La Voce Narrante e l'Eroe


Abbiamo scherzato, di recente, sulle peripezie notturne di Cosimo, come se davvero nelle sue canzoni lui parlasse di se stesso.
Non è così, ovviamente, ma è pur vero che ascoltandolo cantarle viene quasi naturale crederlo.
Questo dipende dallo straordinario pathos con cui Cosimo le interpreta, dal modo in cui riesce a far vibrare le emozioni e a contagiarne il pubblico, come chi stia vivendo in prima persona intense vicende - perlopiù amorose - e accoratamente le racconti.

Tutt'altro è lo stile di Mimmo, i cui brani non di rado sono narrazioni in terza persona, accompagnate da note ambientali e riflessioni che aprono l'orizzonte espressivo verso tematiche sociali, etiche, o addirittura spirituali.
Spesso le storie individuali sono tratteggiate entro affreschi di più vaste proporzioni: si pensi a Passa lu mari, a Santu Roccu, a Patruni meu, per non dire di quella portentosa Genesi in tre strofe con cui inizia il Cantu di lu marinaru.


E' come se Cosimo incarnasse, con tutto se stesso, le avventure mirabolanti dell'Eroe; e lui ne possiede la fondamentale qualità, il coraggio intrepido: “eu so comu allu lupu a passu lentu, e nun mi spagnu si baiunu i cani”, in Citula, o in Pe'ttia “vorria attaccari lu suli!”
Mimmo è invece un'illuminata e saggia Voce Narrante, e suole porre tra sè e le scene descritte un diaframma di razionale consapevolezza; in qualche altro caso, la distanza è misurata dalla memoria, che immerge in un'atmosfera evocativa brani come Cugnu di trona, Ciano, Stafanazzu.

Come ormai abbiamo capito tutti da tempo, sta proprio nella molteplicità dei motori creativi uno dei segreti dell'arte dei TaranProject, e i diversi approcci di Cosimo e Mimmo si arricchiscono e risaltano l'un l'altro nell'alternarsi. Nei rimandi tra voce narrante ed eroe noi ci perdiamo, incantati da un dialogo in musica in cui le più forti emozioni si intrecciano a riflessioni sapienti, così che queste acquistano incisività, e quelle profondità di significati.
E a far da spezie saporite vi sono poi le incursioni vitalizzanti di Giovanna, che - da seconda voce o da protagonista - impreziosisce i brani con un'incredibile varietà di fiori e colori.

Domenica 24 concerto a San Giovanni di Pellaro

Nei commenti qui sotto il vivace resoconto di Giuseppe M, fondatore del Mulinarella's World Fan Club

Giovedì 21 a Siderno

Alla festa europea della musica, in piazza Porto Salvo, ci saranno i TaranProject!

Sul palco anche altri artisti e gruppi dell'Unda Jonica:
Francesco Loccisano,
Lisarusa,
Gioia Popolare,
Etnosound,
TaranQuartet.

In streaming su Telemia!

Dalla nostra inviata speciale


Arriva il resoconto del concerto di Marina di San Lorenzo.
E' opera di Giuseppina, che – da reporter di razza qual è – non manca di arricchire la cronaca con un soffio sul fuoco della più recente querelle dibattuta sulle pagine di Facebook e con un allarmato richiamo ad una importante tematica sociale locale.
A lei la parola:

Il concerto coi botti

"Ieri sera l'Area Grecanica della Provincia di Reggio Calabria è stata felice ed onorata di accogliere, sulle rive del mar Jonio, i TaranProject.
La serata del 16 giugno ha segnato l'apertura della stagione estiva per il Lido Cala Azul, a Marina di San Lorenzo; almeno 200 persone sono accorse sulla spiaggia ad assistere al concerto estivo, con nuova scaletta, di Cosimo e Mimmo.


La location, per gli appassionati di ballo, non era delle migliori, per via del terreno ovviamente poco adatto alla danza, ma la musica trascinante ha praticamente obbligato i presenti, dovunque si trovassero, a fare la rota o eseguire qualche passo di tarantella in allegria; con buona pace di coloro che, nelle ore immediatamente precedenti il concerto, lanciavano tendenziose provocazioni - peraltro prive di logica - sulla decisione di cantare in riva al mare e di far assistere il pubblico al concerto previo acquisto di regolare biglietto d'ingresso. Anche in questa sede voglio ricordare a chiunque mi legga che la stragrande maggioranza dei concerti dei TaranProject si tiene nelle piazze pubbliche e non prevede alcun onere per chi vi assiste. Solo occasionalmente le serate vengono organizzate al coperto, e in quel caso c'è da pagare un regolare biglietto d'ingresso, ma a mio avviso ne vale la pena sino all'ultimo centesimo. Chi non si trova d'accordo, chi pensa che la musica popolare debba essere divulgata solo ed esclusivamente nelle piazze, chi tuona contro il dio denaro è liberissimo di farlo, ma deve rassegnarsi a fare i conti con una realtà fatta di numeri, di prestigio e soprattutto di consenso popolare che non ha eguali in tutta la Calabria.


