Strana serata, a Rozzano, con emozioni intense ma contrastanti.
A metterci lo zampino sono stati la pioggia, quella del giorno prima, e Nino D'Angelo.
Sì, perché il concerto dell'artista napoletano, previsto per venerdì, è stato rinviato all'indomani causa diluvio universale, e così i nostri
TaranProject han dovuto anticipare e comprimere la loro esibizione, che è iniziata poco dopo le 20.30 ed è durata meno di un'ora.
Tutti arrabbiati per questo: i musicisti, noi fedelissimi in arrivo da fuori, che abbiamo seriamente rischiato di giungere a cose fatte, e gran parte del pubblico presente alla festa calabrese, espropriato dei suoi beniamini per far posto ad un cantante di gran nome ma di nessuna radice calabra.
La cosa più spiacevole è stato il modo piuttosto brusco in cui Mimmo e Cosimo hanno dovuto interrompersi dopo una decina di pezzi, senza nemmeno il tempo di una tarantella finale. Così sono partite bordate di fischi di disapprovazione, che hanno messo in serio imbarazzo il presentatore della serata, cui spettava il compito ingrato di farci digerire l'amara pillola.
Ma - detto di questo sgradito contrattempo - rimane l'impressione forte di un concerto che era partito alla grande, con la gente disseminata nel vastissimo parco che ben presto si raccoglieva attorno al palco, fatalmente attratta dalla ormai proverbiale malìa dei TaranProject; tutti incantati dal Cantu di lu marinaru, tutti conquistati dalla Citula d'argento, tutti definitivamente posseduti allo scatenarsi della rumba indiavolata di Cioparella; fino ad una Spagna in veste sempre più percussiva e travolgente, che è parsa il colpo d'ala risolutivo verso l'ennesimo trionfo: perfino la schiera di ragazzine, fan di Nino d'Angelo, che occupavano da ore le prime file in attesa del loro idolo, si erano ormai fatte prendere dal dèmone della tarantella... e invece la repentina conclusione, di cui s'è detto.
Non ci è restato che dedicarci alle prelibatezze della gastronomia calabrese, concludere la giornata in compagnia degli amici, arrivati chi dal nord chi dalla Calabria:
menzione particolare per il manipolo di eroici fan di Bianco, giunti col pullman organizzato dalla parrocchia, che hanno animato il fine serata improvvisando tra i tavolini dello stand la classica rota; organettista d'eccezione un disponibilissimo Cosimo Papandrea, presenti e coinvolti anche gli altri TaranProject, in un abbraccio conviviale che ci ha ripagato, almeno in parte, del concerto memorabile che stava per essere, e che è stato comunque per metà.
Questa la scaletta dei brani eseguiti:
Cantu di lu marinaru
Citula d'argento
Passa lu mari
Japri ssu barcuni
Cioparella
Parrami di lu suli
Tarantella della seduzione
Santu Roccu
Spagna
Vurria
Tarantella nova
Nei commenti qui sotto ho riportato la vivace e appassionata cronaca della giornata rozzanese, scritta da Giuseppina Sapone e apparsa su Facebook - grazie Giù!
--- per chi ama la musica di Mimmo e pensa che tutto il mondo debba conoscerla --- per chi ha voglia di scoprire un artista eccezionale - the next Big Thing!
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Sessantasette Hjiuri di Hjiumari...
...tanti sono, a fine settembre, i concerti del tour iniziato a Locri il 28 giugno.
Sabato 25 TaranProject a Rozzano (Mi)
Questi Hjiuri fanno rima con Amuri
Se il tour 2009, con le sue oltre cento repliche, rimarrà scolpito per sempre nella memoria e nei cuori dei fan, un ciclo di eventi su cui misurare nei tempi a venire i nostri ricordi (come gli anni in cui l'Italia vinse il mondiale di calcio, come quello in cui ci diplomammo, o nacquero i figli...) il tour 2010 ha già vissuto, nei mesi estivi seguiti all'anteprima di Locri, più di sessanta appuntamenti: merita dunque già anch'esso, a pieno titolo, lo status di classico. Soprattutto perché l'entusiasmo che l'ha accompagnato non è stato minore del precedente: diverso, forse, se al sentimento di stupore, di scoperta, di esplosione che caratterizzò il 2009 è subentrato quest'anno il senso di felice conferma, di crescita sicura, di pieno compimento.
