Tarantella Guappa!

L'apoteosi del concerto 2011 scocca quando, ad apertura del sontuoso finale in cui s'intrecciano vari temi popolari, Mimmo lancia la sua invocazione: “Comu ballanu belli...”, a beneficio di tutti noi “figghjoli”, che gremiamo la piazza; e intercede per noi: “che la Madonna li pozz'aiutari!”, rivolgendosi pure a Sant'Antoni, oppure – secondo le località e le ricorrenze – a Santu Roccu, o San Nicola, o altri numi ancora.
E' un momento di grande emozione e comunanza, sottolineato da un ritmo vivace e beatificante, che raduna tutto il pubblico sotto un manto di spiritualità allegra, che presto si tramuterà nello scatenato ballo conclusivo.

Ma la festosa giaculatoria nasconde un'anima tutt'altro che pia!
Di questa canzone è nota la versione dell'ottimo Daniele Sepe; forse non tutti sanno che, prima ancora, la eseguiva un tal Fred Scotti, protagonista di una vicenda artistica ed umana decisamente insolita.
Il suo nome era Francesco Scarpelli, era originario del cosentino, e cantava le cosiddette “canzoni di malavita”, col nome d'arte, appunto, di Fred Scotti. Alcune sue registrazioni appaiono in quella serie di controversi cd dedicati alla “Musica della 'ndrangheta”, che ebbero un incredibile successo, anche all'estero, qualche anno fa: un fenomeno davvero singolare, dagli inquietanti risvolti sociali, come documentato approfonditamente da Ettore Castagna nel suo interessantissimo libro “Sangue e onore in digitale”.
Questo brano, col titolo di “Tarantella Guappa”, è sul primo di quei cd: dunque non propriamente di una preghiera si tratta, quanto piuttosto di un canovaccio di velate minacce e ambigui sottintesi, suggeriti qua e là nel testo.
La carriera di Fred Scotti, cantante tutt'altro che disprezzabile, ebbe un epilogo fatale e beffardo: fu assassinato per strada, nel 1971, scontando la colpa di essersi invaghito della moglie di un Guappo, un piccolo boss di paese, contravvenendo così alle regole ferree dell'onorata società che le sue canzoni celebravano.
Ma ecco qui la sua versione:



Ed eccone un'altra, in anni più recenti, dell'Arlesiana Chorus:

Un filmato (da vedere su youtube) davvero notevole, non solo per la qualità artistica di questo ensemble che mescola classico e popolare in modo originalissimo, ma per la presenza di volti a noi familiari; da sinistra si riconoscono: Carlo Frascà, leader del gruppo nonché maestro e padre nobile di tutti i musicisti della Locride; Daniela Bonvento, che fu dei TaranKhan, alla lira calabrese; Francesco Loccisano alla chitarra, col capello insolitamente acconciato; Manuela Cricelli, splendida voce dei Karakolo Fool; Raffaele Pizzonia, attuale batterista negli Scialaruga di Fabio Macagnino.
Un'autentica All Star Band!

E' la volta del gran finale del concerto dei TaranProject, con Mimmo e Cosimo che si alternano alla voce, con la Tarantella Guappa che diventa Jimbusedu, e poi Tarantella Brada, fino all'immancabile “Narannannèru...” che tutti cantano in coro.
Non proprio un'angolatura di ripresa professionale, in questo video (di Cefipe, a Cittanova), e tuttavia uno spaccato ben rappresentativo dei cuori tarantati di tutte le età che ogni sera danzano in felice consonanza.



E' appena il caso di precisare che i TaranProject nulla hanno da spartire con l'oscuro contesto socioculturale in cui questa canzone nacque, trattandosi qui della semplice ripresa giocosa di un brano divenuto da tempo patrimonio popolare.

Il testo di Tarantella Guappa consta di varie strofe, intercambiabili secondo il gusto occasionale dell'interprete.
Qui di seguito ne riporto una buona parte: con l'avvertenza che il calabrese non è la mia lingua, e dunque ci saranno sicuramente errori ed omissioni, mentre di qualche espressione gergale mi sfugge il senso; siano naturalmente benvenute le opportune correzioni!
Un tentativo di traduzione in italiano è nei commenti.

Tarantella guappa

Comu ballanu belli ssi figghjoli!
Chi la Madonna li, chi la Madonna là,
chi la Madonna li pozz'aiutari!

Minatevi ssi corpi chianu chianu,
'ca sugnu distinati a ben muriri,
'ca sugnu distinati, bella, a ben muriri.

