Il concerto dei TaranProject dura più di due ore, e non si può certo dire che i nostri eroi si risparmino. Eppure sono tante le canzoni, escluse dall'attuale scaletta, che i fan agognano di poter riascoltare qualche volta: tra le più richieste la dolcissima Primavera Spampinata, Jocu di la palumbella, l'irresistibile Corvu Nigru di Cosimo, per non dire di quell'araba fenice che è Ciano, splendido brano incluso nel cd Karakolo Fool, che non ci riesce mai di sentire dal vivo. C'è un'altra richiesta ricorrente, che in quest'ultimo mese è stata ampiamente soddisfatta, giacché si tratta di un tradizionale canto di questua caratteristico del periodo natalizio: a partire dal concerto dello scorso 10 dicembre a Roma è stato regolarmente riproposto dai TaranProject fino all'Epifania – che, com'è noto, pure “Li boni festi” si porta via...
Il tema musicale è una litanìa assorta e avvolgente, come il dondolìo di una mamma che culla il bimbo; il testo mescola ardimento e delicatezze, consiste in una offerta e richiesta d'amore porta con infiniti pudori, a dissimulare l'urgenza di un sentimento così focoso da adombrare il suicidio in caso di rifiuto.
L'apertura è memorabile, con quel verso bellissimo - “...e de na lunga via 'morusamenti” - che, richiamandosi all'atmosfera prenatalizia dell'Avvento, esprime in sintesi universale l'instancabile cammino del sentimento, che ci guida alla fonte dei nostri desideri. E più avanti è incantevole l'idea di regalarsi all'amata inframezzato a telaietti d'oro e d'argento, e così dar pregio all'operosità femminile, cui la colombina e l'usignolo offrono la più qualificata collaborazione.
Il brano è nel repertorio di Mimmo Cavallaro fin dai tempi di Gozzansamble, formazione che ebbe vita breve e intensa nella fase che seguì alla fine di TaranKhan, prima e parallelamente ai progetti Bassa Marea e Karakolo Fool; ne facevano parte, con Mimmo, Gabriele Albanese e Andrea Simonetta, alle percussioni e alla voce Roberto De Angelis, ora impegnato con i TaranQuartet e nei Koralira, e al basso Stefano Panuzzo. Sulla loro pagina Myspace si può ascoltare proprio questo brano, che qui ripropongo
In questa versione il finale è in agrodolce: su una melodia in controtempo il "caru cumpari" proclama con dispettosa noncuranza che terrà la figghjola con sé, negandola al questuante; che a sua volta si dichiara sdegnosamente interessato più alla dote che alla ragazza, che oltretutto pare sia pure bassina...
Nella versione attuale dei TaranProject, qui documentata dal video di Caronte2885 da Youtube, prevale invece l'afflato poetico, con l'apporto distintivo di Cosimo, che si alterna al canto con Mimmo; vengono introdotti nuovi versi di arioso lirismo, pienamente nelle corde di Cosimo: risuona più d'un eco di Stilla Chjara, tanto nella timbrica ammaliante della lira calabrese come nelle descrizioni, con la potenza immaginifica dell'amore a dipingere visioni alate in tinte lucenti, adornandole del cinguettare di allodole e pettirossi, intessendole di preziosa seta arancina.
Così il brano diviene uno straordinario duetto di Mimmo con Cosimo, una nobile gara tra loro, quel genere di competizione senza vincitore in cui il talento e i colpi da maestro dell'uno valgono soprattutto a magnificare le repliche virtuose dell'altro, una spettacolare schermaglia danzante che delizia noi ascoltatori: coccolati, docilmente condotti alla pacificazione interiore e alla concordia, a partecipare del senso autentico della festa in famiglia.
Ringrazio gli amici Francesco Franco e Giuseppina per aver contribuito in modo decisivo a decifrare e trascrivere il testo, che riporto nelle due varianti.
Come sempre, nei commenti, c'è la traduzione in italiano di questo che è senza dubbio uno tra i più perfetti esempi di canzone-poesia popolare.