Ben presto - dopo l'emozionante esordio di luglio - è successo quello che in cuor nostro pensavamo davvero non fosse possibile succedesse, o almeno non così presto. Avevamo atteso con trepidazione, a fine giugno, lo sbocciare dei Hjiuri di Hjiumari, i nuovi brani: li ascoltammo amorevolmente, con attenta benevolenza, e ci piacquero subito, ci compiacemmo di come i TaranProject fossero riusciti a non scendere di un millimetro dallo standard artistico di eccellenza assoluta; eppure... con ancor maggiore trepidazione avevamo spiato sera dopo sera quali, tra le canzoni amate da tutti, avrebbero dovuto farsi da parte, per lasciar spazio ai brani nuovi: bellissimi, sì, eppure in qualche modo crudeli per questo loro ruolo di giustizieri dei predecessori. E covavamo nell'animo lo strazio di non ascoltar più Figghjiu figghjiu, Jocu di la palumbella, Corvu nigru...
Invece già a metà estate, ai concerti, ci scoprivamo ad attendere con ansia ed eccitazione i brani nuovi, per ascoltarli ancora, per ballarli, per cantarli - perfino più dei vecchi classici.
Saluti bona genti simu amici, lu suli faci festa stamatina...
La voce prodigiosa di Mimmo racconta l'amore fraterno, accogliente, l'armonia con la natura e con gli altri, l'attaccamento alla terra d'origine, l'amicizia virile, e poi l'amore per i bambini nella Ninna Nanna affidata al canto di Giovanna. E di questi amori ci narra anche esitazioni, inquietudini, schermaglie, nostalgie, dilemmi, struggimenti... Una sottile vena enigmatica, che è la sua cifra stilistica distintiva, scorre in tutti i brani, schiudendoli a letture molteplici, a suggestioni armoniche ora avvolgenti, ora evocative.
Eu su comu lu lupu a passu lentu...
E' così che entra in scena Cosimo, fiero e orgoglioso, come un capobranco; e noi fiduciosi ci accodiamo, lo seguiamo nel suo portentoso trittico, dove ci racconta dell'amore passionale: dalla visione quieta e saziante della bella figghjola “chi ricama e cusi, sutt'a l'arburu di nusi”, al misurare la potenza cosmica del sentimento (la Luna “s'accrissa, e vui non v'accrissati”) fino alle riflessioni sul senso più autentico e profondo (“si poti amari.. senza stima”?), intrepido al cospetto del “Lariogiu d'amuri” che “sempre batti ...supra lu pettu meu mini li botti”
Da Cosimo ci facciamo guidare nei trasalimenti della melodia di “Citula d'Argento”, lungo volute ascendenti che, come in un immanente affresco barocco, ci conducono verso l'empireo della musica, dove risuona il ritornello del paradiso:
“La luna è janca e vui brunetta siti...”
Vorria mu sugnu l’unda di lu mari...
Giovanna si impone sempre più come una inesauribile forza generatrice per i TaranProject; le sue seconde voci sono un impeccabile sostegno per i due solisti, le sue coreografie spontanee ed espressivamente perfette accompagnano i testi, li illustrano al volgo svelandone ogni riposto significato; il suo canto affascina e travolge; inoltre balla con Gabriele, intrattiene il pubblico, si occupa affettuosamente delle dediche... Con Giovanna sul palco, davvero, la meravigliosa giostra gira all'unisono, e tutti “L’arceji cantanu ‘nta su giardinu!”
La sua “Vurria”, poi, è un canto d'amore dall'andamento vorticoso: ci carpisce con forza, ci culla, ci fa girar la testa, ci colma di emozione.
Meriterebbe, qualche volta, seguire per tutto il concerto soltanto Carmelo, per apprezzare come ricama i ritmi sulla tastiera del suo basso elettrico, divertendosi ad inventare ogni sera nuove variazioni, con le dita a picchiettare e strappettare le corde, stuzzicando Alfredo a seguirlo nelle sue escursioni sonore.
E Alfredo - visto a Benestare con in testa il berretto da folletto (courtesy by Giupi) - incarna più che mai lo spiritello delle foreste, rappresentate qui dalle mille diavolerie percussive di cui si circonda, alternando virtuose delicatezze con perentori scoppi di cassa e di tamburo.
