--- per chi ama la musica di Mimmo e pensa che tutto il mondo debba conoscerla --- per chi ha voglia di scoprire un artista eccezionale - the next Big Thing!
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A Castelliri
Anche nel Frusinate, basso Lazio, si balla la tarantella!
A Castelliri si svolge un rinomato Festival, giunto alla VII edizione, al quale i TaranProject già parteciparono nel 2011.
Stasera rinnoveranno sul palco l'incontro con Cristiano de André avvenuto al Kaulonia TF un anno fa.
Tutti in piazza a Castelliri, stipatissimi: come si farà a ballare?
Il ballo magico
Inizia il Festival, e ad aprirlo è un personaggio fuori dal comune, quell'Antonio Infantino che nel lontano 1967 fu protagonista del beat psichedelico, che poi fu lì lì per intraprendere la carriera di star del pop - narrano le cronache che Ricordi puntava su di lui, ma lui non era convinto; così ripiegarono sulla seconda scelta, un certo Lucio Battisti... - che fu cantante di protesta e militante, per molti anni al fianco dell'uomo che suonava la sedia, il grande Enzo Del Re;
che fu infine tra i primi a recuperare i ritmi popolari del Sud, con i suoi Tarantolati di Tricarico.
Insomma un'istituzione della musica italiana, venerabile ma più vitale che mai; stasera lo accompagnano i Tarantati Rotanti, come a dire lo Sciamano della Taranta e i suoi Dervisci.
Nei prossimi giorni sul palco l'indomito Peppe Voltarelli e l'immancabile Eugenio Bennato, per finire sabato 22 con Re Niliu e TaranProject: l'alfa e l'omega della musica etnica calabrese.
Prima serata e iniziano subito le sorprese: Mimmo Cavallaro sul palco con il percussionista indiano Rashmi Bhatt!
che fu infine tra i primi a recuperare i ritmi popolari del Sud, con i suoi Tarantolati di Tricarico.
Insomma un'istituzione della musica italiana, venerabile ma più vitale che mai; stasera lo accompagnano i Tarantati Rotanti, come a dire lo Sciamano della Taranta e i suoi Dervisci.
Nei prossimi giorni sul palco l'indomito Peppe Voltarelli e l'immancabile Eugenio Bennato, per finire sabato 22 con Re Niliu e TaranProject: l'alfa e l'omega della musica etnica calabrese.
Prima serata e iniziano subito le sorprese: Mimmo Cavallaro sul palco con il percussionista indiano Rashmi Bhatt!
La scaletta
Lo spettacolo estivo 2015 dei TranProject è partito a Joppolo il primo agosto, e abbiamo la scaletta dei brani (by courtesy of Giuseppe Novella al banco mixer).
Ci sono due canzoni nuove!
Sono "Stilla lucenti" di Mimmo, e "Franeju 'i maritari" di Cosimo.
Per la precisione, sabato 8 a Melia di Scilla l'ordine è stato leggermente modificato, e al posto di Carvunaru è stata eseguita Cioparella; a Riace il 13 il Carvunaru è ricomparso, ma Cioparella, contrariamente a quel che narra il testo, è rimasta.
Per cui la scaletta è stata questa:
intro - Occhj di mari
Parrami di lu suli
Pe'ttia
E' festa è festa
Citula d'argentu
Sona ssu tamburu
Virrinedda
Stilla lucenti
Hjuri di hjumari
Franeju 'i maritari
Carvunaru
Cioparella
Spagna (con presentazione dei musicisti)
Castrum vetus
Massaru
Vurrìa
Mulinarella
Stilla chjara
Passa lu mari
Santu Roccu (con processione tra il pubblico)
bis: Tarantella guappa/U jimbusedu
Oltre ai due brani nuovi, ci sono quest'anno sette ritorni:
i primi quattro dell'elenco e poi Carvunaru, Castrum Vetus e Massaru.
Ci sono due canzoni nuove!
Sono "Stilla lucenti" di Mimmo, e "Franeju 'i maritari" di Cosimo.