Si lu curteddu miu s'avìa lu tagghju,
carogna io ti sfreggiu e t'anzaccagnu,
carogna io ti sfreggiu e t'anzaccagnu.

E pe' piscà stu cefalu
ci misi 'na simana,
ca lu piscai di sulu
e stu cefalu capitù,
ca lu piscai di sira
e stu cefalu chi mi tira.
Tiritinguli e tiritunguli,
cucuzze e cucuzzuni,
lu spassu di li fimmini
su' l'omini 'ncudinuli!

Comu ballanu belli ssi figghjoli!
Chi Sant'Antoni li, chi Sant'Antoni là,
chi Sant'Antoni li pozz'aiutari!

Scinni Maredda mia, cunza lu lettu,
avìa li carni sua com'a lu lattu,
avìa li carni sua, bella, com'a lu lattu.

Abballati, abballati,
fimmini schjetti e maritati,
e si nun ballati bonu
nun vi cantu e nun vi sonu,
e si nun ballati pulitu
nci lu dico a lu vostru zitu.
Sciù sciù sciù,
quanti fimmini ca ci su'!
Sciù sciù sciù,
quanti fimmini ca ci su'!

Vorrìa mu moru, vorrìa mu moru,
cu' zuccaro e cafè mu m'imbalenu,
cu' zuccaro e cafè, bella, mu m'imbalenu.

E lu previti 'i Roccaforti
s'a fujiu c'a parmisana,
malanova ca jivanu forti
comu lu ventu di tramuntana,
malanova ca jivanu forti
comu lu ventu di tramuntana.

E lu punti di Petraci
fu la ruvina mia,
manijandu petra e caci
si nda jiu la vita mia,
manijandu petra e caci
si nda jiu la vita mia.

Faciti rota, faciti rota,
stamu morendu di la purvarata,
stamu morendu, bella, di la purvarata!

Vurria mu mi maritu a 'Ntonimina,
mu mi la levu 'n'antoniminara,
e nun m'importa no ch'è piccirina
basta che 'ndavi la dota di lana.

Segue "U Jimbusedu".

Ripresa, canta Cosimo:


Ohi chi bella la cutrisa,
la vidi caminari
cu lu zocculu allu pedi
di lu ballu tricchi-trà.

Vurria mu mi maritu a Petra Cupa,
aundi fannu lu pani di pizzata,
e non m'importa no ca 'undavi dota,
abbasta mu mi faci, bella, la pizzata.

Zipingula zipangula,
simenta di meluni,
lo spassu di li fimmini
su' l'omini sciampagnuni!

Rosa, Teresa, Catarinella mia,
'na guccia di to sangu
sanarìa la vita mia!

17 commenti:

  1. Tarantella guappa

    Come ballano bene questi ragazzi!
    Che la Madonna li, che la Madonna la,
    che la Madonna li possa aiutare!

    Muovete questi corpi piano piano,
    che sono destinati a ben morire.

    Se il mio coltello è affilato,
    carogna, ti sfregio e ti saccagno.*

    E per pescare 'sto cefalo
    ci misi una settimana,
    e lo pescai col sole
    e 'sto cefalo s'inabissò,
    e lo pescai di sera,
    e 'sto cefalo che mi tira...
    Tiritinguli e tiritunguli,
    cocuzze e cocuzzone*,
    lo spasso delle donne
    sono gli uonmini 'ncudinuli!*

    Come ballano bene questi ragazzi!
    Che Sant'Antonio li, che la Sant'Antonio la,
    che la Sant'Antonio li possa aiutare!

    Scendi Mariuccia mia, riassetta il letto,
    aveva le carni bianche come il latte.

    Ballate, ballate,
    donne nubili e maritate,
    e se non ballate bene
    non vi canto e non vi suono,
    e se non ballate con grazia
    lo dirò al vostro fidanzato.
    Scù sciù sciù
    quante donne ci sono!

    Vorrei morire, vorrei morire,
    con zucchero e caffè mi avveleno.

    E il prete di Roccaforte*
    se n'è fuggito con la Palmisana*
    mannaggia come andavano forte,
    come il vento di tramontana.

    E il monte ...
    fu la mia rovina
    ... pietra e calce
    se ne andò la vita mia.

    Fate rota, fate rota,
    stiamo morendo per la polverata!

    Vorrei maritarmi ad Antonimina,*
    prendermi un'antoniminara,
    e non m'importa se è è piccolina,
    basta che abbia la dote di lana.

    .....
    e la vidi camminare
    con ai piedi gli zoccoli
    del ballo tricchi-trà.

