In un lembo remoto d'Italia, la costa jonica calabrese attorno a Locri, è esploso nel 2009 un fenomeno musicale e culturale straordinario. Mimmo Cavallaro con i TaranProject ha tenuto in sei mesi oltre settanta concerti, conoscendo un successo via via sempre più travolgente, fino a suscitare un'autentica passione collettiva.
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TaranProject in Lussemburgo!


Seconda spedizione oltre confine per i TaranProject:
dopo il bel successo dello scorso febbraio a Lione, e in attesa del grande tour in Canada di giugno, sabato 28 maggio si esibiranno a Soleuvre, in Lussemburgo.
L'occasione è la festa di San Nicodemo, in gemellaggio ideale con Mammola, il paese di Giovanna e Carmelo Scarfò, di cui questo santo è il patrono.

Dalle nebbie del tempo

Luci Lunari... Cavalieri dell’epoca... Music Machine... System Orchestra 2000... Emblema...
Vi dicono qualcosa questi nomi?
Immagino di no. Ma se ci aggiungo Alfa Time... forse a qualcuno si risveglierà la scintilla di un ricordo.
Degli Alfa Time abbiamo parlato qualche mese fa: erano la più longeva tra le cover band in cui militò Mimmo Cavallaro fino al 1995, prima di fare outing come musicista etnico. Ed altre formazioni di cui fece parte furono quelle citate all'inizio, come abbiamo saputo dal racconto di Locri lo scorso mese.
Ma gli Alfa Time, sorretti dalla passione del leader Ilario Murdocco, sono tuttora vivi e vegeti, fanno concerti, ed hanno una pagina su Facebook: è là che ogni tanto riaffiorano preziosi reperti del lontano passato. Come questo incredibile video, datato 1994, dove Ilario interpreta da par suo, con apprezzabile grinta bluesy, un noto brano di Nek, “In te”.
E dove sulla destra un compitissimo Mimmo, in completo beige e cravatta, taglio scolpito, suona il basso con grande zelo.
Tutto da gustare!

Le due Mulinarelle

Quante simbologie si concentrano nell'immagine arcaica del Mulino! Un edificio che non esiste più nella nostra vita odierna, ma che nel mondo rurale, alle cui esperienze attingono tante delle canzoni di cui qui si discetta, era al centro di molte dinamiche, sia concrete che ideali: era il luogo della trasformazione del grano in farina per fare il pane, cioè dove il frutto della Natura e del Lavoro si santifica in Cibo, quasi un'eucarestia pagana; era il luogo d'incontro a cui convergevano i contadini per portarvi il prodotto dei campi, e trattare con il mugnaio i termini di una primitiva ma sempiterna economia di scambio. E che dire del suo aspetto materiale, con la grande ruota che non poteva non richiamare alla mente la Ruota delle stagioni e del Destino?
E dunque come non pensare a chi presso il mulino viveva come a figure quasi sacerdotali, benevolenti o arcigne secondo i casi: a cominciare dal Mugnaio, l'artefice dell'opera alchemica alimentare, ma più prosaicamente anche il gretto sfruttatore del lavoro altrui; e come sottrarsi alla tentazione di immaginare la presenza di una bella fanciulla, la giovane mugnaia, che di quel luogo incarnasse solo gli aspetti gentili ed accoglienti, la “Mulinarella” ammaliatrice e desiderata?
Queste ed altre riflessioni vengono alla mente all'ascolto della canzone di Mimmo... O di Cosimo?
Eh sì, perché di canzoni intitolate così ce ne sono due, e sono completamente diverse tra loro, come il giorno e la notte, non solo per melodia e testo, ma soprattutto per atmosfere e suggestioni, e ciascuna fortemente rappresentativa della diversa e personale sensibilità artistica dei due autori.
C'è stato un periodo, ne abbiamo già fatto cenno, in cui tra Gozzansamble, TaranProject, SonuDivinu e KarakoloFool regnava una gran confusione di formazioni, e qualche appassionato, disorientato e spazientito, soleva brontolare: “Uff... sempre le solite Mulinarelle!”, sintetizzando così non solo l'intrecciarsi dei vari progetti, ma anche il senso di rimescolìo, garbuglio, frastornante andirivieni, che il girare vorticoso suggerito dall'immagine del mulino connota come cifra espressiva di entrambi questi brani.
In senso diametralmente opposto, però: vivace, ammiccante, sensuale la Mulinarella di Cosimo Papandrea; in penombra, ambigua, angosciante quella di Mimmo Cavallaro, come vedremo addentrandoci nella lettura dei testi.
Nel concerto del 2009 entrambi i pezzi erano presenti; nella scaletta 2010 è rimasta solo la Mulinarella di Cosimo. In occasione della recente serata amarcord di Locri Mimmo ha raccontato come per lui quest'ultima rappresenti la canzone emblematica della loro unione, ha riferito del piacere che prova nell'accompagnare l'amico con la chitarra battente, ritagliandosi un ruolo da comprimario che a sua volta Cosimo ricambia in altri brani.

