Cosa dire ancora su questa canzone che ormai è divenuta a furor di popolo l'inno della gente calabra, riconosciuta e amata sotto ogni latitudine, eseguita da pressoché ogni gruppo che calchi le piazze della regione, canticchiata per strada da garzoni e professionisti, o sparata a tutto volume dalle autoradio?
Forse che si tratta di un brano meraviglioso, di presa immediata e irresistibile per chiunque?
Che è di quella lega cui appartengono O Sole Mio, Volare e poche altre nella storia della canzone italiana?
Detto questo senza tema di smentita, non c'è da aggiungere altro. Solo da attendere che i canali mediatici istituzionali se ne accorgano e ne decretino il successo planetario che merita; o - detta in altri termini – augurarsi che miliardi di nostri simili che ne sono ancora ignari possano presto conoscere e vivere anche loro questa gioia assoluta dell'udito.
Ma come è nato questo pezzo incredibile?
In questo caso, più che mai, c'è da distinguere tra testo e musica.
Il testo è senza dubbio tradizionale, ed è stato già inciso negli anni passati almeno due volte: la prima da Otello Profazio, come siamo venuti a sapere negli scorsi mesi, da quando Mimmo, nell'introdurlo durante i concerti, fa cenno alla circostanza che il grande Otello cantò un brano, dal titolo Stornelli d'Amuri, il cui testo era proprio quello di Spagna. Profazio fu cantastorie in grande auge negli anni Sessanta e Settanta, pioniere e divulgatore della riscoperta del patrimonio musicale popolare calabrese, assurto al rango perfino di controversa icona pop, amato o vituperato secondo le ideologie di quei decenni passionali, eppure sempre lucidamente consapevole del proprio percorso artistico e culturale. Chi è stato presente al Kaulonia Tarantella Festival di quest'anno ha avuto modo di incontrarlo, e constatare come ancor oggi, alla sua bella età, Profazio sappia tenere avvinta la platea con instancabile vivacità affabulatoria e con una vocalità dal timbro intenso e rotondo.
Stornelli d'Amuri fu poi ripresa da un altro interprete, Rocco Severino da Gioiosa, altrimenti noto come Rocco del Sud, che la incise a sua volta, e che forse la cantava nei concerti ancor prima di Profazio; questo Rocco, omino di bassa statura ma di voce squillante e dal gran ciuffo corvino, stabilitosi in Canada, riscosse notevole successo soprattutto tra gli emigranti in Nordamerica; su Youtube si possono trovare numerosi suoi video, che all'occhio contemporaneo risultano decisamente datati, fanno sorridere per via di abbigliamenti e scenografie sgargianti, e atteggiamenti enfatici: insomma un trionfo del kitsch, che tuttavia non sminuisce l'ottima qualità della prestazione vocale del nostro.
Non è stato facile reperirla, ma ecco l'esecuzione di Rocco del Sud.
Cosimo Papandrea, venuto a conoscenza del brano, si innamorò del testo, e pensò di utilizzarlo, rilanciandolo con una nuova linea melodica, più incisiva e dinamica. E quel giorno dovette essere illuminato dalla grazia divina o chissà che altro, e il suo organetto animato da spiritelli dionisiaci, se ciò che scaturì fu la melodia perfetta che conosciamo.
All'opera dette un contributo decisivo anche un altro autore, tal Corapi. Come? Dite di averlo già sentito, questo nome?
Ma certo, è proprio lui! Quel Mico Corapi che oggi fa parte del Trio di Francesco Loccisano, di cui abbiamo parlato di recente, a sua volta interprete sommo della tradizione canora e ritmica della Locride, sorta di incarnazione vivente di un patrimonio di emozioni, rabbie e delicatezze espressive che ne fanno un personaggio unico.
Cosimo cominciò a proporre il pezzo in concerto con i SonuDivinu, e naturalmente esso divenne subito il biglietto da visita del gruppo e suo personale. Venne poi del tutto naturale trasferirlo nel repertorio di Karakolo Fool, e quindi dei TaranProject.