    Vorrei maritarmi a Petra Cupa*
    dove fanno il pane di pizzata,*
    e non m'importa se non hai dote,
    basta che mi fai, bella, la pizzata.

    Zipingula zipangula*
    semi di melone,
    lo spasso delle donne
    sono gli uomini festaioli.

    Rosa, Teresa, Catarinella mia,
    una goccia del tuo sangue
    salverebbe la vita mia.

    Note
    - Il verbo saccagnare deriva dal saccagno: "uno strumento di precisione che si ottiene spezzando in due la lama di un comune rasoio a mano libera. Serve a tagliare le borse e le tasche, percio' deve essere affilatissimo. Occasionalmente, serve anche a sfregiare, nelle questioni d'onore; ed e' per questo che gli sfregiati sono anche detti saccagnati". Così spiega nientemeno che Primo Levi, ne "La tregua".
    - Le cocuzze sono ovviamente le zucche, più avanti ci sono le zipangole, cioè le angurie.
    - Gli "'ncudinuli" sono pesciolini neonati, una prelibatezza gastronomica; il termine deriva probabilmente da culi nudi; dunque gli "òmini 'ncudinuli" potrebbero essere i popolani più poveri, pezzenti? O forse, maschilisticamente, si vuol dire che le donne si debbono occupare solo degli uomini neonati, cioè dei figli?
    - Roccaforte del Greco, Palmi, Antonimina, Petra Cupa... sono località calabresi.
    - Il pane di pizzata, o pane di mais, è caratteristico della zona di Mammola.

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  2. ciao Filippo, ciao a tutti i fans. Una possibile interpretazione:
    - "muviti chiisi corpi chianu chianu..." si potrebbe anche rendere con "date le stoccate pian piano,", nel senso tirate (col coltello) pian pianino, altrimenti sarete distinati a morire.
    Potrebbe andare? ciao

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  3. Grazie, Giu, illuminante!!!
    Io davo per scontato che i "corpi" fossero i corpi, e invece sono i colpi!
    Così tutto acquista un senso molto più preciso: menate questi colpi piano piano, perché sono colpi mortali (destinati pe' muriri) - ci si riferisce chiaramente a quelle antiche figure di tarantella in cui si simulavano colpi con il coltello, e a volte, specie in certi ambienti, lo si faceva davvero con il coltello in mano.
    Così la strofa si collega perfettamente alla precedente e alla seguente: se il mio coltello è affilato, in questa simulazione danzante, carogna, ti sfregerò!

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  4. io e te siamo come Peppino e Totò!!!!! :)

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  5. IL BALLO DELLA TARANTELLA – da un racconto di Ilario Ammendolia.
    (…) inizia la tarantella, lei scioglie i capelli scuri sulle spalle, slaccia il busto di velluto nero che ricopre una camicetta bianca. Quindi si alza un pizzo della gonna larga e fa vedere le gambe levigate come l'alabastro e si muove con determinata grazia verso il centro del cerchio umano. Inizia la musica, lui salta con la sua donna, e fa tremare la terra sotto le sue scarpe chiodate, la prende sottobraccio e la gira come per notificare l'appartenenza, poi la ricolloca al centro e gira intorno a lei prima guardandola negli occhi, poi rivolgendosi verso la muraglia umana che delimita il cerchio; tutti battono le mani col ritmo della musica, lei guarda gli altri uomini senza abbassare la fronte. Il ballo diventa corteggiamento, e quindi richiamo erotico; lei incrocia le mani dietro la nuca e gira lentamente su sé stessa, il seno si muove con grazie mentre la donna saltella con malizia femminile muovendosi dolcemente sui fianchi. Lui la guarda fisso negli occhi come a volerla divorare con lo sguardo, quindi si avvicina, si mette in ginocchio, la implora, le passa un braccio intorno alla vita, la lega indissolubilmente a sé, quindi la prende sotto il braccio e per tre volte girano intorno al cerchio umano, quindi lui le porge dolcemente la mano r la fa girare come una trottola intorno a sé stessa, mentre entrambi fanno un giro sulla “pista”; ormai tutti sanno che la donna è sua, solo sua, nessuno la può toccare.
    Inizia il gioco ammonitore del coltello, il mastro di ballo gli porge il coltello, lui l'afferra con la mano sinistra, fende l'aria, lo porta verso il petto di lei come a dire “fedeltà o morte”, poi lo mostra agli uomini ed ammonisce con lo sguardo: “da qui non si passa”.

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  6. In effetti non è proprio un'angolatura di ripresa professionale il video della festa di Cittanova, è stato fatto con un smartphone ed in mezzo ad una folla festante e "tarantata". Complimenti per il vostro blog, veramente molto interessante.