Gabriele vola qua e là coi suoi fiati e balli, creatura leggiadra che accarezza, seduce, si eclissa, e ricompare in sempre nuove fogge, avvicendando la pipita col sax, il duduk con la zumpettara, adornando le musiche di coloriture cangianti e mirabili.
Andrea persevera nella sua opera paziente di sottrazione di sé – continua a svicolare al momento della processione di San Rocco! - e al tempo stesso di moltiplicazione del ruolo cardine della sua chitarra nel caratterizzare il corpo vibrante del suono TaranProject, talvolta imprimendo, con misurate mutazioni di poche note, vertiginose varianti ai brani.
Il tema del concerto, specie per quanto concerne le nuove canzoni, è dunque con tutta evidenza l'Amore, declinato nelle sue sfaccettature: da quello ecumenico, paterno di Mimmo, a quello ardente, tempestoso di Cosimo, a quello lirico, notturno di Giovanna.
E nel finale, con la presentazione dei musicisti, si celebra l'amore che lega i sette TaranProject al loro pubblico, sulle note di una “Pizzicarella” che già si conosceva dai tempi dei SonuDivinu: ma com'è cambiata, ora! E' bastato l'arpeggio magico di Andrea a renderla sognante e ipnotica, sono bastati le sferzate al basso di Carmelo e il tuonare alla cassa di Alfredo a imprimerle un ritmo micidiale, che scardina i piedi da terra a chiunque.
E tuttavia danze e rote si fermano per incanto sulle note della lira calabrese (ne abbiamo sentiti, in questi mesi, di suonatori di questo strumento peculiare della Locride: ma nessuno ha il tocco ammaliatore di Cosimo!), gli sguardi di tutti si volgono verso il palco, dove si compie la celebrazione dei musicisti, presentati uno ad uno: ciascuno destinatario di scherzi e coccole speciali da parte dei compagni, e di un plaudente abbraccio personale da parte del pubblico. Fino al fatidico annuncio:
“al cuore dei TaranProject... Mimmo Cavallaro!”,
ideale suggello al rituale d'amore che ogni sera si rinnova.
Questa la scaletta del tour 2010
Cantu di lu marinaru
Citula d'Argento (canta Cosimo)
Passa lu mari
U salutu
Japri ssu barcuni (Cosimo)
Cioparella
Parrami di lu suli
Tarantella della seduzione
Santu Roccu
Ninna nanna (Giovanna)
Spagna (Cosimo)
Laroggiu d'amuri (Cosimo)
Vurrìa (Giovanna)
Cugnu di li trona
Occhi di mari (Cosimo)
Tarantella nova
Mulinarella (Cosimo)
Stilla chjara (Cosimo)
Brigante se more (Giovanna)
Mariola
Pizzicarella - Tarantella finale (Cosimo)
bis - U jimbusedu (Cosimo e Mimmo)
Seguendo questo link è possibile vedere l'intero concerto dei TaranProject al Kaulonia Tarantella Festival!
Link al Concerto 2014
Link al Concerto 2013
Link al Concerto 2012
Link al Concerto 2011
Link al Concerto 2009
Ben presto - dopo l'emozionante esordio di luglio - è successo quello che in cuor nostro pensavamo davvero non fosse possibile succedesse, o almeno non così presto. Avevamo atteso con trepidazione, a fine giugno, lo sbocciare dei Hjiuri di Hjiumari, i nuovi brani: li ascoltammo amorevolmente, con attenta benevolenza, e ci piacquero subito, ci compiacemmo di come i TaranProject fossero riusciti a non scendere di un millimetro dallo standard artistico di eccellenza assoluta; eppure... con ancor maggiore trepidazione avevamo spiato sera dopo sera quali, tra le canzoni amate da tutti, avrebbero dovuto farsi da parte, per lasciar spazio ai brani nuovi: bellissimi, sì, eppure in qualche modo crudeli per questo loro ruolo di giustizieri dei predecessori. E covavamo nell'animo lo strazio di non ascoltar più Figghjiu figghjiu, Jocu di la palumbella, Corvu nigru...