Li Boni Festi
Li boni festi e li boni simani mu 'ndi li manda Ddeu nostru Signuri
mu 'ndi li manda Ddeu nostru Signuri,
mu 'ndi li manda cunsulati e bboni luntanu di tormenti e di doluri
luntanu di tormenti e di doluri.
Caru cumpari vi vinni a trovari, e de na lunga via 'morusamenti
e de na lunga via 'morusamenti,
e criju ca l'appistivu a piaciri ca non parrati e non diciti nenti
ca non parrati e non diciti nenti.
E' su' sicuru ca vu' dintra siti, ca di lu busciu vijiu la lumera
ca di lu busciu vijiu vijiu la lumera.
Arza la testa di lu to' cimattu, figghjola mu ti dicu du'paroli
figghjola mu ti dicu du'paroli.
Si non ti levi mi tiru e m'ammazzu, cu nu curtellu mi feru lu cori
cu nu curtellu mi feru lu cori.
E sta figghjola si fussi la mia, nu tilarellu d'oru 'nci darria
nu tilarellu d'oru 'nci darria,
unu d'argentu e l'attru di lumìa e nta lu menzu la perzuna mia
e nta lu menzu la perzuna mia.
'Nu rre vi fici na carrozza nova, pemmu vi porta a spassu la matina
pemmu vi porta a spassu, bella, la matina.
La palumbella l'inchi li cannelli, lu risignolu 'nci li porgi a manu
lu risignolu 'nci li porgi a manu.
Li boni festi li passu cantandu, bonu Natal'e megghju Capudannu
bonu Natal'e megghju Capudannu
- versione Gozzansamble
Cu voli figghi belli 'ncapu a n'annu si li fa
'ndavimu chista sula, si la teni lu papà!
Vogghju mu mi maritu a 'Ntonimina mu mi la levu n'antoniminara
mu mi la levu n'antoniminara,
e non m'importa no s'è piccirida, basta che 'ndavi la dota di lana
basta che 'ndavi la dota di lana.
- versione TaranProject
Partivi di duv'era e vinni apposta, veniri a chista casa cunsulata
veniri a chista casa, bella, cunsulata,
puru sei mastri e setti 'mperaturi, tutta la puntijaru di diamanti
tutta la puntijaru di diamanti.
Vu' siti ammenz'a nui perla d'amuri, ca tutti quanti si ponn'ammucciari
ca tutti quanti si ponn'ammucciari.
La nivi vi dunau la sua jianchezza , la rosa russa sì lu so' culuri
la rosa russa sì lu so' culuri.
Lu risignolu canta a menzanotti, la cucugghjata all'arba la matina
la cucugghjiata all'arba, bella, la matina,
lu petturussu 'ndavi l'occhj belli , lu petticellu di sita arancina
lu petticellu di sita arancina.
Li boni festi e li boni simani mu 'ndi li manda Ddeu nostru Signuri
mu 'ndi li manda Ddeu nostru Signuri,
mu 'ndi li manda cunsulatu assai luntanu di tormenti e di doluri
luntanu di tormenti e di doluri.
Le buone feste
RispondiEliminaLe buone feste e le buone settimane, ce le manda Dio nostro Signore,
ce le manda consolate e buone, lontano dai tormenti e dai dolori.
Caro compare, vi venni a trovare, per una lunga strada, amorevolmente,
e credo che l'abbiate apprezzato, che (anche se) non parlate e non dite niente.
E sono sicuro che siete lì dentro, che dall'uscio vedo la luce,
alza la testa dal tuo cuscino, ragazza, che ti dico due parole.
Se non ti alzi mi sparo e m'ammazzo, con un coltello mi ferisco il cuore.
E se questa ragazza fosse la mia, un telaietto d'oro le regalerei,
uno d'argento ed uno di lumìa, e in mezzo la mia persona.
Un re vi fece una carrozza nuova per portarvi a spasso la mattina.
La colombina riempie le cannelle, l'usignolo glie le porge a mano.
Le buone feste le passo cantando, buon Natale e miglior Capodanno!
- versione Gozzansamble
Chi vuole figli belli, in un anno se li fa,
noi abbiamo questa sola, se la tiene il papà!