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  7. i pezzi che mancano in questa strofa sono
    (E lu monti ...
    fu la ruvina mia,
    ... petra e caci
    si nda jiu la vita mia,
    ... petra e caci
    si nda jiu la vita mia.)

    sono

    (E lu ponti di petraci
    e fu la rovina mia
    e minandu petri e caci
    si nda jiu la vita mia,
    e minandu petri e caci
    si nda jiu la vita mia.)

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  8. Un grazie a Franco, autore del video.

    E un grazie all'Anonimo che ha completato la strofa qui sopra.
    Con il contributo determinante dell'amico Giuseppe abbiamo decifrato anche l'altra strofa incompleta, scoprendo tra l'altro interessanti dettagli sul ponte di Petraci e sulle donne di Cutro - di cui presto diremo...

    La traduzione di questa strofa:

    E il ponte di Petraci
    fu la mia rovina,
    maneggiando pietra e calce
    se ne andò la mia vita.

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  9. Mentre ferve su Facebook la discussione su cosa siano questi benedetti "omini 'ncudinuli" - che qualcuno vorrebbe piuttosto "culijuni" o "d'u riuni" - abbiamo almeno appurato che "sciampagnuni" si traduce più propriamente con scialacquoni, spendaccioni.

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  10. Bellissima canzone...qualkuno sà dove la posso trovare? GRAZIE

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  11. Estate 2012.
    Mimmo ha inserito una nuova strofa:

    "Tumba, tumba, tumba,
    cu 'stu pettu di palumba,
    cu 'sta vesta ricamata,
    ti facisti 'na ballata."

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  12. omini ncudinuli penso si possa tradurre uomini con i c..i nudi xD

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  13. Ciao grazie a tutti per questo articolo ! Lo stavo cercando da tanto, ne ho scritto uno anche io sul mio blog con una mia interpretazione su http://www.giorgiogiussani.it/2017/03/23/tarantella-final…miimmo-cavallaro/

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  14. Bravissimi! Sono incantato da queste strofe popolari cantate ... Viva la tarantella!

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  15. "ncudinuli" è un termine a me sconosciuto, mai sentito.
    I pescietti appena nati li vendevono come "nannata", termine di derivazione da neonato.
    Piuttosto a me sembra ascoltando attentamente che venga detto "duri duri", il che si collega al significato della strofa e cioè lo spasso delle donne!
    Petracupa si scrive tutta attaccata, è una località abbandonata da molti decenni, Pentidattilo 2.
    Rosateresa è un nome composto, come Annamaria o Pierpaolo.
    Di seguito il testo come io l'ho capito.

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    Risposte
    1. ciao Renato,
      grazie per il tuo contributo. Sono senz'altro d'accordo per quanto riguarda Petracupa (vicino a Guardavalle, giusto?) e il nome Rosateresa.
      Il termine "ncudinuli", invece, ricorre anche in una poesia di Vincenzo Padula, di cui ti riporto tre versi:
      là cunsula sbenturati,
      duna pani all'affamati,
      va bestiennu 'ncudinuli.
      In vari altri contesti si trova "nculinudi", con scambio di consonanti, e il significato è sempre "a culo nudo".
      Questo brano, Tarantella Guappa, è stato inciso per primo da Daniele Sepe, e anche il suo testo dice:
      Li gusti di li fimmini
      So l' ummini 'n cudinuli.

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  16. Come' ballanu belli sti figghjoli!
    Chi la Madonna li, chi la Madonna là,
    chi la Madonna li pozz'aiutari!

    Minativi ssi corpi chianu chianu,
    'ca sunnu destinati pe’ muriri,
    'ca sunnu destinati, bella, pe’ muriri.

    E pe' piscà stu cefalu
    ci misi 'na simana,
    ca lu piscai di suli
    e stu cefalu capitù,
    ca lu piscai di sira
    e stu cefalu ch' m' viri.
    Tiritinguli e tiritunguli,
    cucuzze e cucuzzuni,
    lu spassu di li fimmini
    su' l'omini duri duri.

    Coma’ ballanu belli sti figghjoli!
    Chi Santu Roccu li, chi Santu Roccu là,
    e ch' Santu Roccu, li pozz'aiutari!

    Scinni Mariedda mia, conza lu lettu,
    avìa li carni sua com'a lu lattu,
    avìa li carni sua, bella, com'a lu lattu.
    Abballati, abballati,
    giuvni schjetti e maritati,
    si non ballati boni
    non vi cantu e non vi sonu,
    si non ballati puliti
    ci lu dico a lu vostru zitu.
    Sciù sciù sciù,
    quanti fimmani ca ci su'!
    Sciù sciù sciù,
    quanti fimmani ca ci su'!