Le versioni di Spagna disponibili su Youtube o in vari cd bootleg sono innumerevoli – anche se l'unica ufficialmente incisa da Cosimo è sul cd Karakolo Fool, ormai introvabile - e la canzone è evoluta parecchio in questi anni, divenendo ancor più serrata nella fase ritmica, fino a includere uno scatenato assolo alle percussioni di Alfredo, ma senza perdere un'oncia della potenza evocativa del refrain, che inneggia alla Bella Figghjola (molti pensano che sia questo il titolo..), né dell'ardore orgoglioso di quell'Eu iniziale, che partì di tantu luntanu, nè del volo lirico che proietta l'ammirazione per la donna desiderata verso i cieli di Sardegna e Spagna, luoghi favolosi dell'immaginazione amorosa; il tutto mirabilmente interpretato, o direi meglio impersonato, da un Cosimo che dentro questa canzone sembra esserci nato e sempre vissuto.
Nel filmato qui sotto (di Cicciubattenti) vediamo l'esecuzione a Satriano lo scorso agosto, con il fatidico drappo rosso di Giovanna in cui si raccoglie e volteggia l'ondata di passione che investe tutti i presenti.
Come d'uso, propongo il testo originale, e nei commenti la traduzione in Italiano.
Ma vorrei prima porre ai lettori una semplice domanda:
ascoltata la versione di Rocco del Sud, senz'altro interessante e pregevole, ve la mettereste sull'ipod per riascoltarla dieci volte al giorno, come sicuramente avete fatto con quella di Cosimo quando l'avete sentita la prima volta?
E allora, contano di più le parole di un poeticissimo testo tradizionale, ormai dimenticato da tutti, o la musica straordinaria che Cosimo e Mico hanno inventato per farcelo conoscere?
Spagna
Eu mi partia di tantu luntanu
pe' veniri di tia tantu vicinu.
Tutti mi dinnu ca lu mari è fundu
ma pe' l'amuri tua lu passu e vegnu
eh ah ah jah
eh ah bella figghjola
eh ah ah jah
eh ah bella figghjola
O facci di n'ammendula mundata
fu Diu chi ti crijau tanta pulita,
quandu ti vitti ti vitt'affacciata
tu sula mi trasisti 'nta me vita
eh ah ah jah
eh ah bella figghjola
eh ah ah jah
eh ah bella figghjola
Chista figghjola è fatta cu la pinna
e misurata cu la menzacanna,
la menzacanna veni di la Sardegna,
lu calamaru d'oru veni di la Spagna
eh ah ah jah
eh ah bella figghjola
eh ah ah jah
eh ah bella figghjola
Stanotti mi 'nzonnai nu malu sonnu
ch'era malata la figghjola mia.
Oh medicu chi sani li malati
tu sanamilla a Maruzzella mia
eh ah ah jah
eh ah bella figghjola
eh ah ah jah
eh ah bella figghjola
Spagna
RispondiEliminaIo partii di tanto lontano
per venire da te, tanto vicino.
Tutti mi dicono che il mare è fondo,
ma per il tuo amore lo passo e vengo.
Oh viso di una mandorla sbucciata
fu Dio che ti fece così graziosa.
Quando ti vidi ti vidi affacciata,
solo tu sei entrata nella mia vita.
Questa ragazza è disegnata con la penna,
e misurata con la mezzacanna,
la mezzacanna viene dalla Sardegna,
il calamaio d'oro viene dalla Spagna.
Stanotte ho sognato un brutto sogno
che la mia ragazza era malata.
O medico che guarisci i malati,
guariscimela tu la mia Maruzzella.
Ricordo di aver letto tempo fa sul web, tra i commenti su Youtube, un botta e risposta in calabrese che non so più ritrovare, nè so esattamente riportare, ma che diceva press'a poco così:
RispondiElimina- Qualcuno mi può aiutare a togliermi dalla testa questa canzone, che è diventata un'ossessione?
