In un lembo remoto d'Italia, la costa jonica calabrese attorno a Locri, è esploso nel 2009 un fenomeno musicale e culturale straordinario. Mimmo Cavallaro con i TaranProject ha tenuto in sei mesi oltre settanta concerti, conoscendo un successo via via sempre più travolgente, fino a suscitare un'autentica passione collettiva.
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Gioia Popolare

Il titolo di questo post non si riferisce al sentimento che pervade i fan dei TaranProject, ora che hanno appena ripreso a seguire i loro idoli una sera dopo l'altra - e non sarebbe comunque inappropriato... Ma ad una importante realtà culturale sorta da qualche mese nella Locride, di cui vorremmo raccontare.
Nel corso del nostro ultimo viaggio in Calabria, lo scorso aprile, contattammo una persona per l'acquisto un libro-cd dedicato alla Lira Calabrese, opera di Ettore Castagna (il direttore artistico del Paleariza Festival), di cui avevo letto su Facebook. Ci demmo appuntamento a Gioiosa Jonica, presso una scuola di musica, denominata appunto Gioia Popolare.

All'ingresso, subito aria di famiglia: un coloratissimo murale presenta gli strumenti tradizionali, e nel mezzo campeggia la scritta Sonu Divinu; siamo dunque nel regno di Cosimo Papandrea!
Fummo accolti da Domenico Macrì, insegnante del magico strumento. Ci invitò ad assistere a qualche lezione: scoprimmo così un mondo vitale ed entusiasta, ragazzi di tutte le età che con caparbietà e passione si esercitano sulla lira; poco dopo arrivò Nino Triolo, giovane e già affermato virtuoso dell'organetto, anche lui col suo stuolo di discepoli.
Un piacere per gli occhi e per le orecchie, con Domenico e Nino che, tra un un esercizio e un suggerimento ai loro allievi, non resistevano alla voglia di improvvisare qualcosa lì per lì – uno spettacolo tutto per noi!
Domenico imbracciò pure una splendida zampogna, non senza avercene svelato un curioso segreto: la zampogna, per dare il meglio di sé, richiede di esser letteralmente dissetata con un sorso di vino, che ha la funzione di ammorbidire la valvola. E allora via col duetto, la zampogna brilla di Domenico e l'organetto di Nino, con l'argento vivo addosso!
Il clima era accogliente, frizzante e creativo: più che una scuola, un laboratorio in cui lo spirito di emulazione artistica vale ben più delle lezioni canoniche. Una fucina di futuri talenti, per una tradizione musicale che promette di prosperare ancora a lungo.

Nel frattempo era arrivata la persona che si occupa dell'organizzazione: con nostra somma sorpresa, si trattava di Giupi! L'avevamo incontrata ai concerti le sere precedenti, ed ecco che la ritroviamo nella sua ennesima incarnazione: fan scatenata, testimone e custode della memoria artistica dei TaranProject, fotografa provetta, cronista puntuale e immaginifica in molti commenti su questo blog... ed ora anche segretaria (o molto di più) della scuola.
Ma le sorprese non erano ancora finite: giunse anche Giuseppe Lucà, giovane artigiano costruttore di lire, che scoprimmo protagonista di una straordinaria avventura imprenditoriale, esempio mirabile di inventiva e perizia in terra calabrese: Giuseppe, studente di Ingegneria a Cosenza, ha pensato di applicare i suoi studi di fisica acustica al disegno della cassa armonica dello strumento, ottenendo risultati incredibili - di cui ci dette convincente dimostrazione - in termini di potenza e purezza del suono! E ora le sue lire sono richiestissime.
Giuseppe, venni a sapere in seguito, è il fratello di Marco Lucà, che ha fondato e gestisce un attivissimo fan club su Facebook. E' stato grazie all'aiuto di Marco che ho potuto ricostruire la storia di Gioia Popolare.

