In un lembo remoto d'Italia, la costa jonica calabrese attorno a Locri, è esploso nel 2009 un fenomeno musicale e culturale straordinario. Mimmo Cavallaro con i TaranProject ha tenuto in sei mesi oltre settanta concerti, conoscendo un successo via via sempre più travolgente, fino a suscitare un'autentica passione collettiva.
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Tutte le strade...

...portano a Roma!
Alcune dalla Calabria, in treno o in auto, viaggiando anche di notte... altre dalla Lombardia, dal Piemonte, dal Veneto, in aereo, o in treno... Sono le strade che abbiamo percorso mossi dal richiamo dei TaranProject, alla seconda tappa romana di questo autunno 2010. Ed è all'ingresso del Caffè Latino, poco prima del concerto, che questi cammini individuali si sono congiunti, nell'emozione di ritrovare persone con le quali si condivide un tratto importante del proprio percorso di vita: quel bene prezioso che ci unisce, la musica dei TaranProject. Eravamo lì in tanti, il nocciolo duro del pubblico che avrebbe poco dopo seguito il concerto, mescolandosi agli spettatori locali, qualcuno già informato, qualcun'altro ancora inconsapevole, ma presto tutti coinvolti a ballare, a cantare, soprattutto a sperimentare cosa significa sentir cantare e ballare il cuore.
In un ambiente raccolto, stipati e accaldati, ci siamo entusiasmati come ogni volta, e come ogni volta l'entusiasmo si è riverberato sui musicisti, ed è tornato da loro a noi sotto forma di espressione artistica intensa e raffinata.
Dopo l'esibizione un po' compressa dal Roma Tarantella Festival, questa volta c'è stato modo di sprigionare tutta la potenza musicale e comunicativa del gruppo, come nei concerti all'aperto, e di ascoltare perfino qualche classico meno frequentato di recente, primo fra tutti il sempre irresistibile “Corvu Nigru”.

E poiché non c'è due senza tre, i TaranProject saranno di nuovo a Roma, in questo scorcio d'anno, per un importante evento, il No Mafia Day del 10 dicembre. In quell'occasione ancor più significative saranno le strade che ci condurranno là, tracciate da questa presa di posizione collettiva, semplice e imprescindibile. Mimmo Cavallaro e i suoi la incarnano da sempre, in modo naturale, facendosi crocevia di relazioni umane autentiche e solidali: per tanti di noi, partecipare a queste serate non significa più soltanto assistere a straordinari concerti, ma sentirsi rami e fronde di quello che un amico ha definito l'Albero della nostra condivisione.
L'albero che cresce forte e sano dall'aspra terra della Locride.

ritorno a Roma!

Si fanno più frequenti le sortite dei TaranProject fuori casa, e Roma sta diventando ormai una seconda patria. Dopo il successo al Roma Tarantella Festival del mese scorso, e in vista di un altro grande evento in preparazione per dicembre, ecco Mimmo Cavallaro e il suo gruppo ospiti sabato del Caffè Latino, al Testaccio.
E per la settimana prossima si preannuncia l'avventura di terra di Francia...

La sera di venerdì 22, gustosa anteprima locridea al Teatro Arcobaleno, in via Redi a Roma: concerto di Francesco Loccisano, che in trio con Mico Corapi e Vincenzo Oppedisano sta vivendo uno straordinario momento di grazia artistica; proporrà la musica scatenata e sognante del suo bellissimo cd "Battente Italiana".

TaranProject a San Luca

Domenica 17 ottobre il concerto a San Luca è stato un evento a suo modo speciale.
Dal commento di Francesco Franco:
"Sono stati tanti i concerti alle falde dell’Aspromonte nell'ultimo anno, eppure San Luca rappresentava una specie di ultimo baluardo nella mente di molti, un’ultima sfida al 'miracolo' che seguiamo e inseguiamo dietro il tocco di questa magica musica...
Nel paese simbolo dei mali di questa terra, che troppo spesso vediamo in televisione attraverso inquadrature che insistono su un panorama assolato, su porte chiuse e balconi di ringhiera che le piante cercano disperatamente di ornare, ieri sera c’era una bellissima atmosfera di festa..."