Invece già a metà estate, ai concerti, ci scoprivamo ad attendere con ansia ed eccitazione i brani nuovi, per ascoltarli ancora, per ballarli, per cantarli - perfino più dei vecchi classici.
Saluti bona genti simu amici, lu suli faci festa stamatina...
La voce prodigiosa di Mimmo racconta l'amore fraterno, accogliente, l'armonia con la natura e con gli altri, l'attaccamento alla terra d'origine, l'amicizia virile, e poi l'amore per i bambini nella Ninna Nanna affidata al canto di Giovanna. E di questi amori ci narra anche esitazioni, inquietudini, schermaglie, nostalgie, dilemmi, struggimenti... Una sottile vena enigmatica, che è la sua cifra stilistica distintiva, scorre in tutti i brani, schiudendoli a letture molteplici, a suggestioni armoniche ora avvolgenti, ora evocative.
Eu su comu lu lupu a passu lentu...
E' così che entra in scena Cosimo, fiero e orgoglioso, come un capobranco; e noi fiduciosi ci accodiamo, lo seguiamo nel suo portentoso trittico, dove ci racconta dell'amore passionale: dalla visione quieta e saziante della bella figghjola “chi ricama e cusi, sutt'a l'arburu di nusi”, al misurare la potenza cosmica del sentimento (la Luna “s'accrissa, e vui non v'accrissati”) fino alle riflessioni sul senso più autentico e profondo (“si poti amari.. senza stima”?), intrepido al cospetto del “Lariogiu d'amuri” che “sempre batti ...supra lu pettu meu mini li botti”
Da Cosimo ci facciamo guidare nei trasalimenti della melodia di “Citula d'Argento”, lungo volute ascendenti che, come in un immanente affresco barocco, ci conducono verso l'empireo della musica, dove risuona il ritornello del paradiso:
“La luna è janca e vui brunetta siti...”
Vorria mu sugnu l’unda di lu mari...
Giovanna si impone sempre più come una inesauribile forza generatrice per i TaranProject; le sue seconde voci sono un impeccabile sostegno per i due solisti, le sue coreografie spontanee ed espressivamente perfette accompagnano i testi, li illustrano al volgo svelandone ogni riposto significato; il suo canto affascina e travolge; inoltre balla con Gabriele, intrattiene il pubblico, si occupa affettuosamente delle dediche... Con Giovanna sul palco, davvero, la meravigliosa giostra gira all'unisono, e tutti “L’arceji cantanu ‘nta su giardinu!”
La sua “Vurria”, poi, è un canto d'amore dall'andamento vorticoso: ci carpisce con forza, ci culla, ci fa girar la testa, ci colma di emozione.
Meriterebbe, qualche volta, seguire per tutto il concerto soltanto Carmelo, per apprezzare come ricama i ritmi sulla tastiera del suo basso elettrico, divertendosi ad inventare ogni sera nuove variazioni, con le dita a picchiettare e strappettare le corde, stuzzicando Alfredo a seguirlo nelle sue escursioni sonore.
E Alfredo - visto a Benestare con in testa il berretto da folletto (courtesy by Giupi) - incarna più che mai lo spiritello delle foreste, rappresentate qui dalle mille diavolerie percussive di cui si circonda, alternando virtuose delicatezze con perentori scoppi di cassa e di tamburo.
Gabriele vola qua e là coi suoi fiati e balli, creatura leggiadra che accarezza, seduce, si eclissa, e ricompare in sempre nuove fogge, avvicendando la pipita col sax, il duduk con la zumpettara, adornando le musiche di coloriture cangianti e mirabili.
Andrea persevera nella sua opera paziente di sottrazione di sé – continua a svicolare al momento della processione di San Rocco! - e al tempo stesso di moltiplicazione del ruolo cardine della sua chitarra nel caratterizzare il corpo vibrante del suono TaranProject, talvolta imprimendo, con misurate mutazioni di poche note, vertiginose varianti ai brani.
Il tema del concerto, specie per quanto concerne le nuove canzoni, è dunque con tutta evidenza l'Amore, declinato nelle sue sfaccettature: da quello ecumenico, paterno di Mimmo, a quello ardente, tempestoso di Cosimo, a quello lirico, notturno di Giovanna.