- E perchè mai te ne vuoi liberare?
ho ascoltato un pezzo della canzone di Rocco e devo dire che il paragone è tremendo! Io l'ho sempre detto che Cosimo è mitico,braviismo all'organetto,magico alla lira calabrese!
RispondiElimina"Spagna", poi, è una lirica d'amore bellissima, e quei versi iniziali, come già sottolineato da Francesco, valgono anche come inno universale dell'amore verso la musica. Non siamo noi i primi che, a dispetto della distanza, delle difficoltà, dei litigi in famiglia lasciamo tutto e seguiamo i nostri eroi per farci travolgere dalla passione?
La descrizione dell'amata è esemplare nella sua semplicità e forza descrittiva; è come un quadro. Resta un pò oscuro il paragone con la misura "menza canna" e col "calamaru d'oru"..
interesante filippo granda ciao a presto il tuo amico rocco calafricano
RispondiElimina@ Giuseppina
RispondiEliminatrovata sul web questa spiegazione:
Unita di misura della tela confezionata al telaio era la "canna" (220 cm. circa),
ma per comodità si usava un'asta di legno, che corrispondeva alla metà della "canna" ed era detta "menza canna";
quanto al Calamaru d'oru, trovo si tratti di una splendida assonanza, che fa il paio con Sardegna e Spagna, e rende questo verso così dolcemente incantatore.
@ Rocco:
ciao, amico mio! spero di ritrovarti presto ad un concerto, Nord o Sud che sia, per ballare assieme...
grande mimmo si potrebbero avere gli accordi di qst capolavoro??
RispondiEliminaMim - Do - Re
EliminaRipetuti fini alla fine seguendo il ritmo della canzone ;)
SEMPLICEMENTE STUPENDA <3
RispondiEliminaGli accordi sono Mi minore, Do maggiore e Re maggiore, è facile intuirli ad orecchio.
RispondiEliminaero ad uun vostro concerto a San vito sullo jonio... agosto 2010, dove ho riincontrato la donna della mia vita che l'anno prossimo sposo... quest'anno non siam riusciti a a venire ai vostri concerti per via dei preparativi... Siete GRANDI... regalate emozioni ogni volta che vi ascolto Duca Nicola Sestito di Soverato... (duca solo su Facebook)
RispondiEliminaE' semplicemente stupenda, perfetta. L'Ipod brucia a forza di acoltarla, ma non solo quella. Tutti i loro cd sono unici! Mi spiace solo non riuscire a taggare le loro canzoni. Bravissimi.
RispondiEliminaGraziella
..a proposito di Otello Profazio, ho visto che è intervenuto in un concerto dei Taranproject svelando due nuove strofe che non compaiono nella versione di Papandrea.
RispondiElimina..o peri di lattuca 'ncappuciata
u voi sapiri lu cori chi pensa?
pensa chi a malu puntu si chiantata
n'facci alla libici e alla prudenza
dimmillu si ssi mala coltivata
oppuru l'ortulanu non ti pensa
si ddi me mani fussi 'mbivirata
prima dill'annu facivi sumenza.
Qualcuno saprebbe dire a cosa si riferisce la parola "prudenza" nella prima strofa?
@giuseppina: in riferimento alla versione di Rocco del Sud (S Maiuscola , per lui) , il paragone regge quando i sentiremo fare ai Gipsy King "Maria Dolores" a tempo di muttetta!!!
RispondiEliminaRocco del Sud ha portato nel cuore , a migliaia di Calabresi lontani, la vera Calabria.
Lui faceva gia' 10.000 persone di pubblico in Canada negli anni '70 con Stornelli d'Amuri e tutte le sue canzoni.
E poi c'e' chi aveva il ciuffo littletonyano e c'e' chi ha occhialoni da deficente....
Tutto e' riferito all'epoca !!!
Mimmo. Chi ha scritto il testo di Spagna?dato che mi sembra che la melodia lo ha arrangiato cosimo!
RispondiEliminaCome spiegato sopra in dettaglio, la rielaborazione della melodia è opera di Cosimo e di Mico Corapi, mentre il testo è tradizionale, e fu proposto da Otello Profazio per primo.
Elimina