Voglio sposarmi ad Antonimina, mi scelgo un'antoniminara,
e non m'importa se è piccolina, basta che abbia la dote di lana.
- versione TaranProject
Partii apposta da dov'ero, e venni a questa casa consolata,
pure sei maestri e sette imperatori la puntinarono tutta di diamanti.
Voi siete in mezzo a noi, perla d'amore, che tutti si possono nascondere.
La neve vi donò la sua bianchezza, la rosa rossa, sì, il suo colore.
L'usignolo canta a mezzanotte, l'allodola all'alba la mattina,
il pettirosso ha gli occhi belli, e il petticello di seta arancina.
Qualche chiarimento:
- in molti ci siamo chiesti cosa fosse la lumìa, o forse allumia.. c'è una pianta di agrumi, tra il cedro e il limone, che si chiama appunto lumìa; ed è inoltre documentata un'altra versione della canzone, che dice unu d'arango (anziché argento) e l'attru di lumìa, e cioè uno d'arancio e l'altro di limone;
- le cannelle sono parti del telaio, sorta di spolette a cui si avvolge il filo: l'usignolo le porge, la colombina le riempie di filo;
- Antonimina è un paese dell'entroterra di Locri.
"Così il brano diviene uno straordinario duetto di Mimmo con Cosimo, una nobile gara tra loro, quel genere di competizione senza vincitore in cui il talento e i colpi da maestro dell'uno valgono soprattutto a magnificare le repliche virtuose dell'altro ...."
RispondiEliminaBellissimo commento a una canzone stupenda ... permettimi , caro Fildiderro, di evidenziare questa osservazione perchè sia di buon auspicio alla conservazione di quell'equilibrio armonico che sta legando i Taranproject , che tante volte cerchiamo di definire, che tanto amiamo e tanto ci sta regalando !
io puntualizzo,Fil. Nel verso d'apertura tradurrei: "le buone feste e le buonse settimane, che ce le mandi Iddio Nostro Signore".. cioè, un augurio,che il pretendente rivolge al padrone di casa nell'accostarsi al portone di casa, chiuso, ma con una lucina che rompe l'oscurità invernale dal "pusciu"... . M'immagino la scena della serenata. Che bel rituale, la ragazza sarà stata impegnata al telaio,bianca come la neve e rossa come la rosa,magari timida e vergognosa, e il padre conduce la trattativa, ascolta le offerte del pretendente ma non cede. Che ne sarà stato della coppia mancata?ce l'avranno fatta a stare insieme? Avrà scampato la morte l'innamorato? ( mi tiru e m'ammazzu, meglio renderlo con "mi dò un colpo (di coltello),non di pistola...)
RispondiEliminaFilippo,per me è un grande piacere trascrivere le canzoni di Mimmo e Cosimo,sono meravigliose.. un abbraccio,a presto
grazie, Giu, delle giuste puntualizzazioni.
RispondiEliminaIl futuro della coppia? Mah, lasciamoli per sempre sospesi in questa ardente e tenerissima raffigurazione del desiderio, una di quà e l'altro di là dal portone con un fil di luce..
Segnalo altre due versioni del brano presenti su Youtube: una è di un anno e mezzo fa, degli stessi TaranProject, già citata qui in un post precedente (Gioia Popolare); l'altra è degli Argagnari, gruppo folk di Gerace, e contiene alcune strofe ancora diverse, che io non riesco a decifrare - ecco il link:
http://www.youtube.com/watch?v=uxVYliyXQbE
amico mio,basta chiedere!ecco la "mia" versione della "loro" versione. Alcune parole proprio non le capisco, altre le ho trascritte foneticamente ma non sos e siano corrette. Per onestà,t'informo che mi sono iscritta al loro gruppo,su fb, e vediamo se qualcuno ci aiuta a interpretare correttamente. Intanto,ti dico che la loro versione mi è piaciuta moltissimo. Ecco il testo:
RispondiEliminaE LI BONI FESTI E LI BONI SIMANI,
mu ndi li manda DDeu nostru Signuri (2).
Mu ndi li manda cunzulati e sani,
lontanu di turmenti e di duluri (2).
