Strana serata, a Rozzano, con emozioni intense ma contrastanti.
A metterci lo zampino sono stati la pioggia, quella del giorno prima, e Nino D'Angelo.
Sì, perché il concerto dell'artista napoletano, previsto per venerdì, è stato rinviato all'indomani causa diluvio universale, e così i nostri
TaranProject han dovuto anticipare e comprimere la loro esibizione, che è iniziata poco dopo le 20.30 ed è durata meno di un'ora.
Tutti arrabbiati per questo: i musicisti, noi fedelissimi in arrivo da fuori, che abbiamo seriamente rischiato di giungere a cose fatte, e gran parte del pubblico presente alla festa calabrese, espropriato dei suoi beniamini per far posto ad un cantante di gran nome ma di nessuna radice calabra.
La cosa più spiacevole è stato il modo piuttosto brusco in cui Mimmo e Cosimo hanno dovuto interrompersi dopo una decina di pezzi, senza nemmeno il tempo di una tarantella finale. Così sono partite bordate di fischi di disapprovazione, che hanno messo in serio imbarazzo il presentatore della serata, cui spettava il compito ingrato di farci digerire l'amara pillola.
Ma - detto di questo sgradito contrattempo - rimane l'impressione forte di un concerto che era partito alla grande, con la gente disseminata nel vastissimo parco che ben presto si raccoglieva attorno al palco, fatalmente attratta dalla ormai proverbiale malìa dei TaranProject; tutti incantati dal Cantu di lu marinaru, tutti conquistati dalla Citula d'argento, tutti definitivamente posseduti allo scatenarsi della rumba indiavolata di Cioparella; fino ad una Spagna in veste sempre più percussiva e travolgente, che è parsa il colpo d'ala risolutivo verso l'ennesimo trionfo: perfino la schiera di ragazzine, fan di Nino d'Angelo, che occupavano da ore le prime file in attesa del loro idolo, si erano ormai fatte prendere dal dèmone della tarantella... e invece la repentina conclusione, di cui s'è detto.
Non ci è restato che dedicarci alle prelibatezze della gastronomia calabrese, concludere la giornata in compagnia degli amici, arrivati chi dal nord chi dalla Calabria:
menzione particolare per il manipolo di eroici fan di Bianco, giunti col pullman organizzato dalla parrocchia, che hanno animato il fine serata improvvisando tra i tavolini dello stand la classica rota; organettista d'eccezione un disponibilissimo Cosimo Papandrea, presenti e coinvolti anche gli altri TaranProject, in un abbraccio conviviale che ci ha ripagato, almeno in parte, del concerto memorabile che stava per essere, e che è stato comunque per metà.
Questa la scaletta dei brani eseguiti:
Cantu di lu marinaru
Citula d'argento
Passa lu mari
Japri ssu barcuni
Cioparella
Parrami di lu suli
Tarantella della seduzione
Santu Roccu
Spagna
Vurria
Tarantella nova
Nei commenti qui sotto ho riportato la vivace e appassionata cronaca della giornata rozzanese, scritta da Giuseppina Sapone e apparsa su Facebook - grazie Giù!
io vorrei aggiungere che seguire Mimmo e Cosimo "all'estero" è ancora più emozionante che andarli a vedere in calabria!ero così felice,ma così felice di vederli,e vedere gli amici accorsi da ogni parte d'Italia,che non mi sembrava vero!e sono stata felicissima di averli accolti,proprio io, e per caso,all'ingresso in Cascina,appena arrivati!!una bellissima sensazione.Mi sono sentita parte di qualcosa di travolgente;per cui,invito tutti coloro che li amano con fedeltà,a fare l'impossibile per seguire i nostri beniamini a Roma e anche in Europa,perchè,credetemi,l'atmosfera è magica!!!Non vi pentirete dei disagi affrontati e dei soldi spesi!!!VINITI E BALLATI!!!
RispondiElimina“Hjiuri di hjiumari”, (Fiori di fiumare - dal titolo dell'ultimo album di Mimmo Cavallaro e Cosimo Papandrea), fiori di delicata e semplice bellezza, sbocciano in un piovoso autunno anche in un centro città caotico e dispersivo, come quello di Rozzano, città alle porte di Milano.
RispondiEliminaI fiori più belli a volte attecchiscono nei luoghi più impensati; così, il fiore della passione musicale e tradizionale della nostra Calabria sboccia in tutto il suo splendore nel bel mezzo della tecnologica Milano.
Un bellissimo porticato in mattoni rossi e bianchi, un tetto di travi di legno e un bel prato accolgono la festa della tradizione calabrese. Tre giorni di sagra per deliziare gli occhi e il palato col colore rosso squillante delle trecce di peperoncini, del verde profumato dell'origano delle nostre montagne, del bianco puro dei formaggi locali.