Per la precisione, sabato 8 a Melia di Scilla l'ordine è stato leggermente modificato, e al posto di Carvunaru è stata eseguita Cioparella; a Riace il 13 il Carvunaru è ricomparso, ma Cioparella, contrariamente a quel che narra il testo, è rimasta.
Per cui la scaletta è stata questa:
intro - Occhj di mari
Parrami di lu suli
Pe'ttia
E' festa è festa
Citula d'argentu
Sona ssu tamburu
Virrinedda
Stilla lucenti
Hjuri di hjumari
Franeju 'i maritari
Carvunaru
Cioparella
Spagna (con presentazione dei musicisti)
Castrum vetus
Massaru
Vurrìa
Mulinarella
Stilla chjara
Passa lu mari
Santu Roccu (con processione tra il pubblico)
bis: Tarantella guappa/U jimbusedu
Oltre ai due brani nuovi, ci sono quest'anno sette ritorni:
i primi quattro dell'elenco e poi Carvunaru, Castrum Vetus e Massaru.
Festival!
Sventati i timori sollevati di recente da qualche allarmante notizia su finanziamenti venuti inopinatamente a mancare, viene alla luce finalmente il cartellone del Kaulonia Tarantella Festival 2015.
Appuntamento dunque come ogni anno a piazza Mese, dal 18 al 22: si apre alla grande con Antonio Infantino, si chiude alla grandissima con Re Niliu e TaranProject.
Nel frattempo non perdiamo di vista il Roccella Jazz, che ritorna alla sua naturale collocazione estiva dopo i disguidi del 2014, e il sempre straordinario Paleariza,
che abbina la buona musica ai trekking, alla scoperta delle meraviglie paesaggistiche e gastronomiche del'entroterra aspromontano.
Arriva il cd
Atteso ormai da gran tempo,
è finalmente in uscita il disco di Cosimo Papandrea!
Ne dà lieto annuncio il NunuLab, lo studio di registrazione dei fratelli Scarfò, che hanno curato per intero la realizzazione del cd, a partire da arrangiamenti ed esecuzione, fino a produzione, grafica ed ora promozione.
L'immagine è di un Cosimo biancovestito che con sei braccia, portentoso come una divinità indù, suona chitarra, organetto e lira tutti in una volta.
Salvo E' Natali, i brani sono tutti inediti, con gli omaggi a tre grandi artisti del Sud ("Tambureddu" di Domenico Modugno, "U zappaturi" di Mino Reitano e "Avo'" di Rosa Balistreri) accanto a canzoni di Cosimo come L'emigrante, la sua primissima composizione, Ninnella, 'A mervizza e tre - se non andiamo errati - nuove di zecca. Oltre a Carmelo e Francesco Scarfò vi hanno suonato Giovanna e Alfredo Verdini.
Il disco si potrà acquistare nei prossimi giorni ai concerti, ma per gli impazienti c'è la possibilità di una sostanziosa anteprima sul canale youtube del NunuLab, da cui arriva, per cominciare, questa Botta 'i Lampu
è finalmente in uscita il disco di Cosimo Papandrea!
Ne dà lieto annuncio il NunuLab, lo studio di registrazione dei fratelli Scarfò, che hanno curato per intero la realizzazione del cd, a partire da arrangiamenti ed esecuzione, fino a produzione, grafica ed ora promozione.
L'immagine è di un Cosimo biancovestito che con sei braccia, portentoso come una divinità indù, suona chitarra, organetto e lira tutti in una volta.
Salvo E' Natali, i brani sono tutti inediti, con gli omaggi a tre grandi artisti del Sud ("Tambureddu" di Domenico Modugno, "U zappaturi" di Mino Reitano e "Avo'" di Rosa Balistreri) accanto a canzoni di Cosimo come L'emigrante, la sua primissima composizione, Ninnella, 'A mervizza e tre - se non andiamo errati - nuove di zecca. Oltre a Carmelo e Francesco Scarfò vi hanno suonato Giovanna e Alfredo Verdini.