Cogghiti nta lu nomi di Maria,
godiri mi la vogghiu sta nuttata,(2).
Votamu la Madonna mi nd'aiuta,
domano nesci na bella iornata (2).
Caru cumpari vi vinn'a trovari,
e di na longa via amorusamenti (2).
E ssà figghiola, si fussi la mia,
nu tilarellu d'oru nci darria (2).
Unu d'arangu e l'attru di lumìa,
e nta lu menzu la pirzuna mia (2).
E quandu sedi illa o sò tilaru,
lu leva comu fussi lampu e tronu (2).
E la palumbella linchi li cannelli,
pur'isignolu ci li porgi an manu (2).
E quandu pigghia l'ugna (?) nta la manu,
pigghia l'argentu e lu mandaru bonu (2).
Ed eu l'amaru chi stava luntanu
sentia li botti e mi venia mu moru (2).
Lu rre chi fici li quattru castelli,
Napuli, Roma, Palermu e Missina (2).
E poi vi fici na carrozza bella,
chilla ca 'mpettu porta la regina (2).
Na carcarazza cu chill'anchi storti
dicia ca voli tessiri la tila (2).
Nu (.....) cu lu beccu longu
carcia la ligna e non voli virrina (?)(2).
Lu pettirussu cu chill'occhi belli
lu petticedu di sita arancina (2).
(......) l'occhi
ca non dassa cchiù rosi alla marina (2).
Li boni festi li porta cantandu,
bonu Natali e megghiu Capudannu (2).
Bon capudannu e bon capu di misi
arret'a porta nu ccippu vi misi (2).
E vi lu misi pi tuttu l'annu,
bon capu di misi e bon capudannu (2).
E si mi dati na (.....)
e vostra figghia esti na regina (2).
E si mi dati na cacatuledda
e vostra figghia esti na zafratedda (?)(2).
Aggiungo che questa versione,benchè non riesca a comprendere bene il finale,mi sembra più scanzonata, per quei versi che chiudono: se mi date (cose buone) vostra figlia è (bella come) una regina, se invece mi date (cose cattive) vostra figlia è una (?????) Il mio istinto mi dice così,perchè in altre poesie di sdegno ,o di dichiarazione, ho letto il pretendente dire: se mi vuoi, sarai una regina, altrimenti diventi (o resti) brutta e sola com'eri prima.
RispondiEliminaNoterai anche due strode di "Zia Marianna", con l'ormai famosa Carcarazza che vuole tessere la tela e l'ignoto animale che calcia il legno e non vuole ( che cosa???) ; potrebbe essere il ciuco che non vuole il morso e il basto, e quindi dà calci? mah. Le strofe conclusive indicano un augurio antico: "arretu a porta nu ccippu vi misi, e vi lu misi pi tuttu l'annu, bon capu di misi e bon capudannu", anche se al momento non so indicare bene il senso del mettere un ceppo dietro al porta di casa. Aspetto notizie dagli indigeni per la trascrizione.... Francescooooo.... dico a te... :) a presto
Bravissima Giuseppina, ottimo lavoro!
RispondiEliminaHo due dritte per dare un significato agli ultimi due versi, e confermare la tua intuizione: la "nacatuledda" è un dolce natalizio (giusto, Barbara?), la "zafrata" è la lucertola.. e dunque "se mi liquidi con un dolcetto, tua figlia anzichè regina sarà lucertola!"
ahahahah divertentissimo!io ho scritto "cacatuledda", che vergognaaaaaaa!!!! in effetti le due parole le avevo già sentite, ma non sapevo esattamente dove!!! non fanno parte del mio dialetto! grazie,fil,è un piacere partecipare al tuo alvoro,ora aspetto che qualcuno degli Argagnari dia una correzione al mio testo. Ne approfitto per ribadire che la loro versione mi è piaciuta, molto più di quella dei TP dal vivo (che mi è sembrata molto strana, dal momento che la conoscevo solo in versione soft). A presto!
RispondiEliminaLi boni festi (vers.Domenico Tropea - Mirto di Siderno)
RispondiEliminaLi boni festi e li boni simani,
mu ti li manda Ddeu nostru Signuri (2).