E nel finale, con la presentazione dei musicisti, si celebra l'amore che lega i sette TaranProject al loro pubblico, sulle note di una “Pizzicarella” che già si conosceva dai tempi dei SonuDivinu: ma com'è cambiata, ora! E' bastato l'arpeggio magico di Andrea a renderla sognante e ipnotica, sono bastati le sferzate al basso di Carmelo e il tuonare alla cassa di Alfredo a imprimerle un ritmo micidiale, che scardina i piedi da terra a chiunque.
E tuttavia danze e rote si fermano per incanto sulle note della lira calabrese (ne abbiamo sentiti, in questi mesi, di suonatori di questo strumento peculiare della Locride: ma nessuno ha il tocco ammaliatore di Cosimo!), gli sguardi di tutti si volgono verso il palco, dove si compie la celebrazione dei musicisti, presentati uno ad uno: ciascuno destinatario di scherzi e coccole speciali da parte dei compagni, e di un plaudente abbraccio personale da parte del pubblico. Fino al fatidico annuncio:
“al cuore dei TaranProject... Mimmo Cavallaro!”,
ideale suggello al rituale d'amore che ogni sera si rinnova.
Questa la scaletta del tour 2010
Cantu di lu marinaru
Citula d'Argento (canta Cosimo)
Passa lu mari
U salutu
Japri ssu barcuni (Cosimo)
Cioparella
Parrami di lu suli
Tarantella della seduzione
Santu Roccu
Ninna nanna (Giovanna)
Spagna (Cosimo)
Laroggiu d'amuri (Cosimo)
Vurrìa (Giovanna)
Cugnu di li trona
Occhi di mari (Cosimo)
Tarantella nova
Mulinarella (Cosimo)
Stilla chjara (Cosimo)
Brigante se more (Giovanna)
Mariola
Pizzicarella - Tarantella finale (Cosimo)
bis - U jimbusedu (Cosimo e Mimmo)
Seguendo questo link è possibile vedere l'intero concerto dei TaranProject al Kaulonia Tarantella Festival!
Link al Concerto 2014
Link al Concerto 2013
Link al Concerto 2012
Link al Concerto 2011
Link al Concerto 2009
I sette Re di Roma
Grande successo a Roma per il Tarantella Festival, e trionfo per i TaranProject!
Hanno aperto la serata conclusiva presentando una dozzina di brani: appena metà del concerto canonico, ma più che sufficienti per lasciare il segno della loro straordinaria qualità artistica, che non può passare inosservata a nessuno. Così è stato anche per il pubblico romano, numeroso ed entusiasta, ben presto coinvolto in danze e rote, e alla fine compatto nel reclamare a gran voce un bis che purtroppo, per esigenze organizzative, non c'è potuto essere. C'era da lasciar spazio alle esibizioni di Malicanti e Mimmo Epifani: pregevolissime - eppure i re indiscussi della serata sono stati i sette TaranProject. Intensi, generosi, travolgenti come sempre, a dispetto della limitazione ai decibel imposta dai regolamenti comunali: la minor potenza del sound ne ha semplicemente portato in maggior luce la raffinatezza.
Nella cornice suggestiva del Parco di Villa Carpegna, in una serata fresca e limpida, all'arrivo siamo stati accolti dalla visione, a fianco del palco, del nuovo grande striscione del Danza cu lu ventu... fan club; gli immancabili Vincenzo, Santo, Francesco Franco e Cosimo allegramente raccontano di aver anche, nottetempo, tappezzato i muri di Roma con gli adesivi del gruppo: un'incursione in perfetto stile “Taranta Revolution”, il bel libro di Gianluca Albanese che è stato presentato prima dei concerti. Tra il pubblico, altri volti familiari: Giupi, Marco, Salvatore, Michele, Rosalba, Maria Vittoria, Domenico...
Bello ritrovarsi a tanta distanza dalla Locride, scambiarsi sguardi d'intesa mentre si osservano le reazioni stupefatte dei neofiti. La sensazione orgogliosa di esser lì, tutti noi, a presentare al mondo i nostri gioielli, il tesoro che da tanti mesi ha impreziosito le nostre vite. E che gioielli, i TaranProject!
