Ma quanto sarà bella questa bella figghjiola gioiosana se per prendere le sue mirabili misure è stato necessario far venire nientemeno che la mezza canna dalla lontana Sardegna? se per disegnarla, o per miniarla, è stato necessario intingere la penna in un calamaio d'oro giunto addirittura dalla remotissima Spagna?
Sto citando versi che tutta la Locride, dopo la scorsa estate, conosce e canta: quella "bella figghjiola" - ma il vero titolo è "Spagna" - che tiene avvinto ogni spettatore per giorni e notti dopo la sua prima volta a un concerto dei Taranproject, il pezzo che non si può dimenticare e che si vorrebbe riascoltare ovunque, in tutti i modi, assetati di riviverne la magia.
La Sardegna, la Spagna, prima la Grecia antica, e quante altre civiltà nel mezzo, quante violente o pacifiche ondate hanno invaso e fecondato le terre calabresi per poi ritirarsi, come fa sempre l'onda, lasciando però sul terreno umido parole, concetti, una tecnica, un sapere, una lingua, un raffinato strumentino, un modo di muoversi, un angolo dal quale vedere il mondo?
Sono belli i calabresi e le calabresi forgiati da tanta storia, cesellati e misurati con il meglio di cento culture passate di qui. Sono belli al punto che, accanto alle attrattive mozzafiato del paesaggio e a quelle preziose dell'architettura, la Calabria tutela e valorizza il suo patrimonio "antropico": le persone, le meravigliose persone del luogo. L'ho letto all'ingresso di una Villa Comunale: soprendendomi, all'inizio, ma poi comprendendo che era la semplice verità.
E infatti: da dove poteva uscire, se non spremuto fuori come un frutto succoso dalle terre interne e collinari del gioiosano, un musicista di assoluta potenza come Cosimo Papandrea? Cantante trascinatore, compositore ricco di timbri e di svolte, cardararo autentico, tutt'uno con la sua lira calabrese dal suono fresco e sfrenato?
Sarà scaturito direttamente dal suo balcone, come sembra fare nel video del concerto di Gioiosa? Avrà semplicemente aperto, a un certo punto, la sua finestra per l'oriente, decidendo di tuffarsi nell'Unda Jonica che lo chiamava?
Fatto sta che per la nostra gioia i due re, Mimmo Cavallaro e Cosimo Papandrea, si sono incontrati e hanno dato vita insieme a qualcosa che non poteva nascere dall'uno o dall'altro, ma solo da tutti e due. E pare che l'artefice da ringraziare per l'intuizione geniale, colui che vedeva lontano mentre costruiva questo incontro, sia il mai abbastanza benedetto Fabio Macagnino - che ascolteremo domani a Reggio Emilia nel concerto contro la 'ndrangheta, con tutti i fortunati che ci potranno venire.
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brava La Catarinà!, che ha espresso magnificamente il ruolo di Cosimo nei TaranProject.
RispondiElimina- Mimmo Santo subito! - si sentì invocare dal pubblico a Marina di Gioiosa l'8 dicembre
- E Cosimo Papa! - rispose qualcuno, cogliendo, nell'assonanza del cognome, l'effigie perfetta di Cosimo, sommo sacerdote officiante del rito collettivo, accanto a quella di Mimmo, icona luminosa del culto della taranta jonica.