Vorrei: l'onnipotenza del desiderare, la virtù creativa di un sentimento totalizzante, che vuol essere per l'amato sole mare cielo e terra in una volta.
Un turbinoso canto notturno, impastato di sogni e icastiche visioni: una fontana presso cui suona una “corda strana”, in un giardino incantato adorno di voli d'uccelli, che disegnano melodiosi fuochi d'artificio.
La musica pensata da Giovanna vive di fiotti e sospensioni, esprime come meglio non si potrebbe lo sgorgare dell'amore e le sue delicatezze, e lei è maestra nel modulare la voce tra slancio e misura, fino al finale irresistibilmente conquistatore.
Nel video (di u2lucky77) l'esecuzione di Ferragosto 2010 a Stilo.
C'è un verso che ha sollecitato la curiosità interpretativa di molti: “La fata di lu munti e di la serra, mu ciangiu li to peni in cuntentizza”.
Ciangiu o Cangiu? Per piangere o Per cambiare?
Quest'ultima lettura sembrerebbe la più ovvia, giacché le fate lo fanno per mestiere di cambiare, trasformare; e quindi potranno ben tramutare i dolori in gioie.
Invece Giovanna ci assicura che l'antica pergamena reca scritto proprio "ciangiu”, e ci suggerisce un'interpretazione ben più sottile e suggestiva: vorrei essere una fata per piangere con te le tue pene, fino a trasformarle in contentezza; un pianto compassionevole e catartico, dunque, un assumere su di sè i dolori dell'amato fino a dissolverli in un sollievo liberatore, che nel volgere in transitivo il verbo piangere esprime perfino una connotazione linguistica di condivisione emotiva.
Chissà se questo Ciangiu sarà stato pensato e scritto proprio così, dal remoto autore; ma in fondo non importa molto, ché anzi ci piace ancor di più pensare che un occasionale refuso abbia trasfigurato un concetto tutto sommato scontato, il tocco magico della fata, in un'immagine insolita e commovente: una fata umanissima che, anziché semplicemente sfiorarci con la sua bacchetta, ci tenga tra sue le braccia e pianga con noi le nostre lacrime, fino a stemperarne l'amaro e distillarne un'acqua pura e vivificante.
VURRIA
Vorria mu su n’arcejiu i paradisu,
'n'aquila d’oru chi ti porta ’ncielu,
cu ll’occhji dintra s’occhji di surrisu,
arrivutata ‘nta nu jancu velu.
Suli mu sugnu e mu ti fazzu strata,
aquila chi t’accurcia li camini.
Vorria mu su 'na rosa profumata,
'na rosa di villutu senza spini.
Ciangi la vita mia comu sta corda strana,
veni anima mia t’aspettu a la funtana.
Veni chjanu chjanu, parrami vicinu,
stasira l’arceji cantanu ‘nta su giardinu.
Vorria mu sugnu l’unda di lu mari,
lu raggiu di lu suli e di la stija,
quantu eu mu ti pozzu carizzari
sa facci di palumbu picciriju.
Suli mu sugnu, e mari e cielu e terra,
tuttu mu sugnu pe' a bellizza tua,
la fata di lu munti e di la serra
mu ciangiu li to peni in cuntentizza.
Ciangi la vita mia comu sta corda strana,
veni anima mia t’aspettu a la funtana.
Veni chjanu chjanu, parrami vicinu,
stasira l’arceji cantanu ‘nta su giardinu!
(Nei commenti la traduzione in italiano)
Vorrei
RispondiEliminaVorrei essere l'uccello del Paradiso,
un'aquila d'oro che ti porta in cielo,
con gli occhi dentro questi occhi di sorriso,
avvolta in un velo bianco.
Esser sole e farti strada,
aquila che ti accorcia il cammino.
Vorrei (essere) una rosa profumata,
una rosa di velluto senza spine.
La mia vita piange come questa corda strana,
vieni, anima mia, ti aspetto alla fontana.
Vieni piano piano, parlami da vicino,
stasera gli uccelli cantano in questo giardino.
Vorrei esser l'onda del mare,
il raggio del sole e della stella,
quanto (vorrei) poterti accarezzare
questo volto di colombino.
Esser sole, e mare e cielo e terra,
esser tutto per la tua bellezza,
la fata del monte e della serra
per piangere le tue pene in gioia.
La mia vita piange come questa corda strana,
vieni, anima mia, ti aspetto alla fontana.
Vieni piano piano, parlami da vicino,
stasera gli uccelli cantano in questo giardino!
Salve a tutti, sono un fan anch'io e ascolto con molta attenzione i testi delle canzoni, vorrei trovare se possibile la parafrasi di questa e magari se esistono anche delle altre... mi sapreste aiutare? grazie.
RispondiEliminaEmanuele.
ciao Emanuele,
RispondiEliminala parafrasi del testo di questa canzone è proprio qui, sopra il tuo commento!
Molti altri testi, con traduzione, li puoi trovare seguendo il link "i Testi" sotto il titolo del blog.
ciangi vuol dire piangere...e cangi vuol dire cambiare...all'ultima strofa, quella della fata, la parola usata è cangi (cambiare), e non ciangi
RispondiEliminaDi questo dubbio ho discusso anche con Giovanna, e lei stessa tiene molto alla lettura Ciangiu, e non Cangiu - il motivo ho cercato di spiegarlo sopra.
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