In un lembo remoto d'Italia, la costa jonica calabrese attorno a Locri, è esploso nel 2009 un fenomeno musicale e culturale straordinario. Mimmo Cavallaro con i TaranProject ha tenuto in sei mesi oltre settanta concerti, conoscendo un successo via via sempre più travolgente, fino a suscitare un'autentica passione collettiva.
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D.C. - Dopo Cilea

Rivisto in tv il concerto, letti e ascoltati i vari commenti, prende corpo la sensazione che l'evento al Teatro Cilea abbia segnato uno spartiacque nella carriera dei TaranProject, come l'inizio di una nuova era.
Per tanti motivi. Perché la loro popolarità, in crescita vorticosa da tre anni, solo pochi mesi fa era ancora quasi circoscritta alla Locride (pur con sporadiche acclamatissime esibizioni in Italia e all'estero), ed era ad esempio piuttosto limitata a Reggio città, e nelle altre provincie calabresi. Il tutto esaurito registrato al Cilea, la ressa, le ansie dei vigili del fuoco per la sicurezza nei palchi affollatissimi, dimostrano che l'entusiasmo ha contagiato il capoluogo; e idealmente la Calabria tutta, che ora elegge i TaranProject a propri araldi di un'identità culturale antica e ritrovata, portatori sani dei valori di qualità artistica e condivisione intergenerazionale.

La consacrazione è stata sancita non tanto dalle targhe consegnate da sindaco e assessore, quanto dal simbolico passaggio di testimone, sulle note di Spagna, tra l'inossidabile nume della musica popolare, Otello Profazio, e i nuovi maestri Mimmo Cavallaro e Cosimo Papandrea; e prima ancora dal fatto stesso che le porte del Teatro Cilea, il più prestigioso della regione, si siano aperte ai TaranProject e ai loro appassionati seguaci. Non va sottovalutata la portata a suo modo epocale della circostanza, se solo si pensa a quel che la tarantella per anni ha rappresentato, a torto o a ragione, agli occhi del pensiero dominante, intellettuale e sociologico, in Calabria. Qualche isolata reazione fuori dal coro degli elogi, come questa lettera livorosa, quasi spaventata, apparsa su ZoomSud.it, ne è la controprova palese: non è cosa da poco quel che si è smosso, e i riflessi di questo ingresso al Cilea - profanazione o conquista che sia - non si esauriscono certo nello spazio di una serata. Le ultime arrugginite catene del pregiudizio sono state spezzate, la musica popolare calabrese è di nuovo viva e libera.

I TaranProject, da par loro, hanno saputo proporre uno spettacolo perfetto per la dimensione teatrale, quasi più prossimo al recital che al concerto, sulla falsariga di quanto già era avvenuto a Locri un anno fa; brani come Felicissimu boscu, Rosabella, Zia Marianna, Castrum vetus sono ideali per un ascolto più composto e riflessivo, che ne valorizzi lo spessore e le finezze compositive e di arrangiamenti.
Del resto, su queste pagine lo andiamo sostenendo da sempre che quella dei TaranProject non è affatto solo musica da ballo, ma è al tempo stesso raffinata musica d'ascolto, in cui a tradizione si coniugano creatività e innovazione.

Carmelo al contrabbasso, qui accanto, è l'immagine che assumiamo a emblema di questa versatilità: l'indiavolato bassista salterino, che in piazza suole scatenare bordate ritmiche terrificanti, a teatro accarezza le corde dello strumento con inventiva e precisione; lo fa anche in piazza, per la verità, tra un riff e l'altro, ed è proprio in virtù di questa loro perizia e competenza che il gruppo si è appropriato della scena teatrale in modo del tutto naturale e così convincente.
L'impressione più intensa all'ascolto è stata per la versione dilatata di Stilla Chjara, sulla cui onda dolcissima sono stati presentati i musicisti: il brano, così espanso, è divenuto una coccola infinita, un abbraccio protratto fino a radicarsi nei cuori degli ascoltatori. Da una serata con i TaranProject, è risaputo, si porta sempre un'emozione preziosa e duratura con sé.

A futura memoria, ecco la scaletta dei brani eseguiti in questo storico concerto:

Felicissimu boscu
Rosabella
A virrinedda
Patruni meu
Corvu nigru (con un accenno della prima versione)
E gira la testa mia
Sona ssu tamburu
Zia Marianna
Spagna (con Otello Profazio, vecchia e nuova versione)
Castrum vetus
Hjuri di hjumari
Citula d'argentu
Ninna nanna
Passa lu mari
Sona battenti
Mulinarella
Santu Roccu (con processione tra il pubblico)
Ela elamu conda
Vurria
Stilla chjara
intermezzo percussioni e zampogna (Gabriele)
Cantu di lu marinaru
U jimbusedu

2 commenti:

  1. Bisognerebbe rispondere a quella cosiddetta giornalista che critica dopo essere andata via a metà spettacolo...

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  2. ciao non è che avete per caso il testo di "e gira la testa mia" ?? grazie...

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