Ritornando al concerto, la prima cosa che si nota è la diversa disposizione degli artisti: troviamo Andrea e Mimmo a sinistra, Cosimo a destra, al suo fianco Gabriele e dietro Carmelo, Giovanna e Alfredo ognuno sopra la sua pedana.
La scaletta di cui si è già parlato è stata completamente rispettata: parte Cosimo ed è un inizio trascinante. Nel corso dell'intera esibizione, ho notato che al cantante di Junchi è stato affidato uno spazio maggiore, e la scelta mi sembra vincente: Cosimo, infatti, merita al 100% l'appellativo di “Re della piazza”. Le sue canzoni, da Citula d'argentu a Japri ssu barcuni, a Corvu nigru, all'amatissima Pizzicarella hanno il pregio di scaldare il pubblico e renderlo partecipe fino in fondo.
Un cenno anche alla nostra Giovanna, padronissima del palco e del suo corpo: mi chiedo come faccia a roteare senza sosta per molti minuti senza perdere né l'equilibrio né il ritmo, e ricominciare poi la strofa come se...non avesse fatto altro nella vita! Stavolta si è servita di due bastoncini per far volteggiare i suoi “muccaturi bianchi”: sembrava un'acrobata! Simpatico il siparietto che ha messo su assieme a Cosimo: un'esibizione col tamburello, una sfida di concentrazione, senso del ritmo, equilibrio.
Il concerto cui abbiamo assistito ieri sera si è presentato come un perfetto mélange di canzoni vecchie e nuove: alcune tratte da “Sona Battenti”, altre da “Hjuri di hjumari”, e le ultime arrivate di “Rolica”. Sulle note di Carvunaru, che fa parte proprio di Rolica, Mimmo, da sempre attento ai temi sociali, accogliendo l'invito dei ragazzi del “No al Carbone” ad indossare le magliette che recano l'inequivocabile scritta, ha voluto spendere due parole a difesa del territorio montebellese e melitese, minacciati entrambi dal progetto – quante cose prive di senso in questa nostra Calabria! - di costruzione di una centrale a carbone, che rischierebbe di affossare definitivamente un'area già sofferente di suo.
A fine concerto, il cielo si è inaspettatamente illuminato coi colori scoppiettanti dei giochi pirotecnici: ma ciononostante il pubblico era più interessato a non perdere nemmeno una mossa del nostro Cosimo, pronto a intonare Lu Jimbusedu, che a guardare in alto..."

I 22 in campo!

No, non sto per rivelarvi le formazioni della prossima partita dell'Italia agli Europei in Polonia... Molto di più:
grazie a questa istantanea carpita dal nostro amico Marco sul banco del mixer, ecco i ventidue brani dello spettacolo estivo 2012 dei TaranProject, che ha debuttato ieri sera a Cessaniti.

Ci sono quattro canzoni nuove da “Rolica” (manca solo Jocu di l'amuri), ci sono alcuni graditissimi ritorni (Sona battenti, Passeggera, Malarazza, Japri ssu barcuni), c'è un numero 16 che dev'essere un medley, con altri celebrati cavalli di ritorno, e c'è un bel mazzetto di conferme; tra queste resistono intramontabili, le sole riproposte per il quarto anno consecutivo, Stilla chjara, Spagna, Cioparella e Mulinarella (anche se accanto a quest'ultima leggiamo, aggiunto a pennarello, un Laroggiu di riserva, pronto a subentrare).

Salutiamo con inevitabile rimpianto la volubile Peppinella, l'avventuroso Marinaru, Tarantella nova, Pe'ttia e qualche altra... confidando che presto o tardi torneranno a trovarci.

E attendiamo, naturalmente, le impressioni degli appassionati nelle prossime serate.

Le notti insonni di Cosimo


Ci avete mai fatto caso? A quanto sono inquiete le ore notturne per Cosimo, a dar retta a quel che ci racconta nelle sue canzoni?

In Stilla chjara soffre le pene d'amore: “tutta la notti mi levu e m'assettu, e u sonnu all'occhj mei nun scindi mai...”;
in Virrinedda s'ingegna, spinto dal desiderio, a munirsi di trapano, per “la tua porta spirtusari, e vidiri giojuzza mia quantu si' bella!”;
in Laroggiu d'amuri si divora con gli occhi l'amata, che “balla finu a quandu 'on nesci u suli, ca tutta notte ti vogghju guardari”;
in Citula d'argentu osserva la luna, paragonandola alla sua brunetta diletta: “ija è d'argentu e vui l'oru portati... ija s'accrissa e vui non v'accrissati”;
anche in Occhj di mari scandaglia il cielo: “guardandu eu li stidi 'i sta nuttata, li cchju lucenti li vorria cuntari.”
E nemmeno quando finalmente s'addormenta trova pace, come in Spagna: “stanotti mi 'nzonnai nu malu sonnu, ch'era malata la figghjola mia”, e deve subito alzarsi per correre a chiamare il “medicu che sani li malati”...

Che poi anche nella realtà Cosimo Papandrea prediliga le ore piccole forse non è un semplice coincidenza: è proverbiale e immancabile, a fine concerto ben dopo la mezzanotte, la sua corsa al bar per un buon caffè!