Questi i brani eseguiti a Roma:
Cantu di lu marinaru
Citula d'Argento
Passa lu mari
Japri ssu barcuni
Cioparella
Parrami di lu suli
Tarantella della seduzione
Santu Roccu
Spagna
Vurria
Tarantella nova
Stilla chjara
Tarantella finale
Anche nella prima serata del Festival, Locride al centro dell'attenzione, con Francesco Loccisano che ha dapprima incantato con la sua chitarra battente, per scatenarsi poi in trio con Vincenzo Oppedisano e il fenomenale Mico Corapi alla voce – ecco il link al video della loro performance.
Hanno aperto la serata conclusiva presentando una dozzina di brani: appena metà del concerto canonico, ma più che sufficienti per lasciare il segno della loro straordinaria qualità artistica, che non può passare inosservata a nessuno. Così è stato anche per il pubblico romano, numeroso ed entusiasta, ben presto coinvolto in danze e rote, e alla fine compatto nel reclamare a gran voce un bis che purtroppo, per esigenze organizzative, non c'è potuto essere. C'era da lasciar spazio alle esibizioni di Malicanti e Mimmo Epifani: pregevolissime - eppure i re indiscussi della serata sono stati i sette TaranProject. Intensi, generosi, travolgenti come sempre, a dispetto della limitazione ai decibel imposta dai regolamenti comunali: la minor potenza del sound ne ha semplicemente portato in maggior luce la raffinatezza.
Nella cornice suggestiva del Parco di Villa Carpegna, in una serata fresca e limpida, all'arrivo siamo stati accolti dalla visione, a fianco del palco, del nuovo grande striscione del Danza cu lu ventu... fan club; gli immancabili Vincenzo, Santo, Francesco Franco e Cosimo allegramente raccontano di aver anche, nottetempo, tappezzato i muri di Roma con gli adesivi del gruppo: un'incursione in perfetto stile “Taranta Revolution”, il bel libro di Gianluca Albanese che è stato presentato prima dei concerti. Tra il pubblico, altri volti familiari: Giupi, Marco, Salvatore, Michele, Rosalba, Maria Vittoria, Domenico...
Bello ritrovarsi a tanta distanza dalla Locride, scambiarsi sguardi d'intesa mentre si osservano le reazioni stupefatte dei neofiti. La sensazione orgogliosa di esser lì, tutti noi, a presentare al mondo i nostri gioielli, il tesoro che da tanti mesi ha impreziosito le nostre vite. E che gioielli, i TaranProject!
Questi i brani eseguiti a Roma:
Cantu di lu marinaru
Citula d'Argento
Passa lu mari
Japri ssu barcuni
Cioparella
Parrami di lu suli
Tarantella della seduzione
Santu Roccu
Spagna
Vurria
Tarantella nova
Stilla chjara
Tarantella finale
Anche nella prima serata del Festival, Locride al centro dell'attenzione, con Francesco Loccisano che ha dapprima incantato con la sua chitarra battente, per scatenarsi poi in trio con Vincenzo Oppedisano e il fenomenale Mico Corapi alla voce – ecco il link al video della loro performance.
TaranProject al Roma Tarantella Festival
Non sono state frequenti le esibizioni dei TaranProject fuori dalla Calabria in questi mesi – sarà colpa del troppo amore delle piazze locridee, che non vogliono lasciarli liberi neanche una sera? - benché tutte accompagnate da grande successo: a Verona, a Chivasso, a Carpignano. Si annuncia dunque come un'occasione da non perdere la loro partecipazione mercoledì 8 settembre al Roma Tarantella Festival.
E' un evento, questo Festival, che ha i crismi dell'eccezionalità, per più di un motivo: è la prima edizione, e si parte subito alla grande, con nomi di prestigio in arrivo tanto dalla Calabria come dalla Puglia; ma, soprattutto, è una manifestazione che mostra di possedere una identità già ben caratterizzata, poiché poggia su un'idea forte, che mi sembra di poter sintetizzare così: la Realizzazione del Sogno. Non è un caso che l'apertura sia dedicata alla presentazione del libro “Operazione armi ai partigiani” di A. Cavallaro, che ricostruisce le vicende della Repubblica Rossa di Caulonia, controversa eppur straordinaria esperienza, nel 1945, di passione politica e slancio idealista: sono qualità ancora ben vive nella Caulonia socialmente partecipe e coraggiosa di oggi, con i suoi progetti di accoglienza e integrazione rivolti ai migranti di ogni latitudine; e l'indomani si parlerà di un altro testo, quel "Taranta Revolution" di G. Albanese di cui qui già si è detto, a sua volta gioiosa rappresentazione di una moderna Utopia rivoluzionaria pacifista.
