Di tutt'altra fatta, rispetto a quella di Cosimo, è la mugnaia del brano di Mimmo, figurativamente alle prese con un mulino che non macina a dovere: in realtà viene stuzzicata dalle parole del mugnaio, che consistono in una profferta intrisa di doppi sensi, dove si mette in atto il corteggiamento fastidioso del prepotente marpione nei confronti della giovane sprovveduta. Gli ammiccamenti sono grevi ed espliciti, e la vanagloria boriosa e risibile.
Ma non è tutto qui! Perché subito scopriamo che questo spregevole lusingare serve in realtà solo a confonderci le idee, e che le mire del vecchio mugnaio si distolgono ben presto dalla ragazza, per concentrarsi, in un precipitare di versi tutti incatenati dalla congiunzione iniziale che crea un senso di drammatica sospensione, sui ragazzini: lui li prende per mano e li conduce dietro il mulino, per fare con loro il gioco del matassaro. Che non si sa esattamente cosa sia, ma è fin troppo eloquentemente un gioco perverso di adescamento e raggiro, un ingarbugliare i fili della matassa per meglio impigliare la preda.
Il testo non può non suscitare un senso di allarme e quasi di ripulsa, magistralmente assecondato e reso in forma artistica da una melodia insinuante e cadenzata, e da qualche studiato dettaglio nell'arrangiamento, e più di tutto dalla voce di Mimmo, che è maestro nel suggerire sottigliezze e reconditi significati dentro le increspature armoniche del suo cantare.
Ma c'è poi, in questa canzone, un verso di grande potenza, che ne riscatta completamente il senso: è quando il famigerato mulinaro viene indicato per nome, si annuncia al mondo che lui si chiama 'nTtoninu, e il grido risuona come una denuncia, uno spezzare il cerchio dell'omertà per far finalmente luce su questa losca faccenda.
Da qui il pathos intenso che permea il brano, specie nelle versioni più vecchie - ad esempio quella ruvida e tagliente dei TaranKhan - ma anche in questa che vi propongo, per sola voce e chitarra battente, scarna ed essenziale: Mimmo la cantò a Napoli quando il suo “Sona Battenti” venne premiato come disco di musica popolare dell'anno 2009.
(il filmato è di videomayday)
Di seguito il testo, e nei commenti la traduzione in italiano.
Mulinarella mia, mulinarella,
Pecchì lu toi mulinu non macina
Si mi lu doni a mia pe 'na simana
Eu ti l'agggiustu e lu mentu 'n caminu
Eu ti l'agggiustu e lu mentu 'n caminu
Tegnu nu marteduzzu a la romana
Mali di lampu comu s'arrimina
E quando tocca la petra suprana
A ghjunti a ghjunti nesci la farina
A ghjunti a ghjunti nesci la farinahttp://www.blogger.com/img/blank.gif
Si boi mu 'ndai la farina bona
Pigghja farina di lu mulinaru
Si boi mu 'ndai la farina bona
Pigghja farina di lu mulinaru
Lu mulinaru si chiama 'nToninu
e pigghja li cotradi di la manu
e si li porta arretu a lu mulinu
e da 'nci fa lu jocu di lu matassaru
e da 'nci fa lu jocu di lu matassaru
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Mulinarella
RispondiEliminaMulinarella mia, mulinarella,
perchè il tuo mulino non macina?
Se me lo affidi per una settimana
te l'aggiusto e lo metto in moto.
Ho un martelletto alla romana,
accidenti come si muove svelto!,
e quando tocca la Pietra Sovrana
la farina esce a fiotti.
Se vuoi avere la farina buona,
prendi la farina del Mugnaio.
Il Mugnaio si chiama Antonino,
e prende i ragazzini per mano,
e se li porta dietro il mulino,
e là gli fa il gioco del matassaro.