E chi esti 'na fujara? - vi chiedo, e specialmente ai tanti fra voi che sono conoscitori e cultori del dialetto...
Ma non ricevo risposta. Nessuno lo sa?
Nemmeno coll'aiutino, se vi dico che è parola in uso tra i pastori?
No, sono sicuro che nessuno mi sa rispondere.
Perché sto scherzando: fujara – benché lo possa sembrare – non è vocabolo calabrese, anche se è del tutto pertinente ai temi che trattiamo
E i pastori a cui mi riferisco non sono quelli d'Aspromonte, abitano semmai sui monti Tatra, nei Carpazi. Cioè in Slovacchia.
Si chiama fujara, insomma, un particolare flauto a doppia canna originario di quel paese. Eccolo qui.
In abbinata allo Hang di Alfredo, delle cui origini svizzere abbiamo già detto, il fischio tenebroso della fujara suonata da Gabriele dà un'improbabile connotazione mitteleuropea al suono dei TaranProject.
Ma non c'è da stupirsi: accanto alla valorizzazione e all'innovazione nell'utilizzo dei più tradizionali strumenti della Locride, lira organetto chitarra battente e pipita,
da sempre i TP amano insaporire l'impasto sonoro con spezie esotiche, guidati in queste ardite commistioni dal loro indiscutibile talento di grandi chef musicali.
E Gabriele in particolare è un instancabile sperimentatore di nuovi aromi – tutti abbiamo in mente il favoloso duduk armeno di Citula d'argentu.
E fu così che il vocabolario calabrese si è arricchito di una nuova parola:
'nd'accattamu 'na fujara.
Suona bene, no?
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