Il disco si potrà acquistare nei prossimi giorni ai concerti, ma per gli impazienti c'è la possibilità di una sostanziosa anteprima sul canale youtube del NunuLab, da cui arriva, per cominciare, questa Botta 'i Lampu
Il tango di Cosimo
La storia di questo brano favoloso parte da lontano, nel tempo e nello spazio, e merita di essere raccontata.
Viveva un tempo, circa un secolo fa, in quel che si chiamava allora il Nuovo Mondo, in Argentina, un giovane originario di Palmi, emigrato laggiù appena diciottenne dopo il catastrofico terremoto del 1908.
Antonio Trimboli, qui in una rara foto d'epoca, era un provetto musicista, e fece brillante carriera di suonatore in complessi bandistici. Ma si dilettava anche di poesia: utilizzava la lingua madre, il dialetto calabrese, in quella particolare declinazione arcaica che sovente caratterizza la parlata degli emigranti, che per esser stati disseminati lontano dal loro albero maestro talvolta conservano strenua testimonianza di modi e usanze altrimenti desueti; esprimeva così, nel tentativo di lenirla, la nostalgia struggente per il paese d'origine, dove non ebbe mai la fortuna di tornare.
Le sue liriche solo di recente sono state riscoperte e valorizzate, per merito del palmisano Giuseppe Cricrì, amico di lunga data di questo blog.
E a Giuseppe venne l'idea, qualche anno fa, di proporre i versi di Antonio Trimboli a Mimmo e a Cosimo, che ne facessero magari una canzone; quando mi fece leggere alcune poesie, ci dicemmo che tra tutte una spiccava, che sembrava tagliata su misura per le corde interpretative di Cosimo.
Fummo facili profeti, perché fu proprio così che andò: Cosimo lesse e fu conquistato, ebbe la felice intuizione di ispirarsi agli stilemi del tango per musicare quei versi scritti un secolo fa in Argentina, ideò subito una melodia travolgente delle sue, disegnò un ruolo di rilievo per il sax di Gabriele e la voce di Giovanna, tagliò e cucì il testo qua e là. E aggiunse il verso che connota il pezzo in modo decisivo: “La gonna faci l'unda e la terra trema!”, dove si evoca il rituale del ballo come emblema della fascinazione muliebre.
Così nacque “Gira la testa mia”. Della potenza eversiva, del roteante terremoto di passioni che questo brano sprigiona, si è già detto in sede di presentazione del concerto 2013. Gira la testa anche all'ascoltatore, nei vortici impetuosi in cui la canzone s'intreccia arde e straripa, ma è davvero un dolce naufragar.
Nei commenti, oltre alla traduzione in italiano, è riportata per un interessante confronto la poesia originale del Trimboli, che Giuseppe mi passò.
Qui c'è la versione live del luglio 2013 (video da youtube di Arturo Vampeta), e di seguito il testo.
Gira la testa mia
Comu la luna gira intorn'a terra,
comu gira la terra intorn'o suli,
comu la rota gira intornu all’assu
und'è ch'è trainata di ddui muli.
Comu la testa di nu debituri
chi non havi sordi u jornu d’a scadenza,
comu fusu s’è giuvana chi fila
e di l’anca lu spingi cu' furenza.
La gonna faci l'unda e la terra trema,
la gonna faci l'unda e la terra trema,
comu gira na spera di larogiu
la gonna faci l'unda e la terra trema!
Comu la vampuleja intorn'o lumi,
com'un pavuni chi si pavunija,
nu nimulu, ‘n palorgiu e nu farticchju,
oppuru comu 'na cianfaraneja.
I'ssa manera la me testa gira
intornu allu to nomu, e roci roci
senza riposu, ca lu ciraveju
comu carci nta 'na carcara coci.
La gonna faci l'unda e la terra trema,
la gonna faci l'unda e la terra trema,
comu gira na spera di larogiu
la gonna faci l'unda e la terra trema!
Gira la testa mia com'un palorgiu,
Meluzza, di la sira a la matina,
penzandu a tia ca ti vurria vidiri
mentuta ‘n tronu comu a na regina.