Organizzata dall'Associazione culturale “Calabria mia”, la manifestazione ci accoglie al nostro ingresso con vari stand: formaggi, conserve, marmellata, liquori, stoccafisso, capocolli, pancette, salsicce ed infine la regina dei salumi, la “'nduja” (…).
Dietro gli stand, persone dal viso paesano, occhi brillanti e voci gioiose quando riconoscono nel passante curioso e goloso un conterraneo. Posano felici per le foto di rito, invitano tutti ad andarli a trovare, a casa loro, nei loro negozi dove si vendono prodotti tipici calabresi.
Ritrovano, anzi,ritroviamo tutti quanti, l'orgoglio, la contentezza, il senso d'allegria e di liberazione nel poter parlare finalmente il nostro dialetto senza timore d'incorrere negli sguardi straniti degli sperduti autoctoni lombardi. Un po' ridendo,un po' mangiando e un po' fotografando, conosciamo i proprietari del negozio “L'aurora”, che ha sede nelle vicinanze di Varese. I proprietari si scambiano un bacio sotto una coloratissima resta di afrodisiaci peperoncini (“funziona meglio del vischio”,dicono!). E di afrodisiaci, i due ne devono sapere qualcosa,visto che offrono al pubblico la “Bomba di Soverato”, una salsa esplosiva, come casalingo “Viagra calabrese”.
Proseguendo nella nostra passeggiata, incontriamo ed apprezziamo un enorme provolone e un intero banco di stocco e “ventricelli” (…); il proprietario,un simpatico e baffuto signore della Piana, tutto voce ed allegria. Ancora, “Al borgo dei Sapori”, “Calabragroup”, e tanti altri. E che dire delle “marmellate di bergamotto”, coltivazione regionale di pregio non sufficientemente valorizzata, di cedro, di limoni e poi “liquori”: liquore di liquirizia calabrese, di fichi d'india, di cioccolato, di immancabile peperoncino..
Incontriamo anche l'angolo della cultura letteraria, con la scrittrice Paola Laganà, la quale presenta al pubblico il suo libro “Non si cantano più messe”, coinvolgente storia di amore per la propria terra ed emigrazione.
RispondiEliminaPiù in là, uno spiazzo tra gli stand è abbastanza grande per ospitare quelli che a due salti di tarantella proprio non ci vogliono rinunciare: sono un gruppo di fedelissimi dei Taranproject (TP), la band di Mimmo Cavallaro e Cosimo Papandrea, eccellenti cantori della musica tradizionale calabrese, che si esibiscono a conclusione della tre giorni.
Gli amici di Bianco, ridente cittadina affacciata sullo splendore del Mar Jonio, partiti dall'estremo sud a bordo d'un furgone, giungono fin nelle lande del Nord Italia per seguire i loro beniamini. Mille e più chilometri di strada per sentire il loro concerto e portare la musica dei Taranproject anche al di fuori dei confini regionali.
In prima fila davanti al palco, e dietro gli stand a concerto finito, fino a notte fonda,troviamo nonna Maria Rosa, che dalla sua sediolina si gode beata il suo scampolo di Calabria.
Dei TP, capeggiati da Mimmo Cavallaro, eccellente voce e maestro di chitarra battente, e da Cosimo Papandrea, maestro di lira calabrese e re delle piazze, fanno parte anche Carmelo Scarfò, valente musicista, al basso elettrico, la sorella GiovannaScarfò, ballerina d'eccezione e voce femminile del gruppo, Gabriele Albanese, bravo conoscitore degli strumenti a fiato della tradizione, ed Andrea Simonetta, colonna portante con la sua chitarra classica.
Insieme, i TP, serata dopo serata, danno vita ad uno spettacolo bellissimo e altamente coinvolgente anche per chi non conosce la tradizionale musica calabrese. Le musicalità nuove ed insieme tradizionali, le splendide voci dei cantanti e l'eccellenza dei musicisti fanno di questo gruppo i migliori rappresentanti regionali e nazionali delle nostre tradizioni musicali.
Tocca proprio alla sottoscritta l'onore di accogliere un ridente Mimmo all'ingresso degli stand; una stretta di mano, una bella luce negli occhi, la soddisfazione e un filo d'emozione nel sentire la presenza e l'affetto della gente che li segue dappertutto, noncuranti dei disagi, della stanchezza, delle spese sopportate. Cosa non si fa per passione... ed ecco che al suono della lira e della chitarra battente, al ritmo del tamburello e della pipita, lo spiazzo davanti al palco, verde ma fangoso, diventa uno splendido prato dove sbocciano, fra i grattacieli e la tangenziale, bellissimi brani come “Spagna”, “Japri ssu barcuni”,”Santu Roccu” . Canzoni e musica come fiori: i nostri “hjiuri di hjiumari”.