Scialaruga

La parabola artistica di Fabio Macagnino iniziò a prender forma quando, adolescente, arrivò a Caulonia dalla natìa Germania: si ritrovò in una terra straniera, innervata però delle radici del suo passato familiare; l'apprendimento del dialetto, indispensabile strumento comunicativo, divenne subito anche la scelta caparbia di un mezzo espressivo che per lui era al tempo stesso ceppo ancestrale e acquisizione cosciente.
Ne conseguirono, in modo naturale, la riscoperta di un patrimonio musicale allora trascurato dai più, l'incontro con Mimmo Cavallaro e tutto quel che ne seguì; e oggi la messa a fuoco di un linguaggio e uno stile personalissimi, che conservano la ricchezza e il fascino della memoria ma si aprono a una feconda dialettica con le musiche trasversali del mondo globale.
C'era già stato nel 2007 un cd a nome Scialaruga, la colonna sonora del film “Liberarsi”: in sé pregevole, ma legato allo specifico progetto, cui parteciparono Francesco Loccisano e i fratelli Scarfò. Non a caso il cd uscito quest'anno si intitola semplicemente Scialaruga, come si conviene ad un opera prima; e questa lo è a tutti gli effetti.

Fabio è un sognatore.
Ne ha le migliori qualità: potenza ideativa, ardore, libertà d'immaginazione, fantasia. Molte delle avventure artistiche di cui si è raccontato su queste pagine sono state rese possibili dal coraggio, dalla capacità progettuale, dalla determinazione con cui Fabio ha saputo tradurre in realtà alcuni dei suoi sogni.
Anche il cd “Scaialaruga” è uno scrigno ricolmo di sogni.
La chiave per aprirlo ce la fornisce il primo brano, la danza della Zafrata: ci vuole l'occhio attonito a 360 gradi della lucertola per contemplare con lo sguardo l'universo di suggestioni cui ci accostiamo; ci vogliono, della zafrata, l'immobilismo corazzato e il guizzo fulmineo, ci vuole la Trance di cui dice il titolo, per intraprendere questo viaggio costellato di oniriche visioni. Che non a caso prosegue con una discesa agli inferi, sospesa tra riferimenti letterari e umanissime passioni, nella successiva 'Npernu.

Per questo disco vien voglia di usare una formula che ricorre ciclicamente, con l'andar delle mode, da almeno cinquant'anni: musica psichedelica.
Ma non nel senso didascalico e riduttivo dell'orgia di luci e colori; basti osservare la sobrietà della veste grafica del cd, tra l'ocra e il seppia, con il ripetersi di foto in cui Fabio e Vincenzo Oppedisano sonnecchiano inerti, proprio come fossero rapiti da sogni, allucinazioni, fantasmagorie, che solo addentrandoci nell'ascolto potremo pian piano decifrare.
Le atmosfere si susseguono in turbinìo: dal riflessivo, al frenetico, all'assorto, al circense, fino all'orgoglio della bellissima Esperia, con la voce fenomenale di Mico Corapi.
Poprio in questo brano c'è una strofa che definisce perfettamente la poetica di Fabio:
“Ma 'ncennu dui cosi chi
mi dannu penzeri assai,
li cosi chi cangianu sempi
e chidi chi non cangianu mai...”

Il bianco e il nero, la rigidità di ciò che si vuole immutabile e l'indistinto di quel che muta senza scopo e ragione: nel mezzo c'è il firmamento di tutte le sfumature e mescolanze di colore, quelle a cui Fabio rivolge la sua attenzione, inseguendo ogni immagine, senza timore di perdersi. Perché è guidato da quel che Kubrick, nel suo film “Shining”, chiamò la luccicanza: un misto di lungimiranza, sensibilità, istinto e consapevolezza, che gli consente di far sempre la mossa giusta.
Il Silenziu finale, quando sogni e visioni si vanno smorzando, ci riaccompagna non verso il risveglio, ma dentro un sonno più profondo, che avvolge e custodisce ogni apparizione in un alone favoloso; ci riconsegna al sopore della zafrata, al suo occhio sbarrato, imperturbabile alle cose terrene perché appagato delle meraviglie di cui, per la durata del cd, si è nutrito.

1 commento:

  1. Sul sito di Scialaruga il bellissimo videoclip del brano Zzafrtatrance:

    http://www.scialaruga.it/?page_id=34

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