La gonna faci l'unda e la terra trema,
la gonna faci l'unda e la terra trema,
comu gira na spera di larogiu
la gonna faci l'unda e la terra trema!
Viveva un tempo, circa un secolo fa, in quel che si chiamava allora il Nuovo Mondo, in Argentina, un giovane originario di Palmi, emigrato laggiù appena diciottenne dopo il catastrofico terremoto del 1908.
Antonio Trimboli, qui in una rara foto d'epoca, era un provetto musicista, e fece brillante carriera di suonatore in complessi bandistici. Ma si dilettava anche di poesia: utilizzava la lingua madre, il dialetto calabrese, in quella particolare declinazione arcaica che sovente caratterizza la parlata degli emigranti, che per esser stati disseminati lontano dal loro albero maestro talvolta conservano strenua testimonianza di modi e usanze altrimenti desueti; esprimeva così, nel tentativo di lenirla, la nostalgia struggente per il paese d'origine, dove non ebbe mai la fortuna di tornare.
Le sue liriche solo di recente sono state riscoperte e valorizzate, per merito del palmisano Giuseppe Cricrì, amico di lunga data di questo blog.
E a Giuseppe venne l'idea, qualche anno fa, di proporre i versi di Antonio Trimboli a Mimmo e a Cosimo, che ne facessero magari una canzone; quando mi fece leggere alcune poesie, ci dicemmo che tra tutte una spiccava, che sembrava tagliata su misura per le corde interpretative di Cosimo.
Fummo facili profeti, perché fu proprio così che andò: Cosimo lesse e fu conquistato, ebbe la felice intuizione di ispirarsi agli stilemi del tango per musicare quei versi scritti un secolo fa in Argentina, ideò subito una melodia travolgente delle sue, disegnò un ruolo di rilievo per il sax di Gabriele e la voce di Giovanna, tagliò e cucì il testo qua e là. E aggiunse il verso che connota il pezzo in modo decisivo: “La gonna faci l'unda e la terra trema!”, dove si evoca il rituale del ballo come emblema della fascinazione muliebre.
Così nacque “Gira la testa mia”. Della potenza eversiva, del roteante terremoto di passioni che questo brano sprigiona, si è già detto in sede di presentazione del concerto 2013. Gira la testa anche all'ascoltatore, nei vortici impetuosi in cui la canzone s'intreccia arde e straripa, ma è davvero un dolce naufragar.
Nei commenti, oltre alla traduzione in italiano, è riportata per un interessante confronto la poesia originale del Trimboli, che Giuseppe mi passò.
Qui c'è la versione live del luglio 2013 (video da youtube di Arturo Vampeta), e di seguito il testo.
Gira la testa mia
Comu la luna gira intorn'a terra,
comu gira la terra intorn'o suli,
comu la rota gira intornu all’assu
und'è ch'è trainata di ddui muli.
Comu la testa di nu debituri
chi non havi sordi u jornu d’a scadenza,
comu fusu s’è giuvana chi fila
e di l’anca lu spingi cu' furenza.
La gonna faci l'unda e la terra trema,
la gonna faci l'unda e la terra trema,
comu gira na spera di larogiu
la gonna faci l'unda e la terra trema!
Comu la vampuleja intorn'o lumi,
com'un pavuni chi si pavunija,
nu nimulu, ‘n palorgiu e nu farticchju,
oppuru comu 'na cianfaraneja.
I'ssa manera la me testa gira
intornu allu to nomu, e roci roci
senza riposu, ca lu ciraveju
comu carci nta 'na carcara coci.
La gonna faci l'unda e la terra trema,
la gonna faci l'unda e la terra trema,
comu gira na spera di larogiu
la gonna faci l'unda e la terra trema!
Gira la testa mia com'un palorgiu,
Meluzza, di la sira a la matina,
penzandu a tia ca ti vurria vidiri
mentuta ‘n tronu comu a na regina.
La gonna faci l'unda e la terra trema,
la gonna faci l'unda e la terra trema,
comu gira na spera di larogiu
la gonna faci l'unda e la terra trema!