Mu ti li manda cunzulati e sani,
cacciandu di turmenti e di duluri (2).
Tu levati figghiola balerina,
bongiornu già vi dicu è capudannu (2).
Surgi la testa de lu tò cimattu,
figghiola mu vi dicu dui paroli (2).
Si nn ti levi mi tir’e m’ammazu, cu nu pugnale mi passu su core(2).
Di la finestra vitti allumenare,
jeu su sicuru ca vui d’intra siti (2).
Levativi levativi cumpari,
ca nun è ura de stare curcatu (2).
Caru cumpari me si cosa cara,
ppe spallare ti vole regina (2).
Lu rre ca fini na carrozza nova,
vi spisi di ducati trentamila (2).
Vi spisi di ducati trentamila,
ppe mu vi porta a spassu la matina (2).
_ Questo è il canto tipico della zona di Siderno ed eseguito generalmente come canto augurale delle feste Natalizia.
TRADUZIONE
LE BUONE FESTE
Le buone feste e le buone settimane/che te li mandi Dio nostro Signore/ che te le mandi consolate e sane/ scansando tormenti e dolori/tu levati figliuola ballerina/ buongiorno già vi dico è capodanno/ alza la testa dal tuo cuscino/ figliuola che ti dico due parole/ se non ti alzi mi ammazzo con un coltello mi spacco questo cuore/ io sono sicuro che siete dentro/Alzatevi alzatevi compare/ che non è ora di stare coricati/ caro compare mi sei cosa cara/al suo fianco ti vuole la regina/ Il re che fece una carrocca nuova/ vi spese di ducati trentamila/ Vi spese di ducati trentamila/ per portarvi a spasso la mattina.
Li boni festi (vers. Antonio Martino - Gioiosa J. cda Camocelli)
Caru cumpari vi vinni a vidiri,
e di na longa via amorusamenti (2).
Eu criu ca l’avistuvu a piaciri,
ca non parrati e non diciti nenti (2).
Arza la testa di si tò coscina,
figghiola mu vi dicu dui paroli (2).
Si nn ti levi mi tir’e m’ammazu,
cu nu curteju mi feru lu cori (2).
Ferma nu pocu ca mi levu moi,
ppe nn mu sentu stu lamentu toi (2).
E ssa figghiola si fussi la mia,
nu tilareju d’oru ‘nci farria (2).
Unu d’arangu e n’attru da lumia,
e n’ta lu menzu la perzuna mia (2).
Quando trasiti vui ‘nta su tilaru,
lu fati jiri comu lampu tronu (2).
La palombella l’inchi li cannelli,
lu risignolu ci porgi la manu (2).
TRADUZIONE
LE BUONE FESTE
Caro compare sono venuto a trovarti/da un posto lontano amorosamente/Io chedo che vi ha fatto piacere/ che nn parlate e non dite niente/alza la testa da questi tuoi cuscini/ figliola che voglio dirti due parole/Se non ti alzi io mi ammazzo/ con un coltello mi ferisco il cuore/Fermati un'attimo che mi alzo subito/per non sentire questo tuo lamento/ Questa figliuola se fosse mia/ un telaietto d'oro le farei/ un (albero di)arancio e l'altro di limone/ e nel mezzo la mia persona/ Quando entrate in questo telaio lo fate andare come lampo e tuono/La colombella *riempie le cannelle/l'usignolo gliele porge in mano.
*"RIEMPIRE LE CANNELLE" fa parte delle operazioni della tessitura al telaio.
Questi testi possono essere ulteriolmente allungati con tutt'altre strofe a seconda delle occasioni e della capacità improvvisativa degli esecutori.
_Alcune frasi venivano spostate o addirittura tolte.
RispondiEliminaES.