Hjuri di Hjumari - la recensione

Dopo un'attesa ch'è durata tutta l'estate, l'oggetto del desiderio di tutti i fan dei TaranProject finalmente c'è!
E' uscito a fine agosto il nuovo cd, “Hjuri di Hjumari” (in italiano Fiori di Fiumare), con le canzoni che abbiamo iniziato a conoscere al Tempio Marasà a Locri lo scorso 28 giugno e che poi abbiamo imparato ad amare in oltre 50 concerti nei mesi estivi. Un'uscita quasi in sordina, con le prime copie disponibili nelle ultime due serate del Kaulonia Tarantella Festival (ma paradossalmente solo l'indomani della magnifica esibizione dei TaranProject al festival!), poi nei concerti successivi - e a Siderno se ne son vendute 850 in una sera! - in attesa del lancio in grande stile che avverrà prossimamente, con la conseguente distribuzione nazionale che questo manufatto di grande qualità merita.
E così l'abbiamo detto: la qualità è eccelsa! Non era una facile sfida misurarsi con le aspettative conseguenti alla trionfale annata 2009, aperta in primavera dall'uscita dei due precedenti cd, “Karakolo Fool” e “Sona Battenti”, entrambi pregevolissimi e ricchi di canzoni indimenticabili.
La scelta dei TaranProject è stata coraggiosa: inutile andare alla ricerca di nuovi hit che potessero soppiantare Spagna, Mulinarella, Mariola..., col rischio di esserne le ripetizioni sbiadite; forti del credito di fiducia acquisito presso i seguaci ormai fedelissimi, si sono impegnati con cura amorevole nella creazione di brani magari di minor impatto istantaneo, ma dotati di inesauribili suggestioni e risvolti, da assaporare con lusingata attenzione, per farsene poi conquistare incondizionatamente.
Missione completamente riuscita: prova ne sia il fatto che tra le undici nuove canzoni è davvero difficile individuarne solo una o due di spicco, tanto che gli appassionati, interpellati su quale sia il loro brano preferito, rispondono segnalando chi questo chi quello, fino a comprenderli tutti. Omogeneità, equilibrio, coesione sono dunque tra i pregi del cd; eppure, al tempo stesso, la varietà di temi e virtù artistiche è evidente, e poggia innanzitutto sulla qualità sopraffina dei tre cantanti: Mimmo, la cui voce è più che mai una meraviglia della natura – ma quanto ancora dovremo attendere perché il mondo intero se ne accorga? - Cosimo, artefice di sfumature interpretative di straordinaria profondità, e Giovanna, la cui tavolozza espressiva non finisce di stupire arricchendosi di sempre nuove potenzialità. Ma è anche l'accuratezza e versatilità dei suoni a colpire, merito soprattutto degli ammennicoli percussivi del maghetto Alfredo, e del florilegio di fiati di Gabriele, che spazia dalla zumpettara dei pastori aspromontani al duduk di provenienza armena; Carmelo ed Andrea, fedeli al basso e alla chitarra classica, si confermano più che mai le insostituibili colonne del tempio, l'uno pilastro ritmico e l'altro bastione armonico.
Per Carmelo c'è poi da spendere una parola in più, poiché è stato lui, che ci ha abituato a mirabolanti acrobazie sul palco, ad essersi sottoposto in luglio a ben altri salti mortali, per riuscire a concludere il missaggio e la masterizzazione: lavorandoci di giorno, supportato dal prezioso Giuseppe Novella, e suonando poi ogni sera ai concerti, fino a notte inoltrata; andate a leggere le note sul retro del cd: la parola che c'è al posto di “masterizzato” non è un refuso, ma l'esatta descrizione di ciò a cui Carmelo si è sottoposto in quelle settimane! Una fatica d'Ercole che ha dato esiti in un suono pressoché perfetto.
Nè ci si può dimenticare del contributo di Francesco Loccisano, che con la discrezione di un'angelica presenza dispensa qua e là lo scintillìo argentato della sua chitarra battente.