    Vorrìa mu moru, vorrìa mu moru,
    cu' zuccaro e cafè mu m'imbalenu,
    cu' zuccaro e cafè, bella, mu m'imbalenu.

    E lu previti 'i Roccaforti
    s'a fujiu c'a parmisana,
    malanova ch’ jivanu forti
    comu lu ventu di tramuntana,
    malanova ch’ jivunu forti
    comu lu ventu di tramuntana.

    E lu ponti di Petraci
    e fu la rovina mia
    carricandu petri e caci
    si nda jiu la vita mia!
    Carriandu petri e caci
    si nda jiu la vita mia!
    Abballati, abballati,
    giuvni schjetti e maritati,
    si non ballati boni
    non vi cantu e non vi sonu,
    si non ballati puliti
    ci lu dico a lu vostru zitu.
    Sciù sciù sciù,
    quanti fimmini ca ci su'!
    Sciù sciù sciù,
    quanti fimmini ca ci su'!

    Partiu lu jimbusedu e jiu alla fera
    pe' mu s'accatta na chitarra nova,
    e la mugghjeri tutta preju preju
    guardati u jimbu meu comu la sona.
    E tiritinghi-tichititì, tiritinghi-tichitità,
    tiritinghi-tichititì, e titinghi-tichitità,
    tiritinghi-tichititì, tiritinghi-tichitità,
    tiritinghi-tichititi, e ritinghi-tichitità.

    Partiu lu vecchiaredu e jiu alla fera
    pe' mu s'accatta padeja e pignata,
    nu carru chi patati chinu chinu
    pe' mu nci 'abbasta pe' tutta l'annata.
    E tiritinghi-tichititì, tiritinghi-tichitità,
    tiritinghi-tichititì, e ritinghi-tichitità,
    tiritinghi-tichititì, tiritinghi-tichitità,
    tiritinghi-tichititi, e ritinghi-tichitità.

    Partiu lu Pilirussi e jiu alla fera,
    pe' mu si vindi pipi e pumadora,
    ma la vilanza non volìa calari
    e a Pilirussi lu facia 'ncazzari.
    E tiritinghi-tichititì, tiritinghi-tichitità,
    tiritinghi-tichititì, e ritinghi-tichitità,
    tiritinghi-tichititì, tiritinghi-tichitità,
    tiritinghi-tichititi, e ritinghi-tichitità.

    Arsira cu lu lustru o dìlla luna
    vitti na ficarella milingiana,
    lu cori mi dicia: pigghjati una,
    e l'altru mi dicia pu 'nchiana 'nchiana.
    Tiritinghi-tichititì, tiritinghi-tichitità,
    tiritinghi-tichititì, e ritinghi-tichitità,
    tiritinghi-tichititì, tiritinghi-tichitità,
    tiritinghi-tichititi, e ritinghi-tichitità.

    A lu 'nchianari la 'nchianai sicura,
    e a lu scindiri si sgangau la rama,
    non ciangiu no li pira e no li pruna,
    ciangiu ca si sgangau la megghju rama.
    Tiritinghi-tichititì, tiritinghi-tichitità,
    tiritinghi-tichititì, e ritinghi-tichitità,
    tiritinghi-tichititì, tiritinghi-tichitità,
    tiritinghi-tichititi, e ritinghi-tichitità.

    E che bella la cutrisi
    E la vidi caminari
    cu lu zocculu allu pedi
    di lu ballu tricchi-trà.
    cu lu zocculu allu pedi
    di lu ballu tricchi-trà.

    Vorria mu mi maritu a Petracupa,
    aundi fannu lu pani di pizzata,
    e non m'importa no ca 'undavi dota,
    abbasta mu mi faci, bella, la pizzata!
    Abbasta mu mi faci, bella, la pizzata!
    E zipingula zipangula
    simenta di miluni,
    e lu spassu dilli fimmini
    su’ l’omini sciapagnuni!
    e lu spassu dilli fimmini
    su’ l’omini sciapagnuni!
    Rosateresa, Catarinella mia,
    e ‘na guccia du to sangu
    sanaria la vita mia.
    e ‘na guccia du to sangu
    sanaria la vita mia.

    nai
    nanannannenu nanenannanenu
    nanenannanenu nanenannaina!
    nanannannenu nanenannanenu
    nanenannanenu nanenannaina!

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