1-veicolava casa per casa gli auguri di natale(li boni festi vi portai
cantandu, bomu natali e megghiu capudannu),
2-come saluto al conoscente o congiunto(caru cumpari vi vinni a vidiri e di na longa via amurusamenti),
3-per chiedere in sposa una ragazza(si non ti levi mi pigghiu e m'ammazzu, cu nu curtellu
mi feru stu cori),
4-per corteggiare ed esaltare le doti di una fanciulla(e ssa figghiola si fussi la mia, nu tilarellu d'oru 'nci farria, unu d'arangu e nattu d'alumia e 'nta lu
menzu la perzuna mia)
5-per rivolgere al potenziale suocero frasi d'affetto, soffermandosi poi sulle virtù della ragazza(cca' fora 'ncè na figghia di massaru chi risumigghia na cannula d'oru chi quandu pigghia a gugghia 'nta so manu, pitta l'arcellu e lu porta a lu volu e quandu sedi 'nta lu so' tilaru lu faci jiri comu lampu e tronu ed eu l'amaru chi stava di luntanu ad ogni botta mi venia mu moru).
6-comune la componente religiosa(Eu vinni cu lu nomu di Maria,godiri mi la vogghiu sta nottata, speriamu la Madonna mu 'ndaiuta, domani u nesci nà bella iornata)
7-per le lodi alla natura(lu pettirussu 'ndavi l'occhji belli, lu petticellu di sita arancina, lu merlu si curcau 'nta li finocchji cchiù sapurita u veni la cucina) opp.(la palumbella 'nci lichi li cannelli, lu risignolu 'nci li porgi a manu).
Spero di esservi stato di aiuto.
A presto
Domenico Macrì
informazioni preziose, ma la correzione del mio testo? per favoreeee!!!! :)ormai DEVO conoscere anche questa versione!!!
RispondiEliminagrazie mille, Domenico, per tutte queste accurate e interessanti informazioni!
RispondiElimina(Domenico Macrì, per chi non lo sapesse, è suonatore e insegnante di lira calabrese - di lui abbiamo già parlato su queste pagine, nel post intitolato "Gioia popolare" - e membro del gruppo folk Gli Argagnari)
Come richiesto da Giuseppina...ecco la correzione del testo vers. Argagnari.
RispondiEliminaLi boni festi e li boni simani,
mu ndi li manda Ddeu nostru Signuri (2).
Mu ndi li manda cunzulati e sani,
luntani di turmenti e di duluri (2).
Partivi cu lu nomi di Maria,
godiri mi la vogghiu chista nottata,(2).
Domani la Madonna mu nd'aiuta,
domani u nesci na bella jornata (2).
Caru cumpari vi vinn'a trovari,
e di na longa via amorusamenti (2).
E criu ca l'avistuvu a piaciri,
ca non parrati e non diciti nenti (2).
E sta figghiola si fussi la mia,
nu tilaredu d'oru n'ci farria (2).
Unu d'arangu e nattu da lumìa,
e n'ta lu menzu la perzuna mia (2).
E quandu sedi illa o sò tilaru,
lu leva comu fussi lampu e tronu (2).
La palumbella linchi li cannelli,
lu risignolu n'ci li porta a manu (2).
E quandu pigghia a gugghjia n'ta so manu,
pitta l'arceju e lu mangalu d'oru (2).
Ed eu l'amaru chi stava luntanu,
sentia li botti e mi venia mu moru (2).
Lu rre chi fici li quattru castelli,
Napuli, Roma, Palermu e Messina (2).
E poi ca fici natta cosa bella,
chilla ca 'mpettu porta la regina (2).
Na carcarazza cu chill'anchi storti
dicia ca voli metiri la tila (2).
Veni na tipa cu nu beccu longu
perciava ligna e non voliva rrina (2).
Lu pettirussu cu chill'occhi belli
lu petticedu di sita arancina (2).
E n'ti lu spicchi ca n'cià mucci l'occhi
ca non dassau cchiù rosi alla marina (2).
Li boni festi li portai cantandu,
bonu Natali e megghiu Capudannu (2).
Bon capudannu e bon capu di misi
arret'a porta nu ccippu vi misi (2).
E si lu misi eu pe tuttu l'annu,
bon capu di misi e bon capudannu (2).
E si mi dati na san martina,
e vostra figghia esti na regina (2).
E si mi dati na nacatuledda
e vostra figghia è zafratedda (2).
Li boni festi li portai cantandu,
bonu Natali e megghiu Capudannu (2).
A presto
D. Macrì