In un lembo remoto d'Italia, la costa jonica calabrese attorno a Locri, è esploso nel 2009 un fenomeno musicale e culturale straordinario. Mimmo Cavallaro con i TaranProject ha tenuto in sei mesi oltre settanta concerti, conoscendo un successo via via sempre più travolgente, fino a suscitare un'autentica passione collettiva.
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Nella bottega dei TaranProject

Nel mio resoconto sul Vinitaly ho fatto appena un breve accenno all'opportunità che ho avuto di conoscere personalmente i TaranProject: un po' per pudore nel raccontare una dimensione privata, un po' nella convinzione di voler essere il più possibile oggettivo nella mia cronaca.
Ma dopo aver letto il bellissimo commento di Carmelo, mi sono reso conto che non parlare dell'aspetto relazionale ed emotivo significava trascurare un elemento fondamentale dell'esperienza vissuta coi TaranProject.
Non si è trattato solo del piacere - per me loro fan - di contattare i miei idoli, di scambiare qualche chiacchiera con loro, carpire qualche notizia, aneddoto, impressione – è già questo sarebbe di per sé ciò che ogni fan sogna! – ma di molto di più.
Ho conosciuto, o direi meglio sono stato accolto, da sei persone che, nei differenti caratteri di ciascuno, hanno manifestato tutte un'attitudine non comune ad entrare immediatamente in comunicazione significativa, lasciandosi indietro convenevoli e frasi di circostanza per dimostrarsi straordinariamente presenti, partecipi, attente al dialogo che nasceva lì per lì. Ho toccato con mano una delle ragioni decisive della passione speciale che i TaranProject suscitano in tutti noi che li ascoltiamo senza stancarci mai.

Nel gruppo ciascuno dei sei ha uno uno spazio specifico e insostituibile, ognuno regala agli altri la propria creatività, e al pubblico, ad ogni persona del pubblico, la più sincera espressione di sè. Non esistono leader o gregari: merito di Mimmo e Cosimo, che dei veri maestri possiedono l'umiltà e la curiosità di ascoltare; merito di Giovanna, Alfredo, Andrea e Carmelo, quattro ragazzi ricchi di talento e personalità.
Li ho visti carichi e concentrati prima di suonare, li ho visti amorevolmente chini sui rispettivi strumenti, li ho visti scambiarsi incoraggiamenti e segni d'intesa, li ho visti sbirciare trepidanti la reazione del pubblico, e sempre rispondere ad essa in modo significativo, li ho visti davvero esausti, e felici, alla fine dell'ultima esibizione, dopo aver dato tutti se stessi. In tutti questi momenti li ho visti proporsi con la cura e l'attenzione dei gesti che è propria del più nobile artigianato; una perizia che non si applica tuttavia solo alla materia, gli strumenti, e nemmeno al loro immateriale prodotto, il suono, bensì a ciò che vale più di tutto: le emozioni, che in ogni concerto vengono suscitate, accudite, offerte alla comunicazione col pubblico, trattate sempre con coraggioso coinvolgimento e rispettosa sensibilità.
Così credo di aver capito l'autentica dimensione dei TaranProject: una meravigliosa bottega di artigiani delle emozioni.

3 commenti:

  1. ti aspettiamo a bianco caro filippo... cosi avremmo modo di conoscerci... e di ballare anke no??

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  2. Francesco Franco Pellegrino20 aprile 2010 alle ore 13:30

    La descrizione di Filippo, come al solito esaustiva e attenta , da vero fan e acuto osservatore, ci regala un'istantanea dei nostri amici e dello speciale feeling che li lega e che lega noi a loro.
    (E, quasi come una benedizione, anche noi che li seguiamo tra di noi...).

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  3. cosimo 6 il mio mitoooo bravissississimoooo

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