Ma eccole in scena,
la Mulinarella di Cosimo e la Mulinarella di Mimmo.

Mulinarella di Cosimo

Questa allegra mugnaia è una delle classiche belle figghjole di cui spesso s'invaghisce musicalmente Cosimo, un'altra bellezza da schianto che fa arrestare il cuore a chi transiti sotto il suo balcone, da dove fa mostra generosa del suo tesoro: un diamante per ogni capello.
Ma in questo caso non si tratta, come altre volte, di una beltà angelicata e ritrosa, da venerare idealizzandola, bensì di una ragazza volitiva che sa il fatto suo, e dichiara subito di non esser tagliata per legami impegnativi; però invita il corteggiatore ardimentoso a farsi dappresso di soppiatto, sottraendosi alle affilate malelingue, per una incandescente notte d'amore che l'invito della bella rende irresistibile, come una discesa lungo la quale il carro “piglia furia”.
E' la celebrazione della passione istintiva e spensierata, in cui il riferimento al mulino è essenzialmente nel modo in cui la mugnaia fa girar la testa ai giovanotti, irretendoli nel gioco della seduzione di cui lei tiene saldo in mano il pallino.
Musicalmente si tratta di una delle Irresistibili di Cosimo: un incipit che non ci si toglie più di testa, uno sviluppo melodico sciolto e gioioso, un ritornello di geniale semplicità; ne ha accompagnato la carriera dai tempi lontani delle muttette nelle osterie, fino alla versione perfetta nel cd KarakoloFool, e poi alle incessanti sottili rielaborazioni con i TaranProject, che servono a mantenerla fresca e vibrante, sempre uno dei momenti clou del concerto.
La versione qui proposta è del novembre 2009: si noterà la presenza di una strofa conclusiva, di stampo moralistico, che non c'è nel cd.
(il video è di byS79)



Riporto come sempre il testo, e nei commenti la traduzione in italiano.

Venni 'mu cantu a 'stu palazzu d'oru
cchjù non mi servi lu passari avanti
'nc'è na figghjola chi spandi tesoru
ogni capillu porta 'nu diamanti.

Mulinarella mia, mulinarella,
mulinarella mia, quantu si bella!

Giuvani chi pi' amuri jiti arranti
arretu a li me' porti non veniti
ca non su' donna simili e custanti
pe' cunsentiri a li vostri partiti.

Mulinarella mia, mulinarella,
mulinarella mia, quantu si bella!

Oh, Gesù, donna, comu vi faciti
e tantu rigorusa e violenti
forzi li peni mei non li sapiti
cuntra di li me' guai peni e turmenti.

Mulinarella mia, mulinarella,
mulinarella mia, quantu si bella!

Trasi, giovani meu e trasi radenti,
no' mu si vistu di li mei vicini
c'hannu la lingua comu li serpenti
tagghjanu comu spati di meschinu.