Spazio poi ai concerti, con Migala, Malicanti, Mimmo Epifani, e il formidabile trio di Francesco Loccisano, che tanta impressione ha destato al recente Kaulonia Tarantella Festival con la sua performance vibrante e originalissima. Francesco terrà anche, nel pomeriggio di mercoledì, un seminario sulla chitarra battente, strumento di cui è – senza tema di smentita - il massimo interprete in Italia. E naturalmente, mercoledì 8, Mimmo Cavallaro e i suoi TaranProject non mancheranno di lasciare a bocca aperta, emotivamente risvegliati e ricolmi di bellezza, coloro che li ascolteranno per la prima volta: noi che sempre li seguiamo, e saremo anche a Roma, lo sappiamo bene che va così!
Ma, infine, il sogno che si realizza a Roma è anche quello portato avanti con passione, caparbietà e tanto impegno da Valerio Filippi, musicista romano di nascita e cauloniese d'adozione, l'artefice di questa manifestazione che getta arditamente un ponte tra la realtà particolare del piccolo paesino ionico e il grande palcoscenico della città eterna: quasi a voler proporre, sotto l'egida della musica popolare di qualità, un modello di convivenza e partecipazione che proprio nella città della politica (mal) praticata può rappresentare un'alternativa credibile e a portata di mano, ridare fiato all'immaginazione delle persone, al sogno – perchè no? - di un nuovo possibile umanesimo.
E' un evento, questo Festival, che ha i crismi dell'eccezionalità, per più di un motivo: è la prima edizione, e si parte subito alla grande, con nomi di prestigio in arrivo tanto dalla Calabria come dalla Puglia; ma, soprattutto, è una manifestazione che mostra di possedere una identità già ben caratterizzata, poiché poggia su un'idea forte, che mi sembra di poter sintetizzare così: la Realizzazione del Sogno. Non è un caso che l'apertura sia dedicata alla presentazione del libro “Operazione armi ai partigiani” di A. Cavallaro, che ricostruisce le vicende della Repubblica Rossa di Caulonia, controversa eppur straordinaria esperienza, nel 1945, di passione politica e slancio idealista: sono qualità ancora ben vive nella Caulonia socialmente partecipe e coraggiosa di oggi, con i suoi progetti di accoglienza e integrazione rivolti ai migranti di ogni latitudine; e l'indomani si parlerà di un altro testo, quel "Taranta Revolution" di G. Albanese di cui qui già si è detto, a sua volta gioiosa rappresentazione di una moderna Utopia rivoluzionaria pacifista.
Spazio poi ai concerti, con Migala, Malicanti, Mimmo Epifani, e il formidabile trio di Francesco Loccisano, che tanta impressione ha destato al recente Kaulonia Tarantella Festival con la sua performance vibrante e originalissima. Francesco terrà anche, nel pomeriggio di mercoledì, un seminario sulla chitarra battente, strumento di cui è – senza tema di smentita - il massimo interprete in Italia. E naturalmente, mercoledì 8, Mimmo Cavallaro e i suoi TaranProject non mancheranno di lasciare a bocca aperta, emotivamente risvegliati e ricolmi di bellezza, coloro che li ascolteranno per la prima volta: noi che sempre li seguiamo, e saremo anche a Roma, lo sappiamo bene che va così!
Ma, infine, il sogno che si realizza a Roma è anche quello portato avanti con passione, caparbietà e tanto impegno da Valerio Filippi, musicista romano di nascita e cauloniese d'adozione, l'artefice di questa manifestazione che getta arditamente un ponte tra la realtà particolare del piccolo paesino ionico e il grande palcoscenico della città eterna: quasi a voler proporre, sotto l'egida della musica popolare di qualità, un modello di convivenza e partecipazione che proprio nella città della politica (mal) praticata può rappresentare un'alternativa credibile e a portata di mano, ridare fiato all'immaginazione delle persone, al sogno – perchè no? - di un nuovo possibile umanesimo.