piovosa in una notte di lucente armonia: attraverso le recenti evoluzioni “Cioparella” sta esplodendo, è diventata spiritata e febbrile, con Gabriele che si inserisce col suo sax dai clangori dissonanti; la “Mulinarella” di Mimmo è sempre più densa, oscura, inquietante; i classici di Cosimo spandono gloria sul pubblico galvanizzandolo; miracolosa è stata infine l'apparizione della zampogna, suonata dal maestro Peppe Pizzimenti: uno strumento arcano e affascinante come nessun altro, riemerso dalle brume d'Aspromonte.
Ma il miracolo più grande è stato vedere Rocco, un simpaticissimo ragazzo in carrozzina, chiedere aiuto per alzarsi e farsi reggere in piedi, e poi con tutta la sua forza ballare, ridere felice, restituire generosamente a Mimmo un'emozione vera, che ha fatto brillare gli occhi a tutti noi.
(le foto sono dall'album di Rocco!)
Anch'io ho avuto il mio piccolo grande miracolo: ho ballato con Giovanna!
Quando verso la fine lei è venuta verso il pubblico, sorridendo ha teso le braccia proprio verso di me, invitandomi a volteggiare con lei nella tarantella – io che non ho mai ballato in vita mia, e solo una settimana fa a Bruzzano avevo avuto il mio battesimo, grazie a Giupi e gli amici del gruppo “Danza cu lu Ventu”... beh, devo aggiungere altro?
Questi sono i Taranproject: sentimenti che fluiscono, barriere individuali che si sciolgono, tante minuscole storie di persone che si intrecciano, e diventano tutte preziose, dentro lo spazio magico creato dalla musica di questi splendidi artisti.
Il primo è stato riuscire ad arrivare a Chivasso, dopo aver suonato al Concerto del 1 maggio a Rosarno fino alla mezzanotte del sabato: la loro performance era prevista per le 20, ma problemi tecnici e lungaggini tipici delle manifestazioni di questo genere hanno fatto slittare la loro salita sul palco di qualche ora, e hanno ridotto la durata dell'esibizione a due decine di minuti: poco, troppo poco!, anche se comunque abbastanza per far sì che abbiano lasciato un segno forte della loro presenza all'evento - con citazione e immagini anche su RaiTre.
Così, perso il treno e scartata l'idea di un avventurosa spedizione in furgone, i nostri sono corsi all'aeroporto nel cuore della notte, e sono giunti in Piemonte, previo scalo a Roma, col sole già alto in cielo; tutto questo mentre Cosimo, uomo di salde radici terrigne e perciò refrattario al volo, saliva in treno per approdare a Chivasso nel pomeriggio.
Un secondo miracolo è stato allestire in quattro e quattr'otto una pedana di fortuna sotto il tendone del ristrorante, poiché sul palco che era stato predisposto pioveva desolantemente da ore: trasferiti strumenti e mixer, ridotta al minimo indispensabile l'amplificazione, Carmelo, assieme al tecnico incontrato sul posto, si è prodotto nel più veloce e brillante soundcheck della storia, riuscendo a garantire l'abituale eccellente qualità audio.
Poi sono fioccati miracoli in serie in un concerto intenso, raccolto, che ha trasformato la serata piovosa in una notte di lucente armonia: attraverso le recenti evoluzioni “Cioparella” sta esplodendo, è diventata spiritata e febbrile, con Gabriele che si inserisce col suo sax dai clangori dissonanti; la “Mulinarella” di Mimmo è sempre più densa, oscura, inquietante; i classici di Cosimo spandono gloria sul pubblico galvanizzandolo; miracolosa è stata infine l'apparizione della zampogna, suonata dal maestro Peppe Pizzimenti: uno strumento arcano e affascinante come nessun altro, riemerso dalle brume d'Aspromonte.
Ma il miracolo più grande è stato vedere Rocco, un simpaticissimo ragazzo in carrozzina, chiedere aiuto per alzarsi e farsi reggere in piedi, e poi con tutta la sua forza ballare, ridere felice, restituire generosamente a Mimmo un'emozione vera, che ha fatto brillare gli occhi a tutti noi.
(le foto sono dall'album di Rocco!)
Anch'io ho avuto il mio piccolo grande miracolo: ho ballato con Giovanna!
Quando verso la fine lei è venuta verso il pubblico, sorridendo ha teso le braccia proprio verso di me, invitandomi a volteggiare con lei nella tarantella – io che non ho mai ballato in vita mia, e solo una settimana fa a Bruzzano avevo avuto il mio battesimo, grazie a Giupi e gli amici del gruppo “Danza cu lu Ventu”... beh, devo aggiungere altro?
Questi sono i Taranproject: sentimenti che fluiscono, barriere individuali che si sciolgono, tante minuscole storie di persone che si intrecciano, e diventano tutte preziose, dentro lo spazio magico creato dalla musica di questi splendidi artisti.
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