Il lungo e straordinario periplo di Capo d'anno con i TaranProject è iniziato per me con un viaggio travagliato, dal Veneto alla Calabria cambiando sei treni, sperimentando l'assurda novità della totale abolizione dei collegamenti ferroviari notturni da Nord a Sud: un provvedimento che non si sa se giudicare parto di una mente imbecille o tassello di un disegno luciferino e folle di spaccatura dell'Italia in due; come se ci sia chi, da quassù, voglia staccare gli ormeggi al Meridione, liberarlo nel Mediterraneo, credendo così di salvare qualcosa o qualcuno, e dannando invece innanzitutto se stesso.
E poi con un non meno tortuoso tragitto in auto per raggiungere Spìlinga, avventura serale per strade e stradine dell'entroterra calabro, già sperimentata altre volte sempre in un misto di apprensione e spirito esploratore, tra indicazioni inesistenti, vie interrotte, percorsi alternativi, squarci di piccoli universi paesani o rurali balenanti qua e là.
Ma finalmente eccoci in piazza, la sera del 29 dicembre, pronti a saltar su un altro treno, quello giocosamente sferragliante della Peppinella che darà il via al concerto.
E invece no.
C'è Cosimo alla chitarra, in un fascio di luce, e intona una melodia semplice e dolcissima: è una canzone che parla del Natale, ed è avvolgente e delicata come un abbraccio, che Cosimo dona al pubblico con la bontà che solo il suo cuore capace delle più forti passioni sa esprimere.
Tutti ci raccogliamo attorno al palco, cullati dal canto ammaliatore, non ci aspettavamo questa novità e ci coglie di sorpresa, e ha l'effetto di sgretolare rigidità e barriere personali, sciogliendo gli individui in una comunità pacifica e sorridente.
Perché sì, lo diciamo ancora una volta: non solo di musica si tratta, non solo della pur sopraffina arte e virtuosità di questi musicisti, è molto di più quel che si vive durante i concerti dei TaranProject, e chi c'è stato lo ha percepito e lo sa. Il sentimento di fratellanza affettuosa che scorre tra artisti e pubblico è qualcosa di arduo a descriversi, eppure inequivocabilmente palpabile, ed è quel che ci richiama a tornare sempre là, perché di questo star bene assieme non si ha mai sazietà.
Subito dopo risuonano le note taumaturgiche della lira calabrese, e parte Li Boni Festi: c'è Mimmo con un berrettino fiabesco, pare un folletto allegro e saggio.
E quando inizia a cantare è come se si scoperchiasse il grande vaso dov'è custodito l'unguento miracoloso che lenisce tutti i mali, e tutti vi attingiamo: i rancori, le preoccupazioni, i pensieri imbronciati di cui ciascuno è incrostato – nel mio caso la stanchezza del viaggio, la rabbia impotente di cui dicevo all'inizio... – si stemperano e svaniscono, resta la gioia di condividere questa musica che conforta e rigenera i sentimenti, mentre prende corpo la convinzione che l'atmosfera incantata dei concerti durante le feste di fine anno, col freddo sottile e tanto calore nei cuori, sia proprio quella in cui i TaranProject offrono il meglio di sé.
Si prosegue sull'onda di un'emozione che non si attenua, e anzi si rinnova allo scorrere dei brani che riprendono la consueta scaletta, giungendo al finale affrettato dalla pioggia che comincia a scendere pungente: così ci rimane un po' di appetito inappagato, in attesa del prossimo appuntamento.
La notte del 31, a Caulonia Marina, si celebra l'attesissimo megaconcerto, e i TaranProject non si risparmiano: tre ore e mezza di musica, fino a poco prima dell'aurora, con la riproposta di tanti classici rimasti a riposo quest'anno, dalla Seduzione a Corvu Nigru, da Brigante alla Palumbella... E soprattutto l'incontro con Nour Eddine, accolto da Mimmo come Caru Cuginu: così si intitola un suo brano, risalente al progetto “Taragnawa” che condivise nel 2003 con i Phaleg, storico gruppo etnico calabrese.
Si è trattato senz'altro della più riuscita tra le collaborazioni artistiche sperimentate sinora dai TaranProject; la vocalità e i ritmi nordafricani si sono sposati a meraviglia con la tarantella locridea, in un'intesa naturale che ha radice in un comune ceppo ancestrale, come esemplificato magnificamente da una versione di Mariola spiritata e tribale; c'è da augurarsi che a questo fortunato connubio si dia presto un seguito.
Appena il tempo di qualche ora di sonno e già si parte per Dasà, dove la sera dell'1 gennaio si completa questo trittico di fine anno con un concerto altrettanto intenso, sfidando un freddo insolito e la stanchezza che traspare dai volti: l'allentarsi della concentrazione concede maggior spazio alla spontaneità, e i TaranProject certo non temono di mostrarsi per come sono, perché è proprio là che risiede la loro più vera forza.
Un trionfo, ovvio e sorprendente come sempre; e così anche il Vibonese può ormai ben dirsi annesso al Regno dei TaranProject.
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Quanto mi sarebbe piaciuto incontrare l'amico Fildiferro in una di queste magiche serate natalizie ingioiellate dal brillìo della musica dei nostri TP.
RispondiEliminaPeccato, davvero peccato non aver saputo della sua venuta e della sua presenza nelle tre serate da lui, ancora una volta magnificamente raccontate, proprio quelle nelle quali, guarda caso, io me ne sono rimasto a casa, al caldo del caminetto, non fidandomi delle avversità meteorologiche incombenti.
Le medesime emozioni regalate nei concerti che i nostri hanno tenuto in questo periodo di festa le ho avvertite anche io, nelle fredde serate riscaldate dalle melodie a noi tanto care. C’ero a Sinopoli, nella piazza del Comune, con moglie e bambini a gustare le calde fragranti zeppole cucinate ed offerte dalle gentilissime signore della pro loco, a ballare con gli amici ritrovati sotto il palco, rivisti in versione invernale, incappucciati e infreddoliti dopo che per decine di serate estive ci eravamo divertiti sotto le stelle del firmamento ad inebriarci di Stille chiare e lune d’argento.
C’ero anche a S. Eufemia nella splendida piazza del Municipio, gremita e festante dall’inizio alla fine del concerto, nella quale la pioggia è stata clemente quasi fino alla fine, rubandoci solo la parte terminale dello Jmbusedu che Cosimo ha dovuto tagliare, dandoci appuntamento alla prossima di Rombiolo .
Peccato Fildiferro, ci tenevo davvero tanto ad incontrarti e condividere con te la gioia di assistere a un concerto. Dovevi informare per tempo gli amici del forum che saresti venuto giù.
Come farai a farti perdonare?
Buon Anno a tutti
Giuseppe Cricrì