Tutto nacque dalle menti di Andrea Timpiccioli, propietario dei locali, e Giuseppe Lucà, costruttore di lire, organettista e maestro di pianoforte; il progetto iniziale era di insegnare l'organetto.
Venne fondata un'associazione, dapprima denominata proprio Sonu Divinu (ecco spiegato il murale), con presidente Ruggero Lucà, padre di Giuseppe e Marco; si pensò di coinvolgere il maestro indiscusso dell'organetto gioiosano, Cosimo Papandrea, che divenne direttore artistico, promettendo di portare il nome della scuola ad alti livelli. Cosimo coinvolse altri membri dei TaranProject: Alfredo Verdini per i corsi di percussioni e tamburello, Giovanna Scarfò per la tarantella, mentre per la lira fu chiamato Domenico Macrì, musicista in proprio e collaboratore del gruppo degli Argagnari.
Il 27 settembre 2009 la sede apre a suon di tarantella: ospiti TaranProject e Argagnari per un fantastico concerto inaugurale. Iscrizioni numerosissime per l'organetto, poi ben presto ecco il boom anche per gli altri corsi; la sede diviene luogo di riferimento importante per molti musicisti della zona, tra loro Francesco Loccisano e naturalmente Mimmo Cavallaro.
Il nome viene definitivamente cambiato in Gioia Popolare, traendo ispirazione dall'antica leggenda sulla bella figghjiola che fondò la cittadina di Gioiosa.
L'aspetto organizzativo inizia a farsi oneroso, c'è bisogno di una persona che alla passione unisca capacità di gestione e coordinamento, e viene individuata in Giupi Logozzo: è lei che al pubblico offre disponibilità, competenza e simpatia, ai musicisti e maestri sostegno e assistenza, aggiorna costantemente la pagina web, risolve insomma ogni piccolo e grande problema. Andrea Simonetta, con fulminea definizione, nel perfetto stile calabritish che lo contraddistingue, l'ha soprannominata La Preside!
Le attività ora sono ferme per la pausa estiva, ma si sta già progettando un grande rientro a settembre, con un saggio dimostrativo.

Due parole, per concludere, le merita il libro-cd che è stato all'origine della nostra visita a Gioia Popolare. Il libretto, “La Lira in Calabria”, narra la storia avventurosa ed emozionante di un vero e proprio salvataggio, quello operato da Ettore Castagna e i suoi amici (ovvero i membri dei mitici Re Niliu, il primo e insuperato gruppo di musica etnica in Calabria, anni Ottanta) in soccorso ad uno strumento arcaico e fascinoso, che trent'anni fa era virtualmente estinto, e che oggi invece sta vivendo una clamorosa e trionfale rinascita. Il cd allegato contiene preziosi reperti sonori, esecuzioni alla lira di anziani maestri, raccolte sul campo dai ricercatori; spiccano due versioni di “Li Boni Festi”, canto di questua che tutti noi ora conosciamo nella rilettura magistrale dei TaranProject.

(video by frapezzi - la qualità audio non è perfetta,
ma il brano è talmente bello...)

E' proprio con un dolcissimo verso tratto da questo brano che vorrei concludere:
“Caru cumpari vi vinni a trovari, e de 'na lunga via amurusamenti”.
Si presta bene a descrivere il cammino appassionato e devoto, dapprima a ritroso nella memoria e poi avanti nel presente, di tutte le persone citate in questo post, artefici del recupero e della rivitalizzazione della tradizione musicale della Locride, così peculiare e artisticamente qualitativa.
Viandanti di una lunga via, amorosamente.

1 commento:

  1. FIIIIIIIIIIIIL, impeccabile come sempre! Leggo e carpisco ciò che scrivi, come se fossi stato presente durante tutto il percorso...mentre in realtà percepisci così profondamente ciò che ti viene narrato, riportandolo in modo impeccabile...ci vediamo tra pochi giorniiiii, ciaaaau

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