In un lembo remoto d'Italia, la costa jonica calabrese attorno a Locri, è esploso nel 2009 un fenomeno musicale e culturale straordinario. Mimmo Cavallaro con i TaranProject ha tenuto in sei mesi oltre settanta concerti, conoscendo un successo via via sempre più travolgente, fino a suscitare un'autentica passione collettiva.
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Mimmo Cavallaro speaks!

Tre interviste con Mimmo, in varie fogge...

Una ve la trascrivo io qui sotto, è apparsa sul numero de La Riviera di cui abbiamo già parlato; è a due voci con Cosimo Papandrea, e ci rivela qualcosa sulla fascinosa "bella figghjola".

La seconda è da youtube (by maydaynews), in occasione della presentazione del cd Sona Battenti:


La terza si trova qui:
link
è vecchiotta, dell'agosto 2008, ma comunque interessante, e soprattutto contiene qualche gustosa notiziola sugli anni della gavetta.

da La Riviera del 27 dicembre 2009

Il 2009 è stato il vostro anno. A Cosa credete che sia dovuta questa esplosione di popolarità?
Cavallaro: Al lavoro che in tutti questi anni abbiamo fatto e che quest’anno si è concretizzato con un progetto discografico, che è stato fondamentale per farci conoscere meglio. Credo che la popolarità sia dovuto anche alla qualità del lavoro.

Quanto è importante la musica popolare in una terra come la Calabria, che vive di tradizioni?
Cavallaro: Tanta gente ci dice che la nostra non è musica popolare. Sicuramente non la facciamo in modo tradizionale ma è quello che viviamo. Noi non siamo i musicisti di 30 anni fa, abbiamo ascoltato tanta musica e conosciuto altre realtà musicale. Non è una musica studiata a tavolino, nasce spontanea, naturale. La musica popolare è importante perché identifica un territorio, è l’espressione dei millenni che sono trascorsi, sono i canti e i ritmi tramandati da generazioni che noi dobbiamo conservare.

Della tarantella forse si è anche un po’ abusato negli ultimi anni. Non c’è il rischio di saturare il pubblico?
Cavallaro: È una paura che sento ogni volta che suono, però il pubblico è sempre lì e vedo i bambini, gli anziani, nonni e nipoti che vengono ad ascoltarci e questo mi conforta, mi fa capire che non è un fenomeno passeggero ma che ha delle radici.

La tarantella quanto può essere contaminata da altri generi musicali?
Papandrea: E’ già contaminata e per quello continua a piacere. Se si ascoltano le vecchie tarantelle dopo poco stancano. Invece nella nostra tarantella la gente si rispecchia e diventa partecipe del concerto, per questo balla e si diverte. Alla fine dei concerti la gente sorride.

E voi vi divertite?
Papandrea: Certo!

Cosa si prova a riuscire ad interessare un pubblico così vasto e di tutte le età?
Papandrea: Noi questa musica ce l’abbiamo dentro, la sentiamo, ed è questo che trasmettiamo, per questo scatta il coinvolgimento.

Avete un ottimo rapporto col pubblico.
Cavallaro: Ultimamente si sono organizzati con i pullman per seguirci. Li ringraziamo tutti quanti.

Avete qualche aneddoto da raccontare?
Papandrea: Sì. Durante un concerto una bimba, massimo 5 anni, stava davanti a noi a cantare. Non ricordo in quale canzone Mimmo ha dimenticato una frase e la bimba lo ha puntato con uno sguardo terribile di accusa, come a dire: “hai sbagliato!”.
È stato bellissimo.

Dopo i 70 concerti di quest’anno avete già un calendario per il 2010?
Papandrea: Abbiamo già delle date stabilite.

Dove avete suonato quest’anno?
Cavallaro: Tantissimo nella Locride, ma lungo tutta la costa, fino a Soverato. Poi siamo andati anche all’estero: Uruguay, Irlanda, Germania, Francia, Belgio.

Chi è la famosa “bella figghjola” delle vostre canzoni?
Cavallaro: Chiedilo a Cosimo, è sua.
Papandrea: E’ una bellissima ragazza.

Ma non c’è un riferimento particolare, una persona in carne ed ossa che vi ha ispirato?
Papandrea: No, è un’idea.

Ma se esistesse sarebbe calabrese?
Cavallaro: Sicuramente sì.
Papandrea: Magari gioiosana…

1 commento:

  1. Spagna è la mia canzone preferita..il suo ritmo rimane impresso nella mente per ore..bellissima complimenti a tutti

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