Il cd si apre con Passa lu mari, coinvolgente inno che ha idealmente inaugurato quest'estate locridea all'insegna dell'accoglienza a Caulonia, e fa il paio con un altra trascinante salmodìa, Santu Roccu, che l'estate l'ha idealmente conclusa, con l'ultima festa a Gioiosa Ionica e gli struggimenti degli addii; questo brano si trova a metà cd, e chiude una prima sequenza che al tempo del vinile sarebbe stato il lato A del disco, una metà di immediato appeal, soleggiata e vitale, appena crepuscolare nelle note della processione finale; vi trovano posto Laroggiu d'amuri, possente manifestazione del talento di Cosimo, e Parrami di lu suli, che flirta con gli stilemi del pop di classe. E c'è anche Hjiuri di hjiumari: non la canzone che dà il titolo al disco, ma in verità quella che dal disco il titolo l'ha ricevuto; già, perché a giugno questo brano s'intitolava Sapuri di pajsi, e da allora è sbocciato e divenuto davvero smagliante; il confronto con la versione ancora in fieri ascoltata a Locri rivela il virtuoso apporto della mandola di Mimmo Epifani, un nuovo struggente assolo di pipita di Gabriele, una nuova più incisiva intonazione nell'intarsio vocale di Giovanna; e perfino il semplice inserimento di una parola in più nel testo, quel “hjuri” che è servito a riprendere il titolo del cd, ha generato un delizioso sbilanciamento nel cantato, come un lieve strabismo di Venere che dona fascino enigmatico.
Dopo la sospensione dolcissima della Ninna Nanna cantata da Giovanna, col nobile apporto vocale di Eugenio Bennato e con Alfredo che dalla lira calabrese trae arabeschi violinistici, quel che sarebbe stato il Lato B si apre con un nuovo inizio: U salutu, brano di grande suggestione, che evoca immagini arcaiche e atmosfere rusticane, e fa il paio con la successiva Cugnu di Trona, che era già nel repertorio dei TaranKhan.
Altro classico rivitalizzato è Pizzicarella, già dei SonuDivinu, che qui Cosimo ripropone in chiusura di cd in versione magistralmente concisa, come un richiamo al rituale festoso con cui, su quest'aria, si concludono i concerti, in infinite variazioni e rilanci ritmici.

Ma prima del finale c'è molto altro: Giovanna canta Vurria, che parte con il ticchettìo di un metronomo impazzito, ed è una corsa mozzafiato tra accelerazioni e rilasci improvvisi, una canzone palpitante e bellissima, in cui si celebra l'onnipotenza del desiderio.
In Occhj di mari, introdotta dal marranzano e poi sostenuta dal sax, Cosimo dispiega una vena di sontuoso lirismo. C'è la favolosa Citula d'argentu, che a pennellate perentorie descrive un universo di fierezza e ardore, per poi proiettarci in un'orbita celestiale col suo irresistibile refrain.
E c'è soprattutto U massaru, brano che, chissà perché, non si sente mai ai concerti: che vogliano tenerlo in serbo per uno stupefacente colpo d'ala prima o poi? Per un'occasione speciale? Sì, perché qui Mimmo tocca il vertice della sua espressività vocale, con una canzone di infinite dolcezze (nella melodia) e cinicamente beffarda (nel testo), un viluppo inestricabile di emozioni da cui ci si fa catturare per non liberarsene più, ascolto dopo ascolto. E' in particolare l'impasto delle voci di Mimmo e Giovanna nel ritornello a incantare: sprigiona armonici luminosi, rimanda bagliori di oro zecchino, e da solo varrebbe l'acquisto del disco.
Lu mari, lu mari è fundu... ed è come un mare tropicale questo nuovo cd, dove guizzano sorprese variopinte; o meglio una maestosa hjumara, che si anima di hjuri dai meravigliosi colori.

Link a La nuova edizione del cd, 2011

Link a "Rolica", il cd con Marcello Cirillo, 2012

Link a "Sonu", 2013