Mulinarella mia, mulinarella,
mulinarella mia, quantu si bella!

Lu carru a la salita si tratteni
e a la pendina grande furia pigghja,
ca cu' non cerni la farina bona
lu pani si lu mangia di canigghja.

Mulinarella mia, mulinarella,
mulinarella mia, quantu si bella!

(Guarda chi volu chi fici 'sta quagghja
ca 'nci pareva ca lu cielu pigghja
po' catt'in terra e si fici magghja
fici la mala Pasca e 'mu la pigghja)

Link a "Le due Mulinarelle"

Mulinarella di Mimmo

Di tutt'altra fatta, rispetto a quella di Cosimo, è la mugnaia del brano di Mimmo, figurativamente alle prese con un mulino che non macina a dovere: in realtà viene stuzzicata dalle parole del mugnaio, che consistono in una profferta intrisa di doppi sensi, dove si mette in atto il corteggiamento fastidioso del prepotente marpione nei confronti della giovane sprovveduta. Gli ammiccamenti sono grevi ed espliciti, e la vanagloria boriosa e risibile.
Ma non è tutto qui! Perché subito scopriamo che questo spregevole lusingare serve in realtà solo a confonderci le idee, e che le mire del vecchio mugnaio si distolgono ben presto dalla ragazza, per concentrarsi, in un precipitare di versi tutti incatenati dalla congiunzione iniziale che crea un senso di drammatica sospensione, sui ragazzini: lui li prende per mano e li conduce dietro il mulino, per fare con loro il gioco del matassaro. Che non si sa esattamente cosa sia, ma è fin troppo eloquentemente un gioco perverso di adescamento e raggiro, un ingarbugliare i fili della matassa per meglio impigliare la preda.
Il testo non può non suscitare un senso di allarme e quasi di ripulsa, magistralmente assecondato e reso in forma artistica da una melodia insinuante e cadenzata, e da qualche studiato dettaglio nell'arrangiamento, e più di tutto dalla voce di Mimmo, che è maestro nel suggerire sottigliezze e reconditi significati dentro le increspature armoniche del suo cantare.
Ma c'è poi, in questa canzone, un verso di grande potenza, che ne riscatta completamente il senso: è quando il famigerato mulinaro viene indicato per nome, si annuncia al mondo che lui si chiama 'nTtoninu, e il grido risuona come una denuncia, uno spezzare il cerchio dell'omertà per far finalmente luce su questa losca faccenda.
Da qui il pathos intenso che permea il brano, specie nelle versioni più vecchie - ad esempio quella ruvida e tagliente dei TaranKhan - ma anche in questa che vi propongo, per sola voce e chitarra battente, scarna ed essenziale: Mimmo la cantò a Napoli quando il suo “Sona Battenti” venne premiato come disco di musica popolare dell'anno 2009.
(il filmato è di videomayday)



Di seguito il testo, e nei commenti la traduzione in italiano.

Mulinarella mia, mulinarella,
Pecchì lu toi mulinu non macina
Si mi lu doni a mia pe 'na simana
Eu ti l'agggiustu e lu mentu 'n caminu
Eu ti l'agggiustu e lu mentu 'n caminu

Tegnu nu marteduzzu a la romana
Mali di lampu comu s'arrimina
E quando tocca la petra suprana
A ghjunti a ghjunti nesci la farina
A ghjunti a ghjunti nesci la farinahttp://www.blogger.com/img/blank.gif

Si boi mu 'ndai la farina bona
Pigghja farina di lu mulinaru
Si boi mu 'ndai la farina bona
Pigghja farina di lu mulinaru

Lu mulinaru si chiama 'nToninu
e pigghja li cotradi di la manu
e si li porta arretu a lu mulinu
e da 'nci fa lu jocu di lu matassaru
e da 'nci fa lu jocu di lu matassaru

Link a "Le due Mulinarelle"

Concerto a Reggio Calabria

giovedì 